Al via la scuola teologica diocesana

I corsi ordinari e il quarto anno incentrato sul mistero della fede

Secondo la narrazione di Giovanni evangelista, Maria Maddalena, in un’alba non ancora conclamata della domenica più importante per i cristiani, giunge alla tomba dove è stato sepolto il corpo del Maestro e vede la pietra rimossa. Si affretta a riferire la notizia ai discepoli ed anche Pietro e Giovanni corrono, a loro volta, verso il sepolcro. Giovanni lo raggiunge per primo, non entra, ma dalla soglia già si apre al suo sguardo la visione delle bende che avvolgevano il corpo del Maestro rilasciate per terra. Questo egli vede. Al sopraggiungere di Pietro, che osa persino entrare dentro la tomba, un altro particolare si disvela: il sudario già posto sul capo del defunto che ora è riposto ordinatamente da una parte.

Maria Madddalena vede la pietra della tomba rimossa e conclude che qualcuno ha portato via il corpo di Gesù senza poter sapere dove. Pietro vede le bende e il sudario e non è dato sapere la sua reazione e la sua interpretazione; sappiamo invece che Giovanni, dinanzi alla medesima scena, vide e credette.

Questi tre protagonisti del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni vedono tutti solo dei segni, in questi primi versetti. Vedono segni e cercano di interpretare. Il discepolo che Gesù amava è colui che comprende con maggior compiutezza.

Ebbene la teologia cerca di fare lo stesso: interpretare nella maniera più compiuta e adeguata i segni che circolano intorno. Innanzitutto i segni della Rivelazione, ma poi anche i segni della vita sacramentaria e quelli della vita liturgica, fino ai segni della vita ordinaria di tutti i giorni che ci sono dati.

La scuola teologica diocesana, con il suo percorso triennale articolato in sette discipline per anno, si allinea fondamentalmente al suddetto obiettivo: poggiando sulle acquisizioni dei pilastri della fede (la Tradizione), intende fornire il metodo per interpretare i segni, in modo che ciascuno sia reso in grado di proseguire il percorso con una certa autonomia e, al contempo, sia abile a indirizzare altri lungo la stessa direzione.

Gli esami – per meglio dire, i colloqui – al termine di ogni corso sono opzionali e costituiscono, in ogni caso, solamente un’opportunità per sperimentare, tramite il dialogo o l’elaborato scritto personalizzato, un’autovalutazione della proprie acquisizioni.

La cadenza della scuola è settimanale (il martedì); l’orario è serale (20, 45 – 22, 10); la sede è il seminario vescovile di via Puccini.

info: giacomoponcini@alice.it

A.V.

L’apertura della scuola teologica è affidata alla prolusione dal tema: “Cosa chiedono i giovani al Sinodo
a cura della FRATERNITÀ DI CRISTIANI di Pistoia. L’appuntamento è per  martedì 9 ottobre 2018 alle ore 20,45 nell’aula magna del Seminario.

MATERIALE INFORMATIVO 2018/2019

Scuola di Formazione Teologica 2018-2019 (pdf)

Corso di Approfondimento 2018/2019 (pdf)

Libretto anno accademico 2018/2019 (pdf)

Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata sul nostro sito.

 




Restituire una casa alla Visitazione

Carmignano: dalla parrocchia un progetto di crowdfunding per restaurare e valorizzare la chiesa e il convento dei SS. Michele e Francesco

Chi sale all’antica rocca di Carmignano si trova di fronte un paesaggio mozzafiato. Una quintessenza della toscanità, in un equilibrio fragilissimo tra olivi, viti, campi coltivati, porzioni di bosco e la distesa urbanizzata della piana di Pistoia, Prato e Firenze. Una cornice strepitosa per uno dei dipinti più celebri al mondo: il capolavoro –inquieto e anche un po’ inquietante- della Visitazione del Pontormo (1528-1530 circa).

La Visitazione è oggi negli Stati Uniti per il tour di una bella mini-mostra (Incontri miracolosi. Pontormo dal disegno alla pittura) che dopo una tappa alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti si è spostata al Morgan Library & Museum di New York e di lì replicherà al Getty Museum di Los Angeles da dove farà ritorno alla fine della prossima primavera. Un lungo viaggio che è anche l’occasione per sensibilizzare il pubblico, gli appassionati d’arte e non solo sulle condizioni della chiesa e del convento di San Michele a Carmignano, la “casa” della Visitazione e di altri tesori d’arte che oggi versa in uno stato di degrado molto preoccupante.

Chi ‘visita’ la Visitazione non arriva soltanto davanti un dipinto: entra in un dialogo che dal paesaggio porta all’antico convento di Carmignano, alla bella chiesa di fine Trecento che accompagna la fruizione e la comprensione dell’opera; guida, per chi crede, all’incontro e alla contemplazione.
Il convento poi, è uno dei primi insediamenti francescani: la tradizione lo fa risalire al 1211-1212 quando Bernardo da Quintavalle edificò un oratorio e un piccolo cenobio. Era nativo di Carmignano frate Giovanni Parenti, il primo successore di Francesco alla guida dell’Ordine dei minori. La chiesa attuale, costruita attorno al 1330 fu poi decorata da affreschi nel XV secolo e trasformata e fornita di diversi altari nel corso del Cinquecento, quando vi trovò posto anche la celebre Visitazione.

Oggi la parrocchia, con la collaborazione di esperti d’arte e comunicazione, ha elaborato #VisitingVisitation/Una casa per Pontormo a Carmignano: un progetto di valorizzazione che intende restituire ai carmignanesi e alla fruizione di tutti, un ambiente sicuro e ricco di storia. Una volta restaurati i locali dell’antico convento, compresa la Compagnia di San Luca oggi inagibile, potrebbero accogliere un piccolo Museo della Visitazione e uno spazio per eventi e incontri.

«Vogliamo proteggere questo luogo, vogliamo restituirlo alla sua antica bellezza, vogliamo dare alla Visitazione del Pontormo la cornice che si merita». È il desiderio di tutti i carmignanesi, di cui si fa portavoce Fabrizio Buricchi, quale responsabile dei beni culturali per la parrocchia.
Il progetto VisitingVisitation ha anche realizzato un video che accompagna e rilancia la mostra dedicata al Pontormo per sostenere una raccolta fondi lanciata sul web. «Preservare un patrimonio artistico così importante in questi luoghi – afferma Bruce Edelstein, storico dell’arte e curatore della mostra – è senza dubbio difficile, per la sicurezza e la protezione delle opere. Spesso i luoghi che conservano l’arte sono antichi quanto le opere stesse».

La Chiesa e il convento di Carmignano manifestano una grave degrado «soprattutto nelle parti strutturali, e in particolare nelle coperture, che da sole generano altri effetti connessi di degrado degli elementi secondari e decorativi. Questo deterioramento ormai diffuso – si legge nella presentazione del progetto -, non consente l’esecuzione di semplici operazioni di ripristino, ma richiede interventi mirati, ben organizzati e di notevole complessità tecnico-economica».

Oggi tutti hanno l’opportunità di offrire il loro contributo e partecipare a questo progetto, che restituisce una casa alla Visitazione e la propria identità a un’intera comunità. Per avere maggiori informazioni è possibile visitare il seguente link : https://igg.me/at/pontormo oppure visitare il sito: www.pontormo.it .




INTERVENTO DI TUTELA E RESTAURO DEL PULPITO DI GIOVANNI PISANO

PISTOIA – Sono apparse recentemente su alcuni blog notizie sulle allarmanti condizioni del pulpito di Giovanni Pisano conservato nella chiesa di Sant’Andrea di Pistoia.

In realtà dalla costante attività di monitoraggio delle condizioni del pulpito, condotta in tutti questi anni dalla Soprintendenza di Firenze, non si rilevano motivi per grida così preoccupate.

Le lesioni sono presenti e ben visibili da tempo e proprio negli ultimi mesi la Soprintendenza è intervenuta sulla Sibilla del secondo ordine, situata sull’angolo in corrispondenza della colonna posta sulla figura di Adamo. Il pernio in ferro su cui era fissata la figura si era ossidato rompendo il blocco di marmo. Nell’intervento, realizzato da Alberto Casciani, tra i più esperti restauratori di materiali lapidei, si è tolto il pernio arrugginito, sostituendolo con uno in vetroresina e garantendo la sicurezza della parte.

Il pulpito negli anni tra il 2007 e il 2011 è stato interessato da una serie di indagini scientifiche curate dall’Opificio delle Pietre Dure, volte ad approfondire e verificare le condizioni del capolavoro.
La necessità di completare tali indagini per avere una visione puntuale della sua situazione statica non è stata accompagnata negli ultimi anni dai necessari finanziamenti, richiesti annualmente dalla Soprintendenza fiorentina al competente Ministero, ma si spera in tempi brevi di riuscire a far partire il progetto di studio e restauro.

La Diocesi di Pistoia, consapevole dello straordinario valore del pulpito di Giovanni Pisano, monitora e presta la massima attenzione, accanto alla Soprintendenza, nei confronti di questo capolavoro.

Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pistoia




ENZO BIANCHI A PISTOIA: DOVE VA LA CHIESA DI FRANCESCO?

Il Centro culturale Maritain – promosso nel 1977 dalla Chiesa di Pistoia come luogo di approfondimento sui problemi della fede cristiana all’incrocio con società e cultura contemporanea – propone quest’anno l’incontro con una figura amica e ormai nota anche fuori dagli ambienti ecclesiali: il fondatore della comunità di Bose e consultore del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani Enzo Bianchi.

Come già in diverse città italiane, egli verrà anche a Pistoia a proporre la sua analisi sul momento cruciale che la Chiesa cattolica sta vivendo con il pontificato di papa Francesco. Un papa che si è distinto per l’umanità dei suoi gesti, per la novità del suo stile, per la scommessa di presentare un volto di Chiesa che ascolta, dialoga con le altre religioni e con chi non crede, che si confronta sui temi della povertà, del lavoro, dell’ambiente.

Un messaggio che ha incontrato molto favore ma anche innescato discussioni e opposizioni dentro e fuori la Chiesa. 

Lo stesso Bianchi alcuni mesi addietro segnalava con preoccupazione la presenza nella Chiesa di conflitti «tra visioni opposte della collocazione della Chiesa nella compagnia degli uomini, tra strategie pastorali, tra modalità differenti di interpretare la fede, di concepire la liturgia», invitando a una riflessione che conduca alla «formazione di un’opinione pubblica ecclesiale animata da volontà di comunione».

Il Centro Maritain intende offrire un’opportunità di ripensamento e di dibattito su questi temi non solo in ambito ecclesiale ma a tutti i cittadini di Pistoia, nella convinzione che il messaggio e la realtà della Chiesa interessino tanto coloro che si dichiarano credenti quanto chiunque abbia a cuore la costruzione di società sempre più umane e vivibili per le presenti e le future generazioni.

M.M




I TESORI DELLA DIOCESI SU TV2000

L’ itinerario di ‘Borghi d’Italia (Capoluoghi)’, format televisivo condotto da Mario Placidini su TV2000 sarà dedicato domenica prossima, 13 maggio, alla città di Pistoia.

«Il capoluogo dell’omonima Provincia – si legge nella presentazione della puntata – è un vero museo di arte e storia. L’itinerario religioso è senz’altro uno dei punti di forza di Pistoia. Non a caso la maestosa cattedrale di San Zeno conserva una preziosa reliquia di San Giacomo Apostolo giunta anticamente da Santiago di Compostela (…) Inoltre la cupola della Basilica della Madonna dell’Umiltà è la terza in Italia per grandezza».

Il programma contiene numerose interviste; accanto ai rappresentanti del Comune cittadino sarà possibile ascoltare il contributo del vescovo Fausto Tardelli, le parole dell’arciprete della cattedrale don Luca Carlesi, ma anche, tra le altre voci significative del territorio, il presidente della fondazione MAIC Luigi Bardelli.

Nella puntata di domenica sarà proposta una vera e propria «visita del centro storico, delle pregevoli chiese, della torre campanaria, del museo diocesano, dell’antico Spedale del Ceppo, in una gioiosa passeggiata alla scoperta delle opere dei tanti artisti del passato».

Questo e molto altro su TV2000 in Borghi d’Italia (Capoluoghi) Domenica 13 maggio alle 12.20 e in replica sabato 19 maggio alle 12.20 e domenica 20 maggio alle 06.20.

 

(redazione)




TRE VOLUMI E UN CONCERTO PER MONS. UMBERTO PINESCHI

Domenica 6 maggio alle ore 16.30 presso la Cattedrale di San Zeno, l’organista Wladimir Matesic eseguirà alcune composizioni per organo del sacerdote e musicista pistoiese recentemente pubblicate in tre volumi

Una vita spesa per la Chiesa e per la musica che vede un’importante coronamento nella pubblicazione in tre volumi delle sue opere per organo. La grande passione di Mons. Umberto Pineschi, proposto del Capitolo della Cattedrale, maestro d’organo e direttore dell’Accademia Internazionale d’organo L. Gherardeschi di Pistoia sarà illustrata domenica 6 maggio con un concerto del maestro Wladimir Matesic e dalla soprano Serena Arnò. Antonio Galanti, organista e compositore presenterà i tre volumi di Pineschi, che raccolgono composizioni di diverso genere e ispirazione. Sarà presente anche il vescovo Mons. Fausto Tardelli.

Don Umberto stesso, ci aiuta a scoprire il frutto di tanti anni di lavoro e passione per la musica.

Mons. Pineschi, come nasce questo suo lavoro cosi prezioso per la nostra chiesa?

Casualmente. Alcuni amici mi hanno chiesto via via di scrivere dei pezzi per scopi i più disparati e io ho scritto senza alcuna pretesa, certo non immaginando neppure lontanamente che potessere essere un giorno pubblicati. Un bel giorno, l’anno scorso, l’editrice VigorMusic, che ringrazio, ha deciso di pubblicare questi miei pezzi.

Quanto tempo ha impiegato per  realizzare questi tre volumi ?

Ormai  diversi anni fa, ho infatti iniziato nel 2003, in occasione della visita alla Mabellini della principessa Sayako, figlia degli Imperatori del Giappone.

Cosa è possibile trovare in questi volumi?

I pezzi hanno, fatte poche eccezioni, un tema: o canto gregoriamo, o canti popolari (per esempio il giappopnese Sakura), o nomi di persone, per esempio quello del nostro vescovo Fausto Tardelli, su cui ho scritto un Preludio e fuga.

Con questa sua opera intende ribadire il valore della musica sacra nella liturgia?

La liturgia, in questo caso, c’entra solo marginalmente. È il mio amore per l’organo soprattutto, anche se vi sono pezzi dedicati a specifici organi di chiesa, come per esempio lo splendido organo Agati-Tronci del 1891 della chiesa della Salesiane di Pistoia.

Buona parte della sua esistenza è stata spesa nell’insegnamento. La recente apertura dell’Istituto di Musica Sacra L. Giustini intende ribadire l’importanza della musica nelle nostre assemblee liturgiche, in particolare della musica per organo..

Bisognerebbe che la chiesa cattolica italiana prendesse sul serio ciò che dice la Sacrosanctum Concilium (Costituzione Conciliare sulla Sacra liturgia), a proposito dell’organo a canne, strumento proprio della chiesa cattolica di rito latino. Ci sono molti giovani appassionati all’organo. La settimana scorsa erano qui gli studenti del conservatorio di Cosenza, oggi quelli di Cagliari, tutti giovani entusiasti!

Dove si possono acquistare i suoi tre volumi?

Chiedendo all’editrice VigorMusic, www.vigormusic.it/shop

Daniela Raspollini

 




IL “DRAMMA” DI SCOPRIRSI FRATELLI

Al Museo Diocesano Palazzo Rospigliosi la presentazione del racconto “Lo Sconosciuto” di Irène Némirovsky. Seguirà visita guidata al Museo

PISTOIA – «Io, dalla morte di quel tedesco, tutte le notti faccio lo tesso sogno: rivedo quella cantina nera, con la botola semiaperta, e so che il tedesco la solleverà per sgozzarmi. Mi dibatto, sono il più forte, uccido il tedesco; poi, quando è morto, lo prendo fra le mie braccia, lo spoglio e lo corico sul letto di mamma, il grande letto rosa dove ti avevo messo dopo la scarlattina, quando eri piccolo; poi mi chino, guardo e non so più chi sto vedendo: se te o lui..».

L’orrore della guerra manifesta il dramma più antico: quando si uccide qualcuno al fronte, senza saperlo si uccide un fratello. Irène Némirovsky lo descrive limpidamente in un breve racconto pubblicato da EDB dal titolo “Lo Sconociuto” (Lo sconosciuto, collana ‘Lampi d’autore’, EDB, Bologna 2018).

Il racconto sarà presentato martedì 24 aprile, alle ore 21 presso la saletta conferenze del Museo Diocesano Palazzo Rospigliosi, in Ripa del Sale.

Saranno presenti Roberto Alessandrini, direttore editoriale Marietti1820 e Caporedattore EDB e Giovanni Ibba che ha curato la traduzione italiana. Gli interventi saranno accompagnati dalla lettura di alcuni brani del racconto. Al termine della presentazione sarà possibile effettuare una visita guidata gratuita presso le sale del Museo Diocesano – Palazzo Rospigliosi. L’appuntamento del 24 aprile è anche l’occasione per apprezzare e far conoscere le opere esposte nelle sale del museo diocesano.

Roberto Alessandrini, docente di Antropologia all’Istituto superiore universitario di scienze psicopedagogiche e sociali affiliato all’Università pontificia salesiana di Roma ha al suo attivo numerosi titoli di storia e cultura delle religioni.

Giovanni Ibba è docente di religione presso le scuole superiori di Pistoia, insegnante di ebraico presso la Facoltà Teologica di Firenze e di discipline bibliche presso l’istituto superiore di Scienze Religiose della Toscana.

“Lo Sconosciuto” è parte di un più ampio romanzo dal titolo “Suite Francese” dedicato all’invasione tedesca in Francia del 1940 che era rimasto dimenticato in una valigia per oltre cinquant’anni. Il manoscritto, riscoperto fortuitamente dalle figlie della scrittrice e pubblicato postumo ha consegnato nuova e giustificata fama all’autrice. Irène Némirovsky (1903-1942), nata in Ucraina, di religione ebraica, convertita al cristianesimo nel 1939, è morta ad Auschwitz nel 1942.

Il racconto di Irène Némirovsky è seguito, nell’edizione EDB, da una nota di lettura di Jean-Louis Ska, gesuita belga, professore del Pontificio Istituto Biblico di Roma e considerato tra i maggiori esegeti contemporanei. Lo studioso conduce il lettore dentro la struttura letteraria del racconto ma si apre anche a considerazioni più ampie sul dramma della guerra: «in ogni battaglia, in ogni combattimento, un Caino uccide suo fratello Abele. Gli uomini sono fratelli e sono le circostanze o i discorsi ideologici che li trasformano in nemici».

Un’occasione per riflettere e ricordare alla vigilia del 25 aprile.




ANTONIO PAOLUCCI PER IL RITORNO DELLA VISITAZIONE IN SAN GIOVANNI

Venerdì 27 aprile lectio magistralis del noto storico dell’arte sul patrimonio artistico diocesano

PISTOIA – La Visitazione è tornata a casa. Dopo il grande successo dell’esposizione nella chiesa di San Leone, il capolavoro di Luca della Robbia ritrova posto nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia. Un rientro accompagnato da una novità significativa: la Visitazione sarà infatti collocata in una diversa posizione, più rispettosa della documentazione antica, in linea con quella attestata prima dello smontaggio dovuto al secondo conflitto mondiale.

Il ritorno del gruppo di Della Robbia sarà accompagnato dalla presenza e dalle parole dello storico dell’arte Antonio Paolucci. Volto notissimo, anche ai meno esperti, Paolucci ha ricoperto numerosi e prestigiosi incarichi: studioso del Rinascimento, soprintendente, ministro dei Beni Culturali, direttore dei Musei Vaticani, senza mai perdere le qualità del fine conoscitore e del grande divulgatore. I suoi contributi appaiono sulle principali riviste d’arte e su importanti quotidiani, tra cui il mensile di Avvenire “Luoghi dell’Infinito” di cui è collaboratore da tanti anni.

Venerdì 27 aprile, alle ore 17, in San Giovanni Fuorcivitas Antonio Paolucci offrirà una relazione sul patrimonio artistico della Diocesi di Pistoia. Un intervento che guiderà i presenti alla scoperta di tesori, forse ancora sconosciuti ai più, presenti nel territorio diocesano. Il suo intervento sarà preceduto da un’introduzione della Dott.ssa Maria Cristina Masdea, funzionario della Soprintendenza, già curatrice dell’esposizione in San Leone. Porterà i suoi saluti il vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli. La partecipazione è aperta all’intera cittadinanza.

LA VISITAZIONE

Il gruppo della Visitazione fu realizzato da Luca della Robbia intorno al 1445 per l’altare della Compagnia della Visitazione nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia ed è una delle prime opere in terracotta invetriata, tecnica di cui Luca è considerato l’inventore. L’artista per primo applicò alla scultura in terracotta una copertura in smalto stannifero che rendeva la superficie lucida e resistente, iniziando una produzione di grande successo. Il gruppo raffigura l’incontro tra Maria e Elisabetta, come è narrato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 39-45). Maria, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta che, nonostante l’infertilità e l’età avanzata, è al sesto mese di gravidanza. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria, il bambino che ha in grembo (Giovanni il Battista), sussulta di gioia. Maria risponde innalzando a Dio un canto di lode, il Magnificat.




IL CAPRICCIO DI DIO: UN NUOVO LIBRO DI EDI NATALI

Venerdì 20 aprile la presentazione del nuovo volume di Edi Natali dedicato all’opera del pensatore russo Lev Šestov.

«Può esservi forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme?» Tertulliano (115-230 d.C. circa), l’apologeta cristiano, poneva retoricamente il quesito. La risposta l’aveva già proposta qualche rigo prima contestando alla filosofia di aver offerto con la sua «saggezza mondana» forza e consistenza alle dottrine degli eretici. Da lì in poi la dialettica tra Atene e Gerusalemme è diventata un “topos” filosofico sulla relazione tra ragione e fede che ha attraversato secoli di filosofia e teologia. Edi Natali ha recentemente affrontato un capitolo poco noto di questa dialettica dedicando un volume (Il capriccio di Dio. Una ragione in bilico tra Atene e Gerusalemme, Assisi, Cittadella, 2017) all’opera del pensatore russo Lev Šestov.

Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 21.00, nell’aula magna del Seminario di Pistoia, il Centro Culturale “J. Maritain” di Pistoia ha organizzato la presentazione del volume, introdotto da una relazione della prof.ssa Francesca Ricci.

Natalino Valentini, filosofo e grande esperto del pensiero filosofico e religioso russo del XX secolo ha dedicato un’appassionata introduzione al lavoro di Edi Natali che proponiamo di seguito.
«La cultura italiana ha avuto il privilegio nel corso degli ultimi decenni di poter accedere a gran parte dell’opera filosofica e spirituale di Lev Šestov, eppure, al pari e più ancora di quanto accaduto per la maggioranza dei pensatori religiosi russi del XX secolo, la recezione di essa è apparsa sostanzialmente marginale, nonostante la sua rilevanza teoretica e spirituale. Si potrebbe osservare che il vigore teoretico e provocatorio del suo pensiero è risultato inversamente proporzionale alla sua recettività e assimilazione, non certo per la complessità o astrusità di esso, che viceversa si distingue per chiarezza espositiva e fascinazione argomentativa, bensì soprattutto per la sua irresistibile e tormentata inquietudine.

Il pensiero di Šestov è rimasto ai margini del confronto filosofico e teologico italiano del dopoguerra perché è un pensiero scomodo, pungente, erratico, inafferrabile, che non si lascia facilmente ricondurre entro schemi o indirizzi consolidati; esso si configura come radicale messa in questione dei modelli tradizionali, cardinandone soprattutto le rassicuranti evidenze logiche dell’arrogante raziocinio. Anche per queste ragioni il presente studio di Edi Natali merita una particolare attenzione, poiché costituisce un generoso invito alla lettura dell’opera del pensatore russo, una preziosa occasione per tornare a ripensare questa eredità teoretica e spirituale nella sua sorgiva potenza che si accresce e ruota fondamentalmente attorno a un unico nucleo incandescente, ‘l’apoteosi dell’infondatezza filosofica’, come è stata acutamente definito da Sergej Bulgakov. Dunque un pensiero che si aggira incessantemente attorno al dilemmatico rapporto tra ragione e fede, al senso destinale del Revelatum per l’umana esistenza.

L’Autrice indaga con acutezza ermeneutica e vigore argomentativo alcuni snodi decisivi dell’opera di Šestov, ripercorrendone quei sentieri vertiginosi che si inoltrano lungo la linea di confine, sul crinale tra Atene e Gerusalemme, oltrepassando gli schemi interpretativi dominanti e quelle diffidenze istintive verso questo genere di argomentazione. Ella si lascia interpellare radicalmente dalle domande scomode e ribollenti di Šestov, inseguendolo nella sua sofferta lotta agonica contro la presunzione dell’evidenza logica, alla ricerca di quella libertà assoluta, non necessitata da schemi e formule logiche, fino a scorgere il senso ultimo di quel capriccio di Dio, posto a garanzia della libertà assoluta di Dio, contro cui si infrange ogni necessità o sistema di conoscenza.

 




LA STORIA DEL TEMPIO

Un volume a cura dell’architetto Simone Martini e della giovane studiosa Giulia Anabasi raccoglie la storia della Chiesa e della magione di San Giovanni Decollato

Sarà presentato venerdì 6 aprile un volume interamente dedicato alla Chiesa del Tempio, nota anche come di san Giovanni decollato. Il testo (Lo spedale, la chiesa e la magione di San Giovanni gerosolimitano, dal XI al XXI secolo, Gli Ori, Pistoia 2018), finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia,è curato dall’architetto Simone Martini e dalla giovane laureanda in storia dell’arte Giulia Anabasi. L’architetto Martini ha curato i lavori di restauro al complesso del Tempio, Giulia Anabasi (classe 1991) ha invece approfondito la storia di questo importante e antichissimo luogo di fede e carità.

La presentazione del volume avrà luogo alle ore 17.00 a Pistoia presso il Palazzo de’ Rossi (via de’ Rossi, 26). L’introduzione è affidata a Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Caript, seguirà la presentazione di Maria Cristina Masdea, funzionaria della Soprintendenza e l’intervento di Mons. Antonio Costantino Pietrocola, Cappellano conventuale ad honorem dell’Ordine di Malta. L’Ordine ha infatti amministrato e officiato per secoli la chiesa di San Giovanni Decollato. Saranno presente gli autori e il vescovo di Pistoia Monsignor Fausto Tardelli porterà i saluti ai presenti.

La riapertura al culto della chiesa di San Giovanni Decollato, dopo una campagna di restauro conclusa nel luglio 2017, è stato uno degli eventi più significativi di Pistoia Capitale della Cultura in Italia. L’intervento di recupero, promosso dalla Diocesi di Pistoia, è stato l’occasione per indagare un complesso architettonico sino a oggi poco conosciuto. Si trattava, in origine, di uno degli spedali più antichi della città, fondato dalla famiglia dei conti Guidi nel XI secolo, su un punto nevralgico: a ridosso della seconda cinta muraria e presso importanti assi viari come la Via Regis.

Dopo vari passaggi di proprietà il complesso entra tra i beni dell’Ordine dei Cavalieri Spedalieri di Gerusalemme, dal 1530 Cavalieri di Malta, sotto il Priorato del San Sepolcro di Pisa. Dal 1600, il complesso, inizia ad accrescersi e modificarsi, soprattutto nella sua veste artistica, di cui oggi ammiriamo l’aspetto creato dalla grande campagna di riallestimento eseguita tra il 1711 e il 1726, voluta dal Gran Priore Fra’ Tommaso del Bene.

Il Tempio ha mantenuto nei secoli la sua originale vocazione di accoglienza, grazie anche alle attività dell’associazione del Patronato del Tempio e, oggi, della Caritas. Grazie al restauro e a questa pubblicazione si vuol restituire un pezzo di storia importante alla città di Pistoia, una storia per troppo tempo celata.

A seguito della pubblicazione del volume saranno organizzate anche delle visite guidate al complesso del Tempio.

La partecipazione è gratuita e prevede una durata di circa 2 ore. Le visite, a cura di Giulia Anabasi e l’associazione Mirabilia, inizieranno alle 10.30 con ritrovo in Via San Pietro nn. 32-36 nei seguenti giorni: Sabato 7 aprile; Sabato 14 aprile; Sabato 21 aprile; Sabato 28 aprile; Sabato 5 maggio.

Per prenotazioni: 338 3133212 (Massimo 30 persone fino a esaurimento posti)