Se Maria si commuove per noi
Mercoledì 17 luglio la Chiesa pistoiese festeggia la Madonna dell’Umiltà, compatrona della Diocesi. Per la solennità saranno celebrate due messe: una alle 10.30, l’altra presieduta dal vescovo Tardelli alle ore 21.00. La santa messa sarà preceduta dal rosario meditato e seguita dall’adorazione eucaristica.
A cura di
Daniela Raspollini
In prossimità della festa della Madonna dell’Umiltà abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a Maria Valbonesi, autrice del libro Madonne miracolose nel cuore di Pistoia, che fu pubblicato cinque anni fa per iniziativa del vescovo Mansueto Bianchi.
Fra tutti i miracoli delle Madonne
pistoiesi, il “sudore” della Madonna dell’Umiltà è l’unico riconosciuto
ufficialmente dalla Chiesa?
Proprio così.
Nel centro storico di Pistoia si trovano non poche immagini della Madonna –
delle Porrine, del Letto, del Rastrello, del Giglio ecc.—alle quali in tempi
diversi sono stati attribuiti manifestazioni e interventi miracolosi, ma la
Chiesa, pur senza contrastare gli slanci della fede e la devozione popolare,
non si è mai pronunciata in merito e ha ufficialmente riconosciuto il miracolo
soltanto nel caso della Madonna dell’Umiltà e soltanto dopo un processo in
piena regola
Nel suo libro sottolinea che è importante
poter rileggerne ancora oggi le autentiche testimonianze trascritte nei
documenti.
È importante
perché dopo cinquanta o cento anni – figurarsi dopo cinquecento – il miracolo
di cui tutta la città era stata concordemente testimone, per forza di cose e di
tempo, da certezza indiscutibile si sarebbe ridotto a un “si dice” o “così
dicevano”; mentre invece i verbali del processo, che sono forse il tipo di
documento più immediato che esista, conservano intatta l’attualità di quella
testimonianza fino ai giorni nostri e, ovviamente, anche oltre.
Cosa avvenne storicamente dopo il miracolo?
L’entusiasmo e
la profonda commozione religiosa che il miracolo suscitò a livello collettivo
trovarono immediata corrispondenza nelle autorità non, come ci si aspetterebbe,
ecclesiastiche, ma civili. Fu infatti il più importante organo civile di
Pistoia, il Consiglio del Popolo, a deliberare fin dall’autunno del 1490 la
costruzione di un “magnifico Tempio” in onore della Madonna dell’Umiltà.
E solo nel
1549, quando il Tempio – a parte la cupola – era ormai costruito, dopo aver
verificata l’attendibilità e udita la concorde versione di otto testimoni
oculari – la stessa che tuttora si può leggere nei verbali del processo – un
tribunale ecclesiastico presieduto dal vescovo riconobbe l’autenticità del
miracolo.
Chi entra a visitare la basilica può ancora
vedere nell’affresco della Madonna il percorso della “sudorazione” avvenuta il
17 luglio 1490, mentre nella città infuriavano lotte intestine. Il miracolo è
stato rappresentato anche da pittori contemporanei?
Il miracolo
avvenne sotto forma di “sudore o liquore” – come scrive il contemporaneo Cosimo
Bracciolini – che per diversi mesi continuò a scorrere dalla fronte della
Madonna, però, in aperta violazione della legge di gravità,evitando il Bambino e fermandosi ai piedi della Madre. Non ne
esistono, ch’io sappia, rappresentazioni diverse dalla prima, ma questa fu
subito riprodotta molte volte, anche sui muri esterni della città e si trova
tuttora all’interno delle chiese, ad esempio, di S. Andrea e S. Bartolomeo.
A Pistoia la Madonna dell’Umiltà occupa una
posizione centrale e di prestigio, tuttavia inferiore a quella di sant’Jacopo.
Perché?
Questa domanda
richiederebbe un lungo discorso. Qui mi limiterò a dire che fin dall’arrivo
della sua reliquia sant’Jacopo diventò simbolo e garanzia, a un tempo religiosi
e civili, della realtà, in sé e per sé, di Pistoia. In un documento del 1490 il
miracolo della Madonna fu definito dal Consiglio del Popolo «thesoro
e dono celeste»: dono di compassione materna, cioè della partecipazione
della Madre celeste al patire di un popolo da sempre straziato dalle lotte
intestine che peraltro erano soltanto colpa sua.