Inizio anno pastorale 2021/2022 (Domenica 24 ottobre 2021)

Inizio anno pastorale 2021/2021
Cattedrale di San Zeno (24 ottobre 2021)

 

«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima». Con queste parole del Deuteronomio ascoltate nella prima lettura, ci viene chiarito quello che in sostanza la Chiesa universale, le chiese che sono in Italia e la nostra stessa diocesi stanno cercando di fare parlando – come sta accadendo in questo tempo – di Sinodo. Il 9 di ottobre il Santo Padre ha aperto il percorso sinodale della chiesa universale. Domenica passata, in tutte le chiese del mondo gli si è fatto eco con preghiere speciali. Oggi, giornata missionaria mondiale, anche noi, chiesa di Pistoia, ci mettiamo solennemente in cammino, inaugurando l’anno pastorale e con il mandato ai catechisti e agli altri operatori pastorali.

Se però non fosse chiaro l’obiettivo ultimo del Sinodo, tutto si risolverebbe in parole e carta straccia. In vani discorsi che non porterebbero a niente. Si tratta cioè di convertirci al Signore, obbedendo alla sua parola, e di farlo oggi, nel nostro contesto sociale; per essere la chiesa che il Signore vuole: sale del mondo, luce della terra, lievito di speranza, fontana di misericordia, ospedale da campo, testimone della risurrezione di Cristo, seminatrice dei semi di un mondo nuovo.  Per far questo, dobbiamo camminare insieme, ascoltandoci con attenzione l’un l’altro, condividendo doni e carismi, sostenendoci a vicenda e pregando insieme lo Spirito Santo. Dobbiamo ascoltare la voce dello Spirito che parla nelle Scritture, nella storia e nella voce dei poveri, dei bisognosi, degli ultimi, di tutti coloro che attendono, anche inconsapevolmente, la buona notizia del Regno di Dio che è Gesù morto e risorto.

Il nostro programma di lavoro per quest’anno è dunque presto detto (e lo trovate scritto nella lettera che viene distribuita oggi e che vi prego di diffondere anche nelle vostre parrocchie): Camminiamo insieme, alla scuola dell’apostolo Jacopo, pregando, ripensando e continuando ad amare. Per rispondere alla chiamata del Signore che ci vuole chiesa unita nell’amore e in uscita, protesa alla missione. Camminando insieme, cioè in modo sinodale e, soprattutto, con occhi, cuore e mente illuminati dalla speranza.

Grandi inquietudini stanno attraversando il mondo. Il tempo della pandemia ci ha profondamente segnati e continua a condizionare la nostra vita. Insieme a tante manifestazioni di generosità, anche il seme dell’incomunicabilità e della violenza sembra farsi strada tra di noi e la solitudine diventare una diffusa condizione esistenziale. I tempi appaiono parecchio difficili e anche dall’interno della Chiesa si levano voci allarmate e pessimistiche. Tuttavia, io resto fiducioso. Sono convinto che il nostro tempo ci offra tante opportunità per rinnovare la nostra vita cristiana ed annunciare la buona notizia del Regno di Dio che è Gesù. La società ha bisogno di oasi di pace. Di ambienti dove si respiri il rispetto, l’attenzione, la gioia dell’incontro e la comunione fraterna. E questa testimonianza forte e luminosa, come cristiani la possiamo e dobbiamo dare.

  1. Camminare insieme è dunque il primo impegno di quest’anno. Ciò vuol dire che dovremo porre ogni sforzo per incrementare la comunione fraterna e la collaborazione tra di noi ad ogni livello. Dobbiamo imparare a camminare insieme, condividendo di più la nostra vita, i nostri carismi e le nostre difficoltà. Anche a questo serve la recente riforma dei Vicariati. Giungono qui a proposito le parole dell’apostolo Paolo ai Filippesi nella seconda lettura di oggi: “…rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri”.
  2. Ma Camminare insieme vuol dire “Sinodo”. Ecco allora la seconda cosa che mi preme dirvi stasera. Riprendo alcune parole del Santo Padre: “L’itinerario (sinodale) è stato pensato come dinamismo di ascolto reciproco…., condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio…… Non si tratta di raccogliere opinioni, no. Non è un’inchiesta, questa; ma si tratta di ascoltare lo Spirito Santo, come troviamo nel libro dell’Apocalisse: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (2,7). Avere orecchi, ascoltare, è il primo impegno. Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza, intercettare il suo passaggio e soffio di vita.” Queste le parole del Santo Padre. Occorre allora innanzitutto, capite bene, invocare tutti insieme e con insistenza lo Spirito Santo. E’ ciò che invito a fare spesso in parrocchia e personalmente.

Nel tempo dopo Pasqua, si avvierà una consultazione di tutto il popolo di Dio e oltre, la più ampia possibile: chiunque sarà invitato a manifestare le proprie attese, anche chi ormai non frequenta più la chiesa o non ha conosciuto ancora il Signore; particolarmente i giovani e i poveri che solitamente non hanno voce. Si tratterà di ascoltarci; prima di tutto per riscoprire insieme le risorse, i doni, i carismi e che lo Spirito santo ha riversato su di noi e sulle nostre comunità; poi, per cogliere le “attese di vangelo” presenti nella nostra società, cioè quelle situazioni personali e sociali che attendono, anche inconsapevolmente, la buona notizia del Regno di Dio.

La pagina del Vangelo proclamata poco fa, ci aiuta a capire che in fondo, col Sinodo non si tratta di fare cose, quanto piuttosto di fermarci a raccontare, a condividere, a riposarci insieme con il Signore. Il Sinodo è un riposare insieme, conversando con Cristo. Vorrei davvero, carissimi amici, fratelli e sorelle, che vedessimo il cammino sinodale non come un insieme di cose da fare, bensì come uno stare a riposarci insieme a Gesù, condividendo la nostra vita e la vita delle nostre parrocchie e acquisendo lo sguardo pieno di amore di Gesù sul mondo. Si tratta cioè di imparare a vedere il mondo e le persone come le vede lui, cogliendo i bisogni che esse hanno per rispondervi, con cuore compassionevole: ”Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

  1. Termino con un riferimento specifico all’apostolo San Giacomo: Continuiamo infatti l’anno giubilare fino al 25 luglio dell’anno prossimo. La testimonianza di San Jacopo, amico del Signore, apostolo missionario e martire della fede, nonché quanto il suo culto ha espresso nella nostra città e nel mondo, con particolare riferimento al cammino e al pellegrinaggio – soprattutto ora che vogliamo camminare insieme per il sinodo – devono essere ancora oggetto della nostra attenzione, preghiera, riflessione. Non ci si dimentichi inoltre di “continuare ad amare.  Sulla scia della tradizione jacobea, dobbiamo incrementare l’impegno di accoglienza e di vicinanza a tutte le situazioni di disagio economico, di solitudine, di malattia, di sete spirituale e comunque di umana povertà presenti nel territorio. Come “opera segno” dell’anno giubilare ricordo a tutti di aver indicato il progetto “Unica”: la realizzazione cioè di un servizio specifico di prossimità per le donne in difficoltà, anche come piccola, ma credo significativa risposta al terribile fenomeno del femminicidio.

Carissimi amici e fratelli, sentiamoci davvero popolo di Dio, perché lo siamo realmente non per nostro merito: un popolo che cammina insieme. Dall’Abetone alla valle dell’Arno, dalle zone pratesi fino a Serravalle, siamo una sola chiesa, un popolo di fratelli e sorelle chiamato a testimoniare al mondo la vita del mondo che verrà. Avanti, dunque, in letizia di cuore e intrepido coraggio.