Le celebrazioni del vescovo nel mese di Agosto

Ricorrono cinque anni dalla morte del vescovo Mansueto Bianchi, scomparso il 3 agosto 2016. In ricordo e suffragio dell’amico e confratello, Mons. Tardelli martedì 3 agosto celebrerà alle 18 la santa messa a Santa Maria a Colle sulla tomba del vescovo Bianchi. Il ricordo in Diocesi sarà posticipato al 4 novembre, giorno del compleanno del vescovo Mansueto (nato il 4 novembre 1949), quando sarà ricordato con una concelebrazione in Cattedrale. 

Nel corso del mese di agosto il vescovo Tardelli sarà presente ai seguenti appuntamenti. 

Domenica 1 agosto parteciperà al Cambio della Croce e alla XXV Edizione della Processione del Cristo Pellegrino a San Pellegrino in Alpe. La Processione partirà alle 9 dal Passo delle Radici. Seguirà la santa Messa alle 11 concelebrata insieme con l’arcivescovo di Lucca S.E. Paolo Giulietti e l’arcivescovo di Modena S.E. Erio Castellucci.

Il giorno dopo, domenica 2 agosto, presso il Museo e i rifugi storici Smi di Campo Tizzoro è in programma “Campo Tizzoro ’44”, mostra evento che ricorda il passaggio della Linea Gotica. Il vescovo celebrerà la messa nel rifugio antiaereo ex Smi alle 10.30.

Mons. Tardelli celebrerà nuovamente la messa a Campo Tizzoro domenica 29 agosto alle 16.30. Ricorrono infatti gli 80 anni dalla donazione della copia della Madonna del Rosario di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato. Il dipinto fu donata da Papa Pio XII alla parrocchia per interessamento della famiglia Orlando.

Per la solennità dell’Assunta, il 15 agosto, il vescovo celebrerà la messa alle 11 nella pieve di Santa Maria Assunta a Popiglio in occasione degli 850 anni di consacrazione della Chiesa. 

Il 24 agosto alle 10 monsignor Tardelli presiederà a Pistoia, nella chiesa dedicata al santo apostolo, la messa solenne per la Festa di San Bartolomeo.




Il messaggio del vescovo alla città e alla Diocesi

Notificazione alla città e alla Diocesi
Festa solenne di San Jacopo 25 luglio 2021

Nel messaggio del vescovo l’invito a rinnovare la fede sull’esempio di San Giacomo per testimoniare il Vangelo, ma anche a scegliere la vita e il bene sempre e con coraggio. Infine la preghiera per la città, con un’attenzione particolare al lavoro, all’accoglienza e a quanti operano per la salute di tutti nel tempo della Pandemia, specialmente nell’ospedale intitolato a San Jacopo

 

Siamo giunti finalmente alla festa solenne dell’apostolo Giacomo il Maggiore, di cui conserviamo nella nostra chiesa Cattedrale, fin dal 1145, una preziosa reliquia, proveniente direttamente da Santiago del Compostela in Spagna, dove furono ritrovati e ancora oggi si conservano i suoi resti mortali.

La testimonianza di San Jacopo che per primo tra gli apostoli versò il suo sangue per Cristo, invita innanzitutto i credenti a rinnovare la propria fede, così da poter dare, nel mondo di oggi, testimonianza dell’amore di Dio per ogni creatura e proclamare con coraggio in parole ed opere la buona notizia del Regno di Dio.

La festa di San Jacopo ha però un messaggio per tutti, anche per chi non si riconosce nella comunità cristiana. In ogni vicenda personale o collettiva, infatti, dentro la coscienza di ognuno, come nel palcoscenico del mondo, è sempre in atto un duello all’ultimo sangue tra la morte e la vita. L’apostolo Giacomo ha scelto di stare da parte della vita, morendo per Cristo. Alla sua scuola comprendiamo dunque che ciò che conta per davvero, è cercare di stare sempre dalla parte della vita e del bene, costi quello che costi, dando il meglio di sé in ogni circostanza, fosse pure la più avversa.

All’apostolo Giacomo, speciale patrono della città e della diocesi pistoiese, chiediamo la sua intercessione per le nostre famiglie, per i malati e i poveri, perchè ci sia lavoro dignitoso per tutti e i giovani possano guardare al futuro con speranza. Che la sua testimonianza ci aiuti a fare della nostra città un luogo di pace e di partecipe collaborazione fraterna e la sua mano sostenga coloro che sono investiti di pubblica autorità per servire al bene comune. Tutti coloro che risiedono in questa nostra città a qualsiasi nazione, cultura o religione appartengano, trovino tra noi dignità e accoglienza fraterna e generosa. Al nostro amico e patrono celeste chiediamo ancora il sostegno per superare definitivamente la pandemia e nel faticoso cammino della ripresa, mentre gli affidiamo tutti coloro che sono morti in questo tempo o sono stati toccati dal virus. Al suo sguardo di amico fraterno affidiamo in particolare il nostro Ospedale che porta significativamente il suo nome: tutto il personale sanitario come tutti gli attuali degenti.

Gli chiediamo infine che sostenga tutti noi nel cammino della vita perché possiamo un giorno entrare definitivamente nel Regno di Dio e di cui già ora siamo stati resi per grazia in qualche modo partecipi: “regno di verità e di vita; regno di santità e di grazia; regno di giustizia, di amore e di pace».

+ Fausto Tardelli, vescovo




Il messaggio del vescovo per la Santa Pasqua

Ancora dentro la pandemia è il momento di stringere i denti e guardare ai piccoli segni di speranza che cogliamo nelle piccole cose. Un ricordo commosso di chi non ce l’ha fatta e attenzione alle famiglie, le più colpite dalla pandemia.

PISTOIA – Quest’anno vorrei rivolgere il mio saluto pasquale innanzitutto a chi in un modo o nell’altro è stato colpito da questo virus dal quale cerchiamo di difenderci ormai da molto tempo. A chi è negli ospedali o a casa, in isolamento. Come a tutti quelli che sentono il peso davvero grande di una crisi economica che mette a dura prova la vita familiare. Voglio mettere nel conto anche i familiari, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, della protezione civile e del volontariato; tutti quelli cioè che in un modo o nell’altro sono impegnati nel prendersi cura degli altri; non ultimi coloro che hanno la responsabilità diretta della cosa pubblica e sono chiamati a scelte difficili per il bene comune. Ho nel cuore particolarmente chi è più fragile o solo, confuso e incerto, smarrito dentro questa estenuante pandemia. Non so se a costoro arriverà il mio saluto. Penso però che seppur per vie misteriose, il mio saluto arriverà, perchè è un saluto fatto preghiera e invocazione al Dio di ogni misericordia. Una preghiera nella quale metto dentro pure tutte le vittime del Covid perché abbiano pace nel Regno eterno dei cieli.

Davvero sembra che non riusciamo ad uscirne da questa pandemia. È una dura lotta che ci ha visto altalenare tra speranza e delusione. Nei nostri territori poi, viviamo costrizioni che finiscono per demoralizzarci mentre la crisi avanza. Economica, sociale, psicologica, morale. E penso anche a quanto e come peserà tutto questo sulle nuove generazioni.

Ciononostante, non riesco ad esser pessimista. Io vedo comunque sorgere qua e là risorse impensabili, slanci di generosità, tanta voglia di vivere, capacità di adattamento e di superare le difficoltà, desiderio di cambiare in meglio il mondo. Sono segnali che un uomo di speranza come me coglie, anche perché sa bene che Dio non ha abbandonato le sue creature.

allora mi viene da dire: non lasciamoci cadere le braccia! Stringiamo ancora i denti. Non arrendiamoci! Dobbiamo affrontare molte limitazioni e ristrettezze e certamente la via è ancora lunga e può anche scoraggiarci. Non è però il momento di fermarsi. Anzi, tutto il contrario, è il momento di lottare con più decisione. La luce che viene da Colui che è risorto dai morti illumina anche le tenebre più fitte. Nonostante il freddo pungente dei giorni passati, le rondini sono tornate a volteggiare nei nostri cieli e la forza della primavera niente la può fermare, con i raggi di un sole fattosi caldo e luminoso. Allora avanti, prendendo con decisione la strada della solidarietà, della fraternità; la strada del prendersi cura con amore l’uno dell’altro, del cambiare in meglio la società. Chi ha responsabilità di governo faccia il massimo e di più. Tutti però diamoci da fare per sostenerci a vicenda. Questa è la via della luce e della speranza anche per il futuro. È la via che Gesù, morto e risorto ci indica: possiamo davvero risorgere con Lui a vita nuova.




Settimana Santa: le Celebrazioni in Cattedrale

Gli appuntamenti con il vescovo e le dirette TV

Rendiamo noti gli orari delle celebrazioni in Cattedrale per la Settimana Santa.  Segnaliamo che La Messa delle Palme, la celebrazione della Passione del venerdì Santo e la Veglia pasquale saranno trasmesse in diretta su TVL TV Libera (canale 11 del dgt).

 

27 Sabato

18.00 – Benedizione delle Palme e dell’Olivo – Messa presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

1 Giovedì Santo  

18.00 – Messa “in cœna domini” presieduta dal Vescovo

2 Venerdì Santo

10.00 –  Ufficio delle Letture e Lodi

18.00 –  Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

3 Sabato Santo

10.00 – Ufficio delle Letture e Lodi

19.00 – Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

4 Domenica. Pasqua di Resurrezione

11.00 –  Messa Pontificale presieduta dal Vescovo e Benedizione Papale con Indulgenza Plenaria

17.00 – Vespri Battesimali solenni

18.00 – Messa (di orario)




Indicazioni per i riti della Settimana Santa

Le indicazioni del Vescovo Tardelli per vivere la Settimana Santa in tempo di Pandemia con senso di responsabilità e gioia pasquale

 

Ci apprestiamo a celebrare i riti della Settimana Santa, fulcro di tutto l’anno liturgico e della vita cristiana. Il tempo della pandemia è pesante e faticoso e ci invita a un grande senso di responsabilità ma non ci può far sminuire la gioia che nasce nel cuore di chi crede nella resurrezione di Cristo. Anzi, questa fede ci deve spingere proprio in questo tempo, secondo le parole di San Pietro, ad essere pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (1Pt 3,15).

Quest’anno, a differenza dell’altr’anno quando celebrammo a porte chiuse, ci è dato di poter celebrare insieme ai nostri fedeli. Pur con un numero contingentato di presenze e con tutte le cautele del caso, abbiamo questa bella opportunità di cui dobbiamo esser grati al Signore. Da vivere però con grande senso di responsabilità.

Mi preme innanzitutto ricordare quanto sia importante attenerci scrupolosamente alle indicazioni igienico sanitarie emesse dalle autorità. Facciamolo di buon grado, per quella carità che ci obbliga a porre attenzione alla salute degli altri oltre che alla nostra e anche per dare buon esempio ai fedeli che potrebbero essere tentati di abbassare la guardia, quando invece occorre tenerla molto alta. Nello stesso tempo, cerchiamo di celebrare e vivere i riti della Settima Santa con gioia, con letizia di cuore, partecipi della morte in Croce del Signore ma anche della sua gloriosa Risurrezione, in modo che tutti coloro che parteciperanno ai sacri riti, nonostante tutte le attenzioni e ristrettezze, ne siano edificati e arricchiti spiritualmente.

Non occorre che mi dilunghi sulle attenzioni da porre, perché le regole generali sono poche ed essenziali e da voi ben conosciute:

  1. Evitare assolutamente ogni tipo di assembramento;
  2. Mantenere la distanza tra le persone, anche più di un metro possibilmente;
  3. Rispettare in modo rigoroso il numero di presenze consentito per la chiesa;
  4. Indossare sempre le mascherine;
  5. Igienizzarsi spesso le mani evitando di portarle alla bocca, al nasco e agli occhi;
  6. Igienizzare più volte le chiese e gli oggetti per la celebrazione;
  7. Richiamare sovente al fatto che chi ha sintomi Covid eviti di venire in chiesa.

A seguito di quanto indicato dalla Conferenza Episcopale Toscana e dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana in ordine alla Settimana Santa, nonché dalla Santa Sede, vi comunico ora quanto ho stabilito per la nostra Diocesi in merito e che tutti sono tenuti ad osservare.

Domenica delle Palme

La “Commemorazione dell’Ingresso del Signore in Gerusalemme” dovrà essere celebrata all’interno della chiesa (o dello spazio esterno adibito solitamente alla celebrazione Eucaristica). Pur con le dovute cautele, la benedizione dei rami d’ulivo o di palma può essere ripetuta ad ogni celebrazione eucaristica.

Ci si avvalga della “seconda forma: ingresso solenne” prevista dal Messale Romano (pag. 123) tenendo presenti i seguenti adattamenti:

I Fedeli siano già ordinati ai loro posti (nel numero e con gli accorgimenti attuati negli ultimi mesi) e NON si muovano dal loro posto.

All’ora stabilita, SOLO Celebrante/i e Ministri si recano all’ingresso della chiesa (o dello spazio adibito alla celebrazione). Qui si fa la benedizione dei rami e la proclamazione del Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme come indicato nel Messale.

Dopo la proclamazione del Vangelo la Processione sia limitata, dall’ingresso al presbiterio, ai soli celebranti e ministranti.

Qualora ciò non sia possibile per la conformazione del luogo sacro o altre ragioni oggettive, si utilizzi la “terza forma: ingresso semplice” (pag. 123 MR).

Non è permesso in nessun caso l’uso della “prima forma: processione”, che comporta un tragitto a partire dall’esterno dell’edificio sacro.

Un problema particolare è dato dai rami di olivo o di palma che si usano nella celebrazione. Le soluzioni possibili sono 3. Tutte però richiedono particolare attenzione:

1. Ognuno porta con sé da casa il proprio personale rametto di ulivo o di palma;

2. Il rametto è fatto trovare già disposto dagli inservienti in ciascuna seduta, facendo attenzione a sanificarli preventivamente;

3. I rametti sono distribuiti singolarmente – sempre preventivamente sanificati – all’ingresso da volontari (debitamente formati a questo servizio) che indossino mascherina e che abbiamo preventivamente e manifestatamente sanificato le proprie mani e che le sanifichino frequentemente, evitando accuratamente di entrare in contatto con le mani dei fedeli; IN QUESTA TERZA MODALITA’ OCCORRE FARE MOLTA ATTENZIONE A CHE NON SI CREINO ASSEMBRAMENTI ALL’INGRESSO DELLA CHIESA.

E’ DA ESCLUDERE in modo categorico che si lascino a disposizione in chiesa, o fuori di essa, rametti che possano essere poi presi personalmente dai fedeli.

Messa Crismale

La partecipazione dei sacerdoti e dei diaconi sarebbe garantita, mediante autocertificazione, in quanto attività inerente alla loro funzione; la partecipazione dei fedeli invece sarebbe limitata in base alla facoltà o meno di spostamento tra comuni a seconda della “zona” sanitaria e in base alla capienza di posti nella Cattedrale.

Considerati questi impedimenti a una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli, e anche la malaugurata possibilità che anche solo un Presbitero, un Diacono o un Ministro che abbia partecipato possa, successivamente, risultare positivo costringendo tutti gli altri confratelli alla quarantena fiduciaria, con i relativi problemi di cura pastorale nelle Parrocchie proprio in concomitanza con le solennità pasquali, e vista la facoltà concessa ai vescovi di spostare ad altra data detta Messa crismale, ho deciso che nella nostra Diocesi la Messa Crismale sia celebrata giovedì 13 maggio alle ore 18 in cattedrale. Fino ad allora sarà necessario conservare e utilizzare gli Olii confezionati nel 2020. Ricordo però l’obbligo di sostituirli appena possibile con quelli nuovi.

Data la situazione, la distribuzione degli Oli santi non avverrà al termine della Celebrazione bensì successivamente, il sabato 16 e 22 maggio mattina NEL PARCHEGGIO DEL SEMINARIO.

Sarà premura dell’Ufficio liturgico diocesano farvi giungere per tempo le indicazioni dettagliate sia per la celebrazione della Messa Crismale che per la distribuzione degli oli santi.

Giovedì Santo

Sappiamo che in questo giorno si celebra di norma una sola S.Messa in Coena Domini. Date però le attuali circostanze, laddove si prevedesse una notevole presenza di fedeli eccedente il numero stabilito per quella chiesa parrocchiale, dopo aver valutato la cosa con me e quindi con mia licenza, si potrà prevedere una seconda Celebrazione Eucaristica in Coena Domini.

La lavanda dei piedi si omette.

Al termine della Celebrazione, l’Eucaristia potrà essere portata all’Altare della Reposizione per l’Adorazione. Si avrà comunque cura, con fraterna sollecitudine, di mettervi termine e di chiudere la chiesa in tempo affinché i fedeli possano rientrare nelle proprie case prima delle 22.

I fedeli che intendessero, sempre entro la fascia oraria di protezione, pregare in adorazione davanti all’Altare della Reposizione, lo facciano sostando in una sola chiesa, evitando di passare, secondo diffusa tradizione, da una chiesa all’altra. Non è consentito, né per singoli fedeli né per Associazioni o Movimenti, il tradizionale giro “delle sette chiese”.

Venerdì Santo

Riprendendo quanto scritto nel Messale Romano e su indicazione della Santa Sede, nella Preghiera Universale si aggiunga un’ultima intenzione “Per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti” così formulata:

XI. PER CHI SI TROVA IN SITUAZIONE DI SMARRIMENTO, I MALATI, I DEFUNTI

Preghiamo, fratelli e sorelle,
Dio padre onnipotente
per coloro che, particolarmente in questo tempo,
si trovano in situazione di smarrimento,
per i malati e i defunti.

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice

Signore allontana la pandemia,
scaccia la fame,
dona la pace,
estingui l’odio e la violenza,
concedi salute agli ammalati,
forza e sostegno agli operatori sanitari,
speranza e conforto alle famiglie,
salvezza eterna a coloro che sono morti.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen

Al momento dell’Adorazione della Croce solo chi presiede può baciarla, “gli altri invece faranno solo una genuflessione o un inchino profondo, restando al proprio posto senza muoversi”.

Sabato Santo. Veglia Pasquale

Per quanto riguarda il Sabato Santo, è bene ricordare che la situazione è assai diversa rispetto al Natale, quando potemmo celebrare diverse SS. Messe a partire dal primo pomeriggio. La Pasqua invece non prevede SS. Messe vigilari e non si danno SS. Messe prefestive. L’unica celebrazione possibile è la Veglia pasquale che, per sua natura deve avere attinenza con la notte. Quindi si faccia molta attenzione a quanto vi scrivo:

La Veglia pasquale è unica e se ne può celebrare una sola nella stessa chiesa.

Per rispettarne il carattere notturno, essa deve per lo meno terminare nella notte ad un’ora che comunque permetta ai partecipanti di rientrare nelle proprie case prima dell’inizio della fascia oraria di protezione. L’orario di inizio della Veglia si scelga dunque con cura, in modo che, considerato l’insieme della celebrazione, essa termini nella notte, prima delle ore 22.

I parroci con più chiese parrocchiali celebreranno un’unica Veglia pasquale, scegliendo la chiesa che può contenere più persone, tenuto conto del distanziamento richiesto.

La Veglia può essere celebrata in tutte le sue parti, ma si valuti l’opportunità di omettere il rito del fuoco, qualora esso non possa svolgersi con sicurezza all’interno della chiesa nei pressi dell’ingresso. Si valuti pure l’opportunità, considerata la lunghezza della celebrazione, di omettere la liturgia battesimale, limitandosi alla benedizione dell’acqua lustrale e al rinnovo delle promesse battesimali, a cui far seguire l’aspersione dei fedeli da parte del celebrante.

Sia che si compia il rito del fuoco nuovo, sia che si faccia solo il “lucernario” con l’accensione del cero pasquale, la processione verso l’altare sarà solo del celebrante coi ministri. Non ci sia alcun movimento di fedeli, i quali si collocheranno fin dall’inizio della celebrazione al proprio posto.

Le candeline da utilizzare per il “Lucernario” e poi nella “Liturgia battesimale” potranno essere già disposte dagli inservienti in ciascuna seduta o consegnate a ciascun fedele all’ingresso, avendo cura che siano preventivamente sanificate e consegnate con mani igienizzate e senza contatto fisico.

SI EVITI comunque anche in questo caso DI CREARE, fuori e dentro la Chiesa o dello spazio adibito alla celebrazione, occasioni di ASSEMBRAMENTO DI PERSONE o di scambio di oggetti da mano a mano.

Per le Letture della Veglia, si faccia riferimento alle norme liturgiche (vedi MR pag. 177 n. 20). Non si tralasci mai la lettura dell’Esodo sul passaggio del Mar Rosso col relativo cantico. L’Ufficio Liturgico Diocesano suggerisce una scelta di almeno tre letture:

PRIMA LETTURA: Dal libro della Gènesi 1, 1 – 2, 2
(o forma breve 1, 1.26-31) con relativo Salmo 103(104)
SECONDA LETTURA: Dal libro dell’Èsodo 14, 15 – 15, 1
(forma unica) con relativo Salmo (Es 15, 1-18)
TERZA LETTURA: Dal libro del profeta Ezechièle 36, 16-17a.18-28 1, 1 – 2, 2
con relativo Salmo (41-42)
(poi, naturalmente, EPISTOLA, SALMO e VANGELO)

Pasqua di Resurrezione

Per dare la possibilità al massimo numero di persone di partecipare all’Eucaristia del giorno di Pasqua, i Parroci sono invitati a programmare diverse celebrazioni incrementandone, per l’occasione, anche il numero, sia al mattino che alla sera, come pure eventualmente in tarda serata, sempre da concludersi in tempo per il rientro a casa dei fedeli alle 22.

Si valuti l’opportunità, considerate le restrizioni circa la Veglia, di iniziare le celebrazioni pasquali con una S. Messa “valde mane”, al mattino presto e cioè dal momento della cessazione della fascia oraria di protezione, alle ore 5.

La celebrazione del sacramento della Riconciliazione

La Pasqua è tempo doverosamente dedicato alla Riconciliazione dei penitenti. Vi invito pertanto a disporre tempi adeguati in cui essere disponibili per le confessioni individuali dandone tempestiva comunicazione ai fedeli. Per favorire l’incontro sacramentale con il perdono divino da parte del maggior numero possibile di fedeli.

A quanti dovessero incontrare difficoltà ad accedere alla confessione individuale si ricordi che, in caso di necessità, l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di accostarsi non appena possibile al sacramento della Penitenza nella forma della confessione individuale, comporta per sé stesso la riconciliazione con Dio dai peccati, anche gravi.

Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli, concedo la facoltà della Assoluzione generale, sempre però con l’obbligo della confessione individuale dei peccati appena possibile, impegno da richiamare con insistenza ai fedeli, in quelle celebrazioni comunitarie della Riconciliazione che si era soliti fare nell’approssimarsi della Pasqua con la partecipazione di più confessori o anche che si intendano predisporre quest’anno in occasione della Pasqua. I parroci che adotteranno questa facoltà sono pregati di comunicarlo alla mia segreteria.

Indicazioni varie

I fedeli che non possono essere presenti fisicamente alle celebrazioni, siano invitati a seguire i riti della Settimana Santa presiedute dal Santo Padre ed eventualmente dal Vescovo diocesano, trasmesse in diretta dai mezzi di comunicazione sociale.

Le celebrazioni della Via Crucis o di altri atti di pietà che si svolgono all’interno della chiesa, o nello spazio adibito a luogo sacro anche all’aperto, vanno organizzate in modo che i fedeli non si muovano dal posto loro assegnato, riservando eventuali movimenti al celebrante e ai ministri. Vanno evitate processioni all’esterno.

La tradizionale benedizione pasquale delle uova avvenga al termine delle celebrazioni, rimanendo però ciascuno al proprio posto e tenendo con sé le uova.

Dato a Pistoia, il 19 marzo 2021.

 

Scarica le indicazioni in formato pdf per la stampa




La storia e il culto di San Giuseppe

Accanto a Maria Vergine è umile e silenziosa figura che accompagna e protegge Gesù e la Chiesa Anche in diocesi non mancano tracce del suo premuroso patrocinio

Venerdì 19 marzo, per la solennità di San Giuseppe il vescovo Tardelli celebrerà alle ore 18 la santa Messa in Cattedrale. La messa sarà offerta in suffragio di don Italo Taddei, a un mese di distanza dalla sua morte.

di Maria Valbonesi

L’8 dicembre 1870 – circa tre mesi dopo la breccia di Porta Pia – Pio IX proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica, fissandone al 19 di marzo la solenne ricorrenza festiva. In uno dei momenti più critici della sua storia, la custodia della Chiesa veniva così affidata a colui che era stato il paterno custode di Gesù – per quanto tempo è impossibile dire, certo fin dopo il dodicesimo anno di età. Infatti i Vangeli sinottici ricordano per l’ultima volta Giuseppe nelle parole che Maria rivolge a Gesù dopo averlo finalmente ritrovato a Gerusalemme fra i dottori del Tempio: «Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, stando in gran pena».

«Tuo padre ed io»: sembrano una cosa sola, mentre invece sono separati dall’abisso del più profondo mistero – l’Incarnazione del Verbo – e tuttavia legati insieme alla custodia del Verbo Incarnato. Ma è possibile per Giuseppe vivere in una simile contraddizione? È possibile, perché Giuseppe «era un uomo giusto», che quando seppe che la sua promessa sposa aspettava un bambino, non volendo «esporla a infamia, decise di licenziarla segretamente»; e, proprio perché giusto, era anche un uomo capace di sognare i sogni di Dio, in seguito ai quali prima «prese con sé la sua sposa», poi «prese di notte il bambino e sua madre e fuggì in Egitto», infine, dopo la morte di Erode, li ricondusse in Israele – sempre senza far parte del loro mistero eppure essendo ad esso indispensabile. Così procedette sul filo impercettibile dove esclusione e presenza coincidevano senza toccarsi; e così, santo nella sua “giustizia”, lo troviamo raffigurato infinite volte insieme a Maria e Gesù: perché la Madre può stare sola col Figlio – ma senza Giuseppe non ci sarebbe la Famiglia, che è simbolo e modello di tutte le famiglie cristiane.

Ora poi, davanti alla minaccia di tante forze – e debolezze – disgregatrici, esterne e interne, si carica di significato il fatto che alla festa di San Giuseppe sia stata associata quella non del Padre – che è un Altro – ma del Babbo. E in questo senso familiarmente paterno san Giuseppe è stato anche proclamato patrono, dal granduca Cosimo III, della Toscana; da Leone XIII e da Pio XII, dei lavoratori; e da Francesco di questo 2021, perché «il mondo ha bisogno di padri».

Quanto si è detto finora a proposito della iconografia di san Giuseppe non toglie che se ne trovino immagini singole e che ci siano chiese e oratori, Ordini e Opere (come le suore giuseppine o la Pia Unione del Transito di san Giuseppe) a lui intitolati e miracoli a lui attribuiti. Per esempio, agli inizi dell’ 800, mentre tutti i monasteri di clausura della montagna pistoiese venivano – per la seconda volta, dopo Scipione de’ Ricci – arbitrariamente soppressi dal governo napoleonico, di fronte a questa sacrilega violenza le monache di Lizzano presentarono una formale richiesta di soccorso, firmata da ciascuna di loro, alla miracolosa immagine di san Giuseppe che tenevano in chiesa. Ed è comunque un fatto che, senza alcun motivo apparente, fra tutte le monache della montagna soltanto a quelle di Lizzano il governo napoleonico permise di restare nella clausura del loro monastero.

(dal settimanale diocesano La Vita, del 14/03/2021)

 

Per vivere l’anno santo dedicato a San Giuseppe

Fino all’8 dicembre 2021, grazie allo speciale Anno di San Giuseppe indetto da Papa Francesco, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria.
Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le consuete condizioni richieste per lucrare l’indulgenza, in vista della quale la Penitenzieria apostolica – nel decreto che accompagna la lettera apostolica “Patris Corde” – ha disposto modalità precise.

Si concede l’indulgenza plenaria, nel dettaglio:

  • a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
  • a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale;
  • a quanti reciteranno il Rosario, nelle famiglie e tra fidanzati;
  • a “chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso”;
  • ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, “a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione”. (fonte Sir)



Quaresima: un cammino al profondo di noi stessi

Le parole del vescovo per il Mercoledì delle Ceneri. Alcuni passaggi dall’omelia pronunciata in Cattedrale

 

«Siamo fragili, siamo deboli, il risultato di qualcosa che si è consumato». Questo ci ricorda il segno delle Ceneri all’inizio della Quaresima. «C’è una debolezza intrinseca alla nostra umanità» ha ricordato mons. Tardelli nell’omelia per il Mercoledì della Ceneri, che la pandemia ci ha fatto comprendere bene.

«Però — ha aggiunto il vescovo — «Il riconoscimento della nostra fragilità, debolezza e impotenza non basta. Bisogna riconoscere qualcosa di più profondo: il nostro peccato. Il peccato personale e quello della nostra società. Che ci prende, distrugge e rovina».

«Ci sono peccati evidenti in questa società», realtà di male, ha spiegato il vescovo, che diventano “strutture di peccato”: «laddove c’è ingiustizia, laddove si scartano le persone o si fanno differenze, laddove si vive nella violenza, dove si sperimenta ancora la guerra e l’offesa di popolazioni inermi. È la nostra società ad essere malata di fragilità e di peccato».

«Non ci sono fragilità e debolezza, non ci sono solo reati. Ma ci sono peccati». E realtà di male — ha aggiunto Tardelli – che la pandemia ha evidenziato, perché, ad esempio, «la pandemia ci ha fatto capire quanto siamo ostili nei confronti degli altri o che la guarigione rischia di essere solo per qualcuno».

«La Quaresima — ha proseguito il vescovo — ci invita a fare anche la confessione delle nostre colpe individuali. Abbiamo peccato per le nostre colpe, in pensieri, parole, opere e omissioni. Per questo diventa importante il richiamo arrivato dalle letture : «“ritornate a me con tutto il cuore!”: un appello pressante a tornare al Signore si legge nella prima lettura del profeta Gioele. E anche nella seconda lettura l’invito di San Paolo è: «fratelli, vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio. È questo il giorno favorevole. È questo il giorno della salvezza». Nella raccomandazione di Paolo, ha poi spiegato Tardelli, emerge il fatto che è Dio che vuole riconciliarsi con noi, perché l’iniziativa è sempre di Dio.

«Il Vangelo — ha concluso — ci richiama a un cammino di conversione che non sia fatto di esteriorità e apparenza. Un cammino di conversione profondo che riguardi la nostra anima, il nostro io profondo», un invito «a camminare al profondo di noi stessi per arrivare alla Pasqua davvero rinnovati, ricreati dall’amore di Dio».

 

Scarica il sussidio della CEI per vivere la Quaresima in famiglia.




Mercoledì delle Ceneri con il vescovo e in città

Mercoledì 17 febbraio inizia la Quaresima, il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua, in cui si è invitati particolarmente alla conversione. Il mercoledì delle Ceneri è rimasto come giorno principale di digiuno e astinenza dalle carni assieme al Venerdì Santo; un giorno di penitenza per ricentrare l’anima e il corpo sull’essenziale e avviare un percorso di approfondimento della propria vita cristiana.

 

Papa Francesco invita a vivere questo tempo come un’occasione «per rinnovare fede, speranza e carità». Nel suo messaggio per la Quaresima ha infatti ricordato che «il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa».

«Ogni tappa della vita — conclude il Papa — è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre».

 

Il vescovo Tardelli presiederà la santa messa con il rito dell’imposizione delle Ceneri in Cattedrale alle 9.30. Sempre in Cattedrale sarà possibile ricevere le ceneri anche alla messa delle ore 18.

Orari delle messe delle Ceneri nelle chiese del Centro Storico

Cattedrale di San Zeno
9.30 (Presieduta dal vescovo Tardelli)
18.00

Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola 
9.00

Chiesa di San Paolo
8.00 – 19.00

Basilica della Madonna dell’Umiltà
10.30

Chiesa di San Bartolomeo
18.30

Chiesa di San Francesco
8.30 – 18.00

Chiesa di San Benedetto
7.30 – 17.30




Giubileo dei Malati e visita vescovo in Ospedale

Domenica 7 febbraio è in programma la seconda importante tappa del cammino del giubileo.

In piazza duomo si svolgerà infatti il Giubileo dei malati e degli operatori sanitari. I malati, con i propri accompagnatori, si ritroveranno per il passaggio attraverso la porta Santa alle 15.30. In Cattedrale è prevista la recita del Santo Rosario accompagnato dalle riflessioni e citazioni di Papa Francesco.

Seguirà la Santa Messa presieduta dal vescovo Tardelli che si concluderà, dopo un breve momento di adorazione, con la benedizione eucaristica.

Giovedì 11 febbraio inoltre, nella memoria della Madonna di Lourdes, il vescovo sarà in visita all’Ospedale San Jacopo di Pistoia, dove alle 15.30 celebrerà la Messa, visitando alcuni reparti. La celebrazione, aperta a volontari e operatori sanitari, sarà un momento di prossimità spirituale del vescovo e della Chiesa di Pistoia ai sofferenti, medici e infermieri.

 

Mercoledì 10 febbraio, dalle 16 alle 17, in tutte le cappellanie Ospedaliere d’Italia sarà esposto il SS. Sacramento per un’ora di ringraziamento e preghiera per tutti coloro che si sono presi cura dei malati di Covid in questo anno così difficile. Anche nella cappella dell’Ospedale di San Jacopo i sacerdoti e i volontari si raccoglieranno in preghiera per questo momento che unisce l’Italia.




Morti sul lavoro. Il Vescovo Tardelli: «La sicurezza e la dignità al primo posto»

Il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, esprime la sua vicinanza alla famiglia del giovane di 22 anni morto sul lavoro a Montale e riporta l’attenzione sul drammatico e attuale tema delle morti sul lavoro:

«In un momento come questo di difficoltà sanitaria e sociale, le morti sul lavoro diventano una tragedia nella tragedia. La sicurezza sul posto di lavoro deve essere garantita ovunque per tutelare la vita di chi fa tanti sacrifici per poter sostenere se stesso o la propria famiglia.

Quanto successo a Montale, ma negli ultimi giorni anche a Montecatini ed a Castelfranco di Sotto, non può passare sotto silenzio ed essere trascurato solo perché sono in corso altre emergenze. Esprimo la mia vicinanza e quella di tutta la comunità che rappresento alle famiglie coinvolte da questi lutti».

Pistoia, 03/02/2021