DOSSIER CARITAS 2016: «TENERE ACCESA LA LUCE DELLA CARITÀ»
Lavoro e famiglie al centro della crisi economica e sociale del nostro tempo
Presentato a Pistoia il Dossier 2016 Caritas Pistoia sulle povertà e le risorse, in collaborazione con il progetto MIROD
PISTOIA – Una fotografia ancora con tratti scuri quella che emerge dall’ultimo rapporto Caritas, presentato il 3/12 nel seminario vescovile di Pistoia. Una situazione che sprona a tenere accesa la luce della carità.
La redazione del Dossier 2016 è stata coordinata da Francesca Meoni, Giovanni Cerri e Sara Lupi dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas diocesana di Pistoia, con la stretta collaborazione degli altri componenti dell’équipe della Caritas diocesana di Pistoia: Marcello Suppressa, Direttore, don Paolo Tofani Vicedirettore.
«Dai dati raccolti in questo dossier emerge che molte, troppe persone si rivolgono ai nostri centri di ascolto per chiedere aiuto per pagare una bolletta, l’affitto, chiedere la spesa o altri beni di prima necessità, ma soprattutto ci chiedono di essere per loro speranza – ha affermato Suppressa – speranza alla quale aggrapparsi per non scivolare nelle sabbie mobili della società, dalle quali diventa sempre più difficile uscire. Nel contempo diminuisce la fiducia nelle Istituzioni: sono saltati i meccanismi sociali, si è creata una frattura tra cittadini e istituzioni».
Il rapporto 2016 della Caritas
Le persone accolte nel primo semestre 2016 sono state: 1734 (+6,6% rispetto al primo semestre 2015, dato più alto mai registrato). A livello regionale si registrano dei cali nelle presenze presso i Centri d’Ascolto in varie diocesi e anche molto rilevanti, soprattutto tra quelle più popolose. La diocesi di Pistoia invece non segue questa tendenza. Infatti nel rapporto non si rileva assolutamente un miglioramento o una ripresa, rispetto alla crisi economica patita negli scorsi anni o quanto meno non c’è nessun segnale forte in questo senso.
Le richieste d’aiuto, forte la presenza femminile
La maggior parte delle persone accolte risulta essere di sesso femminile, dato questo che resta costante negli anni e che rispecchia quella che è la situazione a livello regionale. È solitamente la donna a rivolgersi al Centro d’Ascolto ed a chiedere un sostegno per la propria famiglia, anche nel caso in cui vengano registrati i dati del marito è spesso poi la moglie a presentarsi a nome di quest’ultimo.
è ancora forte la richiesta d’aiuto da persone di altra nazionalità (51,6%, con 57 nazioni rappresentate), ma la presenza di italiani si è attestata ormai a circa il 48% (48,4%). Risulta evidente come l’alta presenza di cittadini italiani presso i centri sia un fattore costante e per certi versi allarmante, tenendo presente che nel 2008 erano appena il 27,0% delle persone incontrate.
L’età media delle persone che si rivolgono ai servizi della rete della Caritas diocesana di Pistoia tra gli italiani sta via via aumentando, attestandosi a oltre 50 anni, confermando che da una certa età in poi è sempre difficile riuscire a risollevarsi, in primo luogo per l’impossibilità del reperimento di una nuova occupazione. Per gli stranieri invece l’età media oscilla tra i 38 ed i 39 anni, a dimostrazione del fatto che c’è un certo ricambio tra questi ultimi e che dopo un certo periodo di presa in carico lasciano i servizi, gli italiani invece tendono a restare in carico più a lungo.
Il lavoro che manca
Il problema della disoccupazione è forse il più comune tra le persone incontrate dai Centri d’Ascolto, la presenza in percentuale di persone disoccupate tra quelle incontrate è sostanzialmente costante nel quinquennio 2012-2016, allo stesso tempo sia in percentuale che in valore assoluto non riscontriamo differenze tra italiani e stranieri senza un’occupazione. Piuttosto vorremmo evidenziare che soprattutto per le fasce d’età più avanzate (over50), la bassissima possibilità di reperire una nuova occupazione nel mercato del lavoro ha fatto si che le persone perdessero anche la fiducia nella possibilità di ritrovarne una.
La famiglia
Probabilmente il tema famiglia raggruppa l’insieme delle problematicità evidenziate nel rapporto: mancanza di un reddito fisso, problematiche relazionali e di salute, dipendenze (in particolare gioco d’azzardo), disagio abitativo, violenza domestica. Nei Centri d’Ascolto aumentano sempre di più le famiglie monoparentali e disgregate, aumenta la presenza di persone impoverite dalla disgregazione della famiglia: donne sole con figli a carico, uomini separati. Si nota, sempre di più, la precarietà delle unioni, delle convivenze, in un aumento della temporaneità dello stare insieme, del fare famiglie, con effetti disastrosi dal punto di vista sociale ed economico.
Non cedere all’indifferenza
«Non possiamo cedere all’indifferenza – ha affermato mons. Tardelli nell’introduzione del rapporto -, siamo certi che non vedere e non sentire, anzi, non voler sentire e non voler vedere non ci danno quella pace che cerchiamo. Piuttosto, rinchiudendoci in noi stessi, finiremmo per inaridirci completamente, resi incapaci di togliere gli occhi da noi stessi. L’esito finale della pratica dell’indifferenza e del voltarsi da un’altra parte illudendosi così di potersi godere la vita – ha affermato il Vescovo –, è soltanto la solitudine, lo sbriciolarsi senza senso della vita tra le mani. Gli occhi dei poveri in ogni senso, ci fissano e noi non possiamo, non riusciamo a guardare da un’altra parte. In quegli occhi vediamo riflesso il volto stesso di Dio che ci chiede una risposta d’amore e che non ci lascia tranquilli mai, perché nella santa inquietudine della carità c’è anche la nostra personale redenzione».
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riepilogo-principali-dati-i-semestre-2016
(comunicato)