Una sintesi degli interventi dell’assemblea di giovedì 14 marzo
L’Assemblea di giovedì 14 marzo ha offerto una prima occasione per riflettere insieme sul testo dell’Instrumentum laboris. Dopo la presentazione da parte del Vicario generale don Cristiano D’Angelo è arrivato il tempo degli interventi dei sinodali. In avvicinamento alla serata era possibile prenotarsi per avere a disposizione i tre minuti concessi a ogni sinodale. Uno spazio breve ma comunque sufficiente per articolare una proposta o una riflessione. Complessivamente gli interventi sono stati tredici. L’esperienza dello scorso anno ha facilitato i lavori dei sinodali, già consapevoli dello stile e della necessaria asciuttezza per restare nel limite temporale di tre minuti.
Negli interventi ha attirato la riflessione dei sinodali il tema del ruolo della donna, sia nella possibilità di far pronunciare alle donne l’omelia (proposta 5.1.2.: «consentire in tempi brevi alle donne di curare e tenere le omelie), sia nella tema ancora aperto del diaconato femminile (proposta 5.2.1.: «diffondere l’approfondimento della comprensione della dottrina e della prassi ecclesiale, domandandosi se sia ipotizzabile il riconoscimento della possibilità anche per le donne di accedere al diaconato permanente, pur consapevoli che questo tema non è di competenza del Sinodo diocesano» ).
Da una parte si è invocata una più profonda riflessione sul ministero del diaconato in genere e del diaconato femminile (Pierattini, Livi, Pratesi) e sull’esigenza di leggere la rilevanza di questo tema nell’ascolto dell’opinione dei fedeli (Pieri), dall’altra sono stati segnalati i documenti magisteriali che affidano al solo ministro ordinato il servizio dell’omelia (Benesperi, Palchetti), infine c’è stata anche la posizione di chi ha inteso aprire la possibilità dell’omelia non solo alle donne, ma a uomini e donne, cioè a tutti i laici ben preparati a svolgere questo compito (Galardini). Un altro intervento (Banchini) si è concentrato sul tema dell’attenzione ad un uso consapevole dei social media (proposta 3 .2.1: «Educare all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione »), attraverso tre punti: critica (per non subirne eventuali intenti manipolatori e seguire una corretta informazione), alternativa (per conoscere canali informativi diversi e di qualità, anche in ambito cattolico), media (per conoscere e produrre contenuti nel mondo dei social). Una madre sinodale (Petiti) ha toccato diversi punti dell’Instrumentum laboris dalla necessità di ripensare i percorsi catechistici, evitando soluzioni troppo rigide e poco duttili, all’esigenza di individuare carismi adeguati per avvicinare e riavvicinare tante famiglie al Vangelo, al bisogno di relazioni umane più significative anche in ambito intraecclesiale per «non dare per scontato che ci si senta fratelli e sorelle nelle nostre comunità».
Qualcuno (Maranelli) ha sottolineato l’assenza di interesse da parte della diocesi nel proporre incontri con i migranti accolti a Vicofaro, per conoscerne le storie e superare i pregiudizi. Altri ancora (Bardelli, Palazzi) hanno proposto di rileggere il Sinodo come un’occasione per un rinnovato annuncio ad extra e un invito a coinvolgere quanti, anche fuori dalla Chiesa, operano per il bene comune. Infine (Breschi) è stato proposto di tenere presenti alcune domande di fondo: «vogliamo continuare a insistere su una Chiesa monocentrica incentrata sul presbitero o su una Chiesa di ministeri? Stiamo lavorando per una pastorale corale, e non di solisti?». Siamo convinti che sia finita una stagione della Chiesa iniziata con il Concilio di Trento e che sia necessario – sulla scia del Concilio – attingere a fonti anche più antiche per ritrovare nuove piste per il tempo che stiamo vivendo?
Insomma, il quadro generale evidenzia la tensione tra posizioni diverse, talvolta un po’ distanti caratteristiche della Chiesa contemporanea, ma anche il bisogno di fondare proposte e riflessioni da un lato su una maggiore conoscenza della tradizione e della dottrina della Chiesa, dall’altra sull’ascolto autentico del popolo di Dio. Infine il bisogno di confrontarsi e saper portare l’annuncio del Vangelo a una realtà complessa e in cambiamento, in cui codici linguistici e sistemi valoriali sono profondamente mutati.
ugo feraci