Le catechesi online del vescovo

Una sintesi delle riflessioni quaresimali di monsignor Tardelli sul tema della sinodalità

Chiesa popolo di Dio in comunione e missione

Nella sua prima catechesi quaresimale intitolata Chiesa popolo di Dio in comunione e missione il vescovo ha sottolineato alcuni punti chiave per comprendere la sinodalità. «Il primo punto che vogliamo sottolineare – ha spiegato Tardelli – è la comunione». Il vescovo cita Gv 15, 12-17, quando Gesù dice: «Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Un brano – spiega – «che ci rivela chiaramente la volontà del Signore. Dio è amore, è comunità di amore e l’amore che unisce il Padre e il Figlio è l’amore che si diffonde tra i discepoli e diventa vita dei discepoli» (“Come il Padre ha amato me, – dice Gesù – così io ho amato voi”). «Sinodo – ricorda il vescovo – è comunione della Chiesa in Cristo. Una comunione che ha anche una valenza missionaria, è proposta, annuncio». Tardelli cita l’attacco della prima lettera di Giovanni, dove l’esperienza di vicinanza col Signore diventa annuncio («Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito… noi lo annunciamo anche a voi»). «Giovanni racconta un’esperienza forte del Signore che è pienezza di vita», che possiamo fare tutti noi e spinge all’annuncio. «L’annuncio è il traboccare della vita nel cuore del discepolo, è il dono ricevuto che diventa dono anche per gli altri».

Sinodalità

Nella sua seconda catechesi il vescovo ha proposto una riflessione sul tema “sinodalità”. Il suo intervento ha preso spunto dal ricordo del primo sinodo della Chiesa, il cosiddetto Concilio di Gerusalemme (Atti 15), in cui i discepoli si distaccano dalle tradizioni ebraiche come la circoncisione. Nella “lettera circolare” che chiude quel sinodo si usa una formula importante: «lo Spirito Santo e noi»: gli apostoli cioè, hanno scoperto che lo Spirito accompagna i discepoli di Cristo; «Questo è il modo di agire di Dio nella storia». Parlare di Sinodo è possibile a partire da questa esperienza fondativa che, in nuce, evidenzia e consegna già uno stile. Sono tre, in questo senso, gli atteggiamenti fondamentali da custodire. «Il primo è la consapevolezza che non esiste un cristiano “fai da te”; non esiste un cristiano individualista. Strutturalmente il cristiano è legato agli altri: è membro di un corpo». «Il secondo atteggiamento – ha continuato il vescovo – è la disposizione dell’animo a scoprire insieme quello che suggerisce lo Spirito Santo. Così è possibile sentirsi alla ricerca di quello che lo Spirito Santo vuole da noi». «Il terzo atteggiamento – ha concluso — è quello della pazienza. Bisogna attendersi, darsi una mano. “Tutto e subito” non è una risposta alle esigenze della Chiesa. È la pazienza che dà coraggio anche di affrontare le soluzioni difficili».

La corresponsabilità dei laici e la ministerialità

«Nella Chiesa tutti hanno un dono da mettere in comune». Nella sua terza catechesi online il vescovo ha parlato di carismi e ministeri. «Ministeri: doni stabili per il servizio alla comunità per il mondo; Carismi: doni speciali, particolari, ma sempre per il bene comune ». Per illustrare questa caratteristica il vescovo ha preso spunto da alcuni brani in cui San Paolo (1Cor 12 e 13) presenta l’immagine della Chiesa come un corpo composto da diverse membra. «Questa diversità non è solo sociologica, ma assume il carattere di un dono, di un carisma» e chiede di saper riconoscere, accogliere, valorizzare le diversità come doni. Questa riflessione sulla Chiesa tutta ministeriale può essere sviluppata in tre aspetti. «Il primo — spiega il vescovo — è che il corpo ha una …testa. La testa, il capo del corpo è Gesù Cristo. Su di lui si costruisce l’unità». Le seconda è che ognuno deve sentirsi importante per gli altri. «Nessuno si può sentire inutile o scartato». «Tutti abbiamo bisogno di fare in modo che nessuno si senta escluso». Il terzo aspetto è che ognuno non può non sentirsi bisognoso degli altri. «Non possiamo fare tutto da soli, (…) in questo senso siamo un po’ tutti dei mendicanti».

Il discernimento dei tempi

Nel quarto appuntamento il vescovo ha parlato del “discernimento dei segni dei tempi”, «un’espressione che, sintetizzando, vuol dire: cercare di capire quello che il Signore vuole da noi nel tempo che stiamo vivendo». «Anche nelle vicende più buie della storia — ha affermato Tardelli— si possono discernere i segni di Dio». «Gli eventi personali, ciò che accade nel mondo… tutto contiene un messaggio da parte di Dio» e rientra «misteriosamente in un disegno da capire, interpretare»; un aspetto che «è anche una sfida al nostro credere». «Alcuni eventi speciali che hanno particolare rilevanza per noi e il mondo sono i segni dei tempi; che spesso sono inviti alla conversione». «Anche la terribile realtà della guerra diventa per noi invito alla conversione. Altre volte i segni dei tempi ci invitano a considerare fatti ed eventi che ci riportano in evidenza qualcosa che avevamo dimenticato». Altre volte si tratta di «cose belle da cogliere e valorizzare». «Il discernimento dei segni dei tempi — ha concluso Tardelli — non è mai e non può essere mai l’opera di un singolo individuo, è qualcosa che è affidato alla Chiesa, alla comunità, all’insieme dei doni e dei carismi». «Cogliere insieme quello che lo Spirito dice alla Chiesa oggi è fondamentale per il cammino sinodale della chiesa, anche della nostra chiesa locale».




CEI: Preghiamo per la Pace

Indicazioni di preghiera per la Domenica delle Palme e il venerdì santo. Sabato 9 aprile alle 21 Veglia con il Vescovo in Cattedrale

La Domenica delle Palme parrocchie e comunità sono invitate a organizzare un momento di preghiera per la pace.
L’invito arriva dalla Conferenza episcopale italiana che suggerisce anche una proposta di celebrazione. La preghiera potrebbe essere vissuta nella sera del sabato o della domenica delle Palme, con i giovani e tutta la comunità, comunque fuori della Celebrazione eucaristica e della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme.

Preghiera per la Pace Domenica delle Palme

La Cei chiede anche di aggiungere alla Preghiera Universale del Venerdì Santo una particolare intenzione di preghiera per la Pace. Il testo è lo stesso che reciterà Papa Francesco nella celebrazione della Passione del Signore.

Venerdì Santo Preghiera Universale

Il Vescovo Tardelli presiederà una veglia di preghiera per la Pace sabato 9 aprile alle ore 21 nella Cattedrale di San Zeno.




Preghiera per la Russia e l’Ucraina in Cattedrale

Venerdì 25 marzo alle 17 il Vescovo si unisce alla preghiera del Santo Padre, con la recita del Santo Rosario e la Messa

 

«Venerdì 25 marzo – recita un comunicato della Santa Sede -, durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, lo stesso giorno, sarà compiuto a Fatima da Sua Eminenza il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, come inviato del Santo Padre».

«Ora, accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, – scrive il Papa ai vescovi di tutto il mondo – desidero affidare in modo speciale alla Madonna le Nazioni in conflitto».  Volontà del Papa è «compiere un solenne Atto di consacrazione dell’umanità, in modo particolare della Russia e dell’Ucraina, al Cuore immacolato di Maria. Poiché è bene disporsi a invocare la pace rinnovati dal perdono di Dio».

Un gesto che vuole coinvolgere la Chiesa universale, «che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace».

Il papa invita i vescovi di tutto il mondo a «unirsi a tale Atto, convocando, nella giornata di venerdì 25 marzo, i sacerdoti, i religiosi e gli altri fedeli alla preghiera comunitaria nei luoghi sacri, così che il Popolo santo di Dio faccia salire in modo unanime e accorato la supplica alla sua Madre».

Anche la Chiesa di Pistoia si unisce alla preghiera del Santo Padre con la recita del Rosario e l’Atto di consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria.

Venerdì 25 marzo 2022, nella Cattedrale di San Zeno, alle ore 17 S. E. Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia presiede la preghiera del Rosario al termine del quale reciterà la speciale preghiera di Consacrazione e alle ore 18 presiederà la Santa Messa per la pace.

Tutti i fedeli sono invitati a partecipare e a unirsi alla preghiera.




I Quaresimali del vescovo in streaming

Online ogni venerdì sera alle ore 21 sulle pagine social della diocesi

Quest’anno il Quaresimale è in streaming. Il vescovo Tardelli ha infatti pensato di offrire a tutti la possibilità di seguire le sue catechesi in preparazione della Pasqua. Il ciclo di incontri è intitolato Il primato dell’ascolto ed è interamente dedicato al tema della sinodalità, dimensione costitutiva della Chiesa che oggi è sempre più riscoperta.

Sarà possibile seguire tutti gli incontri ogni venerdì sera alle 21 in diretta sulla pagine Facebook e sul canale YouTube diocesano. Questo il programma:

11 marzo: Chiesa popolo di Dio in comunione e missione;

18 marzo: Sinodalità;

25 marzo: La corresponsabilità dei laici e la ministerialità;

1 aprile: Il discernimento dei segni dei tempi.

Concluderà il ciclo di incontri una celebrazione penitenziale in Cattedrale venerdì 8 aprile sempre alle 21.

Il tema suggerito dal vescovo è di particolare attualità: costantemente riproposta dal magistero di papa Francesco la sinodalità sarà al centro del prossimo sinodo dei vescovi. Una scelta che si inserisce nella prospettiva inaugurata dal vescovo Tardelli fin dal suo arrivo a Pistoia con la convocazione dell’Assemblea sinodale (2015) e oggi rilanciata per la celebrazione di un Sinodo diocesano che vedrà un primo momento di apertura nella veglia di Pentecoste.




Ceneri 2022: le parole del Vescovo

Pregare e digiunare perchè cessi la guerra. Cambiare il cuore, perchè il mondo abbia pace

«La Quaresima ci ricorda che siamo peccatori, ci ricorda che ognuno di noi ha tradito il Signore, che ognuno di noi è venuto meno alle promesse del Battesimo, all’amore di Dio in mille modi. La Quaresima ci ricorda che siamo peccatori bisognosi di essere salvati che hanno bisogno di rinnovamento profondo».

Nell’omelia per il mercoledì delle Ceneri il vescovo Tardelli invita a prendere consapevolezza della nostra fragilità e delle realtà di peccato che accompagnano la vita di tutti.

«E se avessimo dei dubbi sul nostro essere peccatori le drammatiche vicende che stiamo vivendo in questi giorni ce lo ricordano, perché la guerra, terribile, orribile, schifosa, ci dice che noi uomini siamo capaci delle peggiori cose: di odio, di violenza, cattiveria, sopraffazione. Siamo capaci di mettere sotto i piedi i comandi del Signore, per la nostra presunzione, per la nostra convinta superiorità».

Di fronte a quanto accade, non possiamo rimanere indifferenti. Il male del mondo ci provoca. Per questo il vescovo ha aggiunto: «La Quaresima ci invita a guardare il nostro peccato, il nostro individuale peccato. Il nostro individuale peccato si assomma a quello degli altri e distrugge il mondo. Non esiste un peccato privato che non abbia ripercussioni sociali, che non abbiano ripercussioni sull’andamento del mondo».

«Le situazioni drammatiche del mondo – proseguiva Tardelli – sono tra popoli, tra nazioni, ma la radice è sempre nel cuore, nel cuore di ogni uomo e quindi anche nel nostro».

«La Quaresima è il tempo propizio per questo cammino di riconciliazione. Cammino di purificazione durante il quale siamo chiamati a rivedere la nostra vita, a vedere come ci poniamo nelle nostre relazioni, davanti al mondo, davanti a Dio; a vedere le nostre relazioni». La Quaresima è «un cammino che ci invita a capire se davvero siamo impegnati a rispondere al suo amore con la radicalità del nostro amore per lui».

In conclusione il vescovo ha richiamato il vangelo proposto dalla liturgia del giorno: «un Vangelo curioso, perché proprio nel giorno del digiuno ci invita  a profumarci il capo e a sorridere. Ci invita a non fare le cose per essere visti, a non fare le cose per pubblicità. Noi oggi siamo maestri anche in questo, nel far apparire ciò che non è, nel presentarci in un modo diverso da quello che siamo. Siamo in un mondo di manipolazione delle informazioni dove cerchiamo continuamente di apparire meglio di quello che siamo. Il Vangelo ci invita a fare un cammino serio, interiore.

Non ce ne facciamo nulla delle ceneri che riceviamo in testa, di questo segno esteriore, se non cadono nel nostro cuore, se non avviano un processo di rinnovamento interiore della nostra vita. Non possiamo accontentarci dell’esteriorità. Dobbiamo camminare nella profondità di noi stessi, del nostro animo, davanti a Dio».

 




Il Dio che nasce nel silenzio. L’omelia di Natale del Vescovo

L’omelia del vescovo Tardelli per il Santo Natale 2021

In una grotta o in una capanna o in una semplice stalla, perché non c’era posto per loro nella casa: così è nato nel tempo il re dei re, il Verbo unigenito del Padre, il Salvatore del mondo. Deposto in una mangiatoia, tra paglia e animali. Un parto di emergenza direi; alla meglio. Con Giuseppe e Maria, lontani da casa. Avevano dovuto lasciare Nazareth al nord della Palestina e scendere a sud, a causa del censimento ordinato dall’imperatore di Roma – quello si, grande e potente, che governava da ricchi e lussuosi palazzi. Giuseppe e Maria non ebbero nemmeno un posto dove alloggiare a Betlemme, dopo aver affrontato un viaggio sicuramente disagevole.

Nasce così, il Signore Dio, nel silenzio nascosto di una notte. Non ci sono inservienti, camerieri; non c’è gente, men che meno folla a sottolineare la grandezza dell’evento. Nessuno: quello di Dio che si fa uomo è il fatto assolutamente più straordinario della storia, eppure accade nel silenzio più totale, nel nascondimento più grande. Non ci sono giornalisti né troupe televisive. Per eventi di minore importanza, si riempiono stadi e piazze. Qui no. L’evento più incredibile della storia accade e nessuno se ne accorge. E’ Dio stesso che ha scelto questo modo umile e nascosto per entrare nella nostra storia, per entrarvi potremmo dire, in punta di piedi.

Dice San Paolo che il Verbo di Dio annientò se stesso, assumendo la forma del servo. Mistero davvero insondabile quello dell’annichilamento di Dio per amore nostro.

Per la verità, all’evento, qualche spettatore in qualche modo ci fu: i pastori, quei miseri pastori che custodivano le greggi poco distanti dal luogo del parto. Gli angeli del cielo, proprio a loro annunciarono la nascita del Salvatore. Non andarono a suonare la tromba in mezzo alle strade di Gerusalemme o per le contrade d’Israele. No. Annunciarono a quei semplici pastori: “Oggi è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore”. E così i pastori, accorsi dal bambino, furono gli spettatori unici di quell’evento mirabile e straordinario.

Mi sono dilungato nel narrare le modalità della nascita del Salvatore, del Figlio unigenito del Padre, perché in questa modalità è racchiuso il messaggio stesso del Natale e anche una radicale contestazione dei modi sbagliati di sentire e viverlo. Non solo: la modalità scelta da Dio per venire tra noi, ci indica con chiarezza quella che è la strada da percorrere, la strada giusta, quella vera che porta alla pienezza della vita e della gioia.

Credo che non ci sia bisogno di molte parole. La modalità scelta da Dio per incarnarsi è per se stessa molto eloquente e ognuno di noi può facilmente trarne le dovute conclusioni. Accenno quindi ora soltanto ad un paio di cose che a mio parere meritano di essere raccolte perché da esse scaturiscono tante altre considerazioni e propositi di vita.

La prima cosa che sottolineo è la stupefacente e sorprendete rivelazione di un Dio che si fa piccolo, quasi insignificante, debole e fragile; un Dio che per agire, sceglie il silenzio e il nascondimento. Un Dio che possiamo ben dire si annienta per amore della sua creatura. Una creatura, quella umana, che si era perduta nel male e che Egli viene a cercare, facendosi compagno di strada e spesso di sventura. Un Dio così stupisce all’inverosimile, incanta, commuove ma pone anche un sacco di interrogativi alla nostra mente e al nostro modo di vivere. Ci provoca, ci scuote, non ci lascia in pace, anche perché si ripresenta a noi nel volto di tutti gli scartati e i poveri della terra….

Questo è il nostro Dio: questo è il Dio di Gesù Cristo; è il Dio in cui noi cristiani crediamo; l’unico Dio, comunque lo si voglia chiamare. Questo è il suo volto, il suo vero volto. Ogni altra immagine di Lui è falsa e fuorviante. E un Dio così o lo si rifiuta per rabbia, come è accaduto e purtroppo accade anche oggi, oppure lo si ama incondizionatamente, imparando da Lui ad amare e come si amano gli altri. Noi così spesso affannosamente dediti al nostro benessere psicofisico; alla ricerca di mille comodità; noi così speso chiusi nel castello fortificato del nostro io; così protesi alla ricerca del nostro esclusivo e individuale interesse; noi così pronti ad odiarci e ad usarci violenza, di fronte a questo Dio che si fa bambino, dobbiamo scegliere da che parte stare, se continuare a stare dalla parte di Erode che fa strage di innocenti oppure da quella di Giuseppe, di Maria e dei pastori che accolgono e amano. Non si può restare nel mezzo.

Ed ecco allora la seconda cosa che vorrei sottolineare. Il modo di fare di Dio nel Natale, ci mostra anche la strada che siamo invitati a scegliere; ci dice chiaramente come dobbiamo impiegare la nostra libertà: prendendoci cioè cura dei nostri fratelli, avendoli a cuore, senza paura di abbassare il nostro io egocentrico e presuntuoso. E’ semplice, ma quanto difficile capirlo e metterlo in pratica! Paradossalmente, pure la pandemia che sembra non volerci abbandonare, ci sta insegnando la stessa cosa: la situazione si migliora e se ne può uscire, soltanto prendendoci a cuore gli uni degli altri. Soltanto acquisendo, ognuno, un sempre più forte senso di responsabilità per il bene comune.

Il silenzio nascosto del Natale, ci dice anche che per percorre questa strada di giustizia e di pace, di verità e di amore, non occorrono sceneggiate e spettacolarità. Non occorre la grancassa. Non si tratta di apparire ma di essere. Ci vuole invece quell’impegno quotidiano e generoso che non viene meno se anche nessuno lo nota. Occorre la consapevolezza che le scelte di ciascuno di noi, quelle stesse che consideriamo private, tanto private poi non sono, perché sono tutte importanti per il bene comune, noi cristiani diciamo per l’edificazione del Regno di Dio. Pure questo lo stiamo apprendendo, seppur con fatica, nell’attuale frangente della storia: dalle scelte individuali dipende il bene della collettività e una libertà senza responsabilità è solo rovina di sé e della società.

Davanti al Natale del Signore dunque, davanti al presepe, abbiamo innanzitutto da ringraziare il buon Dio per questo suo modo davvero sorprendente di fare che ci mostra tutta la sua tenerezza e permette a noi di avvicinarci a Lui senza timore. Nello stesso tempo davanti al presepe impariamo anche quella che è la strada da percorrere, quella stessa percorsa da Dio, quella dell’autentica umanità: l’unica che ci apre già in terra le porte del Paradiso.

+ Fausto Tardelli, vescovo




Gli auguri di Natale del vescovo Tardelli alla Diocesi

“Ho sentito in fondo all’anima che la vita di ciascuno di voi mi sta a cuore e vorrei con tutto me stesso la felicità per ognuno di voi”

Ecco allora il perché di questi auguri: per dire, a me e a voi, che dobbiamo imparare, nella semplicità e nella pochezza di quello che siamo in grado di fare, a prenderci a cuore la sorte dei nostri fratelli“. Così si concludono gli auguri che il vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, rivolge a tutti i fedeli nel suo messaggio.
Di seguito il testo completo del messaggio del vescovo Tardelli:

Ci ho pensato un po’ prima di scrivere questi auguri di Natale. Troppo scontati, mi son detto. Troppo banali, alla fine solo formali e vuoti. Poi però ho deciso di inviarli lo stesso, alla città e agli uomini e alle donne che vivono qui. Mi sono deciso perché ho sentito in fondo all’anima che la vita di ciascuno di voi mi sta a cuore e vorrei con tutto me stesso la felicità per ognuno di voi. Allora, perché non dirvelo? E ho anche pensato che, alla fine, il messaggio del Natale è proprio questo: Dio ha a cuore la vita di ogni uomo e donna. Per questo è venuto in mezzo a noi; per darci la possibilità di una vita piena e felice. Non è venuto però come un ricco magnate in vena di beneficenza ma come un fratello umile che condivide la nostra fatica e anche i nostri dolori. Ecco allora il perché di questi auguri: per dire, a me e a voi, che dobbiamo imparare, nella semplicità e nella pochezza di quello che siamo in grado di fare, a prenderci a cuore la sorte dei nostri fratelli.

A Natale, come in tutti i giorni dell’anno.

+ Fausto Tardelli, vescovo



Santo Natale: le celebrazioni del vescovo

Si avvicina il Natale e anche il tempo delle celebrazioni liturgiche più sentite dell’Anno. Ecco gli orari delle Sante Messe solenni, presiedute da monsignor Tardelli nella cattedrale di Pistoia:

Venerdì 24 dicembre – ore 23,15: In Cattedrale, Santa Messa della Notte Natale

Sabato 25 dicembre – ore 11,00: Pontificale in Cattedrale con benedizione Papale e indulgenza plenaria;

Lunedì 27 dicembre – ore 17,00: In San Giovanni Fuorcivitas, Statio Giubilare, pellegrinaggio in Cattedrale e Santa solenne presieduta dal vescovo;

Venerdì 31 dicembre – ore 18,00: In Cattedrale, Te Deum di ringraziamento di fine anno.

Giovedì 6 gennaio – ore 11: Pontificale in Cattedrale per la Solennità dell’Epifania.

 

 

(foto di Mariangela Montanari)

 




Immacolata in Cattedrale

Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria 2021

Mercoledì 8 dicembre 2021 alle ore 18 Messa pontificale in Cattedrale presieduta da S. E. Mons. Fausto Tardelli vescovo di Pistoia.
L’8 dicembre 2014, sette anni fa, mons. Tardelli faceva ingresso a Pistoia come nuovo pastore di questa diocesi.
Non manchiamo di accompagnarlo con le nostre preghiere e il nostro affetto. Continuiamo a sostenerlo nel suo non facile ministero.
(foto di Mariangela Montanari)



«Il nostro programma di lavoro»

Le parole del vescovo per l’apertura dell’anno pastorale 2021/2022

Domenica 24 ottobre la Chiesa di Pistoia, in comunione con la Chiesa universale, ha avviato il proprio percorso sinodale.
Un cammino che il vescovo illustra con chiarezza alla Chiesa di Pistoia: «Si tratta – ha spiegato nella sua omelia- di convertirci per essere la Chiesa che il Signore vuole».
«Dobbiamo camminare insieme, ascoltarci con attenzioni l’un altro, condividendo doni e carismi, sostenendoci a vicenda. E pregando insieme lo Spirito Santo. Dobbiamo ascoltarlo, ascoltando la voce dello Spirito che parla nelle Scritture, nella voce dei poveri, per annunciare la buona notizia di Gesù morto e risorto per noi.
«Il nostro programma di lavoro quest’anno è dunque presto detto – ha aggiunto-. Camminiamo insieme, alla scuola dell’apostolo Jacopo, pregando, ripensando e continuando ad amare. Per rispondere alla chiamata del Signore che ci vuole chiesa unita nell’amore e in uscita, protesa alla missione. Camminando insieme, cioè in modo sinodale e, soprattutto, con occhi, cuore e mente illuminati dalla speranza».
Il vescovo ha poi conferito il mandato a catechisti, operatori pastorali per le attività del nuovo anno.
La celebrazione si è conclusa con la preghiera per il Sinodo che le comunità cristiane sono invitate a pregare in questo tempo di cammino sinodale.

 

Leggi l’omelia del vescovo Tardelli

 

Preghiera per il Sinodo
Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome.
Vieni a noi,
assistici,
scendi nei nostri cuori.
Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme.
Non permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia,
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità.
Lo chiediamo a Te,
che agisci in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per tutti i secoli dei secoli. Amen