Ordinazione diaconale di Daniele Masciotra (15 settembre 2024)

Ordinazione diaconale di Daniele Masciotra

Cattedrale di San Zeno, Pistoia (15 settembre 2024)

 

Diciamo la verità: quante volte è venuta anche a noi la voglia di fare come Pietro, di prendere cioè Gesù sottobraccio in disparte e dirgli: “Signore, sta un po’ calmo. Non esagerare! Non ti mettere a proporre croci e fatiche. Poi la gente scappa, va via. Un po’ perché non è preparata, un po’ perché proprio non vuol stare a sentire di sofferenze, di essere rifiutata e messa da parte, di croci da portare. Forse è meglio che cambi discorso, o forse almeno l’approccio. Facciamo invece una bella pizzata, una bella sagra con un po’ di giochi e di allegria, vedrai che la gente viene, accorre. Del resto, anche te hai sfamato un sacco di gente una volta e la gente era tutta contenta. Poi hai visto? quando ti sei messo a fare quei discorsi un po’ astrusi e preoccupanti sul pane disceso dal cielo, quanti se ne sono andati? Tantissimi.”

Scusate queste espressioni un po’ colorite ma diciamo la verità: qualche volta ci è venuta senz’altro questa voglia e viene anche a noi ministri del Signore.
Ma Gesù, imperterrito tira dritto. Non fa sconti e ribadisce se qualcuno per caso avesse capito male: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” Come dire: “fate pure quello che vi pare; se volte andarvene, andate pure, ma ricordatevi che “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà”, vi dico però anche che “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.

Effettivamente Gesù ci mette con le spalle al muro. Non c’è spazio per tergiversazioni; per i se, i ma, i però. Gesù è netto e non si preoccupa del consenso. Come se non bastasse poi, rampogna addirittura a tal punto Pietro da rimanere quasi allibiti: “Va’ dietro a me Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

Ecco allora, carissimo Daniele e amici, fratelli e sorelle tutti: esattamente da questo rimprovero del Signore Pietro capiamo che il punto è imparare a “pensare secondo Dio e non secondo gli uomini”. La questione è chiara ed espressa molto chiaramente. “Pensare secondi Dio e non secondo gli uomini”. Poi però in pratica, da parte nostra arrivano i se, i ma e i però. Con la scusa che bisogna ascoltare il mondo, che occorre essere pronti ad accogliere tutto il buono che c’è nelle culture di oggi, nel modo di vivere degli uomini e delle donne di oggi; con la scusa oppure anche con la buonissima intenzione di essere inclusivi e accoglienti, mi domando se poi alla fin fine, senza neanche accorgercene, non finiamo per pensarla in tutto e per tutto come gli uomini e non secondo Dio.
Il Vangelo del Signore è senz’altro una buona notizia. Anzi è la buona notizia per ogni uomo e donna di ieri, di oggi e di domani. É Vangelo di misericordia e di perdono, è annuncio di speranza e di salvezza, è messaggio di amore, di riconciliazione e di pace.

Non possiamo però dimenticare che esso è, per questi stessi motivi, segno di contraddizione, pietra d’inciampo, provocazione e contestazione di un modo di vivere basato sull’io, sulla soggettività, sul potere, sulla sopraffazione dell’egoismo, sul calpestare la vita. Con il Vangelo, Dio “disperderà sempre i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescerà i potenti dai troni, innalzerà gli umili, ricolmerà di beni gli affamati e rimanderà i ricchi a mani vuote”. Il richiamo al Magnificat lo faccio perché oggi, 15 settembre, è anche una memoria mariana, quella della Madonna addolorata, partecipe cioè fino in fondo della croce di Cristo. Colei che ha messo in pratica fino all’estremo le parole che Cristo nel brano evangelico di oggi, rivolge alle folle.

Impariamo dunque, carissimi amici, a “pensare secondo Dio” facendo attenzione a non assumere acriticamente il modo di pensare degli uomini. Credo che quotidianamente dovremmo chiederci: il mio modo di pensare e quindi di agire è “secondo Dio” oppure è un pensare di convenienza, di accomodamento, per interessi propri, per fini egoistici di potere, supremazia, apparenza, onore e gloria umana?

Le Scritture della Messa di oggi ci danno alcune indicazioni preziose per imparare a pensare secondo Dio: tre in particolare. la prima consiste nel rinnovare continuamente la nostra professione di fede nel Signore Gesù, morto e risorto per noi. “Chi sono io per te”, ci chiede quest’oggi Gesù. Lo chiede a me e a voi. Lo chiede a te Daniele. La risposta della fede è quella di Pietro: tu sei il Cristo. Cioè l’inviato di Dio per la nostra salvezza; l’atteso unigenito figlio, mandato dal Padre a riscattarci dal male. Questa fede, che è anche atto di fiducioso abbandono nel Signore, è quella che dobbiamo rinnovare ogni giorno. In essa vogliamo vivere e morire. Non diamola mai per scontata. Rinnoviamola anzi con l’ardore di tutto noi stessi. E facciamo si che essa diventi ogni giorno contemplazione del volto di Cristo, comunione con Lui, immedesimazione di cuore e di mente a Lui, Crocifisso e risorto.

Ma certo non basta, per “pensare secondo Dio”. Lo dimostra proprio l’apostolo Pietro che, subito dopo aver professato la fede, viene rimproverato da Gesù perché pensa secondo gli uomini. Qui ci risulta di monito la lettera di San Giacomo, quando, come abbiamo sentito, con chiarezza afferma che la fede senza le opere è morta. Perché se è pur vero che per fede il giusto è salvato, la fede autentica include necessariamente anche la conversione della vita e la volontà precisa e decisa di operare secondo verità, giustizia e carità. Ecco, dunque, tutto l’impegno necessario per far corrispondere alla fede, una vita, una mentalità, un operare concreto coerente con la fede professata. Anche se questo spesso significa andare contro corrente.

Infine, per imparare a pensare come Dio, occorre predisporci all’umiliazione, al rifiuto da parte degli altri, alla non considerazione, all’incomprensione, alla delusione delle nostre aspettative, all’insuccesso. Dobbiamo cioè piano piano imparare a non abbatterci per queste cose che sicuramente ci sono nella nostra vita – e ci saranno anche nella tua, Daniele, lo sai già anche tu. Vanno messe nel conto. Non possiamo scandalizzarci di esse; non dobbiamo sorprenderci anche se tutte queste cose ci creano amarezza e sofferenza. In mezzo ad esse, la nostra fiducia resta salda nel Signore. Ascoltiamo a proposito le parole di Isaia: “Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. Parole che evidentemente profetizzano la sorte del Figlio dell’uomo. Ma in Lui anche quella di ogni suo discepolo e suo ministro.