Solennità di Natale 2024

Santo Natale 2024

(Messa del giorno di Natale – Pistoia, Cattedrale di San Zeno)

 

Cosa sarebbe il mondo se il Verbo non si fosse incarnato, se l’unigenito Figlio di Dio non avesse preso dimora presso di noi, assumendo la nostra natura umana?
Non so se abbiamo mai pensato a questa cosa, se abbiamo mai provato a considerarla o provato a rispondere. Rispondere a questa domanda ci può far capire la grandezza del dono che ci è stato fatto da Dio con la sua incarnazione.
E allora diciamolo con chiarezza: il mondo e l’umanità, se Dio non si fosse incarnato, sarebbero uno sfacelo completo. Se oggi il mondo, così come noi lo vediamo per tanti versi va male, se Dio non fosse venuto ad abitare tra noi, nel mondo non ci sarebbe nemmeno un barlume di speranza. Sarebbe una rovina senza alcuna luce di speranza. La speranza stessa sarebbe impossibile e questa parola sarebbe cancellata dal vocabolario delle parole umane.

Se il Verbo di Dio non si fosse incarnato, non si fosse fatto uomo, saremmo in una guerra totale di tutti contro tutti e ogni buon sentimento o buona azione sarebbe preclusa. Il mondo sarebbe completamente in balia del sopruso e del malaffare, la creazione completamente stravolta e ogni uomo sarebbe nemico all’altro.
Se qualche speranza ancora c’è nel mondo e il bene ancora abita il cuore dell’uomo, ciò è dovuto soltanto al fatto che ha preso forma umana l’amore assoluto di Dio; solo cioè perché un giorno, a Betlemme, si è impiantato nella storia dell’umanità il raggio luminoso della bontà divina. È così, che il mondo lo sappia o non lo sappia.
Ma se Dio non si fosse incarnato, l’umanità tutta, prima e dopo Cristo, sarebbe rimasta nel buio totale della notte senza alcuna speranza, nelle tenebre del male, preda del serpente antico, del principe delle tenebre e avrebbe regnato come indiscussa sovrana, la morte. Sarebbe stata solo e soltanto la società di Caino, la società fatta di fratelli che uccidono i fratelli; in definitiva non una società bensì un inferno di egoismi e prepotenze.
Occorre dunque che ci rendiamo conto almeno oggi e almeno noi cristiani, del dono immenso per l’umanità che è stato ed è il Natale di Gesù.

Per farmi capire azzardo un’immagine: chi è abituato alla luce del sole, neanche più si accorge di quanto sia bella, fondamentale, essenziale questa luce che non solo illumina ma da vita alla terra. E anche se vienela notte, poco male, perché sa che giorno verrà e di nuovo la luce invaderà il mondo. Neanche ci fa più caso a quella fonte necessaria di luce e di calore che è il sole. Ma se il sole non ci fosse e non ci fosse mai stato, la vita sulla terra sarebbe stata impossibile. E così, se d’improvviso il sole sparisse, sarebbe la rovina dell’umanità e forse la fine stessa della terra.
Quest’immagine, che naturalmente ha tutti i suoi limiti, può servirci a renderci conto di quanto sia stata e sia importante per noi, per l’umanità di ieri, di oggi e di domani, la nascita del Salvatore come uomo tra gli uomini; importante come quella di un sole che mai si esaurisce.

È la parola di Dio a ricordarcelo: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. Le parole del profeta Isaia ascoltate nella S.Messa di stanotte esprimono bene l’evento del Natale e la portata di grazia e di speranza che esso racchiude. A Betlemme si è accesa una luce dentro la storia densa di tenebra. È sembrata piccolissima, quasi insignificante come il vagito di un neonato, ma quella luce era la luce invincibile di Dio. In quel bambino “era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”, ci dice il vangelo di Giovanni, che prosegue: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.

Ecco perché siamo felici a Natale, perché facciamo festa, perché ci rallegriamo: una luce, quella della speranza, si è accesa nel mondo e se anche il male ancora miete vittime, ancora Caino sembra farla da padrone, chi accoglie quella luce in se stesso, sperimenta una vita nuova perchè quella luce da speranza al bene sopra la morte e sopra la cattiveria umana. Essa apre la porta del cielo, fa entrare aria fresca e ossigenata nel mondo, dala possibilità a chi lo vuole di “diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

Sì, cari amici e fratelli, siamo nella gioia, nonostante tutto,anche se c’è ancora tanto male in noi e nel mondo: abbiamo speranza, una speranza che non delude. Siamo nella gioia come lo è chi, seppur smarrito nel buio, vede finalmente arrivargli incontro una luce che gli mostra la via della salvezza.
Per questo, ancora con il profeta Isaia lodiamo Dio: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Perché tu hai spezzato il giogo che opprimeva l’uomo, la sbarra sulle sue spalle e il bastone del suo aguzzino.”
Ringraziamo davvero Dio con tutto il cuore. Esultiamo col cuore pieno di gioia perché Dio ha visitato il suo popolo e ci aperto la strada della piena felicità.

Ma è tutto fatto allora? Siamo a posto così? Basta forse la gratitudine pur fondamentale e necessaria per noi, tante volte distratti e inconsapevoli del dono stupendo che ci è stato fatto? Assolutamente no. No di certo, non basta!
Perché la gratitudine si deve trasformare in impegno, responsabilità e testimonianza. La luce va accolta in noi stessi e ci dobbiamo lasciare illuminare l’anima da questa luce. C’è da imparare a vivere in questa luce d’amore. C’è da imparare ad amare come il bambino Gesù ci ha insegnato. E se il mondo per tanti versi è ancora nelle tenebre, lo è solo perché questa luce di amore non è stata ancora accolta da tutti o non lo è stata pienamente.

La luce accesa Betlemme deve essere la lampada che rischiara il cammino della nostra vita sulla via del bene e non del male, dell’amore e non dell’odio, della pace e non della guerra. Per questo il Natale è anche il giorno nel quale siamo chiamati a scegliere da che parte stare, se dalla parte della luce o delle tenebre, dalla parte dell’amore o dalla parte dell’indifferenza e dell’odio, dalla parte della vita oppure della morte.

E con la speranza che non delude dentro di noi, dobbiamo scorgere e valorizzare tutti i segni di speranza che ci sono nel mondo e, nello stesso tempo, dobbiamo seminarla, questa speranza, come ci invita a fare il Giubileo che il Santo Padre ha aperto stanotte, seminarla nel cuore di chi l’ha perduta, laddove essa sembra morta a causa dell’ingiustizia, della violenza odella guerra, laddove c’è un uomo o una donna che soffrono.
Con questi sentimenti e questa volontà di stare dalla parte giusta, auguro a tutti voi davvero un Buon Natale.