Omelia per la Festa del santo Patrono della città e della Diocesi di Pistoia
Solennità di San Jacopo apostolo, sabato 25 luglio 2020 – Cattedrale di San Zeno
La festa solenne dell’apostolo San Jacopo avviene quest’anno in contesto tutto particolare. Siamo ancora costretti dentro alcune limitazioni che ci hanno impedito tante manifestazioni anche tradizionali a noi molto care e che riducono anche la partecipazione del popolo di Dio a questa celebrazione. Accettiamo comunque di buon grado queste ristrettezze perché alla chiesa sta a cuore la salute delle persone e farà sempre di tutto per collaborare al bene comune della nazione e della città in cui vive.
La presenza delle autorità cittadine e dei vari rappresentanti della città, mi da modo di manifestare pubblicamente il mio apprezzamento per il lavoro certamente non facile che è stato fatto, in particolare nei momenti più critici della pandemia. Ora dobbiamo guardare avanti con fiducia e pensare a ricostruire, a rinnovare, a reimpostare la vita sociale perché sia migliore per tutti. Perché il momento della crisi non sia passato invano ma porti con sé lezioni importanti da mettere a frutto.
Per costruire il futuro credo però che insieme a una grossa iniezione di fiducia, occorra anche concretamente combattere contro atteggiamenti e mentalità che minano alla base la possibilità di una ripresa e di un vero sviluppo. Mi pare di poter individuare quattro atteggiamenti fortemente distruttivi da debellare e togliere di mezzo, se vogliamo rinascere davvero dopo questo triste periodo; più in generale, se vogliamo dare vero sviluppo e futuro alla nostra società. Li elenco solamente, questi quattro atteggiamenti e comportamenti negativi, perché credo non ci sia bisogno di grandi spiegazioni. Sono: L’idea che quando ho pensato a me stesso, ho fatto tutto, perchè l’importante è solo il mio io; poi l’invidia e la gelosia per quello di buono che qualcun altro può fare, per cui è meglio affondare tutti che qualcuno mi sorpassi; poi ancora, la convinzione che debba prevalere sempre la propria parte a costo anche della verità; infine il non volersi mai mettere seriamente in discussione, pensando di aver sempre ragione. Questi atteggiamenti spengono la fiducia, tarpano le ali a chi si vuole impegnare veramente, non danno speranza al futuro e incancreniscono le situazioni negative.
La logica che invece deve prevalere è piuttosto quella indicata nel vangelo che abbiamo ascoltato e che ci è testimoniata dalla vita dell’apostolo San Jacopo: “Ma Gesù – abbiamo ascoltato – li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
E’ ormai tradizione che per la festa solenne di San Jacopo scriva alla Chiesa pistoiese e alla città una lettera programmatica per l’anno pastorale che inizierà a settembre. La lettera pastorale per l’anno pastorale 2020/2021 giunge mentre nel mondo ancora imperversa la pandemia da Covid 19. Il momento è certamente difficile ma da uomini e donne di fede, dobbiamo avere la ferma convinzione che anche questo tempo può esserci utile. In questa prospettiva, l’anno pastorale 2020 / 2021 lo vedo segnato profondamente da alcuni verbi che più che cose da fare, indicano attitudini da assumere consapevolmente, orientamenti di vita, innanzitutto di mente e di cuore: “Pregare, ripensare e continuare ad amare, alla scuola dell’apostolo San Jacopo”.
Come prima cosa, il riferimento a San Jacopo. L’anno che abbiamo di fronte sarà particolarmente dedicato alla memoria dell’apostolo Giacomo di cui oggi celebriamo la festa. Il 2021, anno in cui il 25 di luglio cadrà di domenica, sarà anno santo jacobeo. Certo non potremo celebrare questo anno santo come ci eravamo proposti di fare in un primo tempo. Siamo ancora nell’incertezza e il programma dovrà essere adattato alla situazione che stiamo vivendo. In ogni caso, l’anno santo inizierà solennemente il 9 gennaio prossimo con l’apertura della porta santa e la concessione della indulgenza plenaria. Troverà poi naturalmente il suo culmine nel periodo che va dal 16 luglio alla domenica 25 luglio 2021. Il fatto che ci sia stata concessa dalla Santa Sede l’apertura della porta Santa, è sicuramente qualcosa di straordinario che merita attenzione e gratitudine.
Scrivo poi nella lettera di “pregare”. Abbiamo infatti bisogno del Signore. Da soli non ce la faremmo mai a risolvere tutti i nostri problemi e quelli dell’umanità. Senza cioè ascoltarlo e seguirlo. Occorre allora tornare al Signore, alla sua santa parola e all’esempio dei santi come San Jacopo. Questo lo si può fare soltanto nella preghiera, nell’ascolto orante della parola di Dio, nella meditazione, nell’adorazione, nel silenzio della propria camera come nella liturgia della chiesa, quella eucaristica in particolare.
Oltre a pregare ho scritto che bisogna anche “ripensare”. Mi pare necessario ripensare a quanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Credo sia un segno dei tempi e che, attraverso quello che è accaduto e sta accadendo, Dio ci abbia parlato e ci parli. Dobbiamo quindi cercare di capire il messaggio che questo tempo porta con sé. Cosa ha fatto riscoprire il covid19? Cosa ci ha insegnato e ci sta insegnando questa triste vicenda? È uno sforzo di lettura e di ascolto che ognuno deve fare per conto proprio e insieme agli altri, riflettendo personalmente su ciò che è accaduto e sta accadendo. E questa riflessione deve essere di tutti, non solo dei cristiani. Soprattutto occorre riflettere a fondo sulle connessioni tra pandemia, disastri ambientali e squilibri economici del mondo. Troppe volte la storia ci testimonia che appelli non ascoltati, segnali non attentamente valutati a suo tempo, hanno poi prodotto tragedie immani, con danni enormi per l’umanità.
“Ripensare”, per la chiesa pistoiese, vuol dire anche ripensare il ruolo della famiglia al suo interno e nel mondo; ripensare tutto il processo con cui si diventa cristiani; ripensare le nostre parrocchie e diocesi per adeguare la presenza della chiesa ai nuovi contesti.
Terza cosa che indico nella lettera pastorale è di “Continuare ad amare”. Il tempo che stiamo vivendo ci sollecita molto sul piano della carità. Se, come dice Gesù nel Vangelo, i poveri li avremo sempre con noi, in questo momento essi sono diventati veramente tanti e lo saranno ancora di più. La crisi economica è solo all’inizio e già si registra purtroppo un consistente aumento delle situazioni di bisogno e di persone o famiglie in gravi difficoltà economiche. Ho detto “continuare ad amare” perché in verità in questo periodo difficile non è mai venuta meno l’opera silenziosa e fattiva della carità. Ora si tratta di perseverare, perché, come dicevo, i bisogni aumenteranno. Sicuramente alla nostra attenzione restano gli immigrati che dobbiamo continuare ad accogliere nel modo migliore possibile. In questo momento però, a manifestare necessità sono sempre di più persone e famiglie, diciamo “della porta accanto”. La mancanza di lavoro è una delle questioni più preoccupanti che abbiamo di fronte e che chiederebbe un impegno convergente da parte di tutti: parlamento e governo, sistema bancario, imprenditori e sindacati, forze politiche e sociali, mondo del terzo settore. Non si dimentichi poi che le necessità non sono soltanto di ordine materiale ma anche psicologico, morale e spirituale. Il tempo del Coronavirus ha portato alla luce tante solitudini, fragilità; ha influito anche sulla nostra mente e ha portato conseguenze personali sul piano psichico, sollevando paure, senso di impotenza, incertezze sul futuro, senso di precarietà e instabilità.
Termino queste mie riflessioni, invocando il nostro celeste patrono San Jacopo. Questa lettera viene pubblicata e resa nota alla diocesi proprio nel giorno della sua festa. E’ consegnata nelle mani dei presbiteri e diaconi, come di tutti gli altri fedeli, religiosi e laici. Viene consegnata alle singole parrocchie e alle associazioni e movimenti ecclesiali presenti in diocesi, in particolare ai Consigli pastorali parrocchiali, perchè sia letta con attenzione, discussa e attuata secondo le particolarità di ogni realtà. A San Jacopo chiedo l’intercessione perché riusciamo ad essere una chiesa sempre più bella per l’amore al Signore, la forza della carità e l’ardore della missione e per la nostra città, che sia sempre di più una città bella non solo per i suoi splendidi monumenti e le sue opere d’arte ma anche per la laboriosità dei suoi cittadini, la solidarietà sociale e uno sviluppo umanamente sostenibile.