DUE GIORNI DEL CLERO. INTERVISTA A DON PATRIZIO FABBRI
Mercoledì 22 e giovedì 23 giugno si è svolta a Villa Rospigliosi la due giorni del Clero: un importante momento comunitario di riflessione e dibattito sulla vita sacerdotale e la realtà diocesana. Don Patrizio Fabbri, vicario generale, ci propone una sintesi di questo appuntamento.
1) Come è andata la due giorni del clero a Villa Rospigliosi?
I preti e i diaconi presenti (circa 60) hanno vissuto questi due giorni con la continua apprensione delle notizie che giungevano da Roma circa le condizioni di salute di Mons Mansueto Bianchi. Un senso di tristezza ha accompagnato questo nostro convenire e ben tre preti hanno abbandonato l’assemblea per recarsi subito a Roma per visitare il nostro Vescovo emerito.
2) Il tema del primo giorno qual è stato?
Dall’intervento di Papa Francesco all’assemblea della Cei è stata sottolineata questa dimensione del cenacolo del presbiterio: “Allo stesso modo, per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza – quando non è vissuta in maniera occasionale, né in forza di una collaborazione strumentale – libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta. Nel camminare insieme di presbiteri, diversi per età e sensibilità, si spande un profumo di profezia che stupisce e affascina. La comunione è davvero uno dei nomi della Misericordia.”
I gruppi di lavoro hanno poi dato l’occasione per il confronto e l’approfondimento. La conoscenza fra noi preti non è mai sufficiente ed è limitata alle riunioni di Vicariato pertanto queste occasioni servono molto per “costruire” la ” stima, il sostegno e la benevolenza reciproca” di cui parla il Santo Padre. Nella diversità di opinioni e nella accentuazione di ambiti differenti della vita pastorale abbiamo rilevato quanto sia importante il confronto fraterno per scoprire nell’altro la ricchezza della diversità.
3) Mons Tardelli ha sottolineato l’importanza di allargare il senso della responsabilità; in che senso?
Ogni presbitero dovrebbe sentirsi parte della Diocesi e non pensare soltanto alla porzione di popolo di Dio che gli è affidata in una parrocchia. Questo sentire comune richiede da parte nostra uno sforzo a guardare ai bisogni di tutta la Diocesi e quindi a lavorare per il bene di tutti. Questo dovrebbe alimentare lo spirito missionario e il senso di apertura “in uscita” verso i lontani e gli indifferenti.
Don Umberto Guidotti nel suo intervento ha ribadito che dovremmo passare dalla missione “ad gentes alla missione” intra gentes”. Il territorio della Diocesi di Pistoia va inteso così: come terra di missione.
4) Come è stata accolta l’esperienza di Missao Pistoia vissuta da don Guidotti, don Benesperi e Nadia Vettori?
Il tema è stato proposto per decidere come e se continuare il gemellaggio di Pistoia con la Diocesi di Balsas. Attualmente a Balsas è presente Nadia Vettori ma vediamo da un po’ di tempo la stanchezza delle parrocchie della Diocesi nel continuare a sostenere questi progetti missionari. Il Vescovo ha ribadito che questa perdita di attenzione alla missione è pericolosa ed è sintomo di una aridità che poi si ripercuote anche nella missionarietà “intra gentes”.
5) Un altro argomento è stato il tema degli immigrati dove la Caritas Diocesana animata dalla volontà di Mons Vescovo sta elaborando un progetto per offrire alle parrocchie la possibilità di allargare spazi e opportunità di accoglienza nei confronti dei migranti richiedenti asilo. Quale reazione nel presbiterio?
E’ stato detto che non è necessario che tutte le parrocchie aprano una stanza della canonica. E’ possibile accogliere in tanti modi. Caritas Diocesana vuole promuovere nelle parrocchie un’azione educativa di sensibilizzazione sul problema. Aiutando i consigli pastorali ad incontrare i giovani immigrati già accolti e presenti sul nostro territorio, proponendo forme di scambio o di aiuto come l’insegnamento della lingua; offrendo percorsi di volontariato; ecc
Su questa strada abbiamo già delle presenze significative: don Massimo Biancalani e don Alessandro Carmignani hanno già iniziato costituendo una Associazione che accoglie 24 immigrati nelle canoniche di Vicofaro, Ramini e Marliana. A Lizzano nella casa della Diocesi sono accolti circa 40 giovani. Don Paolo Tofani accoglie alcune donne immigrate; L’associazione san Martino de Porres è disponibile a sostenere questo lavoro educativo nelle parrocchie.
6) Sul piano del progetto pastorale ”Dio padre, i poveri, la missione” cosa è stato detto di nuovo? Cosa sono questi I PAD?
Sono i Piani di Attuazione Diocesana. Gli uffici pastorali si rendono disponibili nell’accompagnare le parrocchie che desiderano intraprendere percorsi innovativi per attuare il progetto diocesano. Una grande opportunità che viene offerta alle parrocchie nell’ambito della pastorale giovanile, della pastorale con la famiglie e della catechesi per sostenere le parrocchie e incoraggiarle a mettere in pratica il progetto diocesano.
7) Un po’ come è stato fatto per preparare la Giornata dei Cresimandi offrendo un sussidio e un percorso?
Perfetto: anche in assemblea è stato ribadito che quello che ha fatto l’ufficio catechistico per i cresimandi è stato di grande aiuto per le nostre parrocchie ; allo stesso modo dovremmo lavorare in sinergia fra uffici pastorali e parrocchie nei vari ambiti della pastorale.
8) Ma alla fine cosa è stato concluso di veramente innovativo?
La conclusione è questa: aiutare il presbiterio a fare esperienza di fraternità, di scambio, di confronto, di dialogo. Anche sperimentare la fatica del lavorare insieme è la strada che dobbiamo continuare a percorrere per costruire un vero “ cenacolo del presbiterio”.
Daniela Raspollini