Ultimo dell’anno 2017
Cattedrale di San Zeno
“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.” Così dice il vangelo che abbiamo appena ascoltato.
Questa sera possiamo benissimo ritrovarci nei pastori che accorsero alla grotta di Bethleem: siamo qui infatti per glorificare e lodare Dio per tutto quello che abbiamo udito e visto in questo anno che ormai ci sta alle spalle.
Tradizionalmente lo facciamo con il canto del “Te Deum”: un antichissimo inno cristiano che gli storici datano addirittura al IV° secolo. Da sempre, esso viene cantato per ringraziare il Signore in particolari circostanze, come appunto quella dell’ultimo dell’anno. Un grazie che si esprime col canto di questo inno ma che trova naturalmente il suo momento principale nell’Eucaristia, che è il grazie per eccellenza che la chiesa unita a Cristo innalza al Padre. Ci accompagna anche – e mi piace sottolinearlo – la memoria di Maria SS.ma, anticipando nell’ora del vespro la Solennità della Madre di Dio che si celebra il primo di ogni anno. “Maria – dice il vangelo – da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” Cosa che anche noi stasera vogliamo fare, ricordando l’anno trascorso.
Forse, immediatamente, guardando indietro, ci vengono in mente i passaggi dolorosi che abbiamo dovuto affrontare; le prove e difficoltà che abbiamo dovuto superare; forse i lutti per amici o parenti oppure le malattie che ci hanno sbarrato la strada. Forse ancora i tanti problemi irrisolti della nostra città, del nostro paese, del mondo; le tante violenze che hanno insanguinato i giorni. Forse ancora e soprattutto, i nostri peccati. Cionostante, stasera noi vogliamo riconoscere l’amore che Dio in quest’anno ha riversato con abbondanza nella nostra vita.
E vorrei partire proprio dalle celebrazione di questa sera, da quel Pane della vita che ancora una volta sarà spezzato per noi e a noi verrà donato: è il pane della vita eterna; è Gesù, vivo e vero; è Lui che si dona a noi, con generosità, con assoluta tenerezza, con completa disponibilità, per diventare carne della nostra carne, anima della nostra anima. E Lui, l’eterno Dio, l’incommensurabile Dio durante tutto quest’anno è venuto a noi, una infinità di volte e si è degnato di prendere dimora in noi, nonostante la nostra indegnità. E quante volte ci ha perdonato nel sacramento della confessione! Ci ha fatti nuovi, noi che spesso abbiamo macchiato la veste candida del nostro battesimo! Egli è stato largo nel perdono, grande nella misericordia e noi siamo potuti continuamente rinascere a nuova vita, lavati dal lavacro della purificazione. Mediante gli altri santi Sacramenti poi, Egli è venuto incontro a chi era nella malattia, a chi si è unito in matrimonio, a chi è nato, a chi, giovanetto, si è aperto alla testimonianza cristiana. Abbiamo riconosciuto Lui e il suo amore infinitamente tenero, quando ha donato alla nostra chiesa un nuovo presbitero.
Insieme alla grazia saramentale che con abbondanza si è riversata su di noi in questo anno, dobbiamo riconoscere l’altro grande dono che ci è stato fatto: quello della sua Parola contenuta nelle scritture sante. La sua Parola ci è stata donata anch’essa con abbondanza; è stata proclamata nelle nostre assemblee ininterrottamente; come un fiume di acqua fresca e pura si è riversata nei nostri cuori; come un seme buono è stata sparsa nel terreno della nostra vita. Abbiamo visto il divino seminatore uscire ogni giorno a seminare, attendendo con pazienza che fruttificasse nella nostra vita. Questa santa Parola non ha portato in noi i frutti sperati, ma il dono c’è stato e senza misura. Per questo, stasera ringraziamo.
Inoltre, dobbiamo riconoscere che Il Signore Dio si è fatto presente a noi attraverso tanti nostri fratelli nel bisogno. Nel volto del povero, chiunque esso sia, è presente Lui e accoglierlo, non è un dono che noi facciamo a Lui, ma è un dono che Lui fa a noi. Forse questa divina presenza nel povero, nel bisognoso, nell’ultimo, nel più piccolo e indifeso….ci può anche scomodare. Eppure è stata ed è anch’essa un dono grande per la nostra vita. Come fu un dono grande per Maria, Giuseppe, i pastori e noi, quel piccolo e indifeso bambino che nacque a Betlemme. E’ normale che si possa sentire un certo disagio e che, nel concreto, sia necessario regolamentare al meglio quei fenomeni che assumono proporzioni tali da risultare ingestibili dal singolo. Eppure, anche se a volte inquietante, riconosciamo che è stata ed è una grazia di Dio, aver potuto aprire le nostre braccia e il nostro cuore a chi è nel bisogno. E dobbiamo ringraziare Dio che, venendo a noi in questo modo, ci abbia dato la possibilità di uscire almeno un po’ dai nostri egoismi, dalla nostra indifferenza, dalle nostre chiusure.
Giunti al termine dell’anno, vogliamo infine dire grazie al Signore anche per il dono della vita terrena. Siamo destinati al paradiso, è vero; ma ciò non impedisce, anzi ci richiede di apprezzare questa vita terrena che Dio ci ha dato, indispensabile per la stessa vita eterna. E noi l’apprezziamo questa nostra vita, con tutte le sue tribolazioni e gioie. Siamo contenti di averla vissuta di averla potuta anche quest’anno assaporare col suo gusto bello e intenso, amaro e dolce allo stesso tempo. Con la vita terrena, stasera ricordiamo anche quelle cose terrene che Lui ci ha dato e per le quali troppo spesso ci dimentichiamo di ringraziarlo: cioè la nostra terra; la casa comune dell’umanità che Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato sii ci ha invitato a contemplare e a custodire. E lo facciamo con l’animo e le parole di un grande santo, San Francesco, che sapeva vedere nelle cose della terra il dono di Dio.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate
Parole davvero belle per chiudere nella gratitudine il 2017. Ma anche per aprire il 2018, nella gratitudine appunto, per la certezza che Dio continuerà ad amarci. E allora auguri per il prossimo anno: che possiamo accogliere con cuore più aperto i doni di Dio e farli fruttificare in noi, nella nostra società e nel mondo e si edifichi il Regno di Dio.