Consegnati al Vescovo i lavori del Sinodo

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Nel giorno del Cinquantesimo di ordinazione sacerdotale del Vescovo Tardelli un’affollata Cattedrale di San Zeno per la conclusione del Sinodo

Arriva a conclusione il cammino del Sinodo Diocesano. Sabato 29 giugno la celebrazione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ha accompagnato, accanto al ricordo degli anniversari di ordinazione sacerdotale, la consegna del testo preparato dai sinodali. La Messa è stata aperta dalla processione dei sinodali e dei concelebranti dalla chiesa di San Leone alla Cattedrale, accompagnata dal canto delle litanie dei santi. Nella celebrazione è stata fatta memoria dei 50 anni di Sacerdozio del Vescovo Tardelli, ordinato a Lucca il 29 giugno 1974. Alla conclusione don Cristiano D’Angelo, vicario generale e segretario del Sinodo, ha consegnato al vescovo il testo elaborato dai sinodali da cui Monsignor Tardelli produrrà il Libro sinodale.

«Le domande dirette e incalzanti di Gesù a Pietro mi hanno sempre colpito molto, anche cinquant’anni fa, quando, giovanissimo, ricevetti l’Ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Lucca. Mi sono sempre risuonate nella mente e nel cuore e ho sempre visto davanti a me il volto del salvatore che coi suoi occhi penetranti, mentre mi domandava se lo amassi per davvero, mi scrutava con infinito amore fino nei più reconditi recessi dell’anima mia».

Con queste parole il Vescovo di Pistoia e Pescia, monsignor Fausto Tardelli, ha iniziato l’omelia della Celebrazione di chiusura del XX Sinodo della Chiesa di Pistoia che cade esattamente 50 anni dopo l’ordinazione presbiterale del Vescovo pistoiese.

«Quello che mi ha sempre colpito – ha sottolineato mons. Tardelli – è stato anche la conclusione ogni volta del Signore: “Pasci i miei agnelli”; “Pascola le mie pecore”; “Pasci le mie pecore”. In questa ripetuta conclusione di Gesù c’è la mia vocazione, tutta la mia vita, il senso di questa mia vita, spesa, pur con tutte le mie deficienze, a servire gli agnelli e le pecorelle del Signore».

Ma la parte più ampia delle riflessioni del Vescovo si è soffermata sul percorso sinodale che la Chiesa di Pistoia ha attraversato in questi ultimi due anni.

«Stasera però siamo qui anche e soprattutto perché si è concluso davvero felicemente il nostro sinodo diocesano – ha proseguito mons. Tardelli – che ci ha visti impegnati nell’ascolto attento dello Spirito Santo, in modalità diverse, per ben due anni. I gruppi sinodali, i circoli minori, le assemblee sinodali, sono stati momenti intensi di ascolto e di confronto. Lo Spirito Santo ci ha guidato con mano paziente in questi stentati passi di sinodalità; ci ha preso per mano come bambini che imparano piano piano a camminare. E noi ci siamo lasciati guidare e ora possiamo dire davvero che quello che abbiamo detto e scritto è opera nostra e dello Spirito Santo in sinergia».

«Io scorgo nel cammino sinodale voluto da Papa Francesco – riflette il Vescovo di Pistoia e Pescia – per tutta la chiesa universale e per le chiese che sono in Italia e in modo particolare proprio nel nostro sinodo, una grande profezia, un grande segno di speranza per il mondo. Mentre nel mondo si fanno le guerre e nelle società ci si contrappone sempre di più in modo violento, la chiesa invece si raduna insieme, i suoi membri pur diversissimi e di orientamenti personali diversissimi, si confrontano mettendosi in ascolto umile della voce dello Spirito. La chiesa cerca cammini di comunione e di fraternità In questo senso va nettamente contro corrente, mostrandosi qual essa è: “Segno cioè e strumento dell’unità di tutto il genere umano. Non vogliamo però stasera fermarci quasi a farci i complimenti. Lungi da noi questo pensiero e questo comportamento. Ciò che è avvenuto è opera miracolosa dello Spirito Santo. A noi tutti, non solo a me, questa sera, sono rivolte invece le domande che il Signore pose a Pietro. Alla fine poi, quello che conta è rispondere a Lui: “Mi ami tu, chiesa di Pistoia?” “Mi vuoi bene per davvero?” Mi ami sul serio, chiesa di Pistoia, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, in tutte le tue componenti?”. Ecco le domande a cui non possiamo sottrarci».