“CHIAMATI ALLA VITA”. GIOVEDÌ 22 LA VEGLIA PER I MISSIONARI MARTIRI

Giovedì 22 marzo a Montemurlo si celebra in Diocesi la ventiseiesima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri.

Nella nostra diocesi la veglia di preghiera, presieduta dal vescovo Tardelli si svolgerà in data 22 marzo alle ore 21 nella parrocchia di Montemurlo.

Il tema di quest’anno è: “Chiamati alla Vita”. Durante la celebrazione, infatti, saranno ricordati i 23 – fra sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche- che sono stati uccisi in odio alla fede e che quindi la Chiesa ha riconosciuto martiri, chiamati “a vita nuova” in Cristo.

In questi giorni la nostra Missionaria Nadia Vettori è tornata dal Brasile. Si conclude così la sua esperienza missionaria svolta per oltre 43 anni in Brasile. Per alcuni anni è stata a Manaus insieme a Don Enzo Benesperi e Don Umberto Guidotti, mentre dal 2004 era a Balsas, dove ha costruito la “casa della Comunità”, una struttura polivalente dedicata alla promozione sociale della popolazione a cominciare dai bambini, dai giovani e dalle donne con attività che spaziano in vari campi, dalle attività ludiche, al sostegno scolastico dei ragazzi e dei bambini, alla promozione del lavoro femminile, all’educazione religiosa e civile della popolazione.

Da sempre il Centro Missionario Diocesano ha dedicato la raccolta della quaresima missionaria al sostegno dei missionari fidei donum diocesani. I progetti sostenuti sono sempre stati legati alla loro attività: la raccolta 2018 verrà dunque destinata, sostanzialmente a due progetti:

– al sostegno di Don Marcello Tronchin, l’ultimo sacerdote fidei donum della nostra Diocesi, che opera in Ecuador in una parrocchia periferica della Città di Esmeraldas, in un contesto di forte degrado economico ed esistenziale. Don Marcello, pur essendo quasi ottantenne e con qualche problema di salute, continua la sua attività missionaria in favore di quella popolazione, in particolare di ragazzi problematici.

– Al sostegno del progetto di fraterna cooperazione fra la Diocesi di Pistoia e quella di Balsas, legata alla nostra anche dal ricordo di Mons. Rino Carlesi, nostro concittadino, che è stato per lunghi anni Vescovo amatissimo di Balsas nonché grande amico del Centro Missionario Diocesano.

Daniela Raspollini

 




LA PAROLA AI GIOVANI! LA CHIESA DI PISTOIA VERSO IL SINODO

DA PISTOIA VERSO IL SINODO…

«Tutti i giovani hanno qualcosa da dire alla Chiesa, ai vescovi e al Papa!». In vista del prossimo Sinodo dedicato ai giovani Papa Francesco ha chiamato all’appello giovani credenti e non credenti, appartenenti anche ad altre confessioni religiose, perché il Sinodo dei vescovi «è per e di tutti i giovani». Il sinodo, ricordava il Papa, «non è un parlatoio, la giornata non sarà un circo, una festa, e poi “ciao mi sono dimenticato”. Concretezze… In questa cultura liquida ci vuole concretezza. E la concretezza è la vostra vocazione».

Anche per questo Francesco ha voluto che prima del Sinodo vi fosse un incontro di giovani. Sarà dal 19 al 24 marzo prossimi e vedrà 300 giovani da tutto il mondo confrontarsi fino al 24 marzo sui temi dell’assemblea del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

Non soltanto il Papa si è organizzato per ascoltare la voce dei giovani. La Chiesa Italiana, grazie all’impegno del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, ha infatti pubblicato il portale www.velodicoio.it rivolto a ragazzi tra i 16 e i 29 anni. Il portale propone domande e riflessioni su 10 parole chiave (ricerca, fare casa, incontri, complessità, legami, cura, gratuità, credibilità, direzione, progetti) ogni giovane può dare risposta, contribuendo a una lettura del mondo giovanile.

Anche il servizio di Pastorale Giovanile diocesano intende promuovere un tempo di ascolto dei giovani della nostra diocesi attraverso alcune domande. Le domande, disponibili sul sito diocesano e sulla pagina facebook della pastorale giovanile diocesana sono le seguenti:

1. Le mie paure/le mie attese/ i miei valori

2. Il mio rapporto con la fede è…

3. Se ti dico “Chiesa” cosa ti viene in mente?

4. Quali iniziative e proposte dovrebbe rivolgere ai giovani la nostra chiesa diocesana?

È un’occasione da non perdere per raccontarsi, riflettere sulla spiritualità dei giovani e sulla loro presenza nella Chiesa. È un’opportunità rivolta a tutti per ‘leggere’ le necessità e le difficoltà dei giovani, ma anche per progettare nuovi percorsi e nuovi linguaggi.

…E PER L’ESTATE 2018…

In vista del sinodo, questa estate, i giovani italiani sono chiamati a incontrare Papa Francesco a Roma. Nel mese di Agosto, quindi, la nostra diocesi proporrà due iniziative:

8-11 agosto

Esperienza di volontariato per organizzare l’accoglienza dei Giovani della diocesi di Vicenza e di alcune diocesi toscane faranno tappa a Pistoia nei giorni 9 e 10 agosto (l’11 mattina è prevista la partenza per Roma). Giovani pellegrini dalle altre diocesi toscane arriveranno a Pistoia, la Piccola Compostella, città di San Jacopo apostolo, per un momento di preparazione all’incontro con Papa Francesco previsto a Roma l’11 e il 12 agosto. Sarà una bella occasione per incontrarsi, pregare insieme, sentirsi ‘Chiesa’.

11-12 agosto

Incontro con il Papa a Roma. Il Santo Padre incontrerà i giovani italiani, chiamati passo dopo passo a raggiungere “per mille strade” il luogo del martirio di Pietro.

Programma dell’evento

Sabato 11 agosto: arrivo a Roma al termine dei pellegrinaggi al Circo Massimo. Veglia con Papa Francesco e, a seguire, notte bianca della fede in vari luoghi di Roma.

Domenica 12 agosto: Santa Messa con Papa Francesco e Angelus.

Ricordiamo che è possibile partecipare anche ad una sola iniziativa. Per saperne di più scrivi a: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it oppure visita la nostra pagina FB: Pastorale Giovanile – Diocesi di Pistoia




SI SALVI CHI PUÒ? LA LETTERA “PLACUIT DEO” DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Abbiamo ancora bisogno di salvezza? Se si tratta di sfuggire alla retrocessione o di acciuffare (o mantenere) il seggio in parlamento facilmente possiamo dire di sì. Siamo ancora ‘attuali’, o meglio, siamo ancora comprensibili quando parliamo di “salvezza”? Il recente documento della Congregazione della Dottrina della Fede Placuit Deo, firmato dal prefetto Luis F. Ladaria il 22 febbraio 2018, sulla scorta del magistero recente di Papa Francesco, insiste su «alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali».

Il testo, piuttosto breve, propone una densa sintesi di soteriologia cattolica che riprende il filo di un noto documento elaborato alla vigilia del nuovo millennio cioè la dichiarazione Dominus Iesus (2000). Placuit Deo lo recupera sviluppando il nesso inscindibile, già proposto in quel testo, tra Gesù Cristo quale unico mediatore della salvezza che ha comunicato agli uomini in quanto verbo Incarnato (cap. IV), la Chiesa corpo di Cristo, sacramento universale di salvezza del genere umano (cap. V) e l’esigenza di «comunicare la fede, in attesa del Salvatore» (cap. VI).

Detto questo, per cogliere la novità del nuovo documento mi pare significativo il capitolo centrale (cap. III), dal titolo «L’aspirazione umana alla salvezza».
Chi ha in mente i testi conciliari, in particolare Gaudium et Spes, si accorge quanto sia mutato l’orizzonte culturale. Le grandi domande di senso esplicitate magistralmente in quel testo, come il tema della morte, il problema dell’ateismo anche nelle sue forme sistematiche, l’attesa di un “uomo nuovo” inclusa dentro le attese più o meno messianiche delle ideologie marxiste, la liberazione propagandata dai maestri del sospetto, si inseriscono soltanto marginalmente nel documento odierno.

Placuit Deo parla ormai dell’uomo post-moderno, chiuso ai grandi racconti di senso proposti dalle ideologie e anche ad un sistema di riferimento cristiano di fatto irrecuperabile. Ma forse anche il termine post-moderno non ci dice più molto. Probabilmente non è più l’uomo del logos, ma –mi suggerisce l’acuto pensiero del gesuita Gaetano Piccolo- l’uomo del ‘pathos’. È l’uomo della techne, aggiungerei, anzi, degli algoritmi che sembrano conoscerlo meglio di quanto potrebbe conoscersi da solo. Il documento recita: «l’uomo percepisce, direttamente o indirettamente, di essere un enigma: Chi sono io che esisto, ma non ho in me il principio del mio esistere? Ogni persona, a suo modo, cerca la felicità, e tenta di conseguirla facendo ricorso alle risorse che ha a disposizione. Tuttavia, questa aspirazione universale non è necessariamente espressa o dichiarata; anzi, essa è più segreta e nascosta di quanto possa apparire, ed è pronta a rivelarsi dinanzi a particolari emergenze».
Le grandi aspirazioni dell’uomo dunque, non sembrano più così evidenti alla coscienza dell’uomo contemporaneo. La ricerca della felicità -ci suona quasi sconcertante- «è più segreta e nascosta di quanto possa apparire». L’uomo del 2018 si trova ormai chiuso dentro un orizzonte prevalentemente individualistico: «non ho in me il principio del mio esistere». Il suo problema sembra legato principalmente all’esigenza di mantenere inalterata la propria condizione ottimale di sussistenza. Le domande di senso arrivano quando le cose vanno male economicamente, quando arriva la malattia, se c’è mancanza di «pace interiore e di una serena convivenza col prossimo».
La salvezza si riduce alle esigenze di un centro benessere, ad una terapia dell’anima e del corpo che elimini le difficoltà. È la vittoria dell’emozione sul sentimento, del presente sul futuro. Non vengono meno tensioni lodevoli: «alla lotta di conquista del bene si affianca la lotta di difesa dal male: dall’ignoranza e dall’errore, dalla fragilità e dalla debolezza, dalla malattia e dalla morte». Si tratta però, a ben vedere, di un fatto di risorse, intellettuali, tecniche, biologiche.

Le risposte che cerca l’uomo contemporaneo, e che talvolta sembra individuare, si chiudono in quanto è “a portata di mano”. Fatto che implica due conseguenze pericolose: 1) illudersi di auto-salvarsi; 2) considerare manipolabile tutto ciò che ci circonda.

L’illusione dell’autosalvezza si esprime in due tendenze “mondane” dai nomi antichi che Papa Francesco, pur dentro un contesto più morale che teoretico, ha ripetuto spesso: pelagianesimo e gnosticismo.

Secondo la prima, come spiega bene il testo, «l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri». È il primato della morale o dell’ingegno umano sulla grazia.

La seconda «presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo». Basta un’adeguata forma di conoscenza che facilmente superi i limiti storici di un Dio fatto uomo, per elevare la persona e liberarla «dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, aliena dall’identità ultima della persona, e manipolabile secondo gli interessi dell’uomo».

Di fronte a queste due tendenze che papa Francesco ha ben stigmatizzato sia in Evangelii Gaudium (n. 94) che nel suo discorso alla Chiesa Italiana in occasione del Convegno Ecclesiale di Firenze (2015), il documento propone il valore centralissimo della salvezza cristiana. Ne offre quasi una definizione, laddove afferma che «la salvezza consiste nella nostra unione con Cristo, il quale, con la sua Incarnazione, vita, morte e risurrezione, ha generato un nuovo ordine di relazioni con il Padre e tra gli uomini, e ci ha introdotto in quest’ordine grazie al dono del suo Spirito».

Ritroviamo qui il nesso inscindibile Gesù Cristo-salvezza-Chiesa proposto da Dominus Iesus, ma con la particolare sottolineatura della salvezza come “unione” con Cristo. C’è dunque un mistero di comunione dentro la salvezza cristiana che l’uomo contemporaneo è chiamato a riscoprire.

Comunione con Dio, perché, si legge in Placuit Deo, «niente di creato può soddisfare del tutto l’uomo, perché Dio ci ha destinati alla comunione con Lui e il nostro cuore –come ricorda Agostino – sarà inquieto finché non riposi in Lui».

Comunione con il Creato, che non può essere ridotto a realtà esterna, materiale e manipolabile. L’enciclica Laudato si’ ci ha riproposto la risposta cristiana con grande suggestione: «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio» (n. 84).

Comunione con i fratelli. «Peccando, – si legge nel Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede – l’uomo ha abbandonato la sorgente dell’amore, e si perde in forme spurie di amore, che lo chiudono sempre di più in sé stesso. È questa separazione da Dio – da Colui che è fonte di comunione e di vita – che porta alla perdita dell’armonia tra gli uomini e degli uomini con il mondo». Può commentare bene ancora un numero di Laudato si’: «Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra» (n. 92).

Comunione con l’integralità della nostra persona, fatta di anima e corpo. «È tutta la persona, infatti, in corpo e anima, che è stata creata dall’amore di Dio a sua immagine e somiglianza, ed è chiamata a vivere in comunione con Lui». La salvezza che ci consegna Cristo ci sana, nella nostra umanità corrotta dal peccato, bisognosa della grazia divina, e ci eleva allo stesso tempo, secondo il principio spirituale che custodiamo con la nostra umanità, chiamata ad una vocazione divina.

Comunione della Chiesa. È tramite la Chiesa che ci raggiunge la salvezza di Cristo perché nessuno si salva da solo. Abbiamo bisogno di vivere le relazioni che «nascono dal Figlio di Dio incarnato e che formano la comunione della Chiesa». Relazioni che a partire dal Battesimo, sperimentiamo negli altri sacramenti. La materialità umile dei sacramenti (l’acqua, il pane, il vino, l’olio, il prete..) ci sottrae alla menzogna di una salvezza meramente interiore e rimanda alla verità della carne viva di Cristo che tocchiamo, in modo singolare, nei fratelli più poveri e sofferenti». Resta implicita, su questo punto, la fatica che si registra, anche tra i cattolici, nel tenere insieme liturgia e vita, nella tensione tra una spiritualità privatistica e l’apertura al fratello. Vi si legge, forse, anche il rischio di una pratica sacramentale spesso interpretata secondo riduzionismi formali o ritualità senza grazia, fraintesa secondo la categoria del diritto soggettivo e non secondo la comunione di grazia.

Comunione con tutto il genere umano. La salvezza cristiana non può lasciare indifferenti, ma spinge tutti i fedeli alla “conversione missionaria” su cui insiste Papa Francesco, poiché «la salvezza integrale, dell’anima e del corpo, è il destino finale al quale Dio chiama tutti gli uomini».

Placuit Deo invita a uscire dalle ristrettezza di una visione mondana che di fatto rende superflua la rivelazione divina, a partire da una riscoperta della propria misura umana, creata per aprirsi alla comunione. Il documento, dunque, non propone soltanto una reazione ai rischi di certa spiritualità e mentalità contemporanee, ma può anche aiutare pastoralmente ad affrontare il tema della salvezza a partire dalle nostre più profonde esigenze di comunione. Papa Francesco lo fa parlandoci di casa comune, di misericordia, del «piacere spirituale di essere popolo», della dimensione sociale dell’evangelizzazione, ma soprattutto attraverso quel “primear” di Dio che ribadisce il Suo primato: è Lui che, sempre primo ci “primerea”, ci aspetta, fa risplendere in Gesù Cristo «la profonda verità […] su Dio e sulla salvezza degli uomini».

Ugo Feraci




INCONTRO DI FORMAZIONE PER IL CLERO SU “LA PRATICA DELLA FEDE”

 

Giovedì 1 Marzo dalle ore 9.30 alle ore 14 presso il Seminario vescovile di Pistoia si terrà l’incontro di formazione per il clero diocesano sul tema “la pratica della fede“.

Il programma è il seguente:

9.30: Ora media

10-11: Meditazione

11.00-12.30: Lavoro sulla scheda e confronto; comunicazioni varie

12.30: Pranzo di fraternità

Di seguito è possibile scaricare la scheda con il brano che sarà oggetto di meditazione e le domande di carattere spirituale e pastorale su cui ci confronteremo. E’ opportuno leggere prima il brano e le domande, così da rendere lo scambio più fruttuoso e meditato.




AL VIA LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

PISTOIA – Questa sera, giovedì 18 gennaio, alle ore 18:00 nella Chiesa Cattedrale avrà luogo la Celebrazione Eucaristica per l’apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, presieduta da don ROBERTO BRESCHI, Direttore dell’Ufficio Ecumenismo e dialogo interreligioso. Alle ore 21:00 seguirà un incontro di preghiera, nella Chiesa Cristiana Evangelica Battista (via San Marco, 9).Gli incontri proseguiranno lunedì 22 gennaio 2018, alle ore 21:00,  presso Chiesa di San Giovanni decollato “Tempio”, dove avrà luogo la celebrazione ecumenica della Parola di Dio con la partecipazione del Pastore MARIO AFFUSO, della Chiesa Apostolica Italiana.  Martedì 23 gennaio 2018  ore 21:00, nella Sala riunioni del Centro Famiglia S. Anna (Piazz.ta S. Stefano) ci sarà l’incontro-dibattito con la Pastora LETIZIA TOMMASSONE, della Chiesa Valdese di Firenze, sul tema: “Le donne nell’epoca della riforma protestante”.