Il messaggio del vescovo per la Santa Pasqua
Ancora dentro la pandemia è il momento di stringere i denti e guardare ai piccoli segni di speranza che cogliamo nelle piccole cose. Un ricordo commosso di chi non ce l’ha fatta e attenzione alle famiglie, le più colpite dalla pandemia.
PISTOIA – Quest’anno vorrei rivolgere il mio saluto pasquale innanzitutto a chi in un modo o nell’altro è stato colpito da questo virus dal quale cerchiamo di difenderci ormai da molto tempo. A chi è negli ospedali o a casa, in isolamento. Come a tutti quelli che sentono il peso davvero grande di una crisi economica che mette a dura prova la vita familiare. Voglio mettere nel conto anche i familiari, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, della protezione civile e del volontariato; tutti quelli cioè che in un modo o nell’altro sono impegnati nel prendersi cura degli altri; non ultimi coloro che hanno la responsabilità diretta della cosa pubblica e sono chiamati a scelte difficili per il bene comune. Ho nel cuore particolarmente chi è più fragile o solo, confuso e incerto, smarrito dentro questa estenuante pandemia. Non so se a costoro arriverà il mio saluto. Penso però che seppur per vie misteriose, il mio saluto arriverà, perchè è un saluto fatto preghiera e invocazione al Dio di ogni misericordia. Una preghiera nella quale metto dentro pure tutte le vittime del Covid perché abbiano pace nel Regno eterno dei cieli.
Davvero sembra che non riusciamo ad uscirne da questa pandemia. È una dura lotta che ci ha visto altalenare tra speranza e delusione. Nei nostri territori poi, viviamo costrizioni che finiscono per demoralizzarci mentre la crisi avanza. Economica, sociale, psicologica, morale. E penso anche a quanto e come peserà tutto questo sulle nuove generazioni.
Ciononostante, non riesco ad esser pessimista. Io vedo comunque sorgere qua e là risorse impensabili, slanci di generosità, tanta voglia di vivere, capacità di adattamento e di superare le difficoltà, desiderio di cambiare in meglio il mondo. Sono segnali che un uomo di speranza come me coglie, anche perché sa bene che Dio non ha abbandonato le sue creature.
E allora mi viene da dire: non lasciamoci cadere le braccia! Stringiamo ancora i denti. Non arrendiamoci! Dobbiamo affrontare molte limitazioni e ristrettezze e certamente la via è ancora lunga e può anche scoraggiarci. Non è però il momento di fermarsi. Anzi, tutto il contrario, è il momento di lottare con più decisione. La luce che viene da Colui che è risorto dai morti illumina anche le tenebre più fitte. Nonostante il freddo pungente dei giorni passati, le rondini sono tornate a volteggiare nei nostri cieli e la forza della primavera niente la può fermare, con i raggi di un sole fattosi caldo e luminoso. Allora avanti, prendendo con decisione la strada della solidarietà, della fraternità; la strada del prendersi cura con amore l’uno dell’altro, del cambiare in meglio la società. Chi ha responsabilità di governo faccia il massimo e di più. Tutti però diamoci da fare per sostenerci a vicenda. Questa è la via della luce e della speranza anche per il futuro. È la via che Gesù, morto e risorto ci indica: possiamo davvero risorgere con Lui a vita nuova.