Martedì 19 ottobre la prolusione di inizio anno accademico con il prof. Giuseppe Lorizio. Appuntamento nell’Aula Magna del Seminario alle 21; saranno presenti Mimmo Muolo (Avvenire) e il prof. Francesco Gaiffi. Nel corso della serata la consegna dei diplomi da parte del vescovo Tardelli.
Il nuovo anno accademico della Scuola teologica diocesana si apre martedì 19 ottobre, con la prolusione dedicata al libro di Giuseppe Lorizio Semi di Logos – segni dei tempi (San Paolo, 2021). Lorizio, della Pontificia Università Lateranense, è uno dei massimi teologi italiani. Saranno presenti, oltre all’autore, anche il giornalista Mimmo Muolo di Avvenire e il prof. Francesco Gaiffi.
Nel corso della serata, il Vescovo consegnerà i diplomi agli studenti che, nell’anno accademico 2020-21, hanno terminato il triennio e redatto la tesina finale.
Il libro Semi di Logos – segni dei tempi funge anche da introduzione al corso di approfondimento incentrato proprio sul tema dei ‘semina Verbi’. L’idea dei semi del Logos (Logos spermatikos, semina Verbi) è stata ispirata ai Padri della Chiesa quando il cristianesimo è venuto ad incontrare le diverse religioni e le varie culture. Anziché riproporre l’antico scontro con gli altri dèi, i primi cristiani furono guidati sulla via dell’incontro.
A parlare di “semi del Logos” in ambito cristiano, per la prima volta, è stato san Giustino, filosofo e martire, a rappresentare l’azione diffusa di Dio nel mondo anche prima e anche aldilà della Rivelazione cristiana. Il simbolo dei “semi” rifrange l’idea di frammenti di verità in nuce, di barlumi di Dio, di spiragli del Bene, gettati “a spaglio” sull’umanità di ogni dove e di ogni quando e raccolti dagli esseri umani al prezzo di ricerche raziona- li faticose e difficili. Il termine “Logos” è preso direttamente dal prologo del Vangelo di Giovanni: «In principio era il Logos», poi tradotto in italiano con il “Verbo” o, ancora, la “Parola”. Alle orecchie degli ellenici e degli ellenizzati, tuttavia, questo termine non poteva suonare che come “Ragione”. San Giustino, intento a presentare ai romani il Cristianesimo come la vera filosofia procede su questa via dell’incontro. Il Logos, infatti, prosegue Giustino, era presente nel mondo ancor prima della sua Incarnazione avvenuta in Galilea e, ancor prima della sua Incarnazione, gli esseri umani ne parteciparono.
Il fatto che ne partecipassero non implica che vi aderissero, ovvero che agissero tutti secondo la guida della ragione. Coloro che, tuttavia, si lasciarono guidare dalla ragione, ovvero dal Logos, che poi si incarnerà in Cristo Gesù, possono anche denominarsi ‘cristiani’ ante litteram.
Con l’Incarnazione, poi, i puntiformi semi di Logos vengono assorbiti nella Rivelazione, come fiammelle alla luce del Sole di mezzogiorno. A partire dal IV secolo, alla visione universale delle varie forme di sapienza come semi di Logos, si viene a sostituire il principio extra ecclesiam nulla salus, che sembrò restringere la Grazia di Dio al solo perimetro della Chiesa e, come tale, fu assunto nella dottrina ufficiale con il Concilio Lateranense IV (1215) e la Bolla Unam sanctam di Bonifacio VIII del 1302. L’impostazione già si elasticizzò con il Concilio di Trento e si andrà via via allentando fino al Concilio Vaticano II, in un periodo in cui le cosiddette “teologie delle religioni” avevano già dato segno della loro presenza.
Oggi, il dialogo interreligioso, sempre in virtù del Logos, scorre a pieno regime e tale tendenza trova uno delle sue vette nell’affermazione contenuta nel Documento sulla Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune, redatto da papa Francesco nel corso del viaggio apostolico negli Emirati arabi uniti nel febbraio 2019 e co-firmato anche dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb.
Andrea Vaccaro