Diaconato: il cammino di Daniele

image_pdfimage_print

Intervista a Daniele Masciotra: gli anni in Seminario, gli studi e il ministero del diacono. Domenica 13 l’ordinazione alle 18 in Cattedrale

Domenica 13 settembre alle 18 il Vescovo Fausto Tardelli ordinerà diacono il seminarista Daniele Masciotra. Daniele, che compirà 42 anni il prossimo 19 settembre, è in cammino verso il sacerdozio dal 2018, anno in cui ha avviato il suo percorso di discernimento vocazionale. Nato a Prato nel 1982 è cresciuto a Oste, presso Montemurlo, dove, nel corso degli anni, accanto all’attività lavorativa, ha progressivamente dedicato il proprio impegno alla vita parrocchiale un po’ in tutti i suoi aspetti: dall’oratorio, al catechismo, al coro, alla Caritas.

Daniele, come hai vissuto questo tempo di formazione, fino ad arrivare a questo importante momento del tuo cammino verso il sacerdozio?

Sono stati anni molto belli; sono entrato in Seminario nell’ottobre del 2019 dopo aver fatto un anno propedeutico, e fin da subito mi sono trovato bene con i formatori ed i compagni, cosa per me non scontata avendo iniziato il percorso di formazione in età già più adulta rispetto alla maggior parte degli altri seminaristi. La vita comunitaria fatta di preghiera, studio, servizi, ma anche di momenti formativi e ricreativi, è stata una grande ricchezza.
Anche lo studio presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale di Firenze è stato gratificante per me che mi sono rimesso sui libri dopo quasi vent’anni dalla maturità!
Così come anche le diverse occasioni di fare conoscenza ed esperienza di varie realtà della nostra diocesi, sono state delle opportunità preziose.
Quindi il bilancio, arrivato a questo momento importante del mio cammino, è senza dubbio positivo.

Quali sono i compiti del diacono?

Il Concilio Vaticano II dice che il ministero del Diacono è “diaconia della liturgia, della predicazione e della carità”, con cui serve “il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio”.
Fondamentalmente il diacono assiste il sacerdote o il vescovo durante la Messa, esegue la lettura del Vangelo e può tenere l’omelia, e in generale pratica il ministero della Parola istruendo ed esortando il popolo. Al di fuori della Messa il diacono può celebrare il Sacramento del Battesimo. Ha inoltre la facoltà di impartire benedizioni e amministrare i sacramentali in genere.
Come sottolinea la Lumen Gentium, il documento conciliare sulla Chiesa, il diacono, oltre a servire il Popolo di Dio «nella diaconia della liturgia, della parola e della carità», deve soprattutto essere «dedito agli uffici della carità». Per questo spesso le opere di carità diocesane o parrocchiali sono affidate alla cura dei diaconi.

Papa Francesco ha rivolto un monito ai diaconi esortandoli ad essere “sentinelle” nella realtà dove si trovano ad operare; cosa vuol dire? Qual è il messaggio che vuoi dare alla comunità?

Essere sentinelle vuol dire avere la capacità di avvistare la presenza di Gesù nei poveri e nei lontani; il diacono deve avvistare il Signore quando, in tanti suoi fratelli più piccoli, chiede di essere nutrito, accolto e amato. E questo il diacono può farlo ancora meglio se aiutato e supportato dalle comunità parrocchiali. Per questo è fondamentale che le comunità parrocchiali siano vicine ai solo diaconi e sacerdoti, collaborino con loro per il bene della comunità stessa e di tutta la Chiesa.

La Chiesa di Pistoia ha concluso da poco il Sinodo nel quale sono emerse le più urgenti attese di Vangelo. Secondo la tua esperienza quali sono secondo te?

Il Sinodo ci ha ricordato come essere Chiesa; non dobbiamo avere la testa reclinata su noi stessi, ma dobbiamo alzare lo sguardo verso le realtà che ci circondano, le persone che ci stanno accanto, i fratelli e le sorelle che condividono con noi la sequela a Cristo. Il Sinodo ha rimarcato l’importanza dell’ascolto reciproco e del confronto e credo che sia questa la strada giusta per il futuro. Ed è proprio pensando al futuro che sono convinto che tra le attese più urgenti ci sia la necessità di saper ascoltare i giovani, i loro sogni, le loro necessità, i loro disagi… Mi sono occupato di giovani per tanti anni in parrocchia; sono loro la società e la Chiesa del domani e noi dobbiamo saper stare con loro per fargli conoscere Cristo in modo credibile ed autentico. Credo che sia una sfida non da poco, ma che può portare grandi frutti.

(Daniela Raspollini)