Natale – Messa della Notte 2020
Natività di nostro Signore
Messa della notte, 24 dicembre 2020
Ore 20, Cattedrale di S. Zeno
Il Natale quest’anno cade in un tempo davvero molto particolare, costretti come siamo a fare attenzione a una pandemia che ha sconquassato il mondo e ancora continua a metterlo sottosopra. In questo momento il nostro pensiero corre alle vittime: innanzitutto al personale sanitario che ha perso la vita nell’espletamento del loro servizio. Ma poi il pensiero va ai numerosi anziani, spesso ricoverati in case di riposo, che se ne sono andati, senza neanche poter salutare i propri cari. Pensiamo poi a tutti malati, quelli che ancora sono nelle terapie intensive o negli ospedali o che ancora devono riabilitarsi. E poi a tutti coloro che sono costretti anche in questo Natale a restare isolati dagli altri perchè in quarantena…. Non c’è famiglia che in un modo o nell’atro non sia stata toccata dal virus. Se poi ci fermiamo a considerare le ricadute sul piano economico della pandemia, a quante persone sono finite sotto la soglia di povertà e non sapranno come uscirne, ci verrebbe davvero da farci cadere le braccia! Questa sera ci sentiamo particolarmente vicini a tutti coloro che sono in difficoltà. Li portiamo con noi in questa Eucaristia, preghiamo per loro e condividiamo con loro la sofferenza e il disagio.
Per tanti versi ci verrebbe la voglia di non festeggiare quest’anno. Cosa c’è mai da festeggiare, quando così tante persone stanno male e il futuro è così talmente incerto da mettere paura.
Ma forse anche ai tempi di Gesù, quando nacque, non è che ci fossero tanti motivi per festeggiare in quella terra di Palestina martoriata dall’oppressione romana e attraversata da inquietudini politiche e sociali. Non dimentichiamo il disagio di Giuseppe e Maria, costretti a lasciare il nord del paese, la loro casa di Nazareth, per recarsi in Giudea, a Betlemme a motivo del censimento. Con Maria incinta ormai al nono mese, senza sapere dove alloggiare, dove sistemarsi, costretta a partorire non in casa ma in una stalla. La situazione vissuta da Giuseppe e Maria, come quella della Palestina del tempo non offriva sicuramente molto spazio alla gioia, all’allegria.
Eppure – come abbiamo ascoltato nel vangelo – nella notte di Betlemme, l’angelo ai pastori dice: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia”. Una grande gioia. Nonostante tutto. Nonostante la situazione difficile di quella terra. Nonostante il disagio di Giuseppe e di Maria. Nonostante non ci fosse stato posto per loro nell’alloggio. E il motivo di tanta gioia è ancora l’angelo a spiegarlo: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.
Come quell’angelo nella notte di Betlemme, anch’io stasera mi sento di dovervi annunciare una grande gioia, nonostante tutte le ristrettezze e i dolori che stiamo vivendo, le incertezze e le paure. Vi annuncio una grande gioia: Dio si è fatto uomo. E’ nato per noi il salvatore del mondo. La gioia del Natale è tutta qui. Non consiste nello sfavillio delle luci, nelle feste di piazza o nel semplice scambio dei regali. Quest’anno che siamo costretti a limitarci in tante cose, forse è l’occasione per ritornare al vero significato del Natale che è quello della nascita di un salvatore per noi.
Salvatore è una parola grossa, che potrebbe alla fine anche sfuggirci di mano, svuotata di significato. Ma l’angelo è stato chiaro: la gioia è annunciata perchè è nato il salvatore del mondo.
E allora cerchiamo un attimo di capire che cosa significa “il salvatore” e di che salvezza si tratti. È necessario capirlo, per gustare la gioia del Natale. Possiamo dire in poche parole che salvatore è colui che ci toglie da una situazione molto pericolosa per la nostra vita, che magari è anche in pericolo grave. Quando il pericolo di morte è imminente, colui che ci t strappa da quella condizione è sicuramente considerato un salvatore. In sostanza, l’opera di un salvatore la si comprende solo a partire dalla consapevolezza di essere dentro una situazione molto grave, mortale addirittura e da cui non si riesce ad uscire con le proprie forze.
Oggi che ci sentiamo minacciati dalla pandemia, siamo immediatamente portati a ricorre al Signore Gesù per chiedergli che ci liberi da questo flagello, che ci faccia tornare ad una vita normale e ci protegga dalle conseguenze nefaste per noi e per la società di questo virus. Ci viene spontaneo e va anche bene. Però Gesù Cristo è il Salvatore per questo? È qui che si manifesta veramente l’opera del Salvatore? È questa la salvezza che il Signore Gesù ci porta? Ed è solo per questo tipo di salvezza che noi confidiamo in Gesù?
Direi proprio di no. Sarebbe davvero troppo poco. E allora occorre andare un po’ più in profondità per scorgere quale sia il vero male del mondo, quale sia quel male che da origine alle sofferenze presenti e che in qualche modo è all’origine anche di questa pandemia e di tutte le altre occasioni di dolore che ci sono nel mondo. Se scaviamo un po’ in noi, oltre la superficie delle cose, ci accorgeremmo subito che il male vero dell’uomo consiste nel pensare solo a se stesso, con l’illusione di raggiungere così la felicità; il male sta dentro il cuore dell’uomo che spesso sceglie e agisce non in base a ciò che è bene, ricercando sempre ciò che è giusto e buono ma in base a ciò che utile a lui o gli torna più comodo; il male è nell’uso della libertà per prendere, afferrare, dominare, piegare gli altri ai propri interessi, spremere la terra. Questa malvagità che è nel cuore dell’uomo, lo rende schiavo. Non solo, lo conduce inesorabilmente alla morte. Se questa malvagità prendesse campo, l’uomo si autodistruggerebbe e distruggerebbe il mondo. Questa malvagità contraddice la sua dignità di essere umano, contraddice la sua vera natura di essere relazionale, fatto per vivere in comunione con Dio e con gli altri. Ed è questa malvagità la causa ultima dei mali che sono nel mondo, di tutto ciò che accade di sofferenza e di lutto. Bisogna essere salvati da questa malvagità ma l’uomo non è in grado da se stesso di togliersela da dentro se, per l’appunto non interviene un salvatore capace di farlo. Un salvatore che con la sua bontà si carichi di tutti i mali dell’umanità per insegnare con la sua vita, la via della giustizia, della verità e dell’amore.
Il forza dell’opera del Salvatore, nato a Betlemme duemila anni fa, vero uomo e vero Dio, Dio in mezzo a noi, dentro la nostra carne e la nostra storia, la malvagità viene sradicata dal cuore dell’uomo che si rende disponibile nell’intimo della sua coscienza. Ed ecco allora la moltitudine di storie d’amore, di generosità, di dedizione fino al dono della vita di cui è costellato il mondo e che anche in questo tempo di pandemia abbiamo avuto modo di vedere e gioirne.
Ma sappiamolo: ogni gesto di bontà, ogni atto di altruismo e di amore sincero, ogni azione volta al bene comune, a vantaggio degli altri e per la fraternità umana, viene dalla grotta di Betlemme. È il Salvatore del Mondo Gesù che l’ha resa e la rende possibile. Che l’interessato lo sappia o no, ha poca importanza. Noi lo sappiamo e lo riconosciamo con immensa gioia. Tutto il bene che c’è nel mondo, tutta la forza di rinascita che fiorisce dentro i nostri cuori nei momenti di crisi, come il coraggio di guardare avanti e di sperare in un futuro migliore, tutto questo è opera del Salvatore nato a Betlemme.
Ecco perché dobbiamo esser grati a Dio di averci mandato il suo figlio unigenito e prendere la nostra carne mortale. Ecco perchè a Natale possiamo annunciare in verità una grande gioia per la nascita del Salvatore. Ecco perchè, nonostante la tristezza di questi momenti, possiamo far festa e guardare avanti con fiducia. Perché il Salvatore c’è. Ormai è dentro la nostra storia, ed è al lavoro col suo Santo Spirito per salvare l’umanità.
Cari amici e fratelli: lasciamoci allora salvare dal bambino di Betlemme. Lasciamo che il suo amore sradichi in noi ogni malvagità e apriamo il cuore e le mani ai nostri fratelli. Prendiamoci cura di loro, come riusciamo. Possiamo superare anche questo momento e rendere il mondo migliore, se ci lasciamo salvare dal salvatore e ci rendiamo disponibili a creare una vera civiltà dell’amore. Lo possiamo fare, il bambino Gesù con le sue piccole braccia rivolte a noi ce lo chiede, i nostri fratelli lo aspettano.