Tempo di rinnovare le cariche per l’AC

L’Azione Cattolica diocesana si riunisce per l’Assemblea elettiva. È tempo di rinnovare le cariche dell’associazione, per questo l’AC si è data appuntamento in Seminario domenica 1 marzo per una giornata unitaria di lavori.

Il programma, che occuperà tutta la giornata, prevede anche il saluto del delegato regionale AC Giovanni Pieroni.  Interverranno anche il vescovo Tardelli e un delegato del consiglio nazionale.

red.




Il tempo dell’accoglienza è tempo di vita

Riflessione dell’Azione Cattolica di Pistoia sui dati e sulle reali situazione del fenomeno migratorio

Da tempo assistiamo a dibattiti sul tema dell’immigrazione, dibattiti che perlopiù parlano alla pancia delle persone senza però affrontare il tema in maniera approfondita e coerente. Come laici impegnati di Azione Cattolica ci siamo resi conto che vi era necessità di affrontare con i nostri associati e con la cittadinanza interessata la questione immigrazione non più in senso etico o politico, bensì in senso reale, ovvero capire il fenomeno, la sua rilevanza e i sistemi di accoglienza attivi.

Il 19 ottobre alle 17.00 si è svolto presso la sala soci della Coop di Pistoia l’evento formativo ed informativo di Azione Cattolica dal titolo «È tempo di Accogliere».

La scelta della location non è casuale. Abbiamo scelto un luogo pubblico, neutro, immerso nella quotidianità delle persone per parlare di un tema, come quello dell’immigrazione, che non è assolutamente straordinario o urgente, bensì si configura strutturale nei flussi sociali e quindi significativamente incisivo nella vita delle persone. Erano presenti in sala tre relatori: l’avvocato Lorenzo Pratesi del Foro di Pistoia, Sabina Pampaloni per il diaconato Valdese e Francesca Meoni operatrice e vice direttrice della Caritas di Pistoia.

Nella sua introduzione, Valentina Raimondo, già presidente di Azione Cattolica, ha presentato il fenomeno: «Le migrazioni sono un fenomeno intrinseco dell’evoluzione umana, da sempre l’uomo si sposta per motivi di salute, economici, di famiglia e lavoro. Nell’ultimo decennio si assiste alle cosiddette migrazioni forzate, ovvero un flusso di persone, che assumono lo status di rifugiato, richiedente asilo e apolide, che senza volerlo o poterlo scegliere sono costretti al lasciare il proprio paese di origine. A fine 2018 i migranti forzati sono 70,4 milioni di persone di cui il 57% scappano dalla Siria, Afghanistan e Sud Sudan e il 34 % dall’Africa centrale. L’80% scappa nei paesi vicini e non negli stati europei. I paesi che accolgono di più sono la Turchia, il Pakistan e il Libano. Tra i primi 10 paesi nel mondo capofila dell’accoglienza vi è solo un paese europeo, ed è la Germania, mentre l’Italia, nella prospettiva mondiale, riceve un poco flusso. Nel 2017 ha accolto e riconosciuto 131mila persone tra rifugiati e richiedenti asilo. In toscana i dati scendono ulteriormente e siamo la sesta regione d’Italia come numeri sull’accoglienza». Allora di quale urgenza stiamo parlando?

Sicuramente l’Italia ha delle difficoltà sul fenomeno dell’immigrazione di natura gestionale e di processi di inclusione, ma non sull’urgenza dei numeri. Con l’avvocato Pratesi abbiamo cercato di comprendere la storia della legislazione Europea con un focus mirato ai più recenti concordati e al Decreto Sicurezza. È emerso un quadro incerto e confuso che appare più incentrato sulla risoluzione del fenomeno in senso propagandistico che in senso reale e oggettivo. Emerge inoltre un’Italia che zoppica nel tradurre per l’amministrazione dello stato i valori cristiani e illuministici che hanno sempre contraddistinto il nostro paese.

A supporto di uno Stato in difficoltà, nell’inquadrare eticamente il fenomeno e nel gestirlo in senso di politiche sociali, vi sono le Chiese cristiane che si sono sempre contraddistinte nell’anticipare nelle buone prassi l’accoglienza e l’assistenza degli ultimi in ogni epoca storica. Sabina Pampaloni ci ha raccontato dell’esperienza principe dei corridoi umanitari: dalla selezione nel paese di origine alla conclusione del processo di integrazione, la famiglia che ha motivo di temere per la propria vita viene seguita da un’equipe di esperti per rispondere non solo alle necessità burocratiche amministrative ma anche a quelle socio-relazionali e psicologiche. Sabina Pampaloni sottolinea che i corridoi umanitari godono di accordi specifici con le Prefetture e pertanto i tempi di attesa si riducono notevolmente, dettaglio che incide particolarmente nell’esito di successo del percorso migratorio. Ciò che riesce a fare un migrante in un anno se è stato accolto attraverso i corridoi umanitari, non riesce a farlo un migrante in 4 anni che è stato assegnato ad un CAS. Da qui è ripartita Francesca Meoni raccontando la realtà pistoiese, le sue difficoltà e cosa Caritas sta portando avanti in termini di accoglienza.

Francesca, con molti anni di esperienza, non può sottolineare le contraddizioni, le sofferenze e i gravi processi di esclusione che il Decreto sicurezza sta facendo. Vi sono molte persone che dall’essere beneficiario di protezione umanitaria diventa un fantasma senza più diritto di accoglienza e assistenza. È per questo motivo che si è costituita la Rete Terra Aperta: una rete solidale e per l’accoglienza pistoiese. Molte realtà, tra cui AC, portano avanti iniziative di approfondimento ma anche di accoglienza in termini concreti di tutti coloro che per svariati motivi non vedono garantito il loro diritto ad un percorso di inclusione.

Valentina Raimondo




AC: Campi estivi per tutti

Un’occasione unica per crescere insieme alla luce del Vangelo

Anche quest’anno l’Azione Cattolica organizza per tutti i bambini, le bambine e i ragazzi della diocesi i campi estivi; un’esperienza di convivenza, scambio e fraternità mirata a approfondire la spiritualità e la capacità di condivisione e partecipazione di tutti e di tutte.

Il tempo estivo è infatti un’ottima occasione per dedicare una settimana di tempo al cammino di fede personale, altrimenti difficile da realizzare durante l’anno mentre i ragazzi si dividono tra impegni scolastici, sportivi e sociali.

Il Campo estivo per le elementari e le medie si svolgerà presso San Martino Altoreggi ( Figline Valdarno) dal 25 al 31 Agosto; le attività saranno come sempre orientate verso l’educazione alla responsabilità, al lavoro di gruppo e alla condivisione di momenti di catechesi e di gioco, per ricevere informazioni specifiche è possibile contattare Damiano (suppressa.damiano@yahoo.it) o Sara (saraferri@hotmail.it).

Per i ragazzi e le ragazze delle Scuole Superiori invece, l’appuntamento è per la settimana dal 29 Luglio al 4 Agosto; il campo per loro si svolgerà nella casa estiva dell’Azione Cattolica di Firenze “Il Cernitorio”, Pelago e referenti a cui rivolgersi sono Luca (lucaneri.ing@gmail.com) e Sara (saratagliasacchi@gmail.com).

Tutti possono partecipare ai campi estivi dell’AC, infatti queste esperienze sono immaginate come dei brevi percorsi di riflessione a misura dell’età dei partecipanti e, attraverso la catechesi esperienziale e i momenti di partecipazione, ascolto e divertimento, sono un’occasione per un incontro individuale e di gruppo con il Vangelo; un’occasione per conoscere la realtà dell’Azione Cattolica a 360 gradi!

Laura Simonetti




Non lasciamoci rubare i social!

A Montemurlo don Dino Pirri ha proposto un incontro sul tema “evangelizzare al tempo dei social”. Una sintesi del suo intervento

«È la curiosità quella che spinge un individuo a muovere i suoi primi passi sui social. Guai ai cristiani che non sono curiosi».

È con queste parole che Don Dino Pirri, ex assistente nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi e adesso Parroco della parrocchia Madonna della Speranza a San Benedetto del Tronto, ha dato il via all’incontro su “Evangelizzare al tempo dei social” tenutosi venerdì 8 febbraio presso la parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Di fronte ad una platea composta da giovani e non più giovani, il parroco ha raccontato come avvenne il suo incontro con queste piattaforme di comunicazione delle quali lui stesso si definisce non un esperto, ma solo un artigiano. Era l’aprile 2005, quando,  per l’elezione di Papa Benedetto XVI Don Dino si trovava in una Piazza San Pietro dove erano presenti tutte le tv del mondo; questa immagine lo aiutò a pensare quante persone siano raggiungibili tramite social e soprattutto a quanto il messaggio di cui siamo portatori noi cristiani sia il più bello da annunciare. Così nacque la voglia di “essere presente” in quegli spazi virtuali dove aveva intuito la possibilità di diffondere a più persone possibili l’annuncio del Vangelo.

Per stare in “posti nuovi” però, occorre esserne capaci: «devi saperci stare  – ha precisato don Dino – e quindi non puoi essere un turista, ma devi abitarci per un po’ di tempo per comprendere le leggi che li regolano». Anche i social – paradossalmente- hanno bisogno di dedizione e attenzione, tempo e cura, per non incorrere nell’errore di farne un uso superficiale, senza conoscere tutti i vantaggi che possono offrire. Il suo impegno nel mondo social è stato dettato da una riflessione evangelica: «Gesù è chiaro nell’indicarci dove ci chiede di andare; non chiama con sé agricoltori che seminano il proprio campo in attesa dei germogli, ma chiama pescatori, abituati a gettare le reti solo dove può esserci più pesce e quindi in un luogo potenzialmente diverso ogni giorno». Poiché il mondo stava popolando i social network Don Dino ha pensato a un’ esperienza di evangelizzazione che lo ha portato ad apprendere tantissimo, come ad esempio l’importanza di ascoltare e osservare, prima di esprimersi e commentare.

«Nella rete – ha aggiunto – trovavo l’esperienza costruttiva del contraddittorio, cosa che negli ambienti dell’associazionismo cattolico era difficile da reperire». Il periodo di servizio per l’Azione Cattolica nazionale, che lo ha tenuto lontano dalla parrocchia, ha segnato la sua necessità di immergersi in storie di vita che, non potendo toccare direttamente, riusciva comunque a reperire tra un tweet e un post dando avvio a conoscenze spesso portatrici di pareri diversi dal suo che, forse, non sarebbero mai giunte diversamente. La rete, inoltre -ha aggiunto don Dino- ha un altro vantaggio: qui tutti si confrontano alla pari; sui social ci sono regole assolutamente non discriminatorie, in quanto il comune cittadino così come il Presidente di uno stato hanno la stessa possibilità di parlare e intervenire. Don Dino ha poi affermato anche che questo non ci sottrae da una responsabilità di fondo, ovvero quella di essere consapevoli che, proprio per il carattere così aperto e accessibile dello strumento, è più semplice che la platea a cui ci rivolgiamo possa fraintendere quanto vogliamo comunicare.

«Sui social tutto è accelerato e esagerato; i rapporti nascono e si bruciano velocemente; io ci ho incontrato molte persone, ma non sono diventato amico di nessuno. Per un rapporto vero c’è bisogno di altre dimensioni di relazione». È così che oltre ai vantaggi, don Dino ha voluto delineare anche i limiti di questi mezzi di comunicazione. «Non si fissano le riunioni su whatsapp; né si programma la Quaresima; per educare dobbiamo spenderci, e quindi incontrarci». Don Pirri ha criticato un utilizzo generalizzato dei social per lo svolgimento delle attività pastorali, anche perché – come ha ribadito fortemente- la realtà è complessa, quindi difficilmente banalizzabile con un messaggio di whatsapp lanciato in un gruppo numeroso.

Don Dino ha concluso regalando ai presenti un riferimento evangelico con l’episodio dei discepoli di Emmaus. Nel racconto Gesù risorto, che ai loro occhi sembra un semplice viandante, nonostante rimprovi i discepoli apostrofandoli «stolti e lenti di cuore» (Lc 24,25) decide ugualmente di mettersi in cammino con loro e di accompagnarli verso la comprensione dell’annuncio:

«Gesù nel Vangelo è in grado di comunicare e di entrare in dialogo con le persone; anche questo, come la curiosità, è una prerogativa di noi cristiani che, in qualsiasi luogo, tempo e occasione, possiamo diventare trasmettitori della nostra fede in piena accoglienza delle opinioni degli altri».

Laura Simonetti




I migranti e noi(?). La nota dell’AC di Pistoia

Quello che sta accadendo ormai da molti anni nei nostri mari è sconcertante, non ci sono parole per poterlo esprimere.

Come Azione Cattolica di Pistoia più volte ci siamo domandati come sia possibile assuefarci banalmente all’indifferenza. Assistiamo a delle prese di posizioni brutali su come il naufragio, la chiusura dei porti, le torture libiche e la prigionia gratuita siano solo un effetto collaterale tollerabile per far fronte al problema di gestione del fenomeno migratorio. I migranti non solo non vengono più ritenuti meritevoli di un futuro, ma vengono usati come strumento di contrattazione politica internazionale. Non si tratta più di gestione di un fenomeno internazionale; non si tratta più di insostenibilità del welfare locale e di scontro socio-culturale tra popoli che spesso hanno poco da raccontarsi. Le difficoltà ci sono e nessuno le nega, ma i nostri fratelli muoiono ingiustificatamente e senza sceglierlo. Tutto questo non è comprensibile perché la barbarie, la morte e l’indifferenza non fanno parte dell’uomo in quanto tale. Il Padre ci ha pensato con Amore, ci ha dato molti doni tra cui: il pensare e fare per affrontare la vita quotidiana; l’immaginare per sognare e costruire il nostro futuro; la capacità del “prendersi cura” per rispettare se stessi e per saper vivere con e per gli altri. L’uomo è questo e niente di più, l’insieme di molti doni speciali che rendono autentica e inviolabile la vita.

I fenomeni migratori esistono da sempre e sono problematici, ci fanno paura, implicano fatica, ma niente giustifica il disprezzo per un migrante economico, un rifugiato o addirittura per le vittime di tratta (le più numerose) che semplicemente celebrano i doni del Padre, quello di pensare e fare un viaggio, di sognare una vita migliore e di prendersi cura di sé tessi, dei loro figli e della loro cultura.

Tutto ciò è in antitesi con la Creazione «creò l’uomo a sua immagine e somiglianza» ed il Vangelo «amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi». Per questo è insussistente l’accusa di chi imputa alla Chiesa e a coloro che difendono l’umanità di prendere posizioni politiche. La difesa della vita non ha colore politico e tacere in questo momento sarebbe un crimine. Il nostro essere Chiesa si esprime nello smuovere le coscienze e riportare le comunità ad una riflessione democratica e umana sui temi di questi tempi di cui quello dell’immigrazione. Ed è oggi questa immagine di Chiesa che ci deve rendere orgogliosi, dalla sua struttura all’ultimo dei fedeli. Una Chiesa che l’associazione sente come una Madre nel cogliere l’urgenza di dover dire, fare, intervenire, perché la Vita deve essere sempre trasformata in un’occasione di Gioia affinché le sia resa Grazia.

L’Azione Cattolica di Pistoia in questo tempo complesso oltre ad offrire il suo servizio è presente con la preghiera per ogni persona, chiamata a fare delle scelte, a prendere posizioni o esprimere opinioni.

Crediamo che il “meglio” per ciascuno di noi non possa passare dal desiderare il “peggio” per altri.

Siamo vicini all’Italia che lavora sul campo, che si espone per la difesa dei diritti umani e come associati cercheremo di essere promotori di valori evangelici che mirano alla costruzione di una società più giusta e solidale non contaminata da ansie e paure.

La Presidenza Diocesana




Imparare a vivere scelte di pace

Domenica 27 gennaio l’Azione Cattolica organizza la festa della Pace

Domenica 27 Gennaio presso i locali del Santuario della Madonna di Valdibrana l’Azione Cattolica di Pistoia sarà impegnata a vivere con tutti i suoi aderenti e con chiunque voglia partecipare una festa importante: la Festa della Pace.

Il periodo successivo alle festività natalizie è da sempre per l’AC un momento dedicato alla riflessione su questo argomento; la nascita di Gesù ci invita infatti a rinnovare il nostro cammino alla luce dell’impegno nella risoluzione di ogni genere di conflitto, perché il termine “pace” assume importanti significati in ogni epoca, in ogni ambiente e in ogni persona.

I bambini, le bambine e i ragazzi saranno accolti all’interno di una ambientazione teatrale che li aiuterà a comprendere quanto dei personaggi diversi da noi ci aiutano a comprendere meglio quale sia il nostro ruolo e come realizziamo le nostre scelte, poiché l’incontro con l’altro ci può sorprendere, deludere ma può sicuramente lasciarci più ricchi ogni volta. In questa ottica il brano scelto del Vangelo in cui si volge l’incontro di Gesù con il Giovane ricco permetterà a tutti i ragazzi e alle ragazze di comprendere quanto Gesù, apparendo nelle nostre vite, sovverte completamente le nostre aspettative e ci rende diversi da quello che eravamo.

Gli adulti invece, saranno impegnati a confrontarsi sulle scelte di “pace” che nel quotidiano possono essere portate avanti grazie alla presentazione dell’interessante esperienza del Commercio equo e solidale: una esperienza di commercio internazionale che, sovvertendo la dinamica “prezzo-richiesta” cerca di proporre scelte etiche e di valore per la tutela della dignità dei lavoratori più vulnerabili.

La Festa inizierà per i ragazzi dai 6 ai 14 anni alle 9.30, per gli adulti invece l’appuntamento è alle 15; il tutto terminerà alle 16.30 con una merenda insieme in cui saranno offerti i prodotti della Bottega Del Commercio equo e solidale.

info: ac.pistoia@gmail.com




L’estate dell’Azione Cattolica

Come crescere insieme e accompagnare i giovani alla scelta cristiana

Con domenica 25 Agosto ha preso il via l’ultimo campo estivo diocesano dell’Azione Cattolica di Pistoia. L’Associazione da sempre dedica una particolare attenzione alle esperienze di convivenza fraterna estiva; per tutti i bambini, le bambine e i ragazzi, aderenti e non, l’Estate è veramente un “tempo eccezionale”.

Nella settimana dal 30 Luglio al 5 agosto sia i ragazzi dell’ACR medie che i Giovanissimi delle scuole superiori hanno condiviso una settimana di vita insieme; i primi presso il Villaggio Cimone a Pian degli Ontani, gli altri presso la casa diocesana dell’AC di Firenze presso Sant’Ilario di Colombaia. Entrambe le esperienze sono state animate da un forte impegno di approfondimento spirituale e esperienziale; i Giovanissimi hanno svolto un percorso di maggiore discernimento personale, ma anche i ragazzi e le ragazze delle medie sono stati impegnati in una riflessione che li ha davvero messi in discussione: sulle tracce di Mosè hanno provato a comprendere il confine esistente tra libertà e responsabilità.
È stato proprio Mons. Fausto Tardelli che incontrandoli nella domenica di fine campo ha domandato loro: «Può esistere libertà senza responsabilità?», innescando così una importante riflessione su quali siano le fondamenta della loro e della nostra scelta cristiana e che noi riconosciamo nella consapevolezza, libertà di scelta e assunzione di responsabilità.

I più piccoli che stanno adesso vivendo il loro campo estivo si cimenteranno invece nell’incontro con un altro personaggio delle Sacre Scritture: Maria Maddalena, una donna alla quale non sono dedicate molte pagine, ma che appare vicino a Gesù in momenti di grande rilevanza.

Grazie al contributo e alla guida degli assistenti diocesani, Don Cesare Tognelli e Don Gianni Gasperini, le equipe sono riuscite a garantire un percorso di catechesi a misura di ciascuno, e sicuramente anche quest’estate AC sarà un momento importante di passaggio e cambiamento per tutti, ragazzi, educatori, bambini e genitori.

Laura Simonetti




PARROCCHIA E AC: QUALE LEGAME POSSIBILE?

A San Miniato l’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica

Qual è l’originalità di Azione Cattolica? Come rilanciare l’associazione e inserirla nell’azione pastorale delle parrocchie? Quali sono le sfide e le tentazioni del momento presente?

Tanti interrogativi sull’identità e la missione dell’Azione Cattolica al centro dell’incontro organizzato a San Miniato mercoledì 3 maggio, in occasione dell’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica Mons. Gualtiero Sigismondi. Un’occasione importante per far conoscere l’associazione ai sacerdoti delle diocesi toscane e riflettere sulla sua presenza nella realtà parrocchiale.

ll vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, delegato CET per le aggregazioni laicali, portando i suoi saluti, ha confermato la fiducia e l’attenzione dei vescovi toscani nei confronti dell’associazione, che svolge un ruolo importante anche nel lavoro della consulta regionale delle aggregazioni laicali. La riflessione è stata quindi affidata a Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente nazionale AC e successore del compianto vescovo Mons. Mansueto Bianchi.

L’AC, ha affermato Sigismondi è un «scuola di sinodalità e una scuola di formazione permanente per il clero». Ad oggi il testo di riferimento per Azione Cattolica, «l’icona più completa» per indirizzarne l’azione è sicuramente Evangelii Gaudium di Papa Francesco. A partire un breve riferimento al libro degli Atti degli Apostoli Mons. Sigismondi ha indicato quattro tensioni della Chiesa di oggi: il pericolo di mettere da parte la parola di Dio; l’incapacità di non essere segno di contraddizione, la tentazione di chiudersi in compartimenti stagni, il rischio di disgiungere dottrina e pastorale.

La missione di Azione Cattolica può risultare importante per affrontare queste quattro tensioni e superarle. AC, infatti, educa a lavorare in squadra: «l’Azione Cattolica – ha affermato Sigismondi – è scuola di sinodalità in cui si impara l’agilità pastorale».

Se l’AC è una palestra ecclesiale è anche perché la sua funzione, «il suo scopo non è che quello proprio della Chiesa». Uno scopo che raccomanda di «evitare le iniziative prive di iniziativa che ingolfano l’opera dell’associazione e della Chiesa», ma che chiede anche di prendere sul serio l’appello alla conversione pastorale richiesta da Papa Francesco. Mons. Sigismondi ha indicato alcuni precisi “passaggi” pastorali necessari alla vita di Azione Cattolica. Ha infatti invitato a:

passare a una pastorale dedicata a guidare la formazione di laici impegnati;

passare dalla rete pastorale delle parrocchie alla pastorale a rete delle parrocchie in alleanza in cui i diversi assistenti sono chiamati a imparare un lavoro condiviso;

passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, perché sia sviluppata una vera e propria «pastorale dell’orecchio»; una pastorale che opera «a goccia e non a pioggia», in cui assume importanza la direzione spirituale;

passare dai corsi di preparazione del sacramento del matrimonio a cammini di accompagnamento degli sposi novelli, nella consapevolezza che occorre ripartire dalla famiglia;

passare da una pastorale quasi esclusivamente concentrata nella iniziazione cristiana che vede i genitori latitanti ad una che li coinvolga, perché Azione Cattolica sa bene che non ci si può concentrare solo su i ragazzi;

passare da una pastorale giovanile ormeggiata al molo dei grandi eventi ad un discorso attento al discernimento vocazionale, alla decifrazione dei linguaggi dei giovani. In AC non può esserci principalmente pastorale dei grandi eventi, ma un cammino quotidiano che dice cura della vita interiore;

passare dal reclutamento dei catechisti a una formazione seria. Per questo un parroco può scommettere sull’Azione Cattolica;

passare dalla trincea della ritrosia di fronte a un mondo che cambia, alla presenza anche nei media digitali;

passare da un laicato che compie opera di manovalanza, ad essere cristiani che partecipano attivamente alla vita sociale del nostro paese, vincendo ogni forma di silenzio e reticenza: «meno sacrestani e più cristiani» diceva Bachelet.

Di fronte alla sfida proposta da questi numerosi, ma decisivi passaggi, l’Azione Cattolica è chiamata a prendersi cura della coscienza delle persone. AC è davvero una grande scuola di libertà, illumina e favorisce la maturazione di coscienze libere seminando la Parola senza stancarsi; avviando processi senza forzature, riconoscendo che ogni anima ha la sua pienezza nel tempo. «Soltanto un accompagnamento pastorale mirato – ha continuato Sigismondi – sa raggiungere tutti, per imparare a coinvolgere senza farsi travolgere. Un buon educatore sa mantenere le distanze della sicurezza e inquietare senza irritare, ma anche avere l’audacia di favorire il dialogo, incoraggiare senza fermare. Un po’ come si fa in famiglia. E Proprio a questo rimanda «la più bella definizione di AC», quella formulata da Mons. Bianchi: «una famiglia bella e grande».

Sigismondi ha concluso il suo intervento segnalando, con acutezza, le dodici tentazioni di un assistente AC:

  1. dimenticare che si è preti nell’AC e non dell’AC e che esiste una continua circolarità tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale;
  2. dimenticare di amare la Chiesa. L’AC non si lamenta della Chiesa, ma la ama;
  3. sottovalutare che gli assistenti formano un collegio, che sono chiamati a coordinarsi con il vescovo;
  4. ignorare le regole della partecipazione democratica alla vita associativa e non ricordarsi di stare ognuno al proprio posto;
  5. abdicare alla pastorale dell’orecchio. All’assistente è chiesto principalmente di dirigere le coscienze e confessare;
  6. scordare che come c’è un’arte di celebrare, ce n’è una di accompagnare;
  7. rinunciare a tenere sotto controllo la febbre degli eventi;
  8. resistere a portare avanti una pastorale integrata tra i vari settori;
  9. perdere il carattere asimmetrico della relazione educativa, coinvolgendosi senza lasciarsi travolgere. In una società senza padri, infatti, il rischio è che l’assistente faccia da ‘babbo’ e non da ‘padre’.
  10. appiattire l’AC sulla parrocchia; essere cristiani non è un abito da vestire in privato;
  11. snobbare gli appuntamenti associativi;
  12. rileggere la storia dell’Azione Cattolica senza impegnarsi a scrivere la parabola del buon seminatore, cioè senza impegnarsi in un lavoro chiamato a seminare con generosità.

u.f.