Frosini: L’uomo e il suo desiderio di infinito
Sabato 20 ottobre chiude la terza settimana dei “Linguaggi del divino”, nella sala capitolare del convento di San Francesco alle 17.30, l’intervento di mons. Giordano Frosini, presbitero pistoiese, teologo e fondatore delle settimane teologiche pistoiesi, con un intervento intitolato “Desiderio di infinito tra neopaganesimo e “utopia cristiana”.
Quali sono i bisogni e le attese fondamentali dell’uomo di oggi e di sempre? «La domanda – afferma Frosini – chiama in causa il nostro più profondo mondo interiore, la storia dell’intera umanità, la letteratura più incisiva di sempre, specialmente del nostro tempo. In questa atmosfera sta ritornando felicemente una parola che si diffuse nei primi secoli del cristianesimo per opera dei padri della chiesa sia orientali che occidentali: divinizzazione».
Giordano Frosini (1927) è presbitero della diocesi di Pistoia dal 1950.
Dopo gli studi compiuti in seminario, ha conseguito la laurea in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana e la laurea in teologia presso la Pontificia Università degli studi S. Tommaso d’Aquino.
Nella diocesi di Pistoia è stato rettore del seminario, vicario episcopale e successivamente vicario generale. Ha dato avvio, dagli anni Settanta del Novecento, ad attività di formazione di laici e clero come la Scuola diocesana di teologia, il Centro culturale Jacques Maritain, la Settimana teologica diocesana.
Accanto all’impegno pastorale ha svolto una costante attività di insegnamento e di approfondimento culturale: per circa venticinque anni è stato docente di Teologia sistematica presso lo Studio Teologico Fiorentino, poi Facoltà teologica dell’Italia centrale.
A partire dagli anni Settanta è autore prolificissimo di studi di ricognizione e di divulgazione teologica: una cinquantina di titoli – alcuni tradotti in spagnolo, portoghese, polacco, albanese -, a cui vanno aggiunti gli innumerevoli articoli pubblicati su riviste scientifiche, periodici e giornali fra i quali «Il Regno», «Famiglia Cristiana», «Settimana del clero», e il giornale diocesano di Pistoia «La Vita», di cui è direttore responsabile. Per cinque anni è stato una voce della rubrica «Ascolta si fa sera» su Rai Radio1.
Al primo libro Teologia delle realtà terresti (Marietti 1971) sono seguiti tra gli altri (possiamo qui ricordare solo pochi titoli): La fede e le opere. Le teologie della prassi (San Paolo 1992); Aspettando l’aurora. Saggio di escatologia cristiana (EDB 1994); Una Chiesa possibile (EDB 1995); Chi dite che io sia? Una cristologia per tutti (EDB 1997); Lo Spirito che dà la vita. Una sintesi di pneumatologia (EDB 1998); Incontro al Padre. Una Teo-logia per tutti (EDB 1999); Dio il cosmo l’uomo: exitus-reditus (EDB 2011). Ma la sua penna felice ha ricostruito e presentato anche figure capitali o comunque significative del passato e del presente della Chiesa da Ildegarda di Bingen a Teresa di Lisieux, da John Henry Newman a Pietro Scoppola.
Nel 2008 al suo contributo di studio è stata dedicata la Settimana teologica diocesana: in quella occasione l’allora vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi sottolineava la rilevanza del suo impegno al dibattito che aveva segnato la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II:
«Le sue grandi ricognizioni tematiche sono sempre impreziosite da sguardi rinnovati, guizzi creativi, proposte di soluzione in linea con le tendenze filosofiche contemporanee. I suoi libri hanno, a tutti gli effetti, una collocazione nella storia della teologia postconciliare».
In verità la sua riflessione si inscrive a pieno titolo nella creatività e vitalità della stagione postconciliare. Già in qualche modo consonante con figure che nel Vaticano II avevano viste realizzate le loro attese ecclesiali – tra gli altri Jacques Maritain, Giuseppe Dossetti, David Maria Turoldo, Giorgio La Pira, figure di riferimento nella sua formazione e cultura -, Giordano Frosini ha fatto poi tesoro della lezione dei teologi che di quell’evento erano stati partecipi personalmente o idealmente: Marie-Dominique Chenu, Yves Congar, Hans Urs von Balthasar, Henri De Lubac, Bernhard Häring, sono nomi citatissimi nei suoi testi che elaborano e divulgano un volto nuovo di cristianesimo e di Chiesa.
Una Chiesa «mistero», «comunione», «missione», nell’ottica della Lumen Gentium; che non esiste per se stessa ma per una evangelizzazione che si traduca in un servizio all’uomo nella sua totalità, in opposizione a qualsiasi forma di schiavitù, spirituale-interiore e sociale-storica. La Chiesa è per Frosini depositaria di una «memoria pericolosa e liberatrice-redentiva dell’umanità […] coscienza critica dell’umanità durante tutto il suo percorso storico, capace di atteggiamento critico grazie al suo cammino escatologico» (Una Chiesa possibile, p. 199).
Una Chiesa pienamente compagna dell’umanità nella sua storia e insieme custode e nutrice del suo «desiderio di infinito», come recita il titolo di un altro suo libro (cfr. Desiderio di infinito. Il cristianesimo e le aspirazioni dell’uomo, EDB, 2001). Un titolo suggestivo, opportunamente ripreso anche nel contributo che gli è stato chiesto per i Linguaggi del divino 2018: «Desiderio di infinito tra neopaganesimo e “utopia cristiana”».
Mariangela Maraviglia