Cei: Parole di speranza nella pandemia

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In un messaggio alle comunità cristiane il Consiglio Permanente CEI invita a cogliere i segni di speranza spesso dimenticati dalla comunicazione. Nel testo un appello all’impegno per una rinascita sociale che passa per «piccoli ma significativi gesti di amore»

Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana indirizza alle comunità cristiane parole di speranza nel tempo della pandemia. Il messaggio arriva nell’imminenza dell’Avvento, nell’attesa di un Natale diverso, mentre il paese è ancora immerso nella fatica e nel dramma della pandemia. Viviamo – afferma la Cei – «un tempo di tribolazione» in cui «la situazione che si protrae da mesi crea smarrimento, ansia, dubbi e, in alcuni casi, disperazione».

«Questo tempo difficile che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni — proseguono i vescovi del Consiglio permanente —, vorremmo che fosse soprattutto un tempo di preghiera». Una preghiera che trova le più diverse espressioni: sfogo, invocazione di misericordia, richiesta, professione di fede, abbandono confidente e che può diventare esercizio di carità per chi fa fatica, in particolare «per le difficoltà e le fragilità delle famiglie». I mesi della pandemia sono stati segnati dalla sospensione della liturgia nel tempo del lockdown. Oggi sperimentiamo come la preghiera continua, resiste, specialmente quella comunitaria della messa: è sempre più chiaro infatti – riporta il messaggio — «come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme».

Ad oggi, pur con timidi segni di frenata dei contagi e il prossimo arrivo del vaccino, lo scenario mondiale resta desolante «Se i segni di morte balzano agli occhi e s’impongono attraverso i mezzi d’informazione — aggiunge il messaggio —, i segni di risurrezione sono spesso nascosti, ma reali ancor più di prima. Chi ha occhi per vedere può raccontare, infatti, d’innumerevoli gesti di dedizione e generosità, di solidarietà e amore, da parte di credenti e non credenti: essi sono, comunque, “frutto dello Spirito” (cfr. Gal 5,22). Vi riconosciamo i segni della risurrezione di Cristo, sui quali si fonda la nostra fiducia nel futuro (…) Ecco perché riteniamo che questo sia un tempo di speranza». Una speranza che diventa carità operosa, sostegno concreto a chi è più in difficoltà nello spirito e nelle esigenze materiali. «Le comunità, le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, i singoli fedeli stanno dando prova di un eccezionale risveglio di creatività». «Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale».

Il messaggio diventa quindi appello, dai toni ecumenici, rivolto a quanti cioè, si riconoscono nella fede in Gesù Cristo: «A ogni cristiano chiediamo un rinnovato impegno a favore della società lì dove è chiamato a operare, attraverso il proprio lavoro e le proprie responsabilità, e di non trascurare piccoli ma significativi gesti di amore, perché dalla carità passa la prima e vera testimonianza del Vangelo».

 

Messaggio alle comunità cristiane (pdf)