Una giornata da celebrare “una volta per tutto l’anno” dedicata alla Sacra Scrittura
«Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario, sia dedicata alla celebrazione, riflessione divulgazione della Parola di Dio». Con queste parole Papa Francesco ha istituito una giornata annuale dedicata alla Parola di Dio che celebreremo domenica 26 Gennaio. In questa occasione tutte le realtà ecclesiali sono chiamate a evidenziare l’importanza della Parola di Dio che, come ricorda il Papa, «rivela il senso del mistero pasquale», tiene viva l’identità cristiana ed ecclesiale, aiuta a decifrare l’azione di Dio nella chiesa e nel mondo; produce unità tra le chiese e nella chiesa; aiuta a capire il senso degli eventi; fa conoscere Cristo; genera la fede; rende possibile «il riconoscimento tra le persone che si appartengono» nella Chiesa.
Ma perché dedicare una giornata alla Parola di Dio? Evidentemente perché nella vita dei singoli credenti come in quella delle comunità cristiane la Parola di Dio non è ancora sufficientemente conosciuta, pregata, praticata.
Rimettere al centro della vita spirituale ed ecclesiale la Parola di Dio significa ricordare che il primato nella vita di fede spetta a Dio. Dio ci parla! È Lui che prende l’iniziativa. Eppure questa consapevolezza, pur ben attestata nella liturgia come nel magistero, non è sufficientemente presente nella vita dei cristiani.
Se non c’è coscienza che Dio ci parla la fede rischia di diventare ripetizione di formule, celebrazione di qualche cerimonia, affermazione di qualche valore, ma non è un’esperienza spirituale. E se non la fede non è Spirito, non è vita, non avrà la forza per cambiare noi e il mondo. Riconoscere la voce di Dio ha a che fare con tutti quegli atteggiamenti umani che permettono l’ascolto, il dialogo, la relazione. In questo le sacre Scritture svolgono un ruolo fondamentale: esse ci fanno conoscere chi era e cosa diceva Cristo, che spesso non è quello che noi pensiamo di Lui. Quanti cristiani hanno letto un vangelo dall’inizio alla fine? Ma non è solo un problema di conoscenza, perché si tratta di imparare a riconoscere nelle sacre Scritture la voce di Dio, il messaggio che illumina la nostra vita, che ci indica la strada, che aiuta a diventare giusti e capaci di amare.
È questo che avviene quando si annuncia, si prega e si medita la Parola di Dio nelle sacre Scritture. Questo compito di mediazione è uno dei ruoli fondamentali della Chiesa e uno degli aspetti della nuova evangelizzazione su cui oggi si deve maggiormente riflettere anche in vista del prossimo Sinodo diocesano che celebreremo nel 2021.
Quando viene annunciata la Parola non c’è esperienza più sconvolgente e feconda di accorgersi che in quella Parola si parla di noi; e allora, come a Natanaele, come alla Samaritana, come ai discepoli di Emmaus, si aprono gli occhi, si dilata il cuore nella gioia, ci si apre alla speranza e all’amore di Dio, si diventa testimoni di Lui.
Ben venga la giornata della Parola di Dio che il Papa ci invita a celebrare non una volta all’anno, ma «una volta per tutto l’anno». E per far questo ci suggerisce concretamente di intronizzare la Parola di Dio nella celebrazione domenicale, di regalare una bibbia o un vangelo ai fedeli, di curare sempre l’omelia e la predicazione della Parola, di introdurre alla lectio divina. Sono suggerimenti che dobbiamo recepire perché, come ci ricorda il Papa citando san Efrem il Siro, Dio «ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla».
don Cristiano D’Angelo