Essere Nicodemo

Una riflessione a margine de «i linguaggi del divino» – Rinascere dall’alto.

 

Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio: nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui.

E ancora. Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?

E poi: come può accadere questo?

Sono queste le frasi che pronuncia Nicodemo qua e là, mentre si prende quello che per tre quarti è un insegnamento – e per un quarto una sonora lavata di capo – nientemeno che da Gesù.

Nicodemo è un anziano ed è un fariseo. Di quelli che hanno sempre le certezze in tasca, la risposta pronta. Di quelli che spargono sentenze e si sono cristallizzati, se non nelle proprie sicurezze, senz’altro nel tempo che è passato. Finché una notte Nicodemo prende e va da questo Gesù. Per capirci di più, se non altro. E con tutti i suoi difetti, bisogna ammettere che non dev’essere per niente facile essere Nicodemo. Perché Nicodemo è il vecchio fariseo che aspetta la notte per uscire di casa e andare a vedere se le certezze che ha sono solide come crede. E che nell’attimo in cui esce di casa e va a vedere, si è già dato una mezza risposta.

È il saggio che ha paura del fatto di essere insicuro, più che dell’insicurezza in sé. Che è vecchio, ma ha questo dubbio che non sia ancora troppo tardi per una rivoluzione. Che lo domanda pure: ma come fa uno a rinascere da vecchio? Che ha questa brutta sensazione che non gli sia più permesso tornare sui propri passi. Non alla luce del sole. E che chissà cos’avrebbe pensato nel leggere le proprie debolezze spiattellate nelle due pagine di Giovanni 3, 1-21. Che dimostra quanto le abitudini siano dure a morire perché non ce la fa proprio a non esordire con un’affermazione sicura, lunga, ferma, di quelle che ci si preparano prima, nella testa, in mezzo ai denti, per non restare a bocca vuota quando si arriva al dunque. Che però vacilla, dopo, e se ne esce solo con due brevi frasi. Domande, stavolta.

A un Gesù che gli spiega come si debba “rinascere dall’alto”, Nicodemo risponde col suo essere lì. Con quell’inquietudine sorda e martellante che lo manda in crisi ma che alla fine è il motore di qualsiasi spinta verticale. E che lo porta a uscire allo scoperto, a parlare con quella che è l’origine – o più probabilmente il culmine – di tutte le sue domande. Di notte, però. E forse non conta nemmeno troppo come vadano le cose dopo. Cosa decida di fare, Nicodemo.

Forse già il solo fatto di essere lì, di essere sfuggito a un’abitudine che era grigiore e che era gabbia per puntare a qualcosa di nuovo, è un modo come un altro per rinascere dall’alto.

Guendalina Ferri

i linguaggi del divino – rinascere dall’alto




L’uomo di fronte alla morte. Tra desiderio di rinascita e spiritualità

Domenica 7 ottobre la relazione di Guidalberto Bormolini per la rassegna teologica “i linguaggi del divino”.

La negazione della morte e una sorta di interdizione a parlarne hanno creato una situazione inedita nella civiltà occidentale, dando luogo a un’illusoria pretesa di immortalità. La morte sta diventando una specie di tabù moderno.

Un tempo il funerale fermava per pochi attimi la vita d’un paese, tutto questo sta scomparendo riducendosi all’essenziale, spesso all’insaputa di quanti più possibile. Ecco cos’è cambiato veramente tra noi e la morte: il rifiuto della sua rappresentazione.

Fino a poco tempo fa i riti e le immagini ce la rappresentavano come esito naturale e parte inscindibile della vita, ora invece la morte è relegata negli ambienti asettici degli ospedali, come se allontanandone da noi il pensiero e l’immagine se ne potesse allontanare la realtà! Eppure la nostra civiltà un tempo aveva più dimestichezza con la morte, anche se era pur sempre un evento triste e doloroso. Il rapporto con la natura e l’esperienza quotidiana del vivere e morire facilitavano un approccio diverso; la natura parlava continuamente di morte, ma anche di resurrezione: il giorno che segue alla notte, la morte della spiga di grano che genera nuova vita, la scomparsa della luna e la sua rinascita.

Escludere la morte reale dalla vita quotidiana impedisce di esser allievi di una scuola che “insegna a morire”. Il morire in passato era un’arte da coltivare con cura; in molte tradizioni vi era un termine tecnico con cui era definita ed era descritta in numerosi manuali.

Bisognerebbe ascoltare il consiglio di Alfonso De Liguori, che scrisse un famoso manuale di Preparazione alla morte: «Che direste […] di quel nocchiero che tralasciasse di attrezzare la nave di ancore e di gomene fino all’arrivo della tempesta? Non sarebbe un pazzo?» (A. De Liguori, Apparecchio alla morte, X, 1).

Guidalberto Bormolini

L’incontro con Guidalberto Bormolini avrà luogo nella sala capitolare del convento di San Francesco a Pistoia alle ore 17.30. Ricordiamo che per questo appuntamento, come per tutti gli incontri dei “Linguaggi del divino”, l’ingresso è libero e non si richiede alcuna prenotazione.

 

Chi è Guidalberto Bormolini?

Guidalberto Bormolini, ha compiuto gli studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito la Licenza in Antropologia Teologica a Firenze ed è dottorando in Teologia Spirituale Monastica al Pontificio Ateneo S.Anselmo.

È membro della Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera che pratica l’esicasmo. È docente al Master “Death studies & the end of life” dell’Università di Padova in cui insegna teoria e pratica della meditazione cristiana nell’accompagnamento dei morenti. Si è dedicato in particolare allo studio delle discipline ascetiche nel monachesimo cristiano ed ai rapporti tra il corpo e la vita spirituale. Ha comunque approfondito le pratiche ascetico-contemplative delle grandi religioni antiche e contemporanee come premessa antropologica alla tradizione monastica cristiana.

È membro del Comitato di redazione della Rivista di Ascetica e Mistica.

Ha pubblicato tra l’altro:

G. Bormolini, I vegetariani nelle tradizioni spirituali, Torino, Leone verde, 2000.

G. Bormolini, La Barba di Aronne. Capelli lunghi e barba nella vita religiosa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2010.

G. Bormolini, I santi e gli animali. L’Eden ritrovato, Prefazione di Paolo De Benedetti, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2014.

 

Per info: ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it

 

(nell’immagine: Buffalmacco, Pisa, camposanto monumentale, Trionfo della Morte, Incontro dei tre vivi e dei tre morti, 1336-1341).




Aprono “i linguaggi del divino” con l’abate Bernardo Gianni

Venerdì 5 ottobre un incontro in Battistero alla scoperta del ‘cielo’ che ci educa a tornare sulla terra.

Ti sembra di conoscerlo da sempre Padre Bernardo. Quando lo incontri e hai occasione di parlarci un po’ ti senti subito accolto, ascoltato. Complice il fatto che per arrivare a trovarlo occorre raggiungere quel punto così bello e panoramico che è dentro e fuori la città allo stesso tempo, e poi salire i tanti gradini che portano all’abbazia di San Miniato. Arrivato lassù hai già perso ogni ritrosia o sovrastruttura. E lì trovi Padre Bernardo, l’abate che sembra da sempre lassù ad aspettarti. È un monaco benedettino che indossa la veste candida degli olivetani, un ramo della famiglia di Benedetto nato in Toscana nel Trecento.

Bernardo è un giovane abate, ha raggiunto giusto quest’anno i cinquant’anni, ma è ormai molto conosciuto e apprezzato. È un uomo di Spirito, ma anche di profonda cultura, innamorato dell’arte e della poesia. Lo si percepisce subito, anche in un semplice scambio di battute. Dopo studi letterari si è specializzato in ambito medievale e umanistico, collaborando alla Fondazione Ezio Franceschini di Firenze, con la Società internazionale per lo studio del Medioevo latino e con la rivista ‘Medioevo latino’.

La ‘proposta’ di Bernardo resta ‘alta’. Nelle sue omelie, nei suoi interventi, nelle tante iniziative che richiamano fedeli, curiosi, ‘uomini e donne della soglia’ a San Miniato, non abbassa mai l’asticella. La ‘proposta’ di Bernardo è quella di un cristianesimo ‘pensante’, inquieto, attento a cogliere e ripartire da quei frammenti di bellezza e sapienza che la tradizione e la creatività degli uomini hanno consegnato alla storia. L’abbazia di San Miniato è, in effetti, il suo habitat congeniale.

Quest’anno l’abbazia compie il suo millenario e l’abate Bernardo, con i suoi monaci, ha organizzato un calendario diffuso e ricchissimo di eventi che offrono il polso della vita dell’abbazia: «segno e sogno profetico di pace». Festeggiamenti che durano un anno intero: dall’aprile 2018 all’aprile 2019, nel desiderio di interpellare «non solo le sue fonti storiche e i principali accadimenti del passato, ma anche arti, linguaggi e intuizioni della nostra contemporaneità, nell’evangelica consapevolezza di quanto sia oggi indifferibile “ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese”, come ci raccomanda il Prologo della Regola di San Benedetto». Bernardo è un maestro di questo ascolto attento e radicato nel vangelo. A San Miniato l’ascolto si spalanca al cielo. La basilica è davvero la ‘porta del cielo’ che fa alzare lo sguardo. Eppure basta voltarsi, darle un’attimo le spalle, per misurare la meraviglia e le fatiche della città proprio lì sotto. La porta del cielo è affacciata sulla città.

«Haec est porta coeli, questa è la porta del cielo, – ha ricordato una volta Padre Bernardo – ma un cielo finalmente raggiungibile, un cielo che ci educa a tornare in città, qualificati dalla bellezza che abbiamo contemplato e possibilmente dall’esperienza di amore che in quel luogo abbiamo ricevuto».

Qual è la tua porta del cielo?

Sarà possibile rifletterci insieme, mettendo in dialogo le ‘cose della terra’ con ‘quelle del cielo’ venerdì 5 ottobre alle 17.30, presso il Battistero di San Giovanni in Corte (Piazza del Duomo), insieme a Dom Bernardo Gianni e il vescovo Fausto Tardelli, in occasione dell’apertura dei Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”.

Alle 21 un altro appuntamento imperdibile con “il cielo sulla terra”: la presentazione di Ubi amor ibi oculus. Immagini per i 1000 anni di San Miniato al Monte (Firenze, Polistampa, 2017), un libro fotografico di Mariangela Montanari che cattura e racconta tutto il fascino dell’abbazia, ma anche la presenza dello Spirito nelle vicende degli uomini.

Mariangela Montanari è una professionista del settore giuridico e bancario con la passione della fotografia. Nata a Roma, vive e lavora a Pistoia. Ha illustrato «La traccia», documento preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale svoltosi a Firenze nel novembre 2015 e nello stesso anno ha curato e illustrato il volume «Trasfigurare», edito da LEF.

u.f.

Abbazia san Miniato (web)

i linguaggi del divino – rinascere dall’alto

 




Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”

Ai nastri di partenza la rassegna teologica della diocesi di Pistoia arrivata alla 31ª edizione. Una riflessione profonda sul tema della spiritualità e delle sue tante sfaccettature, in rapporto con la società contemporanea. A fine ottobre una tavola rotonda sul tema del lavoro e impegno dei cattolici. Tra i relatori anche l’ex premier Letta e il Vescovo di Taranto, mons. Santoro.

PISTOIA – Ripiegati sul proprio smartphone o incastrati nel mondo dei consumi abbiamo ancora interesse per le cose del cielo? C’è ancora spazio per la spiritualità oggi? Saranno le grandi domande dell’uomo di fronte ai drammi della modernità e l’antico – e mai come ora attuale – rapporto con l’assoluto i protagonisti dell’edizione dei Linguaggi del Divino 2018, intitolato “Rinascere dall’alto”.

Otto incontri, più tre eventi straordinari si dipaneranno in tutto il mese di ottobre (5 -22) in alcuni dei luoghi più significativi della nostra città, come il convento di San Francesco, il convento di San Domenico e il Battistero di San Giovanni in corte, offrendo uno spazio libero, aperto e in dialogo con tutti.

Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato a Firenze, aprirà la rassegna teologica riflettendo sul tema della spiritualità in una prospettiva dialogica con le “cose della terra”, cioè la complessità del reale, accompagnati dalla suggestione in bianco e nero delle fotografie di Mariangela Montanari. Con padre Guidalberto Bormolini, riascolteremo le grandi domande dell’uomo di fronte alla morte e le proposte delle diverse tradizioni spirituali e religiose.

Il noto biblista Ermes Ronchi ci ricorderà le nude domande del Vangelo che continuano a provocare la nostra esistenza, mentre con Gaetano Piccolo, gesuita e metafisico, intraprenderemo un viaggio sorprendente attraverso noi stessi alla luce del discernimento cristiano. Il professor Andrea Monda, docente di religione, scrittore e autore assieme a un gruppo di studenti dei testi dell’ultima via Crucis col Papa al Colosseo, protagonista del format “Buongiorno professore” (TV2000), ci aiuterà a scoprire quale spiritualità è diffusa oggi tra i giovani.

Proveremo a a riflettere sul tema del “silenzio” e dell’ascolto nell’esperienza radicale degli eremiti con Antonella Lumini, affiancata nel racconto dal vaticanista di “Repubblica” Paolo Rodari, ma anche grazie al documentario “Voci del silenzio” diretto da Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. Il loro racconto proporrà un percorso a ritroso verso le radici dell’esistenza, lo stimolo concreto a riequilibrare il nostro modo di stare al mondo.

Goffredo Boselli, monaco di Bose, ci aiuterà a scoprire come la liturgia ci introduce nello spazio in cui opera l’assoluto e l’umano si apre al divino. Basilio Petrà, teologo e preside della Facoltà Teologica dell’Italia centrale indicherà gli orizzonti della vita nello Spirito donata a chi “rinasce dall’alto”.

La conclusione di questa nuova edizione è affidata ad una tavola rotonda di grande livello sull’impegno dei cristiani sul tema economia e del lavoro, curata dell’Ufficio per la Pastorale sociale, con la presenza di Enrico Letta, economista ed ex premier, Enrico Giovannini, economista ex presidente dell’Istat, mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto.

Un appuntamento da non perdere per pensare, interrogarsi e lasciarsi stimolare sulle domande decisive dell’esistenza.

Per informazioni

Pagina fb:  @ilinguaggideldivino – @diocesipistoia

Twitter: diocesi di Pistoia

ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it

 

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