Concluso l’itinerario formativo per catechisti proposto dall’ufficio catechistico diocesano
Le stagioni degli uomini, non coincidono temporalmente con quelle atmosferiche e nemmeno con quelle anagrafiche. All’improvviso accade qualcosa che sovverte l’ordine consueto della logica delle azioni umane, stupisce e destabilizza. Fu così anche per Simone (Lc 5,5-6) che stanco dopo aver faticato tutta la notte e non aver pescato niente, sceglie di rinunciare all’evidenza dei fatti e dice: «sulla tua Parola getterò le reti»
Da tempo nella Diocesi si avvertiva la necessità di “fare comunità” intorno alla catechesi, di “ri-scoprire” il nostro essere catechisti al servizio della Parola di Dio, di essere capaci di fare gruppo e trovare la nostra bellezza nella diversità dei talenti di ciascuno. Traghettare cioè la catechesi da una dimensione parrocchiale in cui le difficoltà ma anche le esperienze positive sono condivise fra pochi, ad una più ampia, diocesana.
In questo contesto la proposta dell’Ufficio Catechistico Diocesano di un breve itinerario formativo rivolta a tutti i catechisti, prima dell’inizio delle loro attività, è stato un’ottima opportunità di crescita e confronto.
Sono stati tre incontri densamente partecipati in cui fin dall’inizio è apparso chiaro a tutti che fare esperienza di comunità è fare esperienza di Dio. Abbiamo provato il piacere di stare insieme di riconoscere la nostra vocazione nelle parole dell’altro. Se questa è stata l’emozione che per tre sere ci ha portati fuori dalle nostre case, i temi affrontati con grande competenza da Suor Giovanna e don Cristiano sono stati motivo di profonda riflessione.
Il primo, “Essere catechisti oggi” ovvero non fare il catechista ma essere catechista ovvero il megafono della parola di Dio, il testimone di un amore straordinario. Questo ci interroga su quale sia il nostro dialogo con Dio, sulla natura della nostra vocazione che dovrebbe essere per i ragazzi che ci sono affidati un laboratorio di pro-vocazione significativa.
Successivamente “La Parola di Dio al centro della catechesi”. Ascolto della Parola di Dio non vuol dire prescindere dal tempo dell’ascolto rispettoso dell’altro, anzi si parte da questo per rileggere gli eventi secondo il pensiero di Dio, come è accaduto ai discepoli di Emmaus. Se il Vangelo parla all’umanità, massima dovrà essere la cura dei sentimenti, delle emozioni, massima la capacità di «far ardere i cuori» durante gli incontri di catechesi. L’incontro con il Signore cambia la vita, ma la vita cambia quando cambiano i sentimenti ed il dolore diventa speranza. Non possiamo testimoniare ciò di cui per primi non si è fatto esperienza personale.
Infine l’ultimo: “L’incontro di catechismo settimanale” dove si è trattato della condivisione di un progetto catechistico per cui la programmazione è a servizio della collaborazione e della comunione.
Grazie a questo progetto unitario di catechesi è possibile fare alle famiglie una proposta chiara ed educare la loro richiesta di servizio. Non si tratta di offrire alle famiglie un’altra agenzia di servizi come sport, musica o lingue straniere, tutte declinate sul modello scolastico, ma piuttosto presentare esperienze significative, anche di gioco, dove la diversità è far comunità e con la vita e nella vita possiamo presentare Gesù ai più piccoli. La famiglia è il grande alleato da non trascurare, che seppure distante continua a chiedere i Sacramenti per i figli.
Cosa ci siamo portati a casa, i famosi take home message:
1- Familiarizzare con la Parola di Dio, non dare niente per scontato, leggere meditare e pregare le Scritture. Ricalibrare il nostro tempo di catechisti e entrare nella “consuetudine di Dio”. Questo vale per la nostra vita e per gli incontri con i nostri ragazzi dai quali non possiamo escludere l’ascolto della Parola.
2- La speranza che anche in un contesto sociale difficile, di famiglie allargate, di relazioni fluide, annunciare Cristo è colmare la vita di nuovo splendore anche nelle prove e la nostra forza è essere comunità con al centro Dio.
Si dice che la forza di una catena si misura dall’anello più debole, ebbene siamo tutti anelli fragili che hanno bisogno di stare insieme, pertanto questa esperienza di formazione seppur breve non dovrebbe terminare.
È necessario infatti coltivare con costanza l’arte dell’accompagnamento perché come ci ricorda Papa Francesco spesso il volto del Vangelo e della Chiesa che i ragazzi e le famiglie ricorderanno sarà quello della catechesi.
Patrizia Beacci, catechista