È giunta al termine la seconda edizione dei linguaggi del divino, intitolata quest’anno “Rinascere dall’alto”. Un arco di incontri dedicati alla spiritualità nel desiderio di recuperare i contenuti chiave della spiritualità cristiana. Una spiritualità in dialogo con l’uomo contemporaneo, che si innerva nelle tensioni e nei luoghi “originari” dell’esperienza umana: la domanda di senso e il senso del tempo, la solitudine, il silenzio, la morte, il senso della liturgia e del rito, l’esperienza dello Spirito.
Ci preme esprimere almeno alcune considerazioni generali sull’andamento degli incontri. In primo luogo la risposta da parte del pubblico, che è stato vario e generalmente consistente. Accanto ad una platea più affezionata e abituale si sono aggiunte presenze esterne e nuove richiamate dai singoli relatori. In secondo luogo è stato bello rintracciare attraverso i diversi interventi una continuità significativa, non soltanto conseguenza della pertinenza al tema generale, ma anche per una generale “sintonia” accompagnata dalla sensibilità per una proposta non riservata agli “addetti ai lavori” bensì aperta e in dialogo con un pubblico vario. Infine attraversare la città in alcuni dei suoi luoghi più belli e carichi di storia come il Battistero, il convento di San Domenico, la chiesa e convento di San Francesco, ci sembra che abbia aiutato a sentirsi “in uscita”, se non altro “in movimento”, dentro e per la città, in spazi che, perduta la storica presenza di vita religiosa, chiedono di non disperdere o dimenticare la propria storia.
A conclusione di questa lunga e bella avventura, è doveroso ringraziare quanti si sono impegnati a realizzare gli eventi accanto all’Ufficio comunicazioni sociali e cultura e all’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro, in primo luogo la Curia diocesana, i volontari che hanno contribuito all’allestimento e alla gestione degli incontri, l’opera Spatha Crux, i padri Betharramiti di San Francesco, i Padri Domenicani e in particolare il padre provinciale Aldo Tarquini, il capitolo della Cattedrale, i seminaristi, Mariagela Montanari per le foto, Lorenzo Marianeschi per i filmati, Daniel Giusti per le riprese video. Un sentito ringraziamento per il contributo offerto da CONAD e per le piante ornamentali messe a disposizione da MATI piante.
Ricordiamo che tutti gli interventi sono disponibili online sul canale youtube diocesano
Di seguito proponiamo un piccolo itinerario attraverso gli interventi per ripercorrere la ricchezza che ci è stata consegnata.
Bernardo Gianni
Ha aperto la rassegna padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte giovedì 5 ottobre nel battistero di San Giovanni in Corte. Padre Bernardo, monaco olivetano molto noto a Firenze e dintorni, si distingue per la capacità di dialogare con vicini e lontani così come con l’arte e la letteratura. Il relatore ha infatti proposto una riflessione molto suggestiva, carica di echi letterari indicando il cielo, -nel segno del titolo della rassegna- come un «grembo di rinascita». È ancora possibile -si domandava- rinascere dall’alto laddove la contemporaneità avverte «la sterilità del cielo»? Una sterilità che è conseguenza di un uomo che si sente gettato nell’esistenza da una forza inafferrabile e disordinata. Anche l’incredulo, o l’inquieto Nicodemo di oggi, tuttavia può sentirsi collocato in una realtà più “grande”. «Noi tutti non siamo solo terrestri», «noi nati, noi forse ritornati, portiamo dentro una mancanza e ogni voce ha dentro una voce sepolta, un lamentoso calco di suono». Sono i versi di Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951-) che padre Bernardo Gianni ha rilanciato nello spazio cavo e aperto del Battistero di Pistoia, quasi un grembo in cui posare e far crescere l’eco delle sue suggestioni.
La serata è stata accompagnata, quasi una traduzione visiva di una traiettoria spirituale, dalle foto in bianco e nero di Mariangela Montanari, originaria di Roma, abitante a Pistoia, oblata benedettina a San Miniato al Monte, cui ha dedicato il suo libro fotografico «Ubi amor, ibi oculus» (Polistampa, 2018).
Guidalberto Bormolini
Guidalberto Bormolini, monaco della comunità “i ricostruttori della preghiera”, ha proposto una riflessione sulla morte molto forte e coinvolgente. Il suo procedere ha preso spunto da una contemporaneità sempre più infastidita dalla morte, che tende drammaticamente a rimuovere o negare. Dall’indagine del reale padre Bormolini passa alla sapienza dei padri della Chiesa, ma anche ai frutti di un costante e personale lavorìo spirituale con cui ha scosso l’uditorio. D’altra parte la preparazione alla morte, ha ricordato Bormolini, è sempre stata presente nella storia millenaria dell’uomo sia attraverso l’orizzonte filosofico che quello religioso. Morte da pensare e ri-pensare, dunque, come compimento della vita, apertura ad un oltre, porta della vita. Rinascere dall’alto – concludeva Bormolini – per il pensiero cristiano significa entrare pienamente dentro questo oltre, per diventare, qui, ora, corpo di luce, di fuoco divino. È il cammino di divinizzazione che la trazione cristiana propone all’uomo stretto nella finitezza del suo essere.
Antonella Lumini
Antonella Lumini, eremita metropolitana di Firenze ha raccontato, con l’aiuto di Paolo Rodari, giovane vaticanista di Repubblica, la sua esperienza spirituale condotta, dopo un tempo di lontananza dalla fede, attraverso lunghi anni di ricerca. Un’esperienza che ha registrato una prima svolta in un momento luminoso di percezione “altra” di sé e delle cose create avvenuto sul nostro appennino pistoiese. Di lì in poi Antonella ha scoperto e percorso una via di solitudine e silenzio, pur dentro la vita “normale” di archivista della Biblioteca Centrale di Firenze. Il silenzio e il raccoglimento, li vive infatti nella sua casa, o meglio, in una stanza della sua abitazione di Porta Romana che, secondo la tradizione ortodossa, ha trasformato in pustinia, eremitaggio casalingo che ha anche il significato di “deserto”. Un deserto che ha sperimentato come luogo di ascolto e accoglienza dello Spirito. Lascia stupiti il modo semplice e dimesso di raccontare la sua vicenda e che segue un’urgenza dello Spirito emersa soltanto dopo venti anni di preghiera e ascolto.
L’incontro con Antonella Lumini è stato seguito dal documentario “Voci dal Silenzio”, un affresco sull’esperienza eremitica in Italia realizzato da due giovani registi, Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. Un’esperienza visiva che incanta e porta lontano (o forse molto a fondo dentro di sé) nelle diverse esperienze di solitudine e contatto con la natura dove, pur nelle diverse sensibilità religiose e nei diversi stili di vita, emerge un contatto con le sorgenti originarie dell’essere.
Ermes Ronchi
Gli incontri dei Linguaggi del divino hanno poi proposto la riflessione di Ermes Ronchi, biblista molto apprezzato e anche noto volto della televisione per i suoi commenti al Vangelo. Padre Ronchi ci ha raccontato un Gesù in dialogo, sempre teso e interrogare e far interrogare l’uomo perché rintracci dentro di sé le attese del cuore, i quesiti di senso, i sogni profondi. «Ma cosa vive in te? Cosa muove la tua vita?»; il Gesù dei Vangeli – ha affermato Ronchi – «entra attraverso domande, più che attraverso proposizioni assertive». «Quali domande fanno vivere?», chiedeva padre Ronchi. «Le buone domande sono quelle del cuore» e «la domanda prima è: ma io sono contento? Mi piace la mia vita?». Ronchi ha tracciato l’umile via della domanda che attraversa i Vangeli e in particolare il Vangelo di Giovanni dall’inizio («Che cosa cercate?», Gv 1,38) alla fine («Mi vuoi bene?», Gv 21,17). Una via che rivela tutta l’arte dell’incontro propria di Gesù e mostra un volto di Dio che è forse un po’ diverso da come ce lo siamo sempre immaginati.
Andrea Monda
Andrea Monda, docente di religione cattolica presso i licei di Roma, scrittore e appassionato di letteratura e cinema ha raccontato la propria esperienza a contatto con gli adolescenti. Uno sguardo interessante sulla realtòà giovanile di oggi, che invita e non generalizzare, a uscire dalle categorie sociologiche per entrare nell’ascolto, offrire un tempo di disponibilità in cui è il racconto, anche della propria esistenza, che suscita interesse, coinvolge e apre al dialogo. Il mestiere del docente di religione – appuntava Monda- si configura sempre più come uno “sport estremo” in cui la prima difficoltà è superare e riagganciare un linguaggio laddove si sono perse le parole chiave del vocabolario cristiano o “spirituale”. Eppure, ricordava «in un’ora di lezione può cambiare la tua vita ..se accade un incontro», una realtà imprevista, incontrollabile, che chiede di essere «disarmati» e disponibili.
Gaetano Piccolo
Padre Gaetano Piccolo, con chiarezza di pensiero e una grande vivacità simpaticamente partenopea, ha offerto una sintesi sul discernimento a partire dalla tradizione gesuitica. Discernere – ha ricordato Piccolo – non fa primariamente rima con “scegliere”, ma con la capacità di rintracciare senso nelle vicende della propria esistenza. Piccolo, che è gesuita e docente di metafisica presso la Pontificia Università Gregoriana, ha ripresentato il vocabolario chiave del discernimento, segnato la differenza tra emozioni, sentimenti, pensieri per far comprendere l’importanza di prestare attenzione ..alla vita e di restare in ascolto della Parola di Dio. È impossibile, infatti, – ha ricordato Piccolo – che la Parola di Dio non ti faccia sentire niente. Domandati allora: «che cos’è che non vuoi sentire?». Tante le indicazioni –anche pratiche- per vivere il discernimento che Piccolo ha riassunto in un libretto di grande successo dal titolo emblematico: «Testa o cuore?. L’arte del discernimento».
Goffredo Boselli
Goffredo Boselli, monaco di Bose e liturgista, ha proposto la sua riflessione sulla relazione tra umanità e liturgia. Parlare di umanità in rapporto alla liturgia è possibile perché Dio stesso si è fatto uomo. Per cui occorre recuperare ciò che unisce la forma della rivelazione alla forma della celebrazione. La riforma del Vaticano II ha cercato di venire incontro a questa esigenza, proponendo forme rituali che non si allontanano dalle forme abituali della vita. «Se eliminiamo ciò che è più umano – ricordava Boselli – si toglie ciò che è più divino». La liturgia è in continuità con la forma della rivelazione ed è chiamata a essere Vangelo celebrato. «Solo una liturgia umana – ammoniva Boselli – sa centrare il centro della vita umana. Se non capiamo la vita non capiamo Dio». Boselli ha infine evidenziato un ultimo punto cruciale, cioè «l’umanità sofferente come criterio ultimo della liturgia». La liturgia, cioè, non può essere sottrazione o alienazione dal mondo e dall’umanità sofferente. La liturgia autentica può invece farci «crescere in umanità»: la «liturgia è una risorsa di umanità».
Basilio Petrà
Mons. Basilio Petrà, preside della facoltà Teologica dell’Italia Centrale, ha proposto una profonda riflessione sul tema “Che cos’è la vita nello Spirito?”. Uno Spirito con la S maiuscola, perché Spirito Santo. Un Spirito che non mortifica o diminuisce l’uomo, ma lo rende capace di essere se stesso. Lo Spirito ricevuto nel Battesimo – ricordava Petrà- ci introduce in una vita nuova e ci pone in una relazione differente con il mondo, ormai mediata dallo Spirito, che ci accoglie come un grembo materno dal quale imparare a percepire, conoscere e riconoscere. Lo Spirito, ricordava Petrà sulla scorta della tradizione orientale a lui particolarmente cara, ci rende icone viventi di Cristo: «è Lui il grande iconografo». La vita nello Spirito è un’esperienza che tutti i battezzati possono sperimentare. Petrà non ha mancato, dietro un fuoco di fila di domande da parte del pubblico, di evidenziare come un criterio per comprendere se davverso si vive nello Spirito è interrogarci se siamo capaci di amare i propri nemici. Una proposta esigente, ma concreta, con cui misurare l’azione dello Spirito che ci rende più umani.
Giordano Frosini
La conclusione degli incontri è stata affidata a Mons. Giordano Frosini, “padre” delle settimane teologiche pistoiesi e animatore culturale della nostra diocesi. Gli acciacchi dell’età non hanno spento la passione per la curiosità intellettuale, né la pungente capacità di mettere in crisi pensieri “addomesticati”, conformismi e apatie culturali. Il suo intervento è stato l’occasione per riascoltare la vivace proposta di una teologica fondamentale, capace di interpellare ogni uomo, credente o meno, che pure abbia il coraggio e la passione di interrogarsi e ragionare sui grandi temi che toccano l’uomo di ogni tempo: perché l’essere e non il nulla? Come leggere i Vangeli? Quali sono i bisogni e le attese fondamentali dell’uomo di oggi e di sempre? L’uomo nutre ancora “desiderio di infinito?”.
Giovannini, Letta, Santoro
Un ultimo appuntamento, a cura dell’Ufficio diocesano pastorale e sociale del Lavoro ha visto una tavola rotonda sui temi dell’impegno civile e politico, dell’economia e del lavoro che ha riscosso una notevole partecipazione da parte di numerosissime persone. La tavola rotonda, moderata dal giornalista Marco Damilano, direttore dell’Espresso, ha visto come protagonisti mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, delegato dalla Confenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e del Lavoro, Enrico Letta, economista ed ex premier, Enrico Giovannini, economista ex presidente dell’Istat, fondatore dell’ASVIS (Agenzia per lo sviluppo sostenibile).
ugo feraci