Giovani in cerca di annunciatori credibili
Daniele Masciotra è animatore dell’oratorio parrocchiale di Oste (Montemurlo). Da anni è impegnato in parrocchia nella Caritas e nella catechesi. A lui abbiamo rivolto alcune domande sulla realtà giovanile.
Quali sono, a tuo avviso, le problematiche più diffuse legate al mondo dei giovani?
Il mondo giovanile è una realtà molto importante sulla quale le comunità civili e religiose, a mio avviso, devono investire sempre di più cercando di collaborare insieme per garantire una crescita ed una formazione adeguate alle nuove generazioni.
Spesso, purtroppo, i giovani di oggi sono sfiduciati nei confronti del loro avvenire, oppure vivono alla giornata senza nutrire sogni e progetti per il futuro.
È proprio vero, in riferimento ad un recente libro dedicato ai giovani, che..”piccoli atei crescono”?
Dal punto di vista spirituale, la sempre più scarsa frequenza al catechismo e ai gruppi giovanili, e la scelta di non seguire più l’ora di religione a scuola, è indice di come la componente religiosa nei giovani sia sempre meno diffusa. In questo ritengo che un ruolo fondamentale lo ricopra la famiglia che dovrebbe incoraggiare i ragazzi a fare esperienza di fede nei gruppi parrocchiali; invece spesso ci troviamo davanti ragazzi che vivono disagi, fragilità, rabbia perché spesso sono le prime vittime di situazioni familiari difficili, di emarginazione fra gli amici e a scuola…
Che cosa hai imparato dopo tanti anni di attività oratoriale in parrocchia?
Nella mia ventennale esperienza con i giovani in parrocchia, sia nei gruppi giovanili, che nell’attività oratoriale durante l’estate, ho imparato quanto siano importanti la presenza di figure che stiano con loro; i giovani hanno bisogno di modelli concreti e non virtuali, hanno bisogno di scoprire che al giorno d’oggi il reale è più bello del virtuale, hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro anche al di fuori della famiglia e della scuola; e questo spesso nelle parrocchie è possibile grazie alla presenza di educatori, animatori, catechisti che dedicano con generosità ed amore il proprio tempo al servizio dei ragazzi, mettendosi in gioco per loro, talvolta anche arrabbiandosi o correndo il rischi di essere defusi, ma senza smettere mai di amarli. I giovani hanno bisogno di esempi sani, di punti di riferimento. È importante saperli ascoltare, senza banalizzare i loro problemi, ma aiutarli a vedere la vita da più punti di vista. I giovani hanno bisogno di incontrare Gesù, di conoscerlo, di farne esperienza, di saperlo riconoscere nella vita quotidiana.
Ci sono delle figure alle quali oggi i giovani possano far riferimento?
La società di oggi spesso presenta ai ragazzi figure di riferimento non sempre positive; io negli ultimi tempi ne ho conosciuta una, ed è il servo di Dio Carlo Acutis, un giovane morto nel 2007 a 15 anni che nella sua breve vita ha saputo essere un testimone di Gesù per tutti coloro che lo hanno conosciuto, pur vivendo la vita di un normale ragazzo del suo tempo. L’eredita spirituale che il giovane Carlo ha lasciato, ne fa tutt’oggi un modello da seguire per giovani ed adulti. Per Carlo Acutis è già iniziato il processo di beatificazione. Inoltre voglio suggerire anche la figura di don Bosco che è sicuramente una di quelle da cui gli animatori di oggi possono attingere per vivere il loro servizio nei confronti dei giovani.
Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?
Stare con i giovani è una scuola che non finisce mai; non si smette mai di imparare e di ricevere; richiedono tanta energia, la capacità di aggiornarti sempre per parlare con i loro linguaggi, ma sanno anche darti tanto.
Secondo me, l’importante è seminare; non è detto che saremo noi a raccogliere i frutti, ma l’importante è continuare a seminare.
Preghiamo affinchè il prossimo sinodo dei giovani sia una buona occasione guidarci come Chiesa nel dialogo con le nuove generazioni, e ci renda credibili annunciatori e testimoni della Buona Novella.
Daniela Raspollini