Diaconati: quei tre gesti da non dimenticare – Diocesi Pistoia
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Diaconati: quei tre gesti da non dimenticare

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Nell’omelia del vescovo Tardelli i tratti distintivi dell’ordine del diaconato

Domenica 13 gennaio, festa del Battesimo del Signore, mons. Tardelli ha ordinato diaconi Alessio Bartolini ed Eusebiu Farcas, alunni del Seminario diocesano e Fratel Antonio Benedetto, priore della Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia.

L’ordine del diaconato, che i tre nuovi ministri hanno ricevuto in vista del presbiterato, chiama Alessio, Eusebiu e Frate Antonio a svolgere un il proprio ministero in aiuto ai sacerdoti e a servizio al popolo cristiano. I diaconi potranno celebrare il rito del Battesimo e delle esequie, assistere al matrimonio e presiedere la liturgia della Parola. Con parole e opere, infatti, dovranno testimoniare il Vangelo, ma anche esprimere la propria totale dedizione a Cristo e alla chiesa con il celibato. I diaconi si impegnano, inoltre, a pregare fedelmente la Liturgia delle ore, «insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero».

L’ordine del diaconato li inserisce stabilmente nella chiesa particolare di Pistoia e li invita a vivere il proprio servizio in obbedienza al vescovo locale.

Tra le promesse richieste ai diaconi anche l’impegno a “conformare” a Cristo tutta la propria vita. Un’impegno impossibile senza la grazia di Dio, che nell’omelia Mons. Tardelli ha riproposto agli ordinati prendendo spunto dalla liturgia del giorno, invitandoli a immergersi quotidianamente «nella grazia di Dio». «Senza questo continuo “battesimo” nell’amore di Dio – ha precisato il vescovo – egli non ce la può fare a condividere efficacemente la vita delle persone a cui è inviato, ad aiutare il Cristo a portare il peso dei fratelli e delle sorelle con la dolcezza e la pazienza del servizio».

Immergersi nelle acque; salire su un alto monte; alzare la voce: questi infatti, i tre passaggi dell’omelia con cui il vescovo ha sinteticamente illustrato il compito dei diaconi.

Il faticoso ma entusiasmante cammino del ministero – ha ricordato mons. Tardelli – è ben descritto dall’invito a «salire sul monte» risuonato dalla prima lettura del profeta Isaia. Una salita che spesso si trasforma in una vera e propria arrampicata: «mai solitaria però; piuttosto come quella di un capo cordata che apre la pista e che deve far attenzione a non cadere, trascinando nella caduta coloro che il Signore ha legato a lui».

«Infine – ha concluso il vescovo – c’è da alzare la voce». Sono ancora le parole del profeta a suggerirlo:  «Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie» (Isaia 40,9). Parole che applicate alla vita del diacono lo spronano a «proclamare la notizia perché tutti l’intendano. La sua voce deve innalzarsi sopra le mille voci del mondo, sopra il chiacchiericcio delle parole vuote e l’inganno delle parole false di cui è pieno il mondo e di cui si riempiono facilmente la testa e il cuore degli uomini».

(redazione)

foto di Mariangela Montanari