Candelora 2020
Ammissione all’Ordine Sacro e giornata della vita consacrata (2 febbraio 2020 – Cattedrale di San Zeno)
Piccole luci accese dentro la scena del mondo…. Sono davvero ben poca cosa, dentro lo scenario del mondo, di un mondo alle prese con i suoi innumerevoli problemi, con le paure del presente e le incertezze sul futuro… quando le nubi oscurano il cielo e fanno addirittura pensare che il sole non ci sia più…
Che sono mai queste fiammelle, fragili e deboli che abbiamo accese stasera? Niente nei confronti del mondo.
Eppure queste nostre piccole luci che rappresentano i nostri cuori, si sono accese alla luce che non conosce tramonto e che è sorta a Natale sulla terra, luce per illuminare le genti. Noi ci siamo accostati alla luce vera e questa ci ha illuminato; ancora stasera ci accostiamo ad essa e sentiamo su di noi le parole stupefacenti del Signore che ci riempie di meraviglia, lasciandoci a bocca aperta: “Voi siete la luce del mondo”.
Stasera, il bambino di Betlemme ci viene presentato da Maria e Giuseppe: egli nella sua umiltà e piccolezza è la luce somma, lo splendore della gloria divina, la sublimità di ogni bellezza… e la fede lo scopre nella sua verità. Quella luce del mondo nell’apparente oscurità della forma umana ci viene presentata, ci viene offerta come luce di tutta la nostra vita e noi andiamo contenti all’incontro… Tendiamo le braccia per raccogliere da quelle di Maria, la piccola immensa luce del mondo… Ci lasciamo illuminare; buttiamo via le opere delle tenebre e ci apriamo alla luce per diventare anche noi, in Lui e con Lui, luce che illumina il mondo.
Dalle parole del profeta Malachia ascoltate nella prima lettura, abbiamo compreso che la presentazione al tempio di Gesù rappresenta il compimento della promessa di Dio: la sua gloria prenderà dimora nel tempio e così salverà Israele e diverrà luce di salvezza per il mondo intero. Per il mistero del Natale che in certo modo si conclude con la Presentazione al tempio del Signore Gesù, il mondo ormai è abitato dalla presenza di Dio e la storia, che apparentemente sembra solo un susseguirsi sconclusionato di eventi, è divenuta storia di salvezza, passaggio pasquale continuo dalla morte alla vita, fino alla manifestazione definitiva del Regno di Dio. Nelle parole del profeta Malachia si sentono accenti maestosi e terribili del venire della gloria di Dio nel tempio. La venuta del Signore è fuoco del fonditore e lisciva dei lavandai.
Noi sappiamo però che questa maestosità e potenza si è manifestata in realtà nella debolezza e dolcezza di un bimbo e che la purificazione del popolo e dell’umanità è avvenuta da parte del Figlio di Dio fatto uomo, attraverso un amore donato fino all’effusione del sangue. Sorprendente modo di agire di Dio, questo, che trionfa nella debolezza, illumina nell’apparente oscurità e riempie della sua gloria la terra, nascondendosi dentro le pieghe della storia!
Come del resto ci fa capire la lettera agli Ebrei mostrandoci lo stupefacente agire di Dio in Cristo Gesù: Egli – ci dice – si è preso cura degli uomini per liberarli dalla schiavitù del diavolo, rendendosi in tutto simile ai fratelli, e diventare così un sommo sacerdote misericordioso. Dio ha accettato di essere messo alla prova dall’uomo, di soffrire per mano sua, attraverso l’umanità del Verbo e così venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Chiediamo allora stasera, carissimi fratelli ed amici, occhi penetranti, illuminati dalla fede; occhi come quelli del Santo vecchio Simeone e di Anna! Con gli occhi illuminati dalla fede, riconosciamo nella debolezza della carne assunta dal Verbo, la luce splendente che le tenebre non possono vincere. E gioiamo, rinfrancati nella speranza, rafforzati nell’amore, resi luminosa luce del mondo, inviati di nuovo al mondo intero. Non ci spaventi essere una piccola fiammella, perché quella fiammella è accesa alla luce di Cristo. Non ci sgomenti avere tra le nostre mani una sola piccola luce, perché accanto alle molte altre, formiamo un popolo di speranza, una strada di luce in mezzo al mondo.
Ed ecco poi il brano evangelico con la narrazione dell’incontro tra il popolo di Dio rappresentato da quel resto ci cui Simeone ed Anna sono espressione e il bambino luce del mondo.
Il gesto si compie per obbedire alla legge, ma è la legge in realtà a compiersi e ad esaurirsi, con l’ingresso del bambino Gesù nel tempio. E nel cantico del vecchio Simeone ci ritroviamo tutti noi. E’ anche il nostro, stasera. Davvero possiamo tornare in pace alle nostre case, perché i nostri occhi vedono qui presente la salvezza nostra e del mondo, quella luce che rivela l’amore di Dio alle genti, la gloria di tutto il popolo.Il brano evangelico non nasconde però la contraddizione che nella fede occorre superare ogni giorno, immersi come siamo in questo mondo dominato dall’apparenza. La luce del Verbo nascosta in un bambino sfida le potenze mondane e anche la nostra sete di gloria e di affermazione. Ogni giorno, quella luce ci chiede di scegliere da che parte stare, se dalla sua o da quella delle tenebre. Ogni giorno, essa svela le tenebre che sono ancora in noi e il bisogno che abbiamo di essere illuminati. Ogni giorno, una spada ci trafigge l’anima e ci spinge ad abbandonare i compromessi e scegliere di passare dalla morte alla vita.
Sono un segno di questo anche i due nostri giovani che, dopo alcuni anni di seminario, tra poco saranno ammessi ufficialmente tra i candidati all’Ordine Sacro. La chiesa riconosce in questo modo in essi i segni della chiamata del Signore. Ora starà a loro, accompagnati dalla preghiera della chiesa e dall’opera dei formatori, continuare il discernimento e portare a frutto i segni che si sono manifestati. La luce di Cristo li ha illuminati in un modo tutto particolare, prospettando loro di diventare luce del mondo nel servizio del Vangelo attraverso il ministero sacro. Questa luce la portano ora tra le mani e si presentano con essa davanti all’altare del Signore, assumendosi l’impegno di lasciarsi illuminare sempre di più. E per noi è una gioia accompagnarli nel cammino.
Come è gioia per noi in questo giorno, ricordare tutti i consacrati, religiosi e religiose che, rispondendo a una chiamata, si sono presentati al tempio del Signore a hanno donato tutta la loro vita a lui per il bene dei fratelli. Nel ricordare l’anniversario della professione di due nostre care sorelle, preghiamo per tutte le religiose e i religiosi della nostra diocesi, ringraziandoli per la loro presenza in mezzo a noi e soprattutto dicendo grazie a Dio per il dono che Egli ci fa attraverso di loro. Il desiderio nostro e la nostra umile preghiera a Lui è che continui a chiamare tanti giovani alla vita consacrata e che i chiamati, si abbandonino fiduciosi e senza paure, al suo amore.
+ Fausto Tardelli