IL SACRIFICIO DI ALFIE

Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato.

Col cuore affranto per la morte del piccolo Alfie Evans, dichiariamo con forza che è arrivato il momento di reagire e di non lasciarci cadere nello scoraggiamento, affinché il suo sacrificio non sia reso vano.

Questa drammatica vicenda ha evidenziato ancora una volta quanto sia necessario oggi che la Chiesa continui a proclamare e a difendere i principi non negoziabili della inalienabile dignità di ogni essere umano per svegliare le coscienze anestetizzate da una mentalità eutanasica, ormai dominante in molti stati occidentali.

I fatti ci dimostrano che il rifiuto di Dio conduce ad una società disumana, pervasa da una cultura di morte; conduce ad uno stato tirannico, che in nome di una falsa pietà condanna a morte un bambino disabile, sequestrandolo ai suoi genitori e impedendo loro ogni altro tentativo di cura; conduce giudici e medici a mettersi al posto di Dio, giudicando la vita di una persona indegna di essere vissuta, perché considerata inutile. Il mondo occidentale avendo rifiutato Dio (il quale è Logos, oltre che Caritas), ha perso anche ogni ragionevolezza e ogni buon senso, infatti cade in contraddizione, come si vede nel caso di Alfie, quando i giudici affermano che il bene di Alfie sia dargli la morte o quando impediscono il suo trasferimento in un ospedale italiano perché il viaggio sarebbe troppo rischioso per la sua salute!

La vera speranza e la lieta novità è che si è formato un “Alfie’s Army”, un esercito di Alfie, che è un popolo pro-life, costituito principalmente di cattolici e di persone credenti in Dio, a cui si sono uniti uomini e donne di buona volontà, che hanno scoperto nella preghiera e nel primato di Dio il fondamento per costruire una nuova civiltà cristiana e quindi umana. Uniamoci a loro e ringraziamo Dio che ci ha donato i suoi piccoli amici (Alfie, Charlie, Isaiah e i tanti bambini che sono rifiutati, insieme ai deboli, ai disabili agli anziani ai malati e a coloro che il mondo considera inutili) per agire nel mondo, come dice il salmo 8: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”.

Associazione Maria Madre Nostra – Pistoia




NEL RICORDO DI DON TONINO PER DIVENTARE «UNA CHIESA COL GREMBIULE»

Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, racconta don Tonino Bello

Papa Francesco si è recato in visita ad Alessano e Molfetta in ricordo del servo di Dio Don Tonino Bello per il 25esimo anniversario della morte. Per l’occasione abbiamo voluto incontrare il vescovo di Cassano allo Jonio Mons. Francesco Savino per parlare di questo importante evento e riscoprire il carisma di Don Tonino Bello.

Eccellenza, mi è capitato di leggere un suo scritto dove sottolineava questo aspetto: «Nessuno si aspetti di trovare in Don Tonino qualche segno dei talenti soprannaturali di un oracolo: rimarrà deluso dal Tonino che si incontrava dal barbiere, oppure si incrociava in giro con la sua utilitaria o a piedi per le vie del paese». Cosa le è rimasto più impresso di questo suo vivere nella normalità di tutti i giorni in mezzo alla gente?

La grandezza di don Tonino consisteva nel vivere le relazioni sempre in modo bello, positivo, costruttivo. Era un “volto rivolto”. Faceva del volto dell’altro l’epifania del mistero della vita. Non era prigioniero del suo ruolo, era innamorato di Gesù e vedeva Gesù nell’incontro con l’altro, specialmente quando l’altro si manifestava nella fragilità, nell’impoverimento, nella problematicità. Non cedeva mai alla tentazione della disperazione e dello sconforto. Anche nei suoi ultimi giorni di vita, il suo volto consumato irradiava luce. Era  trasfigurato dall’incontro con Cristo, innamorato di Gesù risorto. Ogni persona che incontrava lo avvertiva e veniva “contagiato”.

Come ha conosciuto don Tonino? Quando è stato importante per la sua vita e il suo ministero?

Don Tonino è stato vescovo della diocesi di Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi-Ruvo di Puglia, località assai vicine a Bitonto, la città dove vivevo, che è di un’altra diocesi. Da giovane prete avevo sentito parlare di lui e spesso andavo alle sue catechesi con alcuni giovani; poi l’ho incontrato, mi sono avvicinato a lui, gli sono stato accanto quanto potevo. Don Tonino ha contribuito ad alimentare, nei miei anni giovanili, la passione per il Vangelo, l’entusiasmo e la gioia. Sono stato attratto dall’intensità del suo rapporto con Cristo che viveva da innamorato. Egli ha sostenuto ed incoraggiato i miei primi passi di ministero sacerdotale.

Quando ho ricevuto la consacrazione episcopale, ho preso  don Tonino come punto di riferimento. Egli mi aveva regalato il diario di Oscar Romero con una  dedica brevissima che dice: «a don Ciccio… un vescovo fatto popolo». Quel dono, per la definizione che richiama sul vescovo Romero, è  per me una specie di vademecum.

Ha avuto occasione di definire don Tonino un «profeta della vita» il «Vescovo col grembiule»: da dove nascono queste definizioni?

«Profeta della vita» per tre motivi: perché “visse dentro”, fu un grande contemplativo, un uomo spirituale; “vide insieme”, e fu quindi uomo di grande comunione, che per lui non era omologazione e appiattimento, ma convivialità delle differenze; «profeta della vita» perché “vide oltre”. Il suo sguardo configurato a Cristo gli consentiva di abitare il dolore, la sofferenza; sapeva sempre stare dentro le piaghe della storia e andare oltre. Visse dentro, vide con, vide oltre: per questo per me è stato un profeta. Riconduceva ogni esperienza alla contemplazione e, al tempo stesso, ciò che contemplava era vita. È stato profeta della vita perché don Tonino non fuggiva mai dalla vita, la viveva a pieno, dava sempre alla vita – mi vengono in mente, ad esempio le lettere che scrisse al fratello carcerato, al fratello marocchino – un orizzonte di senso.

Venerdì 20 aprile Papa Francesco si è recato ad Alessano in Puglia per visitare la tomba del servo di Dio Don Tonino Bello.  Cosa pensa di questo atto di affetto del papa verso Don Tonino?

Papa Francesco in Puglia, sui luoghi di Ton Tonino, ha recato il lieto annuncio del messaggero del Signore e richiamato la memoria della cara esistenza di un vescovo che vive in eterno. Io sono stato a Molfetta come nel giorno del suo funerale, quando fui sopraffatto dalle lacrime, come tanti: una folla numerosissima piangeva la perdita un fratello maggiore. Eppure venivano in mente a tutti le parole che spesso don Tonino ripeteva quando ci vedeva smarriti: «La notte è buia… ma osiamo l’aurora!”.

Nel pontificato di Papa Francesco possiamo forse riconoscere dei tratti tipici di Don Tonino..

Io penso che l’episcopato di don Tonino abbia molte affinità con il pontificato di Francesco. Chiesa con il grembiule che serve e non si serve dei poveri, senza escludere nessuno, Chiesa in uscita e ospedale da campo, Chiesa che fa degli scartati le sue pietre angolari sono alcune delle espressioni comuni ai due. Quello che li accomuna mi pare sia soprattutto la dimensione contemplativa. Tra papa Francesco e don Tonino ci sono affinità nello stile pastorale, nella teologia, nella sensibilità. Appartengono entrambi alla stagione ecclesiale del Concilio Vaticano II.

Forse si possono definire entrambi profeti di questo tempo: profeti di pace e misericordia..

Indubbiamente sì. Don Tonino Bello ha manifestato la sua dimensione profetica. Fuggiva dai riflettori, fuggiva il consenso. Oggi tutti parlano di lui, ma è stato segno di rottura con i poteri forti. Sulla pace è stato anche incompreso. Don Tonino ci ha educato a maturare una coscienza di pace e uno stile di mitezza. Era davvero  un mite che ha vissuto la pace come segno pasquale. “Pace” è, infatti, la prima parola del Risorto quando si ferma in mezzo ai discepoli.

Sono molti gli scritti che racchiudono il cuore e l’anima di Don Tonino Bello: può suggerirne qualcuno a chi intendesse conoscere questa figura?

Il modo migliore per conoscere don Tonino è leggere per intero l’opera omnia. Tutti i suoi scritti sono ricchissimi: mi viene in mente il suo libro sulla Madonna, donna del terzo giorno, ma consiglio di leggere anche le sue riflessioni sulla politica in Mistica arte. Lettere sulla politica, La meridiana. Egli definiva la politica come “mistica arte” senza separarla dalla spiritualità, perché ogni agire politico fosse finalizzato al bene comune fuori dalle logiche di tornaconto personale.

La sua causa di beatificazione si avvia alla conclusione?

Non conosco il punto dell’iter. Sappiamo tutti che il postulatore è morto improvvisamente qualche anno fa. Ma sono convinto che, per papa Francesco, don Tonino sia già santo e che la Chiesa presto lo riconoscerà tale. Dal “Diario di un curato di campagna” di Bernanos riprendo l’espressione conclusiva: «tutto è grazia». Ecco, don Tonino per me è stato ed è una grazia.

Daniela Raspollini




METTITI IN CAMMINO NELLA ‘MOVIDA’ DEL CENTRO

Sabato 28 aprile una serata di evangelizzazione e preghiera a cura di Nuovi Orizzonti

«Mettiti in cammino» è la nuova iniziativa della comunità Nuovi Orizzonti. Una serata alternativa che si svolgerà nella diocesi di Pistoia sabato 28 aprile dalle ore 18 alle 22, e sarà contrassegnata da diversi appuntamenti. Ad illustrarci le tappe di questo evento Nicola Rizzello referente dell’associazione.

Come e dove si svolgerà la serata?
La serata si svolgerà in centro a Pistoia il 28 Aprile già dal primo pomeriggio, inizieremo con l’allestimento della chiesa di San Filippo Neri. Seguirà l’attività “Abbracci Gratis” che vedrà i nostri giovani missionari nelle vie del centro più frequentate, creando un vero e proprio ”abbraccio” alle vie del passeggio. Nella chiesa di San Filippo Neri alle ore 21:00 il vescovo di Pistoia S.E. Fausto Tardelli celebrerà la “Messa giovani” una liturgia con canti e animazione pensata per arrivare al cuore dei giovani. A seguire, con il mandato del Vescovo inizieremo la “Luce nella Notte”, attività di evangelizzazione di strada sostenuta dalla preghiera che, all’interno della chiesa, proseguirà alla presenza di Gesù Eucarestia proponendo ai giovani incontrati per strada un momento “intimo con Gesù”. La chiesa rimarrà aperta fino a tarda notte con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione.

Il programma presenta anche una “messa alternativa” nella Chiesa di San Filippo. Perché “alternativa”: cosa ci possiamo aspettare? Per quale ragione ritenete che sia necessario proporre una messa “diversa dal solito”?
Alternativa perché è un termine che usano i giovani per indicare qualcosa al di fuori della quotidianità ecco perché: per usare un linguaggio appropriato a chi desideriamo raggiungere. Alternativo rispetto al vivere un sabato sera di divertimento pensato nella trasgressione volto a raggiungere un piacere effimero. Cosa ci si può aspettare sicuramente è un accompagnamento della liturgia con una modalità giovane fresca con canti e animazione scelti ad hoc.

Come avete organizzato questo momento di evangelizzazione in notturna dal titolo “E gioia sia!”?
“E gioia sia” è il nostro slogan che accompagna sempre le serate di evangelizzazione chiamate “Luce Nella Notte”. L’evangelizzazione sarà preceduta, accompagnata e seguita dalla preghiera comunitaria. È anche previsto un momento di formazione all’evangelizzazione che come sempre è un punto fermo del nostro “metterci in cammino”. Vogliamo vivere tutto questo quanto più possibile nella preghiera e nell’unità, perché già questo diventi evangelizzazione.

Quale messaggio vuoi dare per l’occasione?
Cristo è risorto e non esistono tenebre che possano imprigionare la “luce”. L’Amore vince, ha vinto il peccato, addirittura la morte è stata sconfitta. In questi anni ho visto con i miei occhi l’Amore vincere perché l’Amore fa Miracoli e Dio è Amore. Non lasciamoci vincere dalla paura, dallo scoraggiamento; non lasciamoci portare via la gioia che è costata fino all’ultima goccia di sangue di Gesù.

Daniela Raspollini




ASCOLTARE, DISCERNERE, VIVERE LA CHIAMATA DEL SIGNORE

Domenica 22 aprile la Chiesa celebra la 55a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Ogni vita è una chiamata. Per tutti il Signore sogna la santità e ad essa chiama ogni uomo e ogni donna secondo una via del tutto personale che può passare per il matrimonio cristiano, la vita religiosa o il sacerdozio, così come attraverso un’attività di servizio, un lavoro svolto secondo la volontà di Dio o perfino un’esistenza segnata dalla fragilità.

Anche nella Diocesi di Pistoia, tuttavia, il Signore non si stanca di chiamare a una vita di speciale consacrazione come al ministero sacerdotale. Attualmente, infatti, la Chiesa di Pistoia conta sei seminaristi: Eusebiu Farcas, Alessio Bartolini, Maximilien Baldi, Alessio Biagioni, Andrea Torrigiani e Sandro Pacini. I seminaristi frequentano il Seminario arcivescovile di Firenze, si ritrovano ogni fine settimana a Quarrata con il rettore e svolgono un servizio pastorale in alcune parrocchie della Diocesi o in cattedrale per le celebrazioni con il vescovo.

Insieme hanno provato a riflettere sulle parole chiave indicate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata di preghiera per le vocazioni 2018: «Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore».

Ascoltare Dio

Ascolto significa mettersi in silenzio, dedicare tempo al silenzio per sentire la voce di Dio e capire la chiamata che il Signore ci fa. Indaffarati e distratti come siamo se non ci fermiamo un momento in silenzio non riusciamo ad ascoltare. Mettersi in ascolto è l’occasione per accogliere Dio.

Ascoltare i fratelli

L’Ascolto di Dio e della sua Parola è fondamentale nella vita del cristiano, ma è importantissimo anche l’ascolto dei fratelli, perché l’apertura verso gli altri va di pari passo con la nostra apertura al Signore. Un ascolto discreto, attento, rispettoso della libertà dell’Altro, disponibile e non frettoloso di dare risposte.

Discernere

Il discernimento ci permette di acquisire una più profonda conoscenza di noi stessi. È un anello di congiunzione tra l’ascolto e la vocazione. Un percorso nel quale ci mettiamo alla luce dalla Parola per comprendere il disegno di Dio su di noi.

Vivere la chiamata del Signore

La vocazione nasce dalla dimensione di ascolto e dalla domanda «chi sono io?»; «a chi appartengo?». Le risposte le troviamo solo all’interno della realtà e perciò è necessario smettere di fuggire da essa e calarci nella realtà più profonda di noi stessi.

Scoprire la propria vocazione significa iniziare a leggere i segni che sono quotidianamente presenti nella nostra vita e decidere di interpretarli con Gesù. Conoscerlo e seguirlo significa accettare che Egli ha un sogno per noi, implica fidarsi della bontà di Dio e confidare nella Sua parola che dà vita. Significa assumere i suoi stessi sentimenti per scoprire che la Sua bellezza abita in noi e ci rende capaci di cose straordinarie.

Per me la vocazione è innamorarsi giorno dopo giorno di Gesù sempre di più. È anche annunciare e testimoniare agli altri l’amore di Dio per noi con l’esempio. Ma è anche un percorso di conversione, dove scopriamo di essere amati per quello che siamo.

La preghiera per le vocazioni può rivolgersi a volti e storie concreti.
Ecco quelle dei seminaristi diocesani.

Eusebiu Farcas ha 24 anni ed è nato in Romania. La sua vocazione ha origine in parrocchia, vicino all’altare dove per tanti anni ha prestato il suo servizio come chierichetto. All’età di 14 anni è entrato nel seminario minore, dove ha iniziato la formazione e la verifica della sua vocazione. Eusebio si è poi trasferito a Pistoia presso il seminario vescovile, per continuare la formazione verso il sacerdozio ministeriale. Attualmente frequenta il quinto anno di Teologia e svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia dell’Immacolata a Pistoia.

Alessio Bartolini ha 38 anni ed è originario della Parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Già militare nell’esercito italiano è poi passato nella Croce Rossa italiana, dove ha lavorato fino al suo ingresso in seminario. È seminarista al quinto anno di studi teologici e all’inizio di quest’anno ha ricevuto il ministero di accolito. Presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata, come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Maximilien Baldi ha 33 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Ha lavorato per 15 anni come imbianchino finché nel settembre del 2015 è entrato a far parte della comunità del seminario di Pistoia. Nel suo primo anno di seminario ha conseguito il diploma di Liceo Scientifico e adesso è al secondo anno del quinquennio filosofico-teologico. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano.

Alessio Biagioni ha 38 anni ed è nato a Pistoia. Da sempre coltiva passione per il cinema. È stato autore e regista di numerosi cortometraggi. Dal 2004 ha esercitato la professione di avvocato. Il 26 settembre 2016 è entrato nel Seminario di Pistoia e frequenta il secondo anno della Facoltà Teologica a Firenze. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 26 anni fa. Dopo la maturità ha svolto diversi lavori, anche all’estero, tra cui quello di cuoco. Svolge attività pastorale presso l’unità pastorale del Centro storico. Questo è il suo secondo anno di seminario.

Sandro Pacini è nato a Pistoia e ha 34 anni. Diplomato in chimica industriale si è poi laureato, svolgendo la professione, come tecnico radiologo. Ha una grande passione per la musica lirica. Lo scorso ottobre ha fatto ingresso nel Seminario di Pistoia. Attualmente frequenta il secondo anno del quinquennio filosofico-teologico a Firenze e svolge attività pastorale presso la parrocchia di Gello.

Vuoi saperne di più? 




DIACONI: CUSTODI NEL SERVIZIO DELLA CHIESA

Riapre in diocesi il cammino per il diaconato permanente

La conferenza episcopale toscana ha redatto un nuovo documento sul diaconato permanente: «Custodi nel servizio della Chiesa. Orientamenti e norme per il diaconato permanente nelle chiese toscane» (novembre 2017).

Il testo è stato presentato giovedì 12 aprile dal vescovo Fausto Tardelli in occasione dell’incontro mensile con il clero diocesano.

Non si tratta di un documento dottrinale, ma di un testo che vuole essere concreto e attento alle mutate esigenze della realtà e che nella diocesi di Pistoia accompagna anche la riapertura del cammino al diaconato permanente dopo diversi anni di stop.

Nel documento, dopo una premessa sul carisma diaconale, vengono offerti alcuni orientamenti pastorali sul discernimento vocazione e la formazione; seguono alcune indicazioni relative all’esercizio del ministero diaconale.

Il testo evidenzia il carisma proprio dei diaconato che esprime la rappresentanza di Cristo in quanto servo. L’animazione della diaconia è un carisma. Proprio perché tutto il popolo cristiano viva la diaconia i candidati andranno individuati tra coloro che già la svolgono e mostrano una disponibilità al servizio. Per questo ogni candidatura dovrà fiorire all’interno di una comunità cristiana. Una valutazione speciale sarà poi riservata alla famiglia qualora il candidato sia coniugato. L’età minima per accedere alla formazione è per i coniugati 31 anni; 21 per i celibi.

Un capitolo importante riguarda la formazione, che pure -cosi come per il clero- non si esaurisce con l’ordinazione, ma è inserita in un cammino di formazione permanente. In merito si richiede un percorso di tre anni escluso l’anno propedeutico. La formazione al diaconato prevede infatti, un anno propedeutico dedicato al discernimento e alla formazione di base, così come richiesto anche a chi acceda al seminario in vista dell’ordinazione sacerdotale.

La formazione si articola in: umana, spirituale, teologica e pastorale.
Una particolare attenzione deve essere riservata anche alla famiglia qualora il diacono sia sposato.

Si richiede anche una solida preparazione intellettuale. Prioritariamente il piano degli studi dovrà avvalersi dove è possibile, degli Istituti di Scienze Religiose attraverso un triennio dilazionabile nel tempo in base alle esigenze personali del candidato. Occorre, comunque, essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore.

La formazione del diacono si apre anche alla missionarietà, secondo quanto indicato in Evangelii Gaudium. I diaconi, infatti, si caratterizzano come avanguardie.di una Chiesa in uscita. La loro formazione deve puntare anche alla «capillarità», perché il ministero sia diffuso nel territorio, particolarmente dove, in genere, la pastorale ordinaria non arriva. Il delegato episcopale, dovrà seguire il discernimento del candidato al diaconato.

La terza parte del documento precisa il ruolo del tutto speciale del diaconato nella conversione missionaria della Chiesa. Anche la chiesa di Pistoia è orientata ad aprirsi sempre più alla missione. Su questo impegno si concentrerà a partire dal triennio 2020-2023.

Il diacono è chiamato ad operare nelle diverse pastorali di ambiente: lavoro, scuola, carcere, sanità…, secondo la triplice forma in cui si esprime la diaconia: liturgia, predicazione e carità (LG 29).

L’ultimo capitolo del documento è dedicato a obblighi e diritti del diacono richiamandone alcune peculiarità: incardinazione, missione canonica.
Laddove ci sia l’esigenza il diacono potrà svolgere una funzione di supplenza nelle parrocchie. Il sacerdote potrà quindi rivestire la funzione di moderatore pastorale, mentre il diacono ricevere l’incarico di cura pastorale. Nel loro servizio, inoltre, i diaconi possono anche essere destinati alla cura delle comunità cristiane disperse.

Chi volesse saperne di più è invitato a contattare il proprio parroco.

(ucs)




IL CORDOGLIO DELLA DIOCESI PER GIANCARLO NICCOLAI

La Diocesi di Pistoia esprime il suo cordoglio per la morte di Giancarlo Niccolai

Giancarlo Niccolai, 87 anni, è morto nella notte all’ospedale di Pistoia.
Le esequie saranno celebrate sabato 14 aprile alle ore 15.00 nella chiesa di San Francesco a Pistoia. La salma è esposta alle cappelle del commiato della Misericordia in via del Can Bianco per l’omaggio e la preghiera dei pistoiesi.

Uomo di fede e figura di rilievo della politica pistoiese, militante storico della Democrazia Cristiana, Giancarlo Niccolai è noto ai pistoiesi soprattutto per l’animazione culturale del Centro Studi “G. Donati”, promotore per oltre trentacinque anni del Premio Internazionale della Pace e del concorso letterario intitolati a Giorgio La Pira.

Quaranta anni fa, nel giugno 1977, Niccolai era stato vittima di un attentato delle Brigate Rosse, che lo ferirono gravemente ad entrambe le gambe mentre si recava al lavoro alla Breda. La solidarietà dei pistoiesi e la ferma decisione a tenere desta la coscienza contro ogni violenza e attacco al sistema democratico e ai valori fondanti della Repubblica Italiana lo spinsero, a seguito dell’assassinio di Aldo Moro, a dedicare allo statista democristiano e agli uomini della scorta un monumento commemorativo presso la Chiesa di San Francesco. Ogni anno Niccolai ha celebrato la memoria di quella pagina nera della storia italiana.

L’attività del Centro “G. Donati”, accanto alla promozione culturale realizzata dal Premio Letterario Internazionale di Narrativa e Poesia, ha contribuito, soprattutto grazie al Premio internazionale per la Pace, a tenere viva la luminosa testimonianza di Giorgio La Pira, portando a Pistoia numerose personalità chiave della politica internazionale e della Chiesa Cattolica.

Ricordiamo, tra i tanti, il Card. François Xavier Van Thuan, oggi beato, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, i cardinali Vinko Pulić, Roger Etchegaray, Jean Marie Lustiger e poi politici di primo piano come Shimon Peres. Appuntamenti che hanno aperto la città alle grandi sfide del nostro tempo, tenendo vivo, nel dialogo con il mondo laico, l’impegno cristiano per il mondo.

Oggi più che mai risuonano attuali le parole di Giorgio La Pira che Niccolai ha sempre ricordato in tante occasioni: «Il mondo di oggi ha bisogno sempre più di persone che sappiano “convertire in investimenti di pace gli investimenti di guerra, trasformare in aratri le bombe, in astronavi di Pace i missili di guerra”».

(comunicato ucs)




PREGHIERA E FESTA IN CATTEDRALE PER LA GIORNATA DEI CRESIMANDI

Domenica 8 aprile la decima edizione con tantissimi ragazzi da tutta la diocesi

Anche quest’anno l’ufficio catechistico organizza un incontro diocesano con i ragazzi e le ragazze che faranno la cresima. Suor Giovanna Cheli responsabile dell’Ufficio ci presenta l’iniziativa.

Suor Giovanna, qual è il senso di questo incontro?

Si tratta di un appuntamento annuale giunto ormai alla 10ma edizione, che vede convenire nella nostra cattedrale i ragazzi che celebreranno il sacramento della Cresima in questo anno 2018-2019.

Non è un caso se ci troviamo la domenica in Albis, che quest’anno cade l’8 Aprile. Sappiamo infatti che proprio durante il triduo pasquale, precisamente il giovedì santo (o mercoledì santo, come avviene nella nostra diocesi), il Vescovo durante la S. Messa crismale benedice il Sacro crisma, l’olio con il quale ungerà la fronte di coloro che celebreranno il sacramento della Cresima. Il nostro incontro avviene otto giorni dopo, nel cosiddetto ottavo giorno di Pasqua, proprio in cattedrale dove idealmente è ancora presente il profumo di questo olio destinato alla consacrazione dei cresimandi, dei sacerdoti, dei vescovi. I ragazzi possono quindi essere fisicamente presenti nel luogo dove la Messa Crismale è stata vissuta anche pensando a loro e incontreranno in un clima di festa e preghiera il Vescovo Fausto dal quale riceveranno la cresima stessa, vivendo così una tappa importante del loro cammino verso la celebrazione di questo sacramento.

Il senso dell’incontro è quindi quello di far vivere ai ragazzi un momento forte nel quale possano recepire attraverso un’esperienza che la Chiesa è vicina a loro; lo ricorda la presenza del Vescovo, l’essere in Cattedrale madre di tutte le chiese della diocesi, l’essere insieme con tanti altri ragazzi in ascolto della Parola e della gioia travolgente. Bastano questi elementi per cogliere il dono dello Spirito Santo in modo tangibile, sentendo che proprio questo dono, accolto e custodito, rende sempre giovane la Chiesa.

Come si svolgerà l’incontro?

Ci troviamo in Cattedrale alle ore 15.45 e subito proveremo i canti per l’incontro e la preghiera che seguirà e che sarà presieduta dal Vescovo. Con lui riascolteremo il brano del vangelo della «vedova povera», questa volta spiegato e attualizzato da lui per i ragazzi. Tutti insieme avremo modo di cantare e pregare, sventolare i nostri fazzoletti e di alzare i nostri stendardi per fare festa e ricevere il mandato per l’ultimo tratto di cammino verso la cresima.

Daniela Raspollini




SIRIA: L’IMPEGNO DELLA CHIESA ITALIANA

Intervista a don Francesco Soddu direttore Caritas nazionale

Sette anni di ‘guerra sporca’ non hanno spento il desiderio di bellezza dei giovani siriani

 

Sull’interminabile conflitto in Siria Papa Francesco ha levato più volte un appello per la pace e per garantire corridoi umanitari a una popolazione stremata da violenze e difficoltà di ogni genere. Anni di stragi e violenze, alimentate da una complessa situazione internazionale, rischiano infatti di cadere nell’indifferenza globale. Caritas Italiana è impegnata da tempo in questa grave crisi umanitaria. Per approfondire la situazione siriana abbiamo rivolto alcune domande a Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana.

Come Caritas italiana in che modo avete potuto portare aiuto al popolo siriano?

Abbiamo sostenuto il popolo siriano sin dallo scoppio della crisi, attraverso Caritas Siria e attraverso altre espressioni della Chiesa locale, come ordini religiosi, diocesi locali e comunità monastiche. L’intervento si è concentrato soprattutto su aiuti di urgenza, vista la gravissima situazione, ma non sono mancati interventi di formazione e affiancamento ai partner locali e piccoli interventi di ricostruzione e riabilitazione.

Il vostro supporto a Caritas Siria quali campi di interventi ha interessato?

Sicuramente moltissimo è stato fatto nell’ambito degli aiuti di urgenza: una catastrofe come quella che vive la Siria dal 2011 richiede purtroppo uno sforzo enorme per salvare più vite possibile. Ci sono stati quindi molti progetti di distribuzione di aiuti di urgenza (alimentari e non), contributi al reddito attraverso vouchers, contributo all’alloggio per tutti i milioni di sfollati interni, e un ampio progetto di aiuti sanitari sia per le vittime del conflitto (feriti, mutilati, invalidi) sia per patologie ordinarie. Un grosso sforzo è stato dedicato poi alla ricostruzione e riabilitazione del settore educativo: abbiamo contribuito a ristrutturare scuole, fornire kit scolastici e organizzare corsi di formazione specifici. Nel corso di questi 7 anni abbiamo poi sostenuto Caritas Siria con un contributo tecnico, offerto da nostri operatori esperti, che insieme ad altro staff internazionale hanno aiutato i colleghi siriani a gestire questo periodo difficilissimo. Per il futuro immediato ci vorremmo concentrare anche su progetti che aiutino un percorso di pace e riconciliazione, puntando soprattutto sui giovani.

C’è un aspetto che spesso rimane in ombra: cioè l’impegno di tanti volontari disposti a rischiare la vita ogni giorno a servizio di chi ha bisogno. Quanti sono e dove operano?

In questi anni Caritas Siria ha potuto contare su quasi 4.000 volontari in tutto il paese, che hanno contribuito a svolgere le attività umanitarie e pastorali in collaborazione con lo staff dei sette uffici regionali e le Chiese parrocchiali. Purtroppo nel corso di questi anni anche loro sono stati vittime dirette della guerra, due in particolare sono rimasti uccisi durante lo svolgimento del loro servizio, altri feriti. Molti sono dovuti scappare, abbandonare la propria terra e cercare una nuova vita all’estero, moltissimi hanno perso familiari e amici. Ma chi rimane rappresenta davvero un segno di speranza: di fronte a tanto orrore sono riusciti a trovare la forza per attivarsi e dare il proprio contributo a chi sta peggio. Nella ricerca condotta lo scorso anno in collaborazione con Caritas Siria abbiamo potuto costatare che addirittura il volontariato è aumentato in questi anni, nonostante la tragedia c’è ancora chi pensa al prossimo, in modo disinteressato, aiutando cristiani e mussulmani senza distinzione.

 Non è sempre facile comprendere le dinamiche del conflitto siriano. Certamente sono tanti gli interessi internazionali che alimentano questa situazione. Stando a stretto rapporto con la popolazione che idea vi siete fatti?

Si tratta di una guerra sporca, alimentata da vari interessi internazionali, di potenze sia regionali sia internazionali. Come hanno detto in molti è una sorta di guerra mondiale combattuta sulla pelle del popolo siriano. Vari gli attori sul campo. Ognuno per il proprio interesse geopolitico ha ritenuto opportuno alimentare il conflitto, da una parte o dall’altra, anche contro la popolazione civile. Il sogno di libertà gridato nelle piazze dai giovani siriani nel marzo del 2011, si è tramutato presto in un incubo fatto di repressioni violente, incarceramenti e torture. In questo scenario è subentrato l’intervento internazionale, che ha armato e finanziato gruppi di ribelli e di terroristi, tramutando un moto rivoluzionario in una assurda guerra tra fazioni di mercenari. Purtroppo è una guerra con molti colpevoli, e tra questi ci siamo anche noi, italiani ed europei, che abbiamo assistito inermi ai tanti massacri, senza indignarci abbastanza, senza sforzarci di perseguire un vero processo di pace, presi nel nostro egoismo, vittime della paura del terrorismo e dei profughi. Un’Europa più unita e consapevole della propria storia e della propria identità avrebbe forse potuto giocare quel ruolo di mediazione e di freno che le Nazioni Unite non sono state in grado di giocare.

Quali sono stati i progetti che hanno avuto un esito positivo per le città di Aleppo e Homs e quali quelli che tuttora state portando avanti?

Di fronte a tale tragedia è impossibile parlare di esito positivo, la catastrofe è tale che nessun intervento è sufficiente. Abbiamo cercato di fare il massimo aiutando chi era sopravvissuto ad anni di assedio e mesi di bombardamenti. Ci rincuora però sapere che ora sia la Caritas di Aleppo sia quella di Homs sono delle organizzazioni solide, capaci, che oltre a tanta motivazione (quella l’avevano anche prima) hanno le capacità e le competenze per portare aiuto alla popolazione. La Caritas ad esempio, grazie ai suoi operatori di Aleppo, è stata la prima realtà ad essere operativa nella zona est della città, dopo la fine dell’assedio e dei bombardamenti governativi.

Il lavoro da fare è ancora purtroppo enorme, prima di tutto nel campo dell’assistenza umanitaria, ma da qualche mese abbiamo iniziato progetti anche nell’ambito della ricostruzione delle abitazioni e della riabilitazione di piccole attività economiche, perché la popolazione ha bisogno di ritrovare un minimo di indipendenza economica.

Aleppo ha ancora voglia di rinascere?

Certamente, il desiderio è tanto, ma purtroppo è veramente difficile capire da dove iniziare per ricostruire una prima base di normalità. Anche perché la guerra e i massacri non sono finiti, e la “pacificazione” di una regione non è sufficiente a garantire il futuro, perché la pace non è l’assenza di guerra, è molto di più. Purtroppo vediamo infatti che anche in quelle zone dove l’intensità dei conflitti è diminuita, i bisogni sono enormi, sia materiali sia comunitari. Con l’aiuto di tutti sarà possibile rinascere, ma c’è bisogno veramente di uno sforzo collettivo che punti all’assistenza, alla riabilitazione e allo sviluppo di percorsi di pace e riconciliazione.

Qualche anno fa Caritas Italiana e Caritas Siria hanno voluto indagare sulla situazione dei giovani nella nazione siriana. A partire da questa prima ricerca quali progetti avete in cantiere per aiutare le giovani generazioni?

La ricerca è stata molto importante perché ci ha fatto capire, dati alla mano, che nel paese ci sono ancora centinaia di giovani che hanno voglia di mettersi in gioco. Nonostante i tanti che non ci sono più (morti o costretti a partire) chi è rimasto ha voglia di ricominciare, di impegnarsi per il proprio futuro e per il futuro del suo paese. Abbiamo scoperto un grande desiderio di “bellezza”: moltissimi hanno espresso il desiderio di tornare a studiare ma anche di impegnarsi in attività artistiche, come la musica, il teatro e le arti figurative. Come se di fronte a tanto orrore i giovani avessero bisogno di nutrire il loro spirito con l’arte. Per questo con Caritas Siria abbiamo avviato il progetto “come fiori tra le macerie”, per la creazione di laboratori artistici residenziali, dove avviare i giovani a quello che potrebbe essere una professione ma non solo. Il primo vedrà la luce a Damasco speriamo entro il 2018. Si tratterà di un laboratorio di restauro artistico e di produzione di mosaici tradizionali, un centro dove offrire percorsi formativi ai giovani, per dare loro una possibilità professionale concreta, lavorando alla ricostruzione materiale e culturale del proprio paese. Al tempo stesso sarà un simbolo di pace: giovani siriani, senza distinzione di religione, impareranno insieme come ristrutturare le opere d’arte delle moschee e delle Chiese del loro paese, così come dei monumenti civili. Per questo oltre ai corsi tecnici offriremo anche formazione alla pace e riconciliazione, che questi giovani possano essere degli ambasciatori di pace, in mezzo a tanto orrore, come fiori che spuntano all’improvviso tra le macerie, tenaci e delicati al tempo stesso.

Daniela Raspollini




ALLA SCOPERTA DEI RITI DELLA SETTIMANA SANTA

Per conoscere e partecipare alle celebrazioni in Cattedrale

I misteri principali della fede che la Chiesa crede e celebra si svolgono durante la Settimana Santa. È la settimana che chiude la Quaresima e che precede la Pasqua. È detta anche “Grande Settimana”, ha inizio con la domenica delle Palme e si conclude con il Triduo Pasquale.

Domenica delle Palme

Con il giorno della Domenica delle Palme la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma. Per rendere di nuovo viva questa memoria, la liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo al di fuori della chiesa dove vengono benedetti i rami di ulivo o di palma che sono portati dai fedeli. Quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa. La celebrazione continua con la lettura della Passione di Gesù.
La tradizione vuole che i fedeli portino con sé i rametti benedetti di ulivo (simbolo di Cristo stesso che, con il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità) e di palma (simbolo di risurrezione: la palma infatti produce un’infiorescenza quando sembra ormai morta), per conservarli nelle loro case.

Il vescovo presiederà la liturgia Sabato 24 marzo. Alle ore 17.30, presso la Chiesa di S. Ignazio di Loyola (già Spirito Santo) avrà luogo la Benedizione dell’Ulivo. Di qui partirà la processione verso la Cattedrale per la Santa Messa alle ore 18.00.

Lunedì-Mercoledì Santo

Dal Lunedì al Mercoledì della Settimana Santa nella Liturgia leggiamo i testi del Profeta Isaia che ci parla del Servo sofferente. Gesù è quel Servo di Dio che si consegna per noi. Nei vangeli seguiamo il nascere del proposito del tradimento di Giuda e la decisione dei capi del popolo di uccidere il Signore.

Messa del Crisma

A Pistoia il Mercoledì della Settimana Santa, alla sera alle ore 21.00 in Cattedrale, il Vescovo, insieme al suo Presbiterio e a tutto il popolo a lui affidato celebra la Messa del Crisma che vuole esprimere visibilmente l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Pastore. Durante la Celebrazione Eucaristica il Vescovo benedice gli Olii necessari per amministrare i Sacramenti del Battesimo (Olio dei Catecumeni) e dell’Unzione dei Malati (Olio degli Infermi). Consacra anche il Crisma che verrà utilizzato in tutta la Diocesi nel Sacramento della Confermazione (o Cresima) e nella Ordinazione dei Presbiteri.
Il rito dell’unzione è antichissimo e risale all’Antico Testamento: attraverso l’unzione una persona veniva riconosciuta per un servizio straordinario e sacro, per questa ragione il rito dell’unzione riguardava solamente persone speciali come Profeti, Sacerdoti e anche Re. Ogni cristiano, diventando con il Battesimo partecipe della vita di Cristo che lo ha salvato, partecipa anche della Sua condizione di Sacerdote, Re e Profeta.

Triduo Pasquale
Giovedì Santo

Al tramonto del Giovedì Santo la Chiesa entra nel Triduo Pasquale. Dopo il Vespro, nelle Parrocchie – ed in Cattedrale alle 18.00 presieduta dal Vescovo – si celebra la “Messa in Coena Domini”, in cui si fa memoria dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli.
La nostra attenzione è attratta da quattro elementi fondamentali di questa Celebrazione:
– l’Eucaristia, il pane e il vino che rendono presente il sacrificio redentore di Cristo;
– l’istituzione del sacerdozio, quando Gesù disse: «fate questo in memoria di me»;
– il comandamento dell’amore lasciato da Gesù ai suoi amici, che è il cammino di vita e di salvezza, sintesi di tutto quello che Gesù ha fatto per noi;
– l’umiltà del gesto della Lavanda dei Piedi, che sintetizza il modo di servire Dio nel prossimo.
Dal canto del Gloria di questa Messa, le campane di tutte le chiese taceranno fino alla notte tra il sabato e la domenica di Resurrezione.

Dopo la Messa c’è l’Adorazione dell’Eucaristia. Non è l’adorazione “al Sepolcro” del Signore, ma è la nostra volontà di unirsi alla preghiera di Gesù (lì presente e Vivente nel segno sacramentale) nell’orto degli Ulivi. I fiori e le piante che tradizionalmente ornano l’Altare dell’Adorazione (o Reposizione) la sera e la notte del Giovedì Santo sono quelli di un giardino, non di un cimitero.

Venerdì Santo

Il giorno successivo, Venerdì Santo, non c’è la Messa. La liturgia, che si celebra quasi nel silenzio, è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni e sul Rito dell’Adorazione della Croce. La Celebrazione della Passione del Signore in Cattedrale a Pistoia sarà presieduta dal Vescovo alle 21.00.

Sabato Santo

Trascorriamo il Sabato Santo nel silenzio a lato della croce silenziosa. Non c’è nessuna celebrazione, c’è soltanto il silenzio: il Re, lo Sposo dorme il sonno della morte.

Veglia Pasquale

Però nell’oscurità della notte del sabato comincia l’ultimo atto del Triduo Santo, suo culmine glorioso e vittorioso: la Veglia Pasquale (in Cattedrale il Vescovo la presiederà alle 21.30). La “Madre di tutte le veglie”, come l’aveva definita Sant’Agostino; la Celebrazione più importante dell’intero Anno Liturgico che conclude il nostro cammino della Settimana Santa approdando alla luce della resurrezione. È il giorno bellissimo e santissimo della Resurrezione di Gesù, che ha sconfitto per sempre il nostro più grande nemico e la nostra più grande paura: la morte. E allora la Celebrazione inizia con l’accensione del fuoco nuovo, la proclamazione della Pasqua, le letture ed il canto dirompente dell’Alleluja, la Rinnovazione delle Promesse Battesimali e l’amministrazione stessa del Sacramento del Battesimo e degli altri Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, la Celebrazione dell’Eucaristia.

Giorno di Pasqua

Dopo tre giorni dalla sua Passione e Morte, Gesù risorge e si mostra prima ai discepoli, poi alla gente nel giorno di Pasqua, festa di tutte le feste. A noi parla e si mostra, come ogni domenica anche oggi, durante la Celebrazione della Messa.

Federico Coppini – Ufficio Liturgico Diocesano

Calendario delle Celebrazioni in Cattedrale

DOMENICA DELLE PALME
SABATO 24 marzo:
Ore 17.30:Chiesa di S. Ignazio di Loyola (Spirito Santo) Benedizione dell’Ulivo e Processione verso la Cattedrale
Ore 18: In Cattedrale: Messa presieduta dal Vescovo

DOMENICA 25 marzo:
Ore 10.30: Messa Solenne
Ore 18.00: Messa

MERCOLEDÌ 28 marzo:
Ore 21.00: Messa Crismale presieduta dal vescovo e concelebrata dai presbiteri della diocesi

TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ 29 marzo:
Ore 18.00: Messa in “Coena Domini”
Lavanda dei piedi – Reposizione del SS. Sacramento per l’adorazione fino alle ore 24.00

VENERDÌ 30 marzo:
Ore 9.00: Liturgia delle ore
Ore 21.00: Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo

SABATO 31 aprile :
Ore 9.00: Liturgia delle ore
Ore 21.30: Veglia Pasquale

DOMENICA DI PASQUA 1 aprile:
Ore 10.30: Solenne Messa Pontificale presieduta dal vescovo con Benedizione Papale
Ore 17.30: Vespri Battesimali
Ore 18.00: Messa

LUNEDÌ DELL’ANGELO 2 aprile:
Ore 10.30 e 18.00: Messa

ORARIO DELLE CONFESSIONI IN CATTEDRALE
MERCOLEDÌ 28 marzo, GIOVEDÌ 29 marzo,
VENERDÌ 30 marzo, SABATO 31 marzo: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00
DOMENICA DI PASQUA 1 aprile : dalle 17.00 alle 18.00

(foto di Nicolò Begliomini)

 




“CENERE IN TESTA E ACQUA SUI PIEDI”: DISPONIBILE ON LINE IL SUSSIDIO PASTORALE PER LA QUARESIMA

Rendiamo disponibile il Sussidio pastorale per la Quaresima oggi non più reperibile in formato cartaceo.

Il sussidio, frutto della collaborazione dei vari uffici pastorali e in particolare di quello liturgico, della Caritas, dell’ufficio missionario e di quello catechistico, è stato realizzato nel 2011 con l’intento di fornire una traccia per il cammino di preparazione verso la Pasqua attraverso la ricchezza della Liturgia dove risplendono i misteri di Cristo e della Chiesa.

L’itinerario quaresimale che culmina nel Triduo Pasquale è un vero cammino di conversione e rinnovamento che i testi liturgici ci aiutano a fare in modo mirabile.