San Zeno: dall’Africa all’Italia
Zeno (o Zenone), nacque nel IV secolo (in data sconosciuta) e morì intorno al 373, fu vescovo di Verona e nei secoli venerato come santo, prima come confessore poi, dal secolo XVI, come martire della chiesa: il suo dies natalis è il 12 aprile, giorno in cui si festeggia nelle chiese e cattedrali titolari.
Secondo la sua agiografia, era originario dell’Africa (forse Cesarea di Mauritania, l’odierna Scerscel in Marocco) dove con tutta probabilità si formò spiritualmente in una famiglia cristiana (fu triste testimone del martirio di S. Arcadio) e culturalmente nelle università di Cirta e Madaura, acquisendo una vasta cultura di matrice classica, come sembrano dimostrare molti dei suoi scritti, nei quali spiccano chiari riferimenti a modelli di scrittori africani del tempo.
L’eleganza del suo stile e la sapiente mescolanza nell’uso della lingua letteraria e volgare, fece si che fosse definito il “Cicerone cristiano”.
Lo stile africano -secondo monsignor Guglielmo Ederle- è ricordato anche in quel “procedere sentenzioso, nei giochi di parole e di immagini, in quei larghi sviluppi oratori, nei quali l’anima del Santo trasfonde tutta l’irruenza dell’entusiasmo e dello sdegno…“
Per la sua origine è spesso soprannominato il vescovo moro.
Partito dall’Africa, seguendo S. Atanasio, il Patriarca di Alessandria d’Egitto cacciato dagli eretici ariani, arriverà a Verona, città che sceglierà come sua dimora, accettando l’invito a restare del vescovo Lucillo, e come luogo di fondazione della sua prima chiesa: dall’8 dicembre 362 al 372 circa sarà eletto ottavo vescovo di Verona.
Zeno si distinguerà per il suo carisma e per la sua tenace e inarrestabile lotta contro il paganesimo e le eresie ariane che, in quel tempo, stavano distruggendo la chiesa veronese: raccolse i suoi pensieri e la sua lunga attività pastorale in 93 sermoni (16 brevi e 77 lunghi), scritti dove le parole e le idee compaiono sempre a sostegno degli ultimi e dei poveri.
L’iconografia
L’immagine iconografica del santo è quella di un vescovo con mitria e pastorale, spesso accompagnato da un pesce (spesso appeso ad un amo al pastorale), talvolta da due, oltre che all’occorrente per la pesca, una curiosità questa che si lega ai Dialoghi di Gregorio Magno che descrivono Zeno come un pescatore nell’Adige, elemento questo a cui rimanda, inoltre, il ricordo della sua leggenda agiografica che lo descrive come una persona umile che pescava nel fiume il proprio pasto.
L’ immagine popolare di Zeno come santo pescatore lo porterà ad essere invocato come protettore dei pescatori di acqua dolce.
I miracoli, il culto, la tradizione
Molti furono i miracoli che lo videro protagonista, ma di sicuro il più conosciuto è quello riferito da papa Gregorio Magno che narra dell’improvviso straripamento delle acque dell’Adige, nel 588, al tempo del longobardo re Autari (584-590).
Le acque arrivarono a sommergere i tetti della città di Verona per poi raggiungere, implacabili e impetuose, la chiesa dove Autari aveva appena sposato l’amata Teodolinda: per intercessione di San Zeno, la cui salma riposava e riposa ancora nella cripta, le acque si arrestarono proprio di fronte alla porta, senza invadere l’interno salvando così tutti i veronesi che si erano raccolti all’interno.
Ancora oggi si invoca San Zeno come salvezza dalle inondazioni… ma anche per far parlare e camminare i bambini piccoli.
Le cronache del tempo e le fonti storiche ricordano il santo come un uomo saggio, istruito, devoto, ma anche simpatico e bonario, come per altro attesta la curiosa statua in marmo colorato, della metà del Trecento, ancora conservata nella cattedrale veronese, che lo raffigura come un “San Zeno che ride” sotto i baffi.
Il culto a Pistoia
Molte le città, in particolare prossime a fiumi, laghi e corsi d’acqua, che hanno eletto San Zeno come proprio patrono, tra le quali anche Pistoia che ricorda tra i suoi santi pistoiesi anche San Zeno, legando la sua presenza ad un miracolo delle acque: Pistoia, intorno al VII secolo, sarebbe stata in grave pericolo per lo straripamento del fiume Ombrone, ma improvvisamente le acque si arrestarono e la città fu salva.
La preghiera a San Zeno aveva salvato il popolo pistoiese che da quel momento sceglierà il santo come titolare della Cattedrale e come protettore contro le tante, e ricorrenti, inondazioni.
L’Ecclesia SS. Zenonis, Rufinis et Felicis è attestata in antico in un atto notarile del conte Cunerad di Teudicio del 923.
Pistoia ricorda il suo santo delle acque con una statua in marmo, collocata in cima ai due acroteri della Cattedrale, proprio accanto a quella di Sant’Jacopo.
San Zeno, in abito vescovile, compare inoltre in una bellissima miniatura pistoiese, posta ad apertura di un pregevole libro liturgico francescano del XIII secolo, in primo piano, fra le schiere degli eletti nel giorno del Giudizio.
La reliquia
La Cattedrale di San Zeno ospita nel suo tesoro un prezioso reliquiario contenente il braccio di San Zeno, oggetto, nei secoli, di devozione e culto, assieme al prestigioso reliquiario di San Jacopo, entrambi conservati nella cappella di San’Atto (o di San Rocco).
Il reliquiario del santo vescovo venne realizzato nel 1369 da Enrico Beladini, nelle forme gotiche di un braccio benedicente, poggiante su dei piccoli leoni accucciati.
Francesca Rafanelli
Preghiera a San Zeno
Inno nei Primi Vespri della Festa di San Zeno
Torna solenne, Zeno, la tua festa,
presule pronto all’orme del Signore:
giorno di gloria il giorno di tua morte,
in cielo e in terra.
Fulgido spirito di valore adorno,
egli fu dato vescovo a Verona:
quivi rifulse come ai naviganti
splende la stella.
Fermo il suo cuore, viva la sua voce,
mirabilmente superò il demonio,
e del Vangelo egli fu maestro
per la sua gente.
Con gran fatica vinte l’eresie,
tu molte genti a Cristo hai guadagnato;
dopo una vita senza macchia, sali
alto nei cieli.
Consolatore e vigile pastore,
mentre tu segni le celesti schiere,
guarda giù in terra, e forte ai peccatori
stendi la mano.
Verona canta l’animo paterno
con cui benigno le preghiere ascolti:
noi ti preghiamo di vedere Dio
con te nel cielo.
Sempre la santa Trinità lodiamo,
che dona a Zeno meritati onori:
e a noi nel cielo per sue preci serba
gioia perenne. Amen.
1 ant.
San Zenone fu gradito a Dio per il fervoroso
Slancio del suo cuore; per questo il Signore
Stabilì con lui un’alleanza di pace (T.P. alleluia).