Serra Club San Miniato
18 gennaio 2019
Inizio con una nota un po’ negativa: ho come l’impressione che stiamo trasformando la chiesa in una organizzazione solo umana con finalità puramente terrene. Stiamo forse facendo della chiesa una ONG umanitaria? Vi ricordate l’omelia di Papa Francesco, la prima, dopo essere stato eletto, nella cappella Sistina? – illuminante per le indicazioni circa il suo pontificato: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo. Erano le tre azioni a cui invitava la chiesa e tutti noi. E a proposito del confessare diceva: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va”. Diventeremo una ong filantropica, “ma non la Chiesa, sposa del Signore”. E aggiungeva: “Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”. Ma – proseguiva Papa Francesco – “chi non prega il Signore, prega il diavolo”, perché “quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.
Sempre, nella storia della chiesa, si è corso il rischio e molte volte vi si è caduti dentro, di fare della chiesa una realtà solamente umana, un potere mondano, un regno, una casta, un codice di leggi…. Oggi corriamo il rischio di fare della chiesa una organizzazione filantropica. Ma la chiesa – diceva e dice bene il Papa – non è un’organizzazione umanitaria. E’ la sposa dello Spirito Santo; è la comunità di coloro che si lasciano guidare dallo Spirito e vivono la comunione con il Padre, mediante il Figlio, appunto nello Spirito Santo; essa è madre che genera figli alla vita eterna per opera dello Spirito, come Maria Santissima; madre che fa rinascere alla vita di grazia gli uomini peccatori; essa è la comunità dei redenti che annuncia al mondo i cieli nuovi e le terre nuove, che invita alla conversione l’uomo e lo aiuta ad incontrarsi con il Cristo Salvatore.
La Chiesa e lo Spirito Santo sono dunque inscindibilmente legati. Potremmo dire così, articolando la mia riflessione: la Chiesa è continuamente rinnovata dallo Spirito santo perché nasce da Lui e perché vive e agisce grazie a Lui.
1.
Che la chiesa nasca dallo Spirito Santo è abbastanza evidente. Non è nemmeno la semplice chiamata di Cristo al discepolato, quella cioè che Gesù rivolge agli apostoli e ai vari discepoli, che fonda la chiesa. Del resto, la stessa narrazione evangelica della chiamata dei dodici avviene nella luce pasquale della morte e della resurrezione di Cristo, nonché – importantissimo – della Pentecoste. In effetti, la Chiesa nasce a Pentecoste e nasce con uomini fragili e peccatori, gli apostoli. Lo Spirito Santo fa nascere la chiesa non da uomini forti e coraggiosi, da uomini “bravi”, che possono esibire dal mondo lo splendore della loro coerenza, la forza della loro bontà. Tutt’altro. Lo Spirito costituisce come chiesa uomini che, eccetto Maria santissima, non avevano alcuna credenziale davanti al mondo. Chiunque avrebbe potuto dire loro, qualora avessero cominciato a predicare, come poi hanno fatto, ma voi, dove eravate quando il vostro maestro veniva condannato e crocifisso? Proprio voi che siete fuggiti, che non avete avuto il coraggio di seguire il vostro maestro fino in fondo, ora venite a farci la predica? Cosa mai avrebbero potuto rispondere a una tale accusa gli apostoli? Assolutamente niente. Avrebbero solo potuto dire: avete perfettamente ragione. Ma loro erano lì non per i loro meriti e le loro capacità, bensì in forza dello Spirito Santo che aveva avuto misericordia di loro e li aveva fortificati, riunificati in Cristo e resi capaci di parlare al mondo. Come infatti accadde a Pietro che parlando, toccò il cuore dei suoi ascoltatori, dice il testo degli Atti. Forse per le sue capacità, lui che aveva rinnegato tre volte il Signore imprecando e giurando che non lo conosceva? Niente affatto! Ciò che dette forza alla parola di Pietro non fu la sua coerenza, la sua bravura, l’essere senza peccato, ma la potenza dello Spirito Santo.
La chiesa dunque nasce dallo Spirito Santo e questa nascita è continua; sempre la fa nascere. E’ opera sua e non potrebbe essere altrimenti, perchè come dicevo, dei poveri uomini peccatori non avrebbero mai avuto la forza e la capacità di testimoniare Cristo. Non solo. Lo Spirito è all’origine della chiesa anche perchè è per la potenza dello Spirito, che genti diverse, molto diverse tra loro, poterono e possono riunirsi insieme e formare un solo popolo, una sola famiglia. Il miracolo della glossolalia nel momento della Pentecoste sta lì a significare questa unità molteplice e diversificata, dove ognuno riesce ad ascoltare nella propria lingua l’identico annuncio di salvezza. E’ un evento di comunione, la Pentecoste. E’ Babele rovesciata. Là la volontà caparbia dell’uomo voleva unificare tutto in un unico progetto – un progetto tutto umano – che raggiungesse il cielo; a Pentecoste invece, dal cielo lo Spirito si effonde sugli uomini e, pur nella originalità di ciascuno, si viene a formare una sola famiglia. La chiesa nasce plurale: giudei e Gentili, Parti, elamiti, greci e romani, abitanti della Mesopotamia e del Ponto, genti diverse con storie e vicende, anche personali diverse; centurioni e soldati romani insieme a zeloti, farisei membri del sinedrio con pubblicani; prostitute, ladri, assassini con ebrei osservanti della legge. La chiesa nasce come un miracolo di comunione. Non è un prodotto umano, non è farina del nostro sacco. E’ un vero e proprio miracolo. Ed è un miracolo che continua nel tempo fino ad oggi, nonostante tutto. Solo lo Spirito di Dio può realizzare questa comunione che non è il risultato dello sforzo, della intelligenza o delle diplomazie umane, anche se ognuno è chiamato a fare la sua parte, che consiste esclusivamente nell’aprirsi con docilità all’azione dello Spirito, e lasciarsi trasformare da Lui per diventare uomini “pneumatikoi”, “spirituali”.
Come è stato possibile allora – mi si dirà – che lungo i secoli la chiesa si sia divisa, i discepoli di Cristo si siano separati? E’ chiaro: ciò è stato possibile quando ci si è opposti allo Spirito di Dio, quando non ci si è lasciati guidare da Lui e si sono assolutizzate le proprie idee, i propri progetti, facendo della chiesa una cosa “nostra”, mondana, solamente umana. Ecco perchè – a mio parere – anche oggi rischiamo pericolosamente la divisione e la frantumazione della chiesa. Perchè a dispetto di quello che diciamo e affermiamo, in realtà mi pare che non stiamo mettendoci in umile e orante ascolto dello Spirito Santo, rendendoci docili soltanto a Lui; ci stiamo piuttosto incaponendo sulle nostre idee, sulle nostre linee teologiche e pastorali, contrapposte a quelle degli altri, perchè vogliamo che prevalga una certa “linea” invece che un’altra e per farlo siamo pronti a tutto, adottando strategie comunicative e di occupazione di posti perché vinca la “linea”. Ma che linea e linea! E’ lo Spirito Santo che guida la Chiesa ed è a lui che con molta umiltà dobbiamo esser docili, tutti, dal Papa all’ultimo fedele – perchè è solo lo Spirito che ci fa conoscere autenticamente il Cristo, di cui noi siamo il suo corpo! Un discorso – si badi bene – che vale ugualmente per i cristiani di sinistra come per quelli di destra, per i novatori progressisti e i tradizionalisti, per i fan di Papa Francesco e i suoi oppositori. Tutti lì a inseguire i propri progetti, la propria idea di chiesa, i propri convincimenti. Attaccati ad essi e disposti a fare la guerra per essi. Quando invece, memori che la chiesa è un evento dello Spirito, che nasce da Lui e che senza di Lui non c’è chiesa, dovremmo preoccuparci solamente di essere docili allo Spirito Santo che, sia detto per inciso, non sempre e comunque ci spinge a fare quello che più ci piace, quello che ci quadra di più, quello che corrisponde alle nostre convinzioni. Come ben ci insegnano le lettere alle chiese nel libro dell’Apocalisse, laddove esse sono invitate ad “ascoltare con attenzione ciò che lo Spirito Santo dice.”
Ed eccoci allora al secondo punto. Lo Spirito Santo fa vivere la Chiesa e ne sostiene l’azione. Anzi, l’azione della chiesa è opera dello Spirito e si realizza per la sua potenza. La Chiesa vive e agisce nello Spirito Santo e se non vivesse così e agisse invece sulla base di qualche altra potenza o ragionamento umano, perderebbe la sua identità e si annienterebbe. Cosa che purtroppo può sempre accadere in un luogo o in un altro. Se infatti il Signore ha promesso la permanenza della chiesa nel tempo proprio con numerica l’assistenza continua dello Spirito Santo, non ha però detto niente circa la sua consistenza né ha garantito la sua permanenza in ogni luogo della terra. La storia è lì a dimostrarci che chiese un tempo fiorenti, oggi non esistono più oppure sono ridotte quasi al nulla.
La Chiesa dunque vive e agisce per opera dello Spirito Santo. Lo vediamo bene nel libro degli atti degli apostoli. Filippo è condotto dallo Spirito incontro all’eunuco della regina Candace (Atti 8, 26-29). Lo Spirito conduce Pietro presso il centurione Cornelio e ne conferma l’operato (Atti 11, 12; lo Spirito indica Paolo e Barnaba per la missione e li invia (Atti 13, 2-4)… e potremmo continuare. Lo Spirito agisce nell’annuncio della Parola, come abbiamo visto nel caso della predicazione di Pietro. Così, nella vita della Chiesa, lo Spirito agisce nell’evangelizzazione come nella catechesi. Non sono i persuasivi discorsi della sapienza umana, come dice bene San Paolo in I Cor al cap. 2, che operano. E’ lo Spirito dentro le parole umane. L’uomo mette la parola, mette la coscienza della propria incoerenza e fragilità, mette soprattutto la consapevolezza che non dice ciò che a lui pare, ma ciò che lo Spirito vuole; poi è lo Spirito che da sostanza alle parole, le rende vive e penetranti e con esse tocca il cuore dell’uomo, perchè solo lui può penetrare nel cuore dell’uomo, che Egli in qualche modo già abita. Ed è sempre lo Spirito – come dice San Paolo – che opera nel Battesimo e nella memoria eucaristica della morte e risurrezione del Signore Gesù. Così accade in tutti quei gesti che sono i santi sette segni. In essi e attraverso di essi lo Spirito opera. In sostanza, l’annuncio del Vangelo e i santi sette segni, sono l’agire dello Spirito nelle azioni della Chiesa; l’annuncio del Vangelo e l’amministrazione dei sacramenti sono a loro volta, “l’agire” proprio della chiesa nel mondo. E’ questa l’azione per eccellenza della Chiesa nel mondo, che si fa lode ed eucaristia per il mondo. Forse a volte siamo portati a pensare che la chiesa nel mondo debba fare questa o quella cosa, quella e quell’altra cosa, secondo un po’ le mode del momento. Ma non è così: l’azione fondamentale della chiesa nei confronti del mondo, il suo agire nella storia è l’annuncio del vangelo e l’amministrazione dei santi segni di salvezza che sono l’agire di Cristo, reso possibile proprio dall’opera dello Spirito Santo. Questo è il modo con cui la Chiesa ama il mondo, l’umanità. Dice il Concilio Vaticano II nella Sacrosantum Concilium al n.7 che “ ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.” Tutte le altre azioni della Chiesa, quella che chiamiamo per esempio azione pastorale o azione di pre-evangelizzazione, come ogni azione volta al bene di questo mondo, come pure le stesse opere di carità, tutto, assolutamente tutto deriva, è animato, sorretto, guidato e sostanziato dalla parola di Dio e dai gesti santi con i quali lo Spirito opera la santificazione degli uomini. Forse oggi si sta forse un po’ dimenticando che questa è la fondamentale opera della chiesa nel tempo, nella storia: donare la grazia di Cristo, permettere ai peccatori di trovare la salvezza e la via di una vita nuova nell’amore, aiutare la comunione dell’uomo con Dio e quindi con gli altri, riconosciuti come fratelli. Perché per questo è mandato lo Spirito sulla chiesa e nel mondo: per la santificazione dell’uomo, la sua “divinizzazione”, la sua partecipazione alla comunione piena con Dio nella Trinità; solo in essa infatti ,l’uomo è veramente se stesso. L’esercizio della carità per la chiesa, non consiste in altra cosa che assecondare l’opera dello Spirito che vuole restituire ad ogni uomo, la dignità di immagine di Dio, destinato alla vita eterna, operando con la potenza dello Spirito Santo per aiutarlo a liberarsi da ogni giogo e condizionamento anche terreno, si che possa aderire pienamente a Cristo Signore, sperimentando una vita nuova nella comunione con Dio e con gli altri. Una carità che si volesse definire tale, ma che non partisse e non fosse sostenuta dall’azione dello Spirito santo, non sarebbe carità, ma solo un’opera umana, viziata in origine dal cuore malato che la mette in opera. Anche i farisei facevano l’elemosina e facevano cose buone, ma tutto era inquinato dal loro cuore indurito e chiuso alla grazia a causa della superbia. Ciò che facevano aveva l’apparenza del bene ma poneva solo pesi sugli altri. E se la chiesa non si preoccupasse di offrire Cristo a chi aiuta materialmente, cioè la salvezza e una vita nello e secondo lo spirito, tradirebbe la sua missione.
3.
Arriviamo allora al terzo punto: la chiesa sempre rinnovata dallo Spirito. Eh si, perchè se lo Spirito fa nascere la chiesa, la fa vivere e agisce in lei e attraverso di lei, Egli anche sempre la rinnova, si mantenga fedele, sia sposa senza macchia, e sia all’altezza del compito che le è affidato lungo i secoli. Qui non possono non venirci in mente le parole di Cristo nel vangelo di Giovanni (Gv 16,13)……. Rivolto ai discepoli, parlando dello Spirito, Gesù afferma che Egli ”vi guiderà alla verità tutta intera”. Ciò fa intende una presenza attiva dello Spirito nella compagine della Chiesa per condurla nel tempo alla pienezza della verità. Non c’è dubbio dunque alcuno che – per le parole del Vangelo – lo Spirito abbia a cuore il rinnovamento continuo della chiesa. Un rinnovamento che va in due direzioni inscindibili. Da una parte, lo Spirito rinnova la chiesa riconducendola sempre al primitivo amore, rifondandola cioè sempre su Gesù Cristo, riportandola al momento sorgivo della sua esistenza a quella effusione dello Spirito che è avvenuta a Pentecoste, ponendole davanti Maria Santissima, colei che, immagine e sintesi della Chiesa, ha accolto pienamente lo Spirito, ha generato l’uomo nuovo ed è anche diventata madre della chiesa; dall’altra, lo Spirito rinnova la chiesa adattandola ai tempi, non nel senso di un accomodamento allo spirito del tempo, all’aria del mondo, bensì attrezzandola per essere capace di assolvere la propria missione, il compito che le è stato affidato dal redentore, nelle mutevole condizioni storiche, nelle latitudini più diverse, nelle circostanze più disparate. Lo Spirito interviene a suscitare nella chiesa risposte e attenzioni agli uomini di quel momento storico.
Questa opera di rinnovamento della chiesa in duplice direzione ma convergente nel fare della chiesa un popolo “radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che sia “luce del mondo” e “sale della terra”, lo Spirito Santo la compie attraverso quattro elementi: i carismi, i segni dei tempi, i poveri e il magistero. Cerco di spiegarmi.
a.
Lo Spirito Santo suscita sempre nella chiesa doni particolari, doni che si chiamano carismi. Doni particolari appunto, dati sempre per l’utilità comune, mai per la soddisfazione di qualcuno. Lo Spirito di Dio illumina il cuore di alcune persone, ne rischiara l’intelligenza, ne acuisce la sensibilità verso aspetti della vita cristiana e della testimonianza. Ad ogni battezzato, lo Spirito dona qualche carisma. Ma ce ne sono di speciali, di straordinari, di particolare impatto o rilievo. Attraverso di essi, sempre lo Spirito invita la chiesa a tornare al Signore, a tornare al fondamento, a ciò che è essenziale e che corrisponde alla sua chiamata. Nello stesso tempo, indica alla chiesa il cammino da percorrere nell’oggi per adempiere la propria missione nel tempo e nello spazio. Questi carismi, lo Spirito li diffonde a piene mani, in ogni angolo della chiesa e in ogni persona. A volte carismi particolarmente importanti sono affidati ad umili bambini, pastorelli, a persone insignificanti, come invece possono essere date a persone che suscitano un fascino speciale, tale che possono chiamarsi persone carismatiche. A volte i carismi scuotono la vita della chiesa, contestano certi compromessi che il tempo ha prodotto, colmano lacune e deficienze. A volte si rivolgono anche criticamente nei confronti di chi ha la responsabilità della guida della chiesa ed è chiamato ad un compito magisteriale. Anche i carismi però, come ci insegna San Paolo, sono soggetti all’utilità comune e su di loro si deve esercitare un discernimento, perchè il carisma più grande di tutti è la carità di Cristo. Per vivere bene i carismi, in modo cioè che siano davvero per l’utilità comune, occorre che ci sia sempre umile e orante docilità personale allo Spirito Santo, altrimenti finiranno per dividere.
b.
Accanto ai carismi, lo Spirito santo che è dentro la storia e la guida dal suo interno, si fa presente attraverso quelli che si è soliti chiamare “i segni dei tempi”. Quelli a cui il vangelo stesso rimanda in Mt 16,4 e Lc 12,54-56 e che il Papa San Giovanni XXIII ripropose all’attenzione della chiesa: “Facendo nostra la raccomandazione di Gesù – dice il Papa – di saper distinguere i segni dei tempi, crediamo di scoprire, in mezzo a tante tenebre, numerosi segnali che ci infondono speranza sui destini della chiesa e dell’umanità”. E il Concilio nella GS al n.11 riprende: “Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane”.
Tali segni che lo Spirito Santo indica – che vanno letti, studiati, capiti anche con l’apporto della ragione – si riconoscono perché segnalano la vocazione all’unità di tutto il genere umano; portano alla luce ciò che va nella direzione della comunione, del legame tra gli uomini, secondo il progetto di Dio. Si tratta di eventi, movimenti della storia che contengono un messaggio di Dio e sono voce dello Spirito; alcune volte anche in eventi contrari alla volontà di Dio, si manifesta per contrasto, il bisogno drammatico della comunione tra gli uomini e con Dio, rivelando quindi l’azione del maligno che non cessa di lavorare per confondere gli uomini, portarli alla perdizione e distruggere la creazione. In ogni cosa che accade, possiamo in realtà leggere un messaggio di Dio. Particolarmente in certi avvenimenti epocali o in certe macro situazioni che si rendono evidenti nella storia, lo Spirito parla alla chiesa, la scuote, la rimprovera, la mette in crisi e la spinge alla conversione, oppure la conforta e la consola, le infonde coraggio per affrontare il presente o indica le strade da percorre per incontrare l’uomo come fece con Filippo per incontrare il funzionario etiope. Ma i “segni dei tempi” vanno interpretati perchè ci si potrebbe ingannare. Ancora una volta, è necessaria la docilità allo Spirito per poter discernere i segni dei tempi e occorre farsi aiutare anche dai carismi, come pure dal magistero della Chiesa.
I poveri. Si. I poveri del mondo sono essi stessi voce dello Spirito Santo; sono il grido dello Spirito, quello che chiamò per es. San Paolo in Macedonia. “Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macedone che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». (Atti 16,9). I poveri naturalmente in ogni senso: poveri materiali; poveri di dignità e di rispetto; poveri di cultura e di conoscenze; poveri e ultimi perchè rifiutati ancora prima di nascere; poveri e ultimi perchè disprezzati e abbandonati alla solitudine; poveri e ultimi perchè non amati da nessuno o perchè incapaci di amare; poveri perchè allontanatisi da Dio e impantanati nei peccati; poveri perchè affamati e assetati di vangelo. I poveri del mondo esprimono una fame che non è solo di pane ma della Parola che esce dalla bocca di Dio, perchè non di solo pane vive l’uomo. Tutti questi volti di poveri del mondo guardano alla chiesa, al popolo di Dio e domandano risposta, supplicano e le ripetono “Aiutaci!”, perchè non accada che “i bambini chiedano pane e non ci sia chi lo spezzi loro”, come dice il libro delle Lamentazioni (4,4). Quei poveri che sono come pecore senza pastore e di cui, nel vangelo Cristo ha compassione, per cui si mette a insegnare loro (Mc 6,34). I poveri sono una voce possente dello Spirito che spinge al rinnovamento della chiesa, e siccome, come ci ha detto il Signore, i poveri li avremo sempre con noi, ciò vuol dire che lo Spirito Santo non cesserà fino alla fine dei tempi di rinnovare la chiesa attraverso di essi.
c.
Infine c’è da dire che lo Spirito santo rinnova la chiesa anche attraverso il Magistero, attraverso cioè quell’insegnamento che lungo i secoli, papi e vescovi insieme hanno dato al popolo di Dio in ordine alle cose della fede e della vita umana sorretta dalla fede. L’assistenza dello Spirito Santo è stata garantita al magistero della chiesa. Ciò non significa che ogni secondario o individuale insegnamento sia pienamente garantito dallo Spirito. Tale assistenza speciale è garantita in certi momenti e a certe condizioni. Il più solenne e autorevole di essi è sicuramente il Concilio ecumenico. Pensiamo all’ultimo concilio il Vaticano II. Esso è stato sicuramente una ventata potente dello Spirito Santo che ha soffiato nella vita della chiesa; creando anche scompiglio se volete, ma rinnovando e adattando la chiesa al suo compito di evangelizzazione nei tempi nuovi del mondo. Quell’atto del supremo magistero rappresenta un profondo rinnovamento operato dallo Spirito Santo. Sempre di nuovo però, per ben interpretarlo e attuarlo, occorre la personale docilità allo Spirito; richiede cuori “integri e buoni” – come dice Luca nella spiegazione della parabola del seminatore per indicare come il seme possa portar frutto – cuori aperti e docili come il cuore di Maria Santissima. Il magistero, a servizio dell’intero popolo di Dio è necessario per l’interpretazione dei segni dei tempi e il discernimento dei carismi. Allo stesso tempo, il magistero della chiesa non può negarsi allo sforzo della lettura comunitaria dei segni dei tempi e all’apporto dei carismi suscitati dallo Spirito.
4.
Termino con una considerazione finale abbastanza logica che discende da tutto quanto siamo andati dicendo. Una specie di conclusione sintetica. Se consideriamo il modo di agire dello Spirito, il suo modo di rinnovare la chiesa attraverso i carismi, i segni dei tempi, i poveri e il magistero, immediatamente, rileviamo una cosa: che lo Spirito agisce mettendo in relazione, creando relazioni reciproche e operando per una comunione che è un camminare insieme. I modi attraverso i quali lo Spirito agisce sono infatti in salutare tensione tra di loro e non si possono dare l’uno senza l’altro. Quando non sono accolti secondo lo Spirito o se ne assolutizza a scapito degli altri, vengono fuori i drammi; arrivano persino a confliggere e a fornire motivi per rompere la comunione. Essi invece chiedono di essere tutti accolti e articolati insieme, in un continuo lavoro di interazione attraverso il quale la inevitabile e costitutiva tensione tra di essi si sciolga nella comunione: “erano un cuor solo e un’anima sola”, così dice della chiesa il libro degli Atti. Lo Spirito Santo rinnova dunque la chiesa, spingendola ad essere sempre quella delle origini, cioè una comunione di fratelli che partecipa per grazia alla comunione trinitaria e che diventa tramite, segno e strumento tra gli uomini di comunione divina e fraterna. Il rinnovamento della chiesa – non quello che noi pensiamo o che noi progettiamo – la riforma della chiesa – non quella che abbiamo in testa, che vogliamo realizzare a tutti i costi e che è soltanto una nostra idea – la realizza invece lo Spirito Santo con la nostra docile collaborazione. E consiste sempre nel muoverci a fare di singoli individui un “noi” in Cristo, una comunione variegata e molteplice, un organismo vivente come un corpo composto da varie membra e organi, che sono però strettamente collegati tra loro in modo vitale e che formano l’unico corpo di Cristo, di cui Cristo è appunto il Capo. Quello che a noi è chiesto, quello che alla chiesa nel suo insieme è chiesto, è di non ostacolare lo Spirito Santo, di non frapporre barriere alla sua azione, lasciandoci invece guidare, docili alla sua azione. Accogliere e assecondare quello che lo Spirito dice alla chiesa, questo è il rinnovamento; che si tratti di qualcosa di nuovo ed inedito o qualcosa da sempre presente nella chiesa ma un po’ dimenticato, non conta. Il discrimine è dato non dal nuovo di per sé né dal vecchio di per sé, bensì da ciò che è secondo lo Spirito e non secondo la carne. La figura di una chiesa sempre giovane e continuamente rinnovata dallo Spirito Santo non può che essere allora lei, la Vergine Maria. “Lo spirito santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Così l’Angelo a Maria e lei in piena docilità che si rende disponibile al soffio dello Spirito: “avvenga per me secondo la tua parola”. Ecco dunque il segreto del rinnovamento della Chiesa, operato dallo Spirito di Dio in ogni tempo.
+ Fausto Tardelli