Quaresima: un cammino al profondo di noi stessi

Le parole del vescovo per il Mercoledì delle Ceneri. Alcuni passaggi dall’omelia pronunciata in Cattedrale

 

«Siamo fragili, siamo deboli, il risultato di qualcosa che si è consumato». Questo ci ricorda il segno delle Ceneri all’inizio della Quaresima. «C’è una debolezza intrinseca alla nostra umanità» ha ricordato mons. Tardelli nell’omelia per il Mercoledì della Ceneri, che la pandemia ci ha fatto comprendere bene.

«Però — ha aggiunto il vescovo — «Il riconoscimento della nostra fragilità, debolezza e impotenza non basta. Bisogna riconoscere qualcosa di più profondo: il nostro peccato. Il peccato personale e quello della nostra società. Che ci prende, distrugge e rovina».

«Ci sono peccati evidenti in questa società», realtà di male, ha spiegato il vescovo, che diventano “strutture di peccato”: «laddove c’è ingiustizia, laddove si scartano le persone o si fanno differenze, laddove si vive nella violenza, dove si sperimenta ancora la guerra e l’offesa di popolazioni inermi. È la nostra società ad essere malata di fragilità e di peccato».

«Non ci sono fragilità e debolezza, non ci sono solo reati. Ma ci sono peccati». E realtà di male — ha aggiunto Tardelli – che la pandemia ha evidenziato, perché, ad esempio, «la pandemia ci ha fatto capire quanto siamo ostili nei confronti degli altri o che la guarigione rischia di essere solo per qualcuno».

«La Quaresima — ha proseguito il vescovo — ci invita a fare anche la confessione delle nostre colpe individuali. Abbiamo peccato per le nostre colpe, in pensieri, parole, opere e omissioni. Per questo diventa importante il richiamo arrivato dalle letture : «“ritornate a me con tutto il cuore!”: un appello pressante a tornare al Signore si legge nella prima lettura del profeta Gioele. E anche nella seconda lettura l’invito di San Paolo è: «fratelli, vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio. È questo il giorno favorevole. È questo il giorno della salvezza». Nella raccomandazione di Paolo, ha poi spiegato Tardelli, emerge il fatto che è Dio che vuole riconciliarsi con noi, perché l’iniziativa è sempre di Dio.

«Il Vangelo — ha concluso — ci richiama a un cammino di conversione che non sia fatto di esteriorità e apparenza. Un cammino di conversione profondo che riguardi la nostra anima, il nostro io profondo», un invito «a camminare al profondo di noi stessi per arrivare alla Pasqua davvero rinnovati, ricreati dall’amore di Dio».

 

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