Rapporto Arpat: la preoccupazione della diocesi

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«Evitare allarmismi, ma la situazione è seria. Indirizzare il dibattito su soluzioni concrete per ridurre l’impatto ambientale, anche attraverso la creazione di marchi».

PISTOIA – 21/07/2020 A seguito dell’ultimo rapporto Arpat sulla situazione delle acque in provincia di Pistoia si sono nuovamente riaccesi i riflettori sui problemi di inquinamento nel settore “green”, in particolare con la massiccia presenza dell’erbicida Glifosate nelle acque superficiali.

Preoccupano in particolare le note del rapporto: «È possibile affermare che il superamento degli Standard di Qualità ha interessato un significativo gruppo di corpi idrici, per i quali sussiste un concreto rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale. Si fa presente che diversi obiettivi non raggiunti sono stati già oggetto di proroga, con scadenza prevista per il 2021».

L’ultimo monito dell’Arpat preoccupa anche la Chiesa di Pistoia, negli ultimi anni sempre attenta alle dinamiche sociali ed economiche e sui relativi risvolti sociali e i loro impatto sul futuro.

Quella del vivaismo è una realtà fondamentale, strettamente legata a Pistoia e al territorio della piana. Questa realtà imprenditoriale, radicata da oltre un secolo, nonostante la crisi economica degli ultimi anni, ancor più quella recente, continua a garantire lavoro e dignità a migliaia di famiglie, rappresentando un importante volano di sviluppo ed esprimendo alti valori di professionalità e competenze insieme ad una indiscussa capacità imprenditoriale, ha permesso l’espandersi del comparto del verde fino a raggiunge ben 56 Paesi del mondo.

L’industria del verde ha plasmato il paesaggio con un innegabile e significativo impatto sull’ambiente per l’utilizzo massiccio di risorse quali acqua e terra, come evidenziano da tempo gli annuali rapporti di ARPAT. Non meno preoccupanti sono i dati relativi all’inquinamento da sostanze chimiche del suolo e delle acque, sia superficiali che di falda, che fanno temere ricadute pesanti e prolungate nel tempo. Probabilmente un prezzo davvero alto in termini ecologici.

Il richiamo alla finitezza delle risorse naturali presente nell’Enciclica “Laudato si” torna insieme all’invito già rivolto da mons. Tardelli ai vivaisti: guardare in faccia la realtà evitando le tentazioni di sfruttare tutto quanto il Creato mette a disposizione. Un richiamo alla responsabilità di ognuno e di ciascuno a riflettere sui limiti alla presunzione manipolatrice dell’uomo e alla salvaguardia delle risorse in particolare le generazioni future.

Fuori da allarmismi, occorre riflettere ed agire prima che sia troppo tardi.

Su questo punto vogliamo condividere alcuni auspici per stimolare il dibattito e indirizzarlo verso soluzioni da perseguire sulla via della sostenibilità. In primo luogo, come già affermato dal vescovo in molte occasioni, è ormai urgente che si creino sinergie importanti fra le aziende per investire maggiormente in ricerca e sviluppo, in particolare per la creazione di strumenti, finanche veri e propri marchi di filiera, che certifichino i prodotti pistoiesi come “Water Bio”. Inoltre, per fronteggiare la drammatica crisi dei “piccoli” vivaisti, specialmente in questo contesto di crisi generale, la Chiesa di Pistoia e il suo vescovo chiedono ai tavoli di lavoro, alle categorie tutte, alle istituzioni e agli istituti di credito, di ideare strumenti ad hoc per l’aiuto alle microimprese del settore green, senza alcun dubbio le più colpite oggi e le più in difficoltà nel trovare risorse idonee da investire nella ricerca e nello sviluppo di processi e prodotti con minor impatto ambientale.