Dalla vocazione al mondo digitale

Sono disponibili presso la Libreria San Jacopo di Pistoia i sussidi  per gli incontri di riflessione e preghiera dedicati a due punti centrali emersi dal sinodo dei giovani. Nei sussidi è possibile trovare infatti una proposta di taglio più vocazionale, dedicata a comprendere la chiamata che il Signore rivolge a ogni credente; una seconda dedicata all’ambiente digitale.

Il primo sussidio dal titolo: “Seconda stella a destra: questo è il cammino…” affronta il tema del discernimento vocazionale.

Il secondo, dal titolo: “Noi, tu, io, Dio …e i Social Network” è dedicato al mondo digitale.

Entrambi presentano due tracce: una per un incontro di preghiera e meditazione, l’altra per un momento di condivisione e riflessione di gruppo. I sussidi sono a cura della Comunità del Seminario di Pistoia. La Comunità del Seminario si rende disponibile per presentarli e realizzarli nelle parrocchie o nei gruppi giovanili. Per contatti: redazione@diocesipistoia.it (don Ugo: 338 65 09 437)

È anche possibile scaricare i due sussidi di seguito in pdf:

Per maggiori info visita la pagina dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile




Orientarsi nel mondo digitale e nel discernimento vocazionale

Mercoledì 13 marzo un incontro a cura dell’Ufficio di Pastorale Giovanile e della comunità del seminario diocesano

Prosegue il cammino proposto dall’ufficio diocesano di pastorale giovanile dal titolo “Camminava con loro”. Dopo due serate dedicate al tema del lavoro e dell’affettività in collaborazione con Policoro e ufficio per la pastorale con la famiglia, il tempo della Quaresima è lasciato all’iniziativa e alla creatività delle singole parrocchie o gruppi giovanili. La pastorale giovanile diocesana renderà disponibile, infatti, un sussidio per accompagnare e/o suggerire il lavoro con i giovani.

Cosa sarà possibile trovare nel sussidio?

Il recente Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani ha posto all’attenzione della chiesa l’importanza di coltivare un discernimento “vocazionale”, di pensare cioè l’esperienza di fede dentro un cammino di attenta e progressiva consapevolezza della propria identità e della propria missione nella chiesa e nel mondo. Chi sono? Cosa sono chiamato a fare della mia vita?
Tra le tante “frequenze” che ronzano negli orecchi dei giovani queste domande chiedono di essere prese in seria considerazione. Ascolto e accompagnamento dovrebbero entrare sempre più dentro l’azione di laici e parroci impegnati nella pastorale, facendo attenzione a consolidare percorsi condivisi tra pastorale giovanile e vocazionale, per non disperdere le forze e integrare i diversi aspetti dell’esistenza di un giovane. «In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze – ricorda il documento finale del sinodo – i giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento».

Discernimento vocazionale e ambiente digitale

L’equipe di pastorale giovanile diocesana ha dunque pensato di offrire all’attenzione di tutti i gruppi giovani della diocesi un piccolo sussidio per due o più incontri di riflessione e preghiera dedicati a due punti centrali emersi dal sinodo: una proposta di taglio più vocazionale, dedicata a comprendere la chiamata che il Signore rivolge a ogni credente; una seconda dedicata ad una delle sfide più urgenti indicate dallo stesso sinodo, cioè la missione nell’ambiente digitale. «Giovani cristiani, nativi digitali come i loro coetanei, – afferma il documento finale – trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati. Sono peraltro gli stessi giovani a chiedere di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità mature di vita in un ambiente oggi fortemente digitalizzato che permetta di cogliere le opportunità scongiurando i rischi».

Entrambe le proposte sono state elaborate dalla comunità del Seminario diocesano. La comunità del Seminario si rende disponibile a realizzarle in parrocchia o in un incontro di vicariato. Il sussidio, tuttavia, permetterà alle diverse realtà diocesane di organizzare in autonomia e con una certa possibilità di adattamento le diverse proposte.

Come saperne di più?

Il sussidio sarà illustrato dalla comunità del Seminario mercoledì 13 marzo presso il Seminario diocesano di via Puccini (aula polivalente) alle ore 21.00. Un appuntamento da non perdere!




S.O.S Oratori estivi

Un incontro per gli animatori in Seminario

È tempo di pensare all’oratorio! Da diversi anni ormai la nostra diocesi, attraverso il percorso di ORAESTATE, propone un itinerario di formazione per gli educatori dell’oratorio estivo.

L’Oratorio è da sempre il luogo in cui la comunità cristiana si prende cura delle nuove generazioni per formarle nella fede e condurle ad una scelta di vita cristiana, incarnata nella chiesa locale. I nostri oratori diventano così occasione di crescita umana e cristiana non solo per i ragazzi che lo frequentano, ma anche per gli educatori che si cimentano in questo prezioso servizio, imparando a mettersi in gioco, a fare esperienze di gratuità e collaborazione con piccoli e grandi.

La dimensione ludica che accompagna l’attività dei piccoli veicola quei contenuti che vogliamo trasmettere attraverso il racconto di una storia, spesso biblica, inserita in un preciso progetto educativo.

Quest’anno per pensare e programmare insieme la formazione degli animatori, vorremmo incontrare tutti i responsabili degli oratori parrocchiali della diocesi, mercoledì 27 febbraio alle ore 21.00 in Seminario.
Vi aspettiamo, non mancate!

Sr. Francesca Nannelli – Equipe di PG




Giovani e affettività

Venerdì 22 febbraio una nuova tappa del percorso proposto dalla Pastorale giovanile diocesana “Camminava con loro”. Un incontro dedicato ai giovani della diocesi seguendo le piste di riflessione del Sinodo dei Giovani.

“Gli itinerari catechistici mostrino l’intima connessione della fede con l’esperienza concreta di ogni giorno, con il mondo dei sentimenti e dei legami, con le gioie e le delusioni che si sperimentano nello studio e nel lavoro; sappiano integrare la dottrina sociale della Chiesa; siano aperti ai linguaggi della bellezza, della musica e delle diverse espressioni artistiche, e alle forme della comunicazione digitale.

Le dimensioni della corporeità, dell’affettività e della sessualità vanno tenute bene in conto, giacché c’è un intreccio profondo tra educazione alla fede e educazione all’amore.

La fede, insomma, va compresa come una pratica, ossia come una forma di abitare il mondo” (Documento finale del Sinodo sui Giovani, n. 133)

Raccogliendo questi stimoli che ci vengono dal Sinodo sui Giovani appena concluso, continuiamo il nostro cammino di riflessione con un incontro sul tema dell’affettività.

Come i giovani possono vivere la fede nel Dio-Amore nelle relazioni concrete di amore?

L’incontro si svolgerà nella sala del capitolo della chiesa di San Francesco a Pistoia, venerdì 22 febbraio alle ore 21.00. Per preparare i gruppi giovani a questa serata, l’ufficio famiglia della Diocesi ha messo a disposizione una traccia di riflessione da proporre ai singoli gruppi parrocchiali.

Spunti di riflessione tratti dal Piccolo Principe (pdf)

 




Progetto Policoro: il lavoro che non ti aspetti

Venerdì 18 gennaio un incontro di riflessione e preghiera per i giovani della diocesi a cura del progetto Policoro

La parola che più frequentemente viene associata a “lavoro” è “problema”. Non senza motivo purtroppo l’importante tema del lavoro nella generazione dei nostri giovani è insidiato. Lavoro che manca, ricercato e non trovato, precario, sottopagato, senza tutele, inservibile nella costruzione del futuro. Sostanzialmente questa è la narrazione dei media.

Di fronte a questo il Progetto Policoro della Diocesi di Pistoia, facendo seguito ad una attenzione costante del suo Vescovo a questo tema, sente il dovere di raccontare anche l’altra parte della questione, di accompagnare i ragazzi sul lato nascosto della luna. Da molti anni il Progetto Policoro è attivo in Diocesi per dare senso al lavoro nella vita dei giovani, per portare speranza, per aiutare i ragazzi a scommettere sul loro futuro.

Venerdì 18 gennaio prossimo, su invito dell’Equipe di Pastorale Giovanile, il Progetto Policoro incontrerà i giovani della Diocesi e, parlerà in un modo diverso da come viene fatto quasi ovunque, di lavoro. Già questa è una notizia sensazione. Una di quelle che possono fare la differenza per qualcuno.

L’appuntamento, che si inserisce nel percorso diocesano di Pastorale giovanile dal titolo “Camminava con loro”, è dunque per venerdì 18 alle ore 21 presso la sala capitolare del convento di San Francesco a Pistoia. Una serata di preghiera e condivisione con testimonianze e laboratori a cura del Progetto Policoro, per “camminare con Gesù nel mondo del lavoro”.

(Edoardo Baroncelli, tutor del progetto Policoro in Diocesi di Pistoia)




Camminava con loro. Al via il percorso di pastorale giovanile diocesano

A Valdibrana il primo appuntamento venerdì 14 dicembre. Una veglia di preghiera con il vescovo Tardelli sul tema dalla prossima GMG di Panama.

Camminare è un’azione abituale, automatica, meccanica, come respirare, muoversi, pensare … camminare ci è necessario per vivere. Come faremmo ad alzarci al mattino, ad andare a scuola, al lavoro, ad incontrare i nostri amici, senza camminare? Sono molti i luoghi e gli spazi dei nostri cammini e non sempre il ritmo del nostro passo è lo stesso. A volte ci si trascina con passo appesantito dalla stanchezza per un incontro noioso, a volte si corre dalla fretta di arrivare a fare per tempo tutti le cose della giornata, a volte, invece, si vola per arrivare il prima possibile a un incontro importante, carico di gioia e di amore.

Camminare era azione abituale anche per Gesù: il Vangelo ce lo mostra sempre in cammino, ed è lungo la strada che ha incontrato uomini e donne con i loro fardelli, le loro speranze, le loro gioie e le loro preoccupazioni quotidiane e di tutti loro si è fatto compagno di strada. Nell’incontro coi discepoli di Emmaus (Vangelo di Luca cap. 24), la sua presenza lungo il cammino era velata ma reale: Gesù camminava con loro ma, quei due discepoli, non riuscivano a riconoscerlo perché i loro occhi erano velati dalla tristezza, dalla delusione.

Anche oggi Gesù vuole “fare strada” con noi, suoi discepoli, camminando le nostre vite, percorrendo le nostre vite, incontrandoci in mille occasioni, volti, gesti … d’amore. Sappiamo riconoscerlo?

Il cammino di quest’anno proposto dall’équipe di pastorale giovanile diocesana, vuole aiutarci a riscoprire i luoghi in cui Gesù si mette al passo con ciascuno di noi per seguirci, starci accanto, incoraggiarci e, se necessario, risollevarci. Saranno diversi i passi che faremo insieme a Lui.

Il primo sarà a Valdibrana il 14 dicembre alle ore 21.00. Ci incontreremo nella nuova aula liturgica accompagnati dal nostro Vescovo Fausto, per incamminarci insieme a Maria e a mille altre giovani che parteciperanno alla GMG di Panama dal 22 al 27 gennaio 2019. Sarà il nostro un incontro di preghiera e riflessione sul tema suggerito da Papa Francesco per la GMG «Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua parola».

Il Signore Dio si metterà vicino a ciascuno di noi per dirci, come a Maria: «Non temere! Per te ho in mente grandi cose!». Sapremo lasciarci coinvolgere ed impegnarci per camminare sulle strade che Dio ha in mente per noi?

Sarà questo, per noi, l’inizio del cammino di giovani per questo anno pastorale 2018/2019 che si concluderà con il Pellegrinaggio Diocesano dei giovani in Terra Santa nel mese di luglio 2019.
Buon cammino!

P. Simone Panzeri (equipe Pastorale Giovanile)




Ai giovani pellegrini toscani – Chiesa di San Francesco (10 agosto 2018)

Benvenuti, carissimi giovani.

Se non son mille, certo son molte e diverse le strade da cui venite. Avete camminato e faticato, in questi giorni caldissimi. Avete incontrato e ammirato, avete conosciuto e vi siete conosciuti, avete trovato ospitalità e al tempo stesso avete trasmesso gioia e voglia di vivere. Siete venuti da diversi luoghi della toscana e oltre. In questi stessi momenti, molti altri giovani da ogni parte d’Italia sono in cammino verso Roma.

Ora siete qui, ma la meta non è ancora raggiunta. Siamo infatti diretti appunto a Roma, presso la tomba dell’apostolo Pietro, per stringerci attorno al Papa Francesco; non tanto per vedere un uomo, quanto, riconoscendo il lui il successore dell’apostolo Pietro che il Signore ha messo a capo della sua chiesa, per essere confermati nella nostra fede. Ma la nostra vera meta non è nemmeno Roma, bensì Gesù Cristo. Noi siamo in cammino, carissimi giovani, verso Cristo, per essere afferrati e conquistati da Lui e gettare tutta la nostra vita in Lui, con Lui e per Lui, accettando la sfida di realizzare un mondo nuovo, migliore di quello che conosciamo, dove ci siano sempre meno guerre e odio, dove abiti giustizia e verità e che si apra senza paura al Dio dell’amore che Gesù ci ha rivelato. Il Papa Francesco vi ha invitato a ripensare la vostra vita, a fare discernimento, cioè a comprendere la chiamata che Dio vi fa. Ognuno infatti ha una chiamata da Dio, non è venuto al mondo per caso. Ognuno di noi è chiamato in modi diversi e originali, alla santità che è la pienezza dell’amore.

Oggi qui facciamo solo una sosta. Una sosta importante; non a caso a Pistoia, perché la cattedrale di questa città custodisce da tanti secoli, dal 1145 per la precisione, una reliquia dell’apostolo Giacomo, ricevuta direttamente da Santiago di Compostela, dove sono i resti mortali dell’apostolo Giacomo. Pistoia, chiamata la Santiago minor, custodisce la memoria preziosa di un grande apostolo, e per questo motivo è stata meta di pellegrinaggio, punto di partenza per il cammino; sosta di passaggio per raggiungere Roma, oppure la stessa Santiago.

Jacopo o Giacomo, grande testimone del vangelo, fu ucciso, primo fra gli apostoli, dal re Erode Agrippa a Gerusalemme poco dopo l’anno 40 dell’era cristiana. Detto «il maggiore», era fratello di Giovanni l’evangelista, col quale fu chiamato fra i primi discepoli da Gesù e fu sollecito a seguirlo. Gesù disse di lui che avrebbe «bevuto con lui il calice del sacrificio», cosa che in effetti si realizzò, quando Giacomo fu fatto decapitare da Erode Agrippa I.

Oggi la chiesa ricorda anche un altro grande testimone del vangelo: il giovane Lorenzo, diacono della chiesa romana. Era l’anno 258. A Roma il potere stava saldamente nelle mani dell’imperatore Valeriano che scatenò una delle ricorrenti e terribili persecuzioni nei confronti dei cristiani. Papa Sisto II subì il martirio con quattro diaconi il 6 di agosto, mentre si trovava nella zona del cimitero. Lorenzo era per l’appunto un altro dei diaconi di Papa Sisto II ma non fu ucciso subito, il 6 di agosto, insieme al Papa. Molto probabilmente, amministrando lui i beni della chiesa a favore dei poveri, le autorità romane pensarono di tenerlo in vita finché non avesse consegnato i beni della chiesa. Quando poi videro che Lorenzo non cedeva perché i beni della chiesa erano dei poveri e ai poveri erano stati tutti distribuiti, uccisero anche lui, il 10 agosto…. E la tradizione popolare dice che in quella notte cadono le stelle per ricordare le gocce di sangue che sprizzarono dal suo martirio o anche le scintille del fuoco della graticola sulla quale sarebbe stato posto.

Allora, carissimi giovani, sull’esempio dell’apostolo Giacomo e del giovane Lorenzo, sollecitati dal successore di San Pietro, il Papa Francesco, continuiamo a camminare. Questo il proposito, questo l’impegno. Il cammino è segno della vita, di quel cammino che ognuno è chiamato a compiere attraverso il tempo. Camminare esprime il desiderio e la voglia di realizzare qualcosa che valga per davvero, di dare un senso pieno alla propria esistenza. Il cammino della vita, lo sappiamo, spesso è pieno di incertezze, di cadute, di ripensamenti; spesso ci si ferisce e si rimane ammaccati. A volte è fatto di amarezze, di speranze deluse, di solitudini e tormenti. Non sempre è facile e a volte verrebbe anche la tentazione di fermarsi, stanchi e sconfortati. Ma no. Voi, in questi giorni, con il vostro camminare pronunziate una parola di speranza: state dicendo che la vita va vissuta, che la vita è comunque bella; che non ci si può arrendere nel pianto, ma ci si deve rialzare e riprovare sempre. Perché non c’è sconfitta che ci possa abbattere definitivamente; non c’è contrarietà o difficoltà che ci possa o ci debba fermare. La memoria di San Jacopo, oggi di San Lorenzo, ci fa capire che agli occhi di Dio non conta il successo delle nostre imprese e che non ci si deve impressionare se a volte può sembrare tutto inutile e l’impegno non portare frutto perché gli ostacoli sono troppo grandi e numerosi. Il martire, come Giacomo, come Lorenzo, all’apparenza furono degli sconfitti – chi è più sconfitto infatti di colui al quale è tolta la vita? – In realtà è proprio il testimone di Gesù che vince, e lascia una profonda traccia di bene nel mondo. Perché, come ci ha detto il vangelo “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.”

Ancora un’ultima cosa vorrei cogliere dalla figura di San Lorenzo: il suo amore per i poveri, la sua dedizione alle necessità dei bisognosi. La prima lettura di questa S. Messa tratta da San Paolo ai Corinzi ha sottolineato proprio questo aspetto fondamentale di San Lorenzo. San Paolo ci ha invitato ad essere generosi; a donare con gioia a chi è nel bisogno, perché Dio ama chi dona con gioia. Anche la figura di San Jacopo è da secoli legata al sorgere di luoghi di accoglienza, ospitalità, veri e propri ospedali.

E allora carissimi amici, continuiamo a camminare dietro al Signore, sulle orme dei santi, imparando a servire e ad amare come Lui. Pur nella nostra piccolezza, sentiamoci strumenti nelle mani di Dio per andare incontro alle necessità e i bisogni materiali e spirituali degli altri. Non ci è permesso voltarci dall’altra parte! Non ci è permesso farci prendere da quella che Papa Francesco ha più volte stigmatizzato, come la globalizzazione dell’indifferenza. Le persone che attendono, che hanno bisogno di una mano amica e fraterna, addirittura in certi casi solo per sopravvivere, sono molte. Qui da noi e nel mondo. Dovunque ci sono mani tese a cercare un conforto, un sostegno, la restituzione di una dignità, la liberazione dal male e dal maligno; protese a cercare giustizia e pace; a cercare vita; a cercare Dio, perché, come ha detto Gesù, “non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Cosa può fare ognuno di noi? Non lo so. Ognuno se lo deve chiedere nel fondo della propria coscienza. Ognuno di noi può e deve fare qualcosa. Siate dunque disponibili e pronti.

E allora, oggi pomeriggio, quando passerete davanti a quel frammento del corpo di San Jacopo, qui venerato da secoli, vi invito a chiedere a questo nostro fratello maggiore, tre semplici ma grandi cose: una fede forte, coraggiosa e gioiosa, da veri innamorati di Cristo; un cuore aperto e generoso che vede, sente e opera per il bene degli altri; infine la saggezza del discernimento, per scoprire quale sia il vostro posto nel mondo secondo la vocazione che Dio vi ha dato.

+ Fausto Tardelli,

Pistoia, 10 agosto 2018

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Il rock che accende la sete di Dio: i Reale in concerto a Pistoia

In piazza San Francesco a Pistoia un concerto rock dedicato ai giovani che parteciperanno al pellegrinaggio verso Roma

Il 10 agosto i Reale in concerto a Pistoia. Abbiamo incontrato Alessandro Gallo, il leader del gruppo, per conoscere la loro storia e il loro cammino musicale e di fede. I Reale, infatti, sono ad oggi una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali travolgenti e fede.

Alessandro, chi sono i Reale?

I Reale sono una rock band di christian music italiana, un gruppo di amici che mette la sua professione al servizio di una missione: nel nostro piccolo, rendere il mondo un posto migliore, essendo felici e portando chi ascolta la nostra musica, nel luogo in cui si trova, un pò di felicità. Cerchiamo di farlo testimoniando che credere in Dio non distrugge i sogni, ma al contrario li amplifica e porta alla felicità vera.

Tu e tua moglie vi siete incontrati nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira. È grazie a lei che aveva scelto questa strada di vita e testimonianza. Da allora ad oggi com’è cambiata la vostra vita?

Sicuramente l’esempio di Suor Elvira ci ha dato il coraggio di fare le scelte che abbiamo fatto e stiamo facendo oggi. Noi diciamo sempre che Elvira è stata una grazia, perché ci ha fornito le “armi”, formandoci come credenti, e ci ha insegnato a credere in Dio in un modo che salva la vita e la semplifica anche nella quotidianità, attraverso tante piccole scelte concrete. Abbiamo capito che sarebbe inutile pregare se questo non aiutasse a superare i momenti di difficoltà e le tantissime porte in faccia che abbiamo trovato in questi anni. La nostra vita è cambiata a partire dal momento in cui abbiamo incontrato Elvira e ci siamo fidati di come lei ci ha riportato a Dio. Poi, una volta incontrato Gesù, è Lui che si fa strada nella nostra vita sostenendoci e aiutandoci a cambiarla ogni giorno.

Il vostro è uno straordinario percorso musicale costellato da tanti successi. Quali sono i pezzi a cui siete più affezionati e perché?

“Straordinario percorso musicale costellato da tanti successi” è una frase molto ricca, anche se in verità per il momento ci sentiamo degli operai in una missione che usano la musica e le canzoni (ringraziando ogni giorno Dio che continua ad ispirarle). Nei pezzi a cui siamo più affezionati rientra sicuramente “Alla porta del cielo”, che è la canzone che ci ha fatti conoscere maggiormente; poi quando siamo sul palco e dobbiamo decidere la scaletta, ci accorgiamo subito che ci sono alcuni pezzi a cui siamo più legati, come “Da sopra i tetti”, “Ogni mia scelta”… canzoni che in modo particolare caratterizzano ciò che siamo. In realtà dipende molto dalla situazione in cui ci troviamo, perché ci siamo resi conto che queste canzoni parlano veramente alla nostra vita e agli stati d’animo che stiamo attraversando. Dio ha ispirato davvero una canzone per ogni momento: quando c’è da gioire, si gioisce bene; quando c’è da soffrire, si comincia a sperare, e così via.

 La particolarità del vostro concerto è che al centro della vostra proposta musicale c’è Gesù stesso. I giovani che vi seguono o ascoltano i vostri concerti come vivono questa vostra identità cristiana?

Il consiglio che ci permettiamo di dare è quello di chiedere proprio ai giovani, al termine del concerto, come hanno vissuto ciò che hanno appena visto ed ascoltato. Per quelle che sono le nostre esperienze, ciò che facciamo non è mai un problema per i giovani; direi che forse troviamo maggiori ostacoli nei cuori più adulti, talvolta proprio in chi ha la responsabilità dei giovani stessi. C’è spesso molta difficoltà, da parte di chi ci chiama per un concerto, a vivere magari un quarto d’ora di Adorazione, mentre nei giovani abbiamo trovato molto sostegno, rispetto ed accoglienza, anche se non sempre condividono o pensano a Dio nella stessa maniera. Abbiamo visto che quando i giovani incontrano coerenza e rispetto, rispondono con coerenza e rispetto, e si avvicinano. Quando trovano una felicità vera non si allontanano! Queste sono spesso le paure degli adulti, dei formatori, degli educatori, di chi ha la responsabilità dei giovani, che pensa che Gesù sia passato di moda, che non vada più bene, che li allontani. Per la paura di questo molte volte non si nomina più Gesù, non Lo si porta più, non si fa più Adorazione, ma noi vi diciamo: siamo pieni di messaggi e testimonianze di giovanissimi e giovani, soprattutto dai 16 ai 30 anni, che condividono e appoggiano quello che facciamo.

 Come avete accolto l’invito di venire a Pistoia per tenere un concerto rock nel cuore della città per comunicare a tanti giovani la bellezza di credere in Dio?

L’invito l’abbiamo accolto con grande gioia, nell’essere nel cuore di Pistoia in un evento così bello insieme a tanti ragazzi e ragazze della Toscana e non solo! Vi dico però, ciò che abbiamo nel cuore: che ci sia un pubblico numeroso o no, oppure che l’evento abbia portata nazionale o locale, per noi è sempre una grande opportunità in due direzioni: in primo luogo è un’opportunità per noi di superarci ancora una volta, salendo sul palco e dando il meglio delle nostre possibilità, per dimostrare che anche suonando canzoni che parlano di Dio si può testimoniare la gioia, la ribellione, la rivoluzione, la felicità della Fede, testimoniando che si può vivere da vivi. Inoltre è un’opportunità di ricevere la bellezza del condiviVere questa esperienza, nel vedere che anche nel cuore di una sola persona che vive il concerto insieme a noi sorga almeno il dubbio che Dio esista, o che magari qualcuno possa trovare le risposte che sta cercando in quel periodo della sua vita.

 Attualmente la band è al lavoro per la produzione del nuovo album ..quando uscirà?

Ormai siamo agli sgoccioli dell’attesa per il nuovo album, che uscirà il 15 agosto in digitale e anche in formato CD. Abbiamo fatto una scelta sicuramente anti-discografica e non commerciale, perché in quel giorno tutto è chiuso e moltissimi sono via per le vacanze. Ma ogni lavoro lo abbiamo sempre affidato a Maria e non potevamo certamente far uscire questo album per noi fondamentale se non nel giorno più importante per Lei. Inoltre non ci siamo affidati ad alcuna distribuzione se non la nostra: il nostro CD si potrà ordinare esclusivamente attraverso la piattaforma di e-commerce presente nel nostro sito: come qualsiasi altro store online, si potranno aggiungere al carrello i CD per vederli poi recapitati direttamente a casa propria. Anche questa è una scelta sicuramente non commerciale (…non ho capito se coraggiosa o incosciente…) che ci permette di rimanere coerenti e liberi da qualsiasi vincolo di distribuzione che possa far spostare l’asse dalla diffusione del messaggio a quanto stiamo guadagnando: non vogliamo che la paura dell’introito vada ad inquinare la diffusione del messaggio che stiamo portando. L’album si potrà comunque pre-ordinare già a partire dal 1 agosto su iTunes (in digitale) e sul nostro sito (formato CD).

 Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Capisco che non sia un compito facile, se penso che ogni suggerimento che io potrei dare ai giovani suonerebbe ipocrita…io alla loro età ho sbagliato tanto, cercando la felicità. Direi a chi lavora con i giovani di dir loro: cerchiamo la felicità. Se l’obiettivo non è svegliarsi al mattino felici della vita che si sta vivendo, la vita non ha più senso. E direi loro che la vita non ha senso di essere vissuta per se stessi. Purtroppo però, certe cose le capisci sbattendoci la testa. Direi ai giovani: alzatevi dal divano, spegnete il cellulare due ore al giorno e uscite, magari andando a dare da mangiare alla Caritas, o facendo viaggi, andando in missione, guardando con i vostri occhi cosa succede nel mondo là fuori. Però capisco che oggi la battaglia con internet, con il telefonino, è quasi “impari” oserei dire, però i giovani cercano la rivoluzione, la “lotta”…direi loro che se cercano la rivoluzione, non è dentro un telefonino o a dei commenti, bisogna alzarsi ed uscire di casa, cominciare ad aprire gli occhi su quello che sta succedendo e vedere cosa io posso fare per rendere il mondo un posto migliore. Facendo questa cosa io ho trovato la felicità, e la felicità è coincisa con l’incontro con Dio: nei posti in cui io stavo bene, c’era Gesù. Come ho detto prima, certamente mi sento di dire a chi vive ogni giorno con i giovani di parlare loro di Gesù, del suo coraggio, del suo amore, con passione e coerenza, senza paura di vederli andare via.

 Visto che incontrerete i giovani in cammino verso il sinodo che proseguiranno per Roma cosa vorreste che rimanesse nei loro cuori?

Vorrei che rimanessero la gioia e la rivoluzione della Fede. Però più di ogni altra cosa, vorrei che proprio i giovani sentissero per primi il bisogno che nel loro cuore rimanga qualcosa, di non andare a Roma cercando tre giorni di gita, vivendo passivamente quello che altri hanno pensato che loro debbano vivere, ma che vadano a Roma per alzare la mano e dire che hanno bisogno di non sentirsi da soli, che hanno bisogno di essere felici davvero, bisogno di cose nuove, bisogno di una vicinanza nuova e vera, bisogno di essere accolti, spronati ed illuminati, bisogno di una casa che diventi il loro futuro, come noi desideriamo che la Chiesa sia la casa del nostro futuro, per noi e per i nostri figli… vorrei che nel loro cuore nascesse questo desiderio di felicità vera, non il fatto che i Reale hanno suonato bene o no…che resti nei loro cuori la sete di Dio!

Daniela Raspollini

 




Il cammino dei giovani toscani a Pistoia …e oltre

Don Renato Barbieri, incaricato regionale per la Pastorale Giovanile, illustra il cammino dei giovani toscani fino a Pistoia e poi a Roma.

di Daniela Raspollini

Il 10 agosto si svolgerà a Pistoia l’incontro per i giovani toscani. Ne abbiamo parlato con don Renato Barbieri, sacerdote della diocesi di Firenze e incaricato regionale per il Servizio di Pastorale Giovanile.

Si tratterà di una bella giornata di festa in cui saranno coinvolti tanti giovani. Quanti sono i gruppi provenienti da tutta la Toscana?

Le diocesi impegnate nel cammino sono: la diocesi di Firenze, quella di Fiesole che cammina con i giovani di Grosseto, la diocesi di San Miniato che cammina insieme a quella di Livorno, Montepulciano-Chiusi-Pienza e la diocesi di Lucca. Queste le diocesi che convergeranno a Pistoia. Altre diocesi e altri giovani arriveranno a Pistoia senza aver partecipato al cammino, ma da lì raggiungeranno Roma insieme agli altri.

Qual è il significato di questo cammino?

Per capirlo si deve partire dall’invito che il Papa ha rivolto ai giovani italiani; un invito a incontrarli, ascoltarli e pregare per loro in vista del prossimo sinodo dei Giovani. Sinodo, inoltre, è una parola che significa fare strada insieme. Questo è proprio quello che abbiamo deciso di fare. Il senso del cammino è recuperare l’esperienza del pellegrinaggio per mostrarsi “Chiesa in cammino” per dire, non solo al papa, ma anche a chi incontreremo per la strada, che i giovani sono in cammino, hanno il desiderio – come suggeriva il papa alla GMG di Cracovia – di abbandonare il divano, di sporcarsi le scarpe e che hanno voglia di farlo a nome della Chiesa e per la Chiesa.

Principalmente quale età hanno i partecipanti a questo cammino?

L’età è quella di riferimento del sinodo dei giovani, cioè quella compresa tra i 16 e i 30 anni.

Molti di loro hanno desiderato di partecipare lasciando la comodità della vita quotidiana per incamminarsi a piedi verso Pistoia. Secondo lei è importante coinvolgerli più spesso in imprese così belle?

È importante e fa anche bene agli adulti. I giovani hanno bisogno di esperienze che li coinvolgano totalmente: spirito anima e corpo. È importante per loro sperimentare che anche le proposte “tradizionali” come quelle del pellegrinaggio sono antiche, ma non vecchie. Fa bene anche agli adulti, perché possono vedere che esistono giovani che quando sono ingaggiati si mettono in gioco. Farà bene anche a loro vedere che i giovani sono disposti a rinunciare alle vacanze per fare altro e mettersi in cammino. Forse non è quello che ci si aspetterebbe dai ragazzi nel mese di agosto.

Cosa ti aspetti dal prossimo sinodo dei Giovani?

Mi aspetto che i vescovi ascoltino quello che i giovani hanno avuto da dire e possano trovare nuove vie per la trasmissione della fede, l’accompagnamento e l’accompagnamento nel discernimento. Non credo che si tratterà di inventare cose nuove. Credo che sia l’occasione per dirsi che occorre “reinvestire” in energie nella pastorale giovanile, sia a livello diocesano che parrocchiale.

Si parla spesso di “discernimento”, ma per molti giovani arrivare a praticarlo è ancora complicato…

Sì, è sicuramente complicato, perché la nostra cultura è quella di lasciarsi aperte a tutte le strade. Pensare che ogni volta che prendo una decisione, mi sono schierato e ho perso delle possibilità non aiuta. Forse si tratta di far scoprire che il discernimento per una vocazione – ogni vocazione: professionale, affettiva… – è l’imboccare decisamente la via della felicità. Non si tratta di perdere, ma di guadagnare. Si tratta di capire qualcosa di bello… e non di un perdere altre possibilità.

A tuo avviso, qual è il primo punto che la Chiesa dovrebbe affrontare nei confronti della realtà giovanile?

Forse semplicemente il ripartire dall’atteggiamento umile del seminatore, che sa che la semente va gettata copiosamente, senza sapere se porterà tutta frutto, ma anche recuperare l’atteggiamento del pastore che accompagna e guida i giovani, ma soprattutto sta con loro e magari farà sperimentare a loro nostalgia di Dio.

Cosa vivrete a Roma con gli altri italiani?

Arriviamo a Roma come pellegrini, per essere confermati nella fede. Per pregare sulla tomba di Pietro e ascoltare il suo successore. Sarà anche un’esperienza di amicizia, in cui sarà bello trovarsi insieme…

Cosa intende proporre la Chiesa italiana ai suoi giovani con questo appuntamento?

La chiesa italiana ha inteso, prima ancora che convocarli, farli mettere in cammino. Non si tratta di convocare i giovani per un grande evento. La chiesa italiana ha scelto di farli mettere in cammino. Credo che sia importante non disgiungere la meta dal processo con cui si arriva, cioè quello del pellegrinaggio. C’è poi il desiderio, per chi camminerà sulle antiche vie di fede, di far recuperare un rapporto che hanno con il corpo, di camminare sui passi di coloro che li hanno preceduti, spesso i tanti santi locali..

Il prossimo anno la GMG sarà a Panama. Come Chiesa toscana come pensate di organizzarvi? La GMG cade in un momento dell’anno un po’ complicato…

In questo momento per tanti di noi le energie sono stati orientate su questa estate. Questa esperienza ha avuto bisogno di essere preparata bene perché dia i suoi frutti.

Per Panama dobbiamo fronteggiare alcune difficoltà logistiche. Non solo per il costo dei voli, ma anche per il numero dei voli. È difficile in questo momento, trovare un volo per arrivare in tempo utile per il gemellaggio con una delle Diocesi di Panama. Così come è difficile trovare un volo di ritorno.

Ad oggi la cosa più bella e interessante è che vivremo un’esperienza che ha il sapore della Gmg questa estate e che ne ripropone alcuni ingredienti come la veglia con il Papa, una notte bianca. Allo stesso tempo è anche una proposta diversa perché meno stanziale, ma allo stesso tempo più abbordabile economicamente.

Dai dati che abbiamo i giovani che dalla Toscana arriveranno a Roma sono più di 800. Più della metà sarà in cammino. Qualcuno come diocesi farà pochi giorni, altri un cammino più lungo, ma sarà comunque un’esperienza significativa perché capace di attivare dinamiche di ascolto e di accompagnamento.

A Roma si prevedono circa 80.000 mila giovani. Anche il numero di preti che accompagnano i giovani è piuttosto alto e testimonia il fatto che anche loro si sono messi in gioco. Dalla diocesi di Firenze, ad esempio, su 120 ragazzi ci saranno almeno 13 preti.




PER UN ORATORIO A “PORTE APERTE”

La proposta ANSPI per Oraestate, il corso di formazione per oratori parrocchiali

 La pastorale Giovanile come ogni anno promuove  Oraestate, un percorso di formazione  per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali.  Stavolta ha condotto questo itinerario di formazione Anspi Toscana. Abbiamo colto l’occasione per rivolgere alcune domande a Alessandro Ventura, delegato regionale per la formazioni di Anspi Toscana, che è anche uno degli educatori che hanno guidato il corso formativo per la Pastorale giovanile di Pistoia.

Quali progetti state portando avanti per l’imminente tempo di estate?

Due sono i progetti che come ogni anno cercano di arricchire il periodo estivo sia per i ragazzi e allo stesso tempo per gli animatori: il progetto del sussidio estivo con la sua storia tratta da un romanzo per i ragazzi e poi la festa degli oratori che ormai è tappa consolidata per tutti quei oratori affiliati all’ANSPI che si tiene come ogni anno nel comune di Bellaria Igea Marina (RN)

Anche quest’anno sarà consegnato il nuovo sussidio per gli oratori. Su quale argomento è incentrato?

Nella diocesi di Pistoia come in tutte le diocesi d’Italia il tema che l’ANSPI propone per questa estate 2018 è «Gulliver: ogni uomo non è un isola».

il tema è tratto dal famoso romanzo di Jonathan Swift “viaggi di Gulliver”. In modo particolare l’attenzione cadrà su tre tematiche con la quale i ragazzi si confronteranno attraverso le attività, i giochi, i laboratori e la preghiera (proposte presenti nel sussidio che l’anspi mette a disposizione gratuitamente scaricando il file pdf http://gulliver.anspi.it ): Viaggio, diversità e cittadinanza.

Viaggio: ogni vita è un viaggio, un cammino che ci aiuta a crescere e comprendere la bellezza di vivere in modo pieno la felicità che Dio progetta su ciascuno di noi.

Diversità: mai come quest’anno si sente l’esigenza di affrontare una tematica così importante per la nostra società Italia. Chi è il diverso? ognuno di noi può essere “diverso” perché custode di esperienze che condivide con l’altro. Ma il diverso è anche chi vive una cultura diversa dalla mia e di cui noi diventiamo i custodi. Il servo di Dio don Tonino Bello amava dire che la Chiesa deve diventare il luogo dove si vivi la convivialità delle differenze. Un tavolo dove ogni cultura, ogni religione può sedersi e parlare.

Cittadinanza (il bene comune): il magistero di papa Francesco è un continuo invito a essere Chiesa in uscita. Ogni ragazzo, ogni animatore, deve scoprire e riconoscere che la sua fede lo porta a essere testimone e missionario. Essere missionario significa avere cura innanzitutto del proprio territorio, essere un faro che testimonia negli ambienti in cui si vive una bellezza che è concreta attraverso il rispetto del bene comune, nel denunciare coraggiosamente le ingiustizie, nell’aver cura dell’ambiente.

Quali caratteristiche dovrebbe avere l’animatore di oratorio?

Direi: Ascolta i ragazzi; cammina assieme ai ragazzi; parla con i ragazzi; condivide con i ragazzi. Sorride e questo diventa il dono più grande che i ragazzi ricevono e ricordano.

Quale modello educativo a tutt’oggi può essere valido tra Don Bosco, Filippo Neri, Don Milani, ecc..

Sono onesto: a mio parere non esiste un modello più valido. Padre Filippo Neri, don Giovanni Bosco, don Lorenzo Milani avevano un unico modello che è l’unico valido: seguire Gesù e il suo Vangelo. Ecco il modello sempre valido e che non passa mai.

Secondo la tua esperienza cosa è importante comunicare ai giovani?

L’incontro con Gesù. I ragazzi e i giovani di oggi hanno semplicemente bisogni di modelli credibili. Don Lorenzo Milani diceva ai ragazzi di Barbiana: I care, io ho cura di voi, mi interesso, non ci  “dormo la notte”. I giovani hanno bisogno di sentirsi custoditi e amati.

Cosa non può mancare in un Oratorio parrocchiale?

Risposta diretta: la porta aperta! Un oratorio che ha sempre la porta aperta significa che accoglie, che vive per i ragazzi e i giovani che lo frequentano. Che è a disposizione di ogni loro esigenza, insomma la “porta sempre aperta” è sinonimo di famiglia, di casa che è abitata.

Daniela Raspollini

(per info: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it )