La storia millenaria del monastero delle Benedettine

Venerdì 21 giugno alle 17, a Palazzo de’ Rossi in via de’ Rossi 26, si terrà la presentazione del libro Storia del monastero benedettino di Santa Maria degli Angeli di Pistoia, di Elettra Giaconi.

Venerdì 21 giugno alle 17 nella sede del palazzo de Rossi, via de Rossi 26, la Fondazione Cassa di Risparmio presenterà il volume di Elettra Giaconi Storia del monastero benedettino di Santa Maria degli Angeli o di Sala di Pistoia a cura di A. Agostini e M.C. Pagnini. La presentazione è affidata alle competenze diverse e complementari di Francesco Salvestrini (Università di Firenze), di sorella Costanza Pagliai (Apostole della consolata) e del can. Diego Pancaldo (Facoltà teologica dell’Italia centrale) e sarà coordinata dal presidente della Fondazione Luca Iozzelli.

 

Durante gli anni venti del secolo scorso donna Angelica Liserani, sollecitata o, e si preferisce, incaricata da «persone autorevoli», scrisse, su basi rigorosamente documentarie una Storia del monastero benedettino da Sala, al quale apparteneva. Ma perché proprio a lei un simile incarico? Probabilmente perché poco prima aveva scritto un libretto in memoria di due valenti badesse, dimostrandovi quella capacità di equilibrio compositivo e di chiarezza espressiva, di cui ci si poteva aspettare che avrebbe dato – e in effetti dette ben più ampia e convincente prova ricostruendo la storia ultra millenaria del suo monastero in Memorie e ricordi 650-1900.

Quasi un secolo dopo a Pistoia, forse soltanto Elettra Giaconi avrebbe avuto la pazienza e la competenza specifica – pazienza nata appunto dalla competenza, cioè dalla familiarità intellettuale con l’argomento – per trascriverne e portarne a stampa, come esemplarmente ha fatto, le circa trecento pagine. Queste sono precedute da una lunga introduzione nella quale, fra i loro aspetti più significativi,Elettra mette in rilievo «la stretta connessione fra la storia interna e la storia esterna al monastero» e l’intreccio de «i fatti interni a quelle mura con le vicende personali delle varie monache e degli altri personaggi che compaiono sulla scena».

Ma non solo le trecento pagine del testo, anche le venti della introduzione sono troppe per seguirne qui gli sviluppi e trarne più di qualche sporadica osservazione. Per esempio, il luogo comune – a cui non poco hanno contribuito, da Diderot a Manzoni, gli autori i romanzi – secondo il quale di solito le fanciulle sono costrette a prendere il velo contro la loro volontà, viene messo in discussione da casi concreti come quello di Domenica Gerbi di San Marcello che, destinata al matrimonio, nel 1581 morì dal dispiacere di dover lasciare il monastero; o quello della novizia che nel 1842 fu rimandata a casa «non volendola trattenere fra le quattro mura del chiostro dal momento che mostrava di starci a disagio». Del resto il monastero è uno dei pochi luoghi – forse l’unico – dove fino all’800 inoltrato una donna può far valere, se ne ha, le proprie capacità organizzative, amministrative e direttive, politiche insomma, ed esercitare un potere istituzionalizzato, come dimostra la successione delle badesse che qui costituisce il filo conduttore di tanti secoli di storia.

Questo lavoro di Elettra Giaconi è stato assecondato con intelligente impegno sia dalle curatrici A. Agostini e M.C. Pagnini, che lo hanno anche arricchito di due interessanti “focus”, rispettivamente su monsignor Giovanni Visconti e sulle vicende architettoniche del palazzo Tolomei; sia dalla casa editrice Polistampa che ne ha fatto una edizione, bella fin dalla copertina, dove con grande eleganza e attinenza al testo si disegna il giglio di biblica e virgiliana memoria.

 

Programma della presentazione

Saluti

Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

Alessandro Tomasi, Sindaco di Pistoia

 

Intervengono

Prof. Francesco Salvestrini

Università degli Studi di Firenze

Sorella  COSTANZA PAGLIAI

Apostole della Consolata

can. DIEGO PANCALDO

Facoltà teologica Italia Centrale

Sarà presente l’autrice

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Elettra Giaconi, Storia del monastero benedettino di santa maria degli angeli o di sala di Pistoia a cura di A. Agostini e M.C. Pagnini, Edizioni Polistampa, Firenze 2019.




Andrea del Verrocchio a Pistoia

Lunedì 27 maggio una conferenza del prof. Andrea de Marchi, storico dell’arte, ha illustrato l’opera e i capolavori pistoiesi del maestro di Leonardo.

Che il 2019 fosse un anno di grande risonanza per l’arte del Rinascimento lo si è più e più volte evinto da tutti gli eventi e manifestazioni che si sono susseguiti in memoria dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Ma l’appuntamento che potremo definire “il fiore all’occhiello” di questo anno così importante è la mostra che dal 9 marzo al 14 luglio decora le sale fiorentine di Palazzo Strozzi, dedicata al maestro del celebre Leonardo, ovvero Andrea del Verrocchio.

Una mostra di spiccato pregio, curata dal professore di storia dell’arte medievale della Scuola Normale Superiore di Pisa Francesco Caglioti e dal professore di storia dell’arte medievale dell’Università di Firenze Andrea De Marchi, che offre, grazie ad importanti concessioni da parte di istituzioni straniere ed italiane, un quadro generale sull’arte che caratterizzava Firenze tra il 1460 ed il 1490. Prestiti che arrivano anche dalla Diocesi di Pistoia e dai Musei Civici della città; infatti sono state esposte tre opere pistoiesi legate al maestro Verrocchio ovvero il busto di Salvatore di Agnolo di Polo del Museo Civico di Pistoia, l’affresco raffigurante San Girolamo e una santa martire dal convento di San Domenico e la celebre tavola della Madonna di Piazza conservata nella cattedrale di San Zeno.

Queste sono le premesse per la conferenza, o meglio, la  lectio magistralis tenuta dal professor De Marchi nelle sale del Museo dello Spedale del Ceppo a Pistoia lunedì 27 maggio.

Un convegno che è stato presentato dalla direttrice dei Musei Civici Elena Testaferrata, con la graditissima partecipazione di monsignor Fausto Tardelli e gremita di “tecnici” e di curiosi e appassionati.

Il professor De Marchi ha illustrato magistralmente gli elementi principali per riconoscere la firma pittorica di Andrea del Verrocchio partendo dall’analisi del suo percorso formativo. Una contaminazione che si rifà ai suoi primi anni da orefice e che delinea una spiccata attenzione per il tratto nitido e per la ricerca dell’essenza formale di ogni elemento raffigurativo. Una ricerca quasi plastica delle forme geometriche connessa direttamente con la sua propensione per la scultura. Tutto questo unito alla volontà di indagare nell’animo umano, cercando, in ogni soggetto rappresentato dal maestro, di cogliere l’attimo di grande tensione emotiva in uno scenario irradiato da una rassicurante luce Celeste.

Ma ciò che ha reso l’incontro, a mio avviso, di inestimabile valore è stata l’analisi delle differenze pittoriche che il professor De Marchi ha mostrato sul maestro Verrocchio ed i suoi allievi: Lorenzo di Credi e Leonardo da Vinci. E lo ha fatto confrontando alcune immagini ingrandite di paesaggi quasi lunari, analizzando i riccioli di alcuni angeli rappresentati a fianco della Vergine Maria, mostrando le differenze nei vari studi di panneggio e avvalendosi delle analisi svolte presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con la tecnica della riflettografia. De Marchi ha guidato ognuno dei partecipanti al convegno in un percorso evolutivo per comprendere a fondo i vari “canoni” e per poterli confrontare nella grande pala della Madonna di Piazza. Un lavoro commissionato ad Andrea del Verrocchio nel 1474/1475, ma terminato da Lorenzo di Credi circa dieci anni dopo che, grazie alla minuziosa spiegazione del professore, presenta molto probabilmente varie contaminazioni anche da parte dello stesso Leonardo da Vinci.

Un convegno che sicuramente ha messo in luce le caratteristiche dell’animo pittorico dei protagonisti del primo Rinascimento fiorentino, gettando le solide basi di quello che potremo definire “protoclassicismo” e che è e sarà un veicolo conduttore per gli spettatori presenti che ancora non hanno visitato la mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo.

Silvia Gualandi

 

 




Alla scoperta dei tesori nascosti della Chiesa di Pistoia

Iniziativa nazionale di apertura e promozione di archivi, musei, biblioteche ecclesiastici. Aperture straordinarie, visite e mostre per poter gustare l’immenso patrimonio storico archivistico della diocesi

PISTOIA  – Nell’ambito dell’iniziativa “aperti al MAB”, dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale dei musei, biblioteche e archivi ecclesiastici, anche la diocesi apre le porte dei suoi tesori nascosti. Una settimana densa di eventi, mostre e visite guidate offerte da esperti accompagneranno i visitatori allo straordinario patrimonio librario e archivistico della diocesi di Pistoia.

Dal 1 al 28 giugno sarà visitabile l’esposizione “Tesori Svelati”, un doppio percorso espositivo dedicato alla scoperta del patrimonio bibliografico, archivistico e artistico conservato presso l’Archivio Diocesano e Vescovile, la Biblioteca Leoniana e il Monastero di Santa Maria degli Angeli. La mostra, curata da Scripta Manent, propone, nella prima sezione, una selezione di manoscritti miniati, incunaboli e preziose rarità in stampa, allestita presso la sala di consultazione dell’ Archivio diocesano e Vescovile. Nella seconda sezione, allestita presso le sale del Monastero Benedettino di Santa Maria degli Angeli (accesso da via Verdi), sarà esposta una scelta di rari manoscritti, testi a stampa e oggetti espressione della vita quotidiana del monastero tra il XIV e il XX secolo.

Martedì 4 e giovedì 6 giugno si svolgeranno le  visite guidate nei suggestivi ambienti della Biblioteca Fabroniana, istituita nel 1726 dal cardinale Carlo Agostino Fabroni, alla scoperta dei tesori documentari e librari. Le visite, curate della responsabile dr.ssa Anna Agostini, avranno luogo martedì 4 e giovedì 6, alle ore 10  e ore 11,30.

Per Prenotare una visita grauita: fabroniana@tiscali.it;

Infine, venerdì 7 giugno sarà possibile visitare l’affascinante l’Archivio capitolare (Vicolo del Sozomeno, 3) ospitato nel complesso monumentale della Cattedrale di Pistoia, ammirando le pergamene, i codici medievali e preziosissimi antifonari e graduali. Le visite, a cura del prof. Stefano Zamponi, direttore dell’Archivio, avranno luogo alle ore 10 e alle ore 11.30.

Per prenotare una visita gratuita: archiviocapitolarept@virgilio.it





Addio a Buscioni, contemplativo dell’anima segreta delle cose

L’artista, nato a Pistoia il 13 luglio 1931 è scomparso il 6 maggio. A lui dedichiamo un breve ricordo.

La Gerusalemme Celeste nel rosone della Chiesa di San Paolo apostolo è una delle ultime opere consegnate da Umberto Buscioni alla città di Pistoia. Una vetrata che completa un ciclo avviato nel 1992 con la conversione di San Paolo nella vetrata dietro l’altare, ma che è anche il sigillo della spiritualità dell’artista a cui oggi Pistoia e la nostra diocesi consegnano l’estremo saluto e un affettuoso ricordo.

Anche ad uno sguardo profano, chi ha potuto osservare la bella retrospettiva – quasi il diario di un’anima- ospitata recentemente a Palazzo Fabroni era in grado di cogliere nelle diverse tappe del percorso artistico di Buscioni un’originale carica spirituale. Una nota che attraversa le svolte del suo stile, personalissimo e mutevole com’è proprio dei grandi, che soli sono capaci di cambiare, mettersi in discussione, percorrere nuove strade.

Buscioni ha descritto in pittura, nella sua stagione più pop, oggetti quotidiani illustrati nella pubblicità e nella vita quotidiana, consegnandoli alla poesia del colore, della forma e dell’immaginazione. Un viaggio limpido, a tratti ironico e familiare, ma in cui è anche possibile cogliere un lento e contemplativo riacquisire le cose: “l’anima segreta delle cose” come riportava felicemente il titolo della mostra a lui dedicata qualche mese fa. Una spiritualità del quotidiano, in cui camicie, cravatte, motociclette, hanno la capacità di ribaltare la prospettiva, riportare all’attenzione l’assente, aprire a forze e movimenti ulteriori che smuovono lo spirito con le cose.  Un mondo in cui cogliere la ventata «che non sai dove viene e dove va», ma anche la luce che è dentro la realtà.

Negli ultimi dipinti c’è il pathos dolente di una meditazione sull’esistenza che prende il tono dell’elegia, come nel dipinto “il cappotto dei nostri inverni”: una giaccone attorniato da croci, dove la gruccia stessa si fa croce e la veste memoria, guscio di vita vissuta, rimando alla fragilità di chi la indossa.

Un itinerario di arte e di vita che anche a San Paolo è possibile cogliere dalla conversione di San Paolo, con i suoi rimandi alla grande pittura in una traduzione pop che pure mantiene una carica spirituale e una tensione emotiva altissime, fino alle poesie in figura delle vetrate, dove l’elemento religioso è nella metafora del fiore e della luce, da intendersi nei diversi momenti del giorno e della storia della salvezza; fino alla Gerusalemme celeste, sintesi di un percorso umano e artistico: con le sue geometrie e i movimenti delle forme e dei colori ormai proiettati nell’eterno.

U.F.




Un giorno da ricordare a lungo, nel segno di Leonardo da Vinci

A 500 anni dalla morte del genio rinascimentale il vescovo Tardelli ha celebrato una messa di suffragio nella chiesa di Santa Croce a Vinci. L’occasione per visitare i luoghi natali di Leonardo e ricordare il suo profilo umano e spirituale.

Il 2 maggio del 1519 Leonardo da Vinci lasciava la vita terrena in terra di Francia, nel castello di Cloux (oggi Clos Lucé) presso la residenza reale di Amboise, dove era stato accolto con dignità regale e onori degni di un grandissimo da Francesco I re di Francia tre anni prima.

Nel quinto centenario della morte, giovedì 2 maggio a Vinci si sono tenuti alcuni eventi commemorativi, fra i quali ricordiamo l’apertura dei due nuovi musei, il Museo Ideale Leonardo da Vinci, – che riapre dopo nove anni in pieno centro storico -, e il museo del Rinascimento del vino a villa da Vinci, nella zona di Streda; altro evento importante, la messa a dimora nella tenuta di Villa Dianella delle barbatelle realizzate con i cloni estratti dalla vigna milanese di Leonardo nella casa degli Atellani, recentemente riscoperta attraverso un progetto di grande rilevanza scientifica.

La giornata si è conclusa con la messa solenne celebrata nella chiesa di Santa Croce a Vinci da sua eccellenza monsignor Fausto Tardelli vescovo di Pistoia. Accolto dalla popolazione accorsa numerosa e dal parroco titolare della chiesa monsignor Renato Bellini, che ha concelebrato, monsignor Tardelli ha prima visitato la casa natale di Leonardo ad Anchiano e poi è sceso a Vinci per la celebrazione; ad accoglierlo nella città del Genio ha trovato il sindaco Giuseppe Torchia, accompagnato dal vice sindaco e dall’assessore alla cultura, che hanno poi partecipato alla funzione religiosa, svoltasi in orario serale, alle 21.

Il vescovo, durante la sua omelia, si è soffermato a lungo sulla figura di Leonardo tratteggiandone i caratteri in quanto uomo, con tutte le sue debolezze, le sue fragilità, solitudini e dubbi. Un’analisi profonda condotta da un’angolazione che spesso viene lasciata in ombra, ma assolutamente necessaria per poter comprendere la complessità della figura del Vinciano. Al termine della celebrazione, monsignor Bellini ha invitato il sindaco all’ambone per un saluto alla comunità riunita in chiesa per onorare il figlio più illustre della città. Il sindaco si è soffermato sulla necessità di scavare nell’animo del Genio, indagando in profondità sul suo personale rapporto con la fede e con Dio; un tema suggestivo, spesso accostato ad alcuni scritti individuati nel suo immenso lascito, ma soprattutto ad alcuni enigmatici dipinti. Vogliamo ricordarne uno su tutti, il San Giovanni Battista conservato al Louvre, dove quell’indice rivolto verso il cielo è l’esito di una serie di ritocchi compiuti sul quadro fino agli ultimi giorni di vita da Leonardo. Quell’indice levato in un gesto enigmatico di altissima spiritualità fece esclamare a Pablo Picasso: «Da Vinci promette il Paradiso».

Dopo la messa, il vescovo ha salutato i fedeli presenti e si è recato in processione verso il fonte battesimale al quale è stato probabilmente battezzato Leonardo, sempre nella chiesa di Santa Croce. Infine, insieme al sindaco ed ai presenti, monsignor Tardelli è stato accompagnato dall’assessore alla cultura del comune di Vinci all’interno del castello dei Conti Guidi per visitare la mostra “Leonardo a Vinci. Alle origini del Genio”, che ospita l’originale del disegno di paesaggio del 1473 di Leonardo e diversi documenti inerenti la vita del giovane artista nel borgo natio. Un giorno da ricordare a lungo.

Paolo Santini




Online la biblioteca di don Gastone Lastrucci

La biblioteca privata di Don Gastone Lastrucci, donata al Comune di Lamporecchio, accessibile on line.

Sabato 4 maggio, ore 10.30, nell’ambito di “Lamporecchio che scrive: incontri con autori del territorio e su temi di storia locale”, rassegna a cura della biblioteca comunale Don Siro Butelli in collaborazione con Promocultura, è stato presentato il fondo “Don Gastone Lastrucci”, composta da circa 1072 opere libri, donati nel 1995, degli eredi del parroco, al Comune di Lamporecchio e oggi riordinato e catalogato per essere accessibile on line attraverso il sito della Rete Documentaria Pistoiese (ww.redop.it).

La biblioteca privata di Gastone Lastrucci accoglie opere a stampa a stampa di vario argomento e tipologia, fra le quali spiccano, per consistenza, quelle riguardanti la storia locale, la storia generale, l’arte, la religione, la sociologia, la narrativa e la poesia, alla quale si uniscono 18 volumi pregevoli volumi antichi, a carattere religioso, editi nel secolo XVIII. Una biblioteca, oggi espressione della formazione culturale ed ecclesiastica del sacerdote, amata, custodita e accresciuta negli anni con edizioni di grande interesse e particolarità.

Alla presentazione del progetto, realizzato grazie ai contributi dati dalla Regione Toscana, alla Rete documentaria pistoiese, hanno partecipato, Maria Stella Rasetti, coordinatrice della rete documentaria pistoiese, Francesca Rafanelli, catalogatrice e bibliotecaria, con una riflessione sul Il fondo Lastrucci. Appunti per una storia del collezionismo librario”, Elena Lombardi, catalogatrice con l’intervento sulla “La catalogazione online del fondo Lastrucci”) e Ivo Torrigiani con “Un ricordo di Monsignor Lastrucci”.

Ha moderato, l’incontro Serena Marradi, della biblioteca comunale Don Siro Butelli, alla presenza di molti ospiti tra i quali la famiglia del parroco.

Serena Marradi (Biblioteca don Siro Butelli, Lamporecchio)

 




Depressione, accidia e notte spirituale

Lunedì 29 aprile in Seminario la presentazione del volume di suor Marie-Liesse Pouls. Un aiuto a discernere e curare i disagi dell’anima.

Se la depressione è considerata il male del secolo, la nostra provincia ha il triste primato di essere tra le principali consumatrici in Italia di antidepressivi. Un’onda di disagio che infetta anche lo Spirito, ma della quale, però, si è anche poco informati. Non è sempre immediato, infatti, saper distinguere la depressione dall’accidia e da altri fenomeni che toccano la mistica come la notte spirituale.
Il libro di Suor Marie-Liesse Pouls, sorella della Fraternità di Gerusalemme molto conosciuta a Pistoia, «Depressione, accidia e notte spirituale» (Tau editrice, 2019) ha il pregio di fare chiarezza sui disagi della psiche e dell’anima.

Il suo lavoro che rielabora la tesi di licenza realizzata presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma sarà presentato nell’Aula Magna del Seminario di Pistoia lunedì 29 aprile alle ore 21.

Interverrà l’autrice, il dottor Raffaello Spiti, psichiatra, neurologo e psicoterapeuta; don Giordano Favillini, della Fraternità Apostolica di Gerusalemme, Beatrice Iacopini docente e filosofa.

La serata sarà accompagnata dal canto di un coro proveniente dall’Olanda, paese da cui proviene Marie-Liesse, che si esibirà con alcuni brani intonati al tema della presentazione.
Il coro gospel “Gioia” di Landgraaf, guidato dal maestro Louk Kockelkoren, terrà anche un concerto il giorno successivo, martedì 30 aprile alle ore 21.15 presso la Basilica della Madonna dell’Umiltà. Due appuntamenti da non perdere.




Sergio Mattarella a Vinci

La visita del Presidente della Repubblica nel giorno natale di Leonardo

A Vinci nell’anno delle Celebrazioni Leonardiane per i 500 anni dalla morte del grande genio arriva il Presidente Sergio Mattarella.
È un giorno speciale: una festa per la gente, ma anche un’occasione per ribadire la straordinaria capacità di Leonardo di vedere al di là dei limiti della conoscenza del suo tempo, ben caratterizzato dai due poli dell’umanesimo e della scienza.

«Appunto perché figlio di quel tempo in cui la cultura non riconosceva frontiere ed accomunava nello scambio delle esperienze tutta l’Europa malgrado i contrasti e le guerre interne, qualsiasi geo-tentativo di leggere la sua opera entro confini organizzati nei secoli successivi tra le scienze o tra i territori e tra i popoli apparirebbe fallace e soprattutto riduttivo del contributo immenso che Leonardo ha recato al progresso dell’umanità». In questo passaggio del discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica a Vinci lunedì 15 aprile, giorno della nascita di Leonardo, c’è un messaggio semplice e profondo allo stesso tempo: da una parte si riconosce il Rinascimento come una realtà senza frontiere, pienamente europea, dall’altra c’è il richiamo ad evitare l’errore di “incasellare” Leonardo, più volte fatto nel passato.

L’attesa del Presidente della Repubblica, che il 2 maggio si recherà ad Amboise dove Leonardo è morto, era vivissima nei giorni precedenti a Vinci e nel territorio; grandissimo quindi, è stato il calore trasmesso lunedì scorso dalla gente. Mattarella, tra i personaggi politici più stimati nel paese, rappresenta, in effetti, uno dei pochi riferimenti condivisi per la fiducia e la stima che riscuote.
Nel palco ufficiale si sono alternati il sindaco Giuseppe Torchia, il presidente della Regione Enrico Rossi, il presidente delle celebrazioni leonardiane Paolo Galluzzi, il ministro della cultura Alberto Bonisoli, ma anche due giovani studenti della scuola media: Alice ed Edoardo. Tra gli ospiti anche il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli e il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca.
A Vinci Mattarella ha inaugurato la mostra «Leonardo a Vinci. Alle origini del genio» ospitata presso il Museo Leonardiano dove è esposto il disegno di Leonardo “Paesaggio 8P” in prestito dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, prima opera conosciuta del Genio, datata 5 agosto 1473. La mostra è incentrata sul tema del paesaggio e sulle testimonianze che svelano notizie, anche poco note, relative alla sua infanzia e prima giovinezza, trascorse a Vinci.
A Vinci Mattarella così ha definito Leonardo:

«Un grande toscano, un grande italiano, allora protagonista assoluto della scena europea, oggi riferimento insopprimibile nel mondo!».

Silvano Guerrini


Un video per scoprire i “luoghi di Leonardo”

Vinci, Anchiano, Vitolini, Bacchereto… località del Montalbano legate alla vicenda biografica del genio del Rinascimento di cui nel 2019 si ricordano i 500 anni dalla morte, ma anche località tradizionalmente legate alla diocesi di Pistoia. A Vinci, nella chiesa di Santa Croce, si conserva quello che tradizionalmente è ricordato come il fonte battesimale di Leonardo. Ad Anchiano, borgata sulle pendici del Montalbano, si trova ancora la sua “casa natale”. Ma le colline, le torri, i paesi della sua terra ritornano anche nei disegni e in alcuni progetti leonardiani. Un territorio da conoscere e visitare della nostra diocesi presentato in un breve video realizzato da Silvia Gualandi: «I Luoghi di Leonardo nella Diocesi di Pistoia». I luoghi e i paesaggi di Leonardo sono accompagnati dalle parole di Giorgio Vasari, il celebre artista rinascimentale autore delle altrettanto famose “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”. Il montaggio è a cura di Elena Degli’Innocenti.

Il filmato è disponibile sul canale youtube diocesano “Diocesi di Pistoia”.




Il crocifisso di Vivarelli e le foto di Amendola in mostra in Battistero

PISTOIA – Una straordinaria occasione per ammirare l’opera di Jorio Vivarelli, vista attraverso gli occhi di Aurelio Amendola. La mostra allestita in battistero, organizzata dalla Fondazione Jorio Vivarelli e dal Capitolo della Cattedrale di Pistoia, presenterà per la prima volta undici opere del celebre fotografo pistoiese Aurelio Amendola insieme il grande Crocifisso in bronzo della Chiesa della Vergine di Pistoia. Sei fotografie ritraggono il Crocifisso, quattro descrivono quello dell’Autostrada del Sole ed una ritrae Jorio Vivarelli al lavoro in fonderia.
Come scrive Antonio Paolucci nella monografia dedicata «è l’occhio fotografico di Aurelio Amendola a svolgere la funzione di implacabile scrutinio critico quando accarezza le superfici delle due sculture, quando ne fa emergere le tensioni, i sussulti e gli scarti, quando segue, come una mano che tocca, le morsure della sgorbia sul legno e del ferro del “rinettatore” sul bronzo”».
Il Crocifisso esposto in mostra fu commissionato a Jorio Vivarelli nel 1956 dal grande architetto pistoiese Giovanni Michelucci, incaricato della ricostruzione della Chiesa della Beata Vergine Maria e Santa Tecla, detta Chiesa della Vergine, andata distrutta nella seconda Guerra Mondiale, per collocarlo dietro all’altare maggiore. Jorio era un giovane artista di trentaquattro anni e aveva speso cinque anni in guerra, in prigionia e nei campi di concentramento. Lavorava come scultore nella Fonderia d’Arte di Renzo Michelucci ove fu notato e apprezzato per le sue qualità da Giovanni Michelucci, fratello di Renzo e ormai celebrato architetto.
Il Crocifisso, scolpito in legno, suscitò un entusiastico apprezzamento di critica e insieme una certa perplessità nelle autorità ecclesiastiche per il carattere terreno del Cristo e per l’espressionistica descrizione del dolore.
Il Crocifisso esposto è l’esemplare in bronzo che Jorio ricavò dal calco dell’opera in legno non appena completata. L’esemplare in Mostra costituisce un capolavoro di perfetta fusione a cera persa e ci piace immaginare come Jorio Vivarelli, Giovanni e Renzo Michelucci e le maestranze della Fonderia abbiano partecipato con orgoglio a questa fusione, riversandovi l’entusiasmo di tutta una fucina d’arte che voleva consolidare il primato conquistato a livello internazionale.
La positiva collaborazione fra i due artisti pistoiesi fece sì che Michelucci affidasse a Jorio Vivarelli anche la realizzazione del Crocifisso per la celebre Chiesa dell’Autostrada del Sole a Campi Bisenzio, realizzata nel 1963.

L’inaugurazione della mostra è prevista venerdì 12 aprile 2019 alle ore 18 nel Battistero di San Giovanni in Corte a Pistoia. Proseguirà fino a domenica 2 giugno 2019 e sarà aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 18. Ospiti d’eccezione della serata il prof. Antonio Paolucci e di Monsignor Fausto Tardelli.




La “Madonna di Piazza” dalla Cattedrale a Palazzo Strozzi

Tre opere d’arte  in prestito da Pistoia a Firenze per la mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo”. Tra i capolavori pistoiesi anche la Madonna di Piazza della Cattedrale di San Zeno. È qui che si conservano altre opere significative del grande artista del Rinascimento.

Pistoia concede il prestito di tre opere d’arte alla mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo”, che dal 9 marzo al 14 luglio prossimi sarà aperta a Firenze in Palazzo Strozzi, con una sezione speciale al Museo Nazionale del Bargello. Si tratta del busto del Salvatore di Agnolo di Polo, conservato nella seconda sala del Museo Civico d’arte antica in Palazzo Comunale, dell’affresco che raffigura San Girolamo e una santa martire di Andrea del Verrocchio, custodito nel complesso di San Domenico, e della Madonna di Piazza, un dipinto a tempera su tavola di Andrea del Verrocchio e Lorenzo di Credi, conservato nella Cattedrale di San Zeno.

Le tre opere d’arte sono state portate a Firenze nei giorni scorsi, avvalendosi della ditta Arteria, specializzata nel trasporto di opere d’arte, con l’ausilio di automezzi climatizzati, dotati di allarme e sospensioni idrauliche, per garantire la tutela delle opere durante tutte le fasi di movimentazione.

«Il prestito a Palazzo Strozzi rappresenta un grande riconoscimento e una eccellente valorizzazione di alcune delle opere d’arte che Pistoia custodisce, con cura, da secoli – evidenzia il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi –. La mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo” di Palazzo Strozzi è uno degli eventi di punta delle celebrazioni leonardiane del 2019, una retrospettiva straordinaria, con prestiti concessi da una trentina di prestigiose istituzioni straniere e altrettante italiane, oltre che da collezioni private. Siamo orgogliosi di essere tra queste e che tre capolavori presenti nella nostra città siano stati scelti da esperti di fama internazionale per arricchire la mostra di Firenze. La nostra città è ricca di opere d’arte legate al Verrocchio, che invito a venire ad ammirare a Pistoia una volta che saranno rientrate anche le tre attualmente in prestito.»

Nei mesi scorsi, in vista dei prestiti, il busto del Salvatore e l’affresco di San Girolamo sono stati sottoposti a interventi di manutenzione e restauro realizzati, a spese degli organizzatori della mostra, rispettivamente da Filippo Tattini, con la collaborazione di Lucia Maria Bresci, e da Laura Lucioli, sotto l’alta sorveglianza di Maria Cristina Masdea della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato.

Il busto del Salvatore di Agnolo di Polo (che si formò nella bottega fiorentina di Andrea del Verrocchio) è una scultura in terracotta dipinta di 74 cm di altezza, raffigurante Cristo in atto di benedire. Fu commissionata allo scultore fiorentino nel 1498 dalla Pia Casa della Sapienza di Pistoia per essere collocata nella sala dell’Udienza del Collegio Forteguerri, l’attuale biblioteca Forteguerriana, da dove è pervenuta nelle civiche raccolte d’arte.

Il restauro è consistito principalmente nella rimozione dello strato di deposito dalla superficie e di vecchie stuccature riconducibili a precedenti restauri, e nel consolidamento per mettere in sicurezza le parti pericolanti. Si è reso necessario anche un trattamento antitarlo sulla mano destra, che risulta essere stata ricostruita in legno in epoca imprecisata.

La raffigurazione di San Girolamo e una santa martire, alta circa 4 metri, è un affresco di Andrea del Verrocchio staccato dall’originale collocazione e montato su supporto rigido, oggi posizionato nella sagrestia del complesso di San Domenico.

L’intervento eseguito sull’opera è consistito soprattutto in un riordino poiché il capolavoro non evidenziava grandi problemi conservativi. Iniziato i primi di gennaio e durato due mesi, il restauro ha riportato alla luce un’incisione sul muro, effettuata straordinariamente senza cartone o spolvero, particolarmente preziosa e importante per restituire maggiore matericità e tridimensionalità al volto del santo. Il recupero ha anche evidenziato una spina che trafigge una zampa del leone e un rivoletto di sangue che scende fino a terra.

La Madonna di Piazza è un dipinto a tempera su tavola di Andrea del Verrocchio e Lorenzo di Credi, conservato nella Cattedrale di San Zeno. La tavola fu commissionata al Verrocchio negli anni settanta del Quattrocento, ma rimase a lungo incompiuta nella bottega fiorentina del maestro. Il lavoro fu poi completato da Lorenzo di Credi.

Il dipinto è collocato nell’attuale cappella del Santissimo Sacramento che ha inglobato, all’inizio del XVII secolo, l’antica chiesina della Madonna di Piazza, edificio un tempo con accesso autonomo dal corpo della cattedrale. L’ambiente è coperto da una cupoletta che nei prossimi mesi sarà oggetto di un restauro e di una ripulitura finanziati dagli organizzatori della mostra fiorentina.

Il dipinto della Madonna di Piazza non ha invece richiesto alcun intervento di restauro, ma è stato sottoposto a indagini di studio non invasive.

Il Verrocchio a Pistoia. La presenza del Verrocchio e dei suoi principali allievi è documentata, a Pistoia, anche da altri capolavori come, ad esempio, il monumento funebre in marmo avviato nel 1474 dal Verrocchio in onore del cardinale Niccolò Forteguerri nella Cattedrale di San Zeno (da cui proviene anche la figura intera del cardinale, eseguita successivamente dal Lorenzetto, che si conserva tra le sculture del Museo Civico collocate nell’atrio del Palazzo Comunale), e la pala d’altare con una Sacra Conversazione del pittore Lorenzo di Credi, custodita nel Museo Civico d’arte antica del Palazzo comunale e proveniente dallo Spedale del Ceppo.

(comunicato Comune di Pistoia-Diocesi di Pistoia)