IL VESCOVO TARDELLI INCONTRA LA STAMPA
Torna l’ormai tradizionale appuntamento del vescovo con la stampa locale. Mons. Tardelli consegna ai giornalisti il messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Comunicazioni Sociali 2018.
Il Vescovo Tardelli ha incontrato i giornalisti in occasione della pubblicazione del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni sociali 2018. La celebrazione della giornata cade tradizionalmente per la solennità dell’Ascensione giovedì 10 maggio, tuttavia è ormai consolidata da tempo l’abitudine di un incontro tra la stampa e il vescovo nel giorno, o in prossimità, della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Per l’occasione il vescovo ha presentato la ‘squadra’ comunicativa della Diocesi (Ufficio Comunicazioni sociali, Addetto stampa, collaboratori del settimanale diocesano “La Vita”) e si è anche reso disponibile alle domande dei presenti spaziando su alcuni dei suoi principali impegni: la riorganizzazione delle parrocchie e la visita pastorale in corso, che lo occuperà fino a buona parte del 2019.
Non è mancato un riferimento agli eventi proposti nel 2017 dalla Diocesi per l’anno della capitale della Cultura, alcuni dei quali, come la mostra della Visitazione, si protrarranno e avranno sviluppi ulteriori nel corso dell’anno.
È stata soprattutto l’occasione per presentare alla stampa locale il messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni Sociali: «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace».
Al centro del messaggio, ha precisato il vescovo ai giornalisti, «c’è il rapporto di ciascuno di noi con la verità. E la verità è qui presentata in rapporto alla vita concreta delle persone. Verità come rispetto delle persone perché non diventino mai mezzi o strumenti. Rispetto -in un messaggio che si rivolge a tutti i giornalisti- anche di Gesù stesso, che si è presentato come la Verità in persona». Tutti abbiamo ormai sentito parlare di fake news, cioè di quelle ‘false notizie’ che circolano prevalentemente, ma non esclusivamente, sul web, ma per chi volesse saperne di più il messaggio offre anche una definizione: «informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti e mirate a ingannare e persino a manipolare il lettore».
Non si tratta dunque di scarsa informazione, ma di una vera e propria manipolazione della realtà. Il testo, infatti, aggiunge il vescovo, presenta «il problema della menzogna facendo riferimento al ‘serpente antico’. È centrale nel testo, infatti, l’episodio biblico che racconta la prima ‘fake news’, cioè Genesi 3,1-15 dove si descrive la menzogna del serpente che mente ai progenitori e li seduce». ‘Capziosa’ e ‘mimetica’ la natura delle fake news segue la ‘logica del serpente’, non quella della verità «che attrae e non seduce, perché la seduzione è spesso arte menzognera».
«È un meccanismo – continua Tardelli – che si ripresenta in una società in cui ci si inganna spesso e volentieri». Se le bugie le abbiamo relegate all’infanzia e, pure dalle nostre parti, ci abbiamo dedicato un festival, il problema è la menzogna: «cosa c’è dietro una fake news? Sete di potere, di successo, manipolazione».
«Un’informazione sbagliata – precisa il vescovo citando il Papa – non è mai innocua. Produce sempre conseguenze nefaste. Oggi i new media sono lame taglienti con cui è assai facile ferire. Il papa richiama tutti alla responsabilità. Siamo cercatori di verità oppure la verità non ci interessa? Il problema del rapporto personale della verità è incisivo e diventa appello all’educazione, invito al discernimento; suggerisce -secondo una bella espressione di Papa Francesco- di “lasciarsi purificare dalla verità”».
Di fronte al dilagare delle fake news e della menzogna, che pure chiedono responsabilità e una regolamentazione legislativa, il papa ricorda che «il miglior antidoto contro le falsità non sono le strategie ma le persone. Persone che libere dalla bramosia sono pronte all’ascolto alla fatica di un dialogo sincero».
Il giornalista è ‘custode’ delle notizie. Una ‘custodia’ che diventa vocazione e missione, come insegna la ‘custodia’ di Giuseppe nei confronti di Gesù. «Il giornalista ha il compito – e il vescovo ripete con particolare attenzione l’invito di papa Francesco-, nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop, di ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone».
Un’attenzione che conduce ad un ‘giornalismo di pace’, cioè non a un giornalismo annacquato e buonista, piuttosto a un «giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale».
(redazione)