La storia di Fratel Antonio, che sarà ordinato sacerdote il prossimo 6 gennaio. Il racconto di una vita trasformata dal sacramento della riconciliazione.
Bologna, agosto del 2000. Un giovane musicista vaga per la città semideserta in cerca di un prete per confessarsi. Già, confessarsi. Quel sacramento che oggi pare anacronistico, irrituale; quasi sconveniente raccontare le proprie malefatte a uno sconosciuto. E invece Antonio ha bisogno di confessarsi, di liberarsi.
Pochi giorni prima ha avuto un terribile incidente da cui è uscito illeso. Un incidente che poteva stroncare una vita che sembrava destinata a grandi cose. Per il mondo. C’è una chiamata: unica, forte, improcrastinabile che gli risuona dentro. E mentre ascolta quella voce, sempre più forte, incontra, in quel giorno d’agosto, un frate domenicano in una chiesa vuota. Un signor nessuno. Che però lo ascolta «per un tempo lunghissimo, per una confessione molto complessa, una confessione liberante». Soltanto dopo Fratel Antonio scoprì che quel signor nessuno era fra Michele Casali, il frate degli artisti, giornalista, teologo e confessore di molti cantautori bolognesi. Insomma un pezzo da novanta che quel giorno d’estate accoglie la resurrezione di Antonio.
Antonio Sorrentino, nato il 18 giugno del 1972 a Bentivoglio (Bologna), ha un passato da artista poliedrico, con un curriculum di tutto rispetto, ricco di esperienze in vari ambiti e di tante collaborazioni. All’età di 16 anni vince addirittura un concorso nazionale di poesia indetto dalla casa editrice Cultura 2000. Nel 1998, dopo aver conseguito la laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti a Bologna, inizia la sua attività pittorica (che lo vedrà realizzare numerose mostre collettive e personali, realizzazioni grafiche per dischi, scenografie per locali, ecc.) per poi passare alla musica. In quegli anni Antonio, infatti, musica le sue poesie e fonda la sua prima band di stampo rock blues.
Dopo quella confessione -aveva 28 anni- Antonio fece la cresima e iniziò in parrocchia un cammino di conversione e purificazione (eucaristia quotidiana, volontariato all’Associazione Papa Giovanni XXIII, e poi tra i poveri di P. Marella) che durerà 8 anni. Il suo cammino culminerà con la consacrazione al Signore nella Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia il 3 settembre 2008.
Antonio in una foto giovanile
Il tuo è stato un lungo cammino di conversione. Perché hai deciso di cambiare tutto?
«Al culmine del mio successo ho visto tutto come spazzatura. Ho detto no al mondo. Molti oggi aspettano sempre il momento giusto per dire sì. Tutti programmiamo tutto, aspettiamo il momento giusto per far succedere le cose, per imbarcarsi in nuove avventure. Finisco questa cosa e parto. In realtà, quando si scopre qualcosa di veramente grande non ci possono essere compromessi e si lascia tutto quello che si è costruito nella vita. A me è successo così, mi sono fidato del Signore e ho seguito la direzione che lui aveva tracciato per me».
Come ti senti in questo momento?
Riguardando la vita spirituale di questi anni ho potuto scorgere dei piccoli segni interiori e esteriori, come se il Signore mi avesse guidato in questo percorso: si sono aperte tante porte, superate tante difficoltà insormontabili. Nel rivedere questi tratti di cammino, riconosco l’emozione nella fiducia nella “voce” che mi guidava e mi guida.
Come si fa a trovare Dio?
Io non ho cercato Dio direttamente, ho cercato una porta aperta. Cercavo la vita e la verità, ma durante il cammino mi si è rivelato il Signore. Lui ha approfittato di quello spiraglio lasciato aperto per farsi scoprire da me.
A partire dalla tua esperienza ti senti di proporre un messaggio?
I messaggi che vorrei dare sono due: uno è rivolto ai giovani ed è questo: lasciate un piccolo spiraglio aperto a Dio nella vostra vita, anche se non credete; cercate di rimanere sempre alla ricerca del trascendente, non perdete mai di vista la vita spirituale, non cadete nell’inganno che la nostra vita sia soltanto materiale.
L’altro è un messaggio rivolto alle mamme. I miracoli, le resurrezioni… accadono per davvero; c’è chi vede perso il proprio figlio, ma se una madre prega e crede nell’opera del Signore una conversione può sempre avvenire!
Sarai ordinato sacerdote dal nostro vescovo Fausto nella chiesa di San Bartolomeo il 6 gennaio prossimo. Perché lì e non in cattedrale?
Mi sento a casa nel monastero di San Bartolomeo; qui infatti ha sede la mia fraternità, ora è la mia chiesa, è un ulteriore dono del cielo.
Quale sarà il tuo compito all’interno della fraternità?
La vita sacerdotale e il priorato sono già due attività molto delicate. Mi piacerebbe dedicare gran parte del mio tempo alla confessione. La confessione è stato uno dei momenti più belli della mia conversione, fa parte infatti del mio bagaglio di felicità.
La confessione è molto importante; è il segno della misericordia di Dio, un canale dell’amore di Dio. Molte persone si avvicinano alla chiesa perché hanno bisogno di aiuti materiali. Nella confessione si accolgono anche sfoghi di ogni genere. Attraverso la confessione e la direzione spirituale si può spostare la visione materiale, risolvere un problema concreto… con la confessione si fa riscoprire il vero volto di Dio, che tanti non conoscono. La confessione è un momento intimo, particolare, dove forse il cuore è più aperto e sensibile.
Daniela Raspollini
Sacerdote per l’Epifania
Fratel Antonio Sorrentino è attualmente priore della Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia. La fraternità ha sede presso i locali della parrocchia di San Bartolomeo, antico monastero benedettino nel cuore della città. I monaci di Gerusalemme prestano servizio presso la chiesa di San Bartolomeo, la chiesa di San Paolo Apostolo e la Basilica della Madonna dell’Umiltà, dove abitano le sorelle della fraternità. Con Fratel Antonio la fraternità si arricchisce di un altro sacerdote accanto da Giordano Favillini.
L’ordinazione sacerdotale, presieduta dal vescovo Tardelli sarà celebrata alle ore 17 lunedì 6 gennaio, solennità dell’Epifania del Signore presso la chiesa di San Bartolomeo.