La storia e il culto di San Giuseppe

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Accanto a Maria Vergine è umile e silenziosa figura che accompagna e protegge Gesù e la Chiesa Anche in diocesi non mancano tracce del suo premuroso patrocinio

Venerdì 19 marzo, per la solennità di San Giuseppe il vescovo Tardelli celebrerà alle ore 18 la santa Messa in Cattedrale. La messa sarà offerta in suffragio di don Italo Taddei, a un mese di distanza dalla sua morte.

di Maria Valbonesi

L’8 dicembre 1870 – circa tre mesi dopo la breccia di Porta Pia – Pio IX proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica, fissandone al 19 di marzo la solenne ricorrenza festiva. In uno dei momenti più critici della sua storia, la custodia della Chiesa veniva così affidata a colui che era stato il paterno custode di Gesù – per quanto tempo è impossibile dire, certo fin dopo il dodicesimo anno di età. Infatti i Vangeli sinottici ricordano per l’ultima volta Giuseppe nelle parole che Maria rivolge a Gesù dopo averlo finalmente ritrovato a Gerusalemme fra i dottori del Tempio: «Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, stando in gran pena».

«Tuo padre ed io»: sembrano una cosa sola, mentre invece sono separati dall’abisso del più profondo mistero – l’Incarnazione del Verbo – e tuttavia legati insieme alla custodia del Verbo Incarnato. Ma è possibile per Giuseppe vivere in una simile contraddizione? È possibile, perché Giuseppe «era un uomo giusto», che quando seppe che la sua promessa sposa aspettava un bambino, non volendo «esporla a infamia, decise di licenziarla segretamente»; e, proprio perché giusto, era anche un uomo capace di sognare i sogni di Dio, in seguito ai quali prima «prese con sé la sua sposa», poi «prese di notte il bambino e sua madre e fuggì in Egitto», infine, dopo la morte di Erode, li ricondusse in Israele – sempre senza far parte del loro mistero eppure essendo ad esso indispensabile. Così procedette sul filo impercettibile dove esclusione e presenza coincidevano senza toccarsi; e così, santo nella sua “giustizia”, lo troviamo raffigurato infinite volte insieme a Maria e Gesù: perché la Madre può stare sola col Figlio – ma senza Giuseppe non ci sarebbe la Famiglia, che è simbolo e modello di tutte le famiglie cristiane.

Ora poi, davanti alla minaccia di tante forze – e debolezze – disgregatrici, esterne e interne, si carica di significato il fatto che alla festa di San Giuseppe sia stata associata quella non del Padre – che è un Altro – ma del Babbo. E in questo senso familiarmente paterno san Giuseppe è stato anche proclamato patrono, dal granduca Cosimo III, della Toscana; da Leone XIII e da Pio XII, dei lavoratori; e da Francesco di questo 2021, perché «il mondo ha bisogno di padri».

Quanto si è detto finora a proposito della iconografia di san Giuseppe non toglie che se ne trovino immagini singole e che ci siano chiese e oratori, Ordini e Opere (come le suore giuseppine o la Pia Unione del Transito di san Giuseppe) a lui intitolati e miracoli a lui attribuiti. Per esempio, agli inizi dell’ 800, mentre tutti i monasteri di clausura della montagna pistoiese venivano – per la seconda volta, dopo Scipione de’ Ricci – arbitrariamente soppressi dal governo napoleonico, di fronte a questa sacrilega violenza le monache di Lizzano presentarono una formale richiesta di soccorso, firmata da ciascuna di loro, alla miracolosa immagine di san Giuseppe che tenevano in chiesa. Ed è comunque un fatto che, senza alcun motivo apparente, fra tutte le monache della montagna soltanto a quelle di Lizzano il governo napoleonico permise di restare nella clausura del loro monastero.

(dal settimanale diocesano La Vita, del 14/03/2021)

 

Per vivere l’anno santo dedicato a San Giuseppe

Fino all’8 dicembre 2021, grazie allo speciale Anno di San Giuseppe indetto da Papa Francesco, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria.
Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le consuete condizioni richieste per lucrare l’indulgenza, in vista della quale la Penitenzieria apostolica – nel decreto che accompagna la lettera apostolica “Patris Corde” – ha disposto modalità precise.

Si concede l’indulgenza plenaria, nel dettaglio:

  • a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
  • a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale;
  • a quanti reciteranno il Rosario, nelle famiglie e tra fidanzati;
  • a “chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso”;
  • ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, “a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione”. (fonte Sir)