Il Signore e il mondo «vorrebbero trovare in noi non dei supereroi, ma persone che credono a ciò che proclamano, che insegnano ciò che credono e vivono ciò che insegnano»
Nell’apertura della sua omelia per la “Messa Crismale”, celebrata mercoledì 5 aprile alle 21 in Cattedrale, il vescovo Tardelli ha sottolineato la ricchezza di una liturgia che raccoglie tutto il presbiterio attorno al vescovo, con i diaconi e i laici dove «per la consacrazione si comunica concretamente la misericordia divina che raggiunge ogni uomo per santificarlo e renderlo sacrificio di lode ». Una ricchezza che ricorda «una verità alquanto paradossale ma che davvero ci scuote e ci commuove: Dio ha bisogno di noi».
«È una affermazione che ha dell’incredibile – ha spiegato il vescovo Tardelli — ma che esprime un fatto: Dio ha “voluto” aver bisogno di noi, dandoci così un segno mirabile del suo straordinario amore. Come nell’economia sacramentale la Grazia divina passa attraverso i segni del pane, del vino e dell’olio, e lo vediamo specialmente stasera, così Dio si serve di noi, si vuol servire di noi». «Gesù ha costituito la Chiesa come suo corpo. Attorno a sè ha radunato uomini e donne come suoi discepoli e amici. Ha chiesto loro di compiere i suoi gesti in sua memoria; ha dato loro un’effusione speciale dello Spirito per consacrarli e abilitarli ad agire in nome suo. (…) Dio, dunque, si è per così dire affidato alle nostre povere mani e ci chiede con insistenza, ci ripete accoratamente: Io ho bisogno di te. Ho bisogno di voi, insieme. Ho bisogno delle tue mani, del tuo cuore della tua testa. Ho bisogno della tua voce, del tuo tempo, di tutto di te. Ho bisogno che siate una cosa sola, perché il mondo creda. Ne ho un bisogno assoluto, urgente».
Una verità che è motivo «del nostro impegno e della nostra gioia, nostro onore e nostro vanto. Questa consapevolezza è anche ciò che guida i lavori sinodali e da senso all’impegno per essere una Chiesa sinodale». «Ma non ce lo dice soltanto il Signore. Ci implorano — ha aggiunto il Vescovo — anche i ragazzi, i giovani, gli uomini e le donne del nostro tempo. Ci implorano coloro che soffrono nel corpo e nello spirito e attendono speranza: i poveri, gli ultimi della terra, gli scartati del mondo, quelli che non trovano più un significato alla loro vita e sono disperati, che sono soli e sconsolati, che sono vittime innocenti e scandalizzati dalle ingiustizie e dalle cattiverie del mondo. Quelli che vivono nel peccato, lontano da Dio, gli indifferenti, i criminali, i senza Dio».
«Se Dio ha voluto aver bisogno di noi, noi, la nostra parte, per piccola che sia, dobbiamo cercare di farla nel migliore dei modi». «Il Signore innanzitutto e poi gli uomini e le donne del mondo– ha concluso -, vorrebbero trovare in noi non dei supereroi ma persone che credono a ciò che proclamano, che insegnano ciò che credono e vivono ciò che insegnano. Persone vere e sincere, che comunicano Gesù Cristo con tutta la propria umanità toccata dalla Grazia e resa veicolo di amore autentico. Persone che sanno trasmettere il messaggio della salvezza, annunciando con gioia la verità sulla vita e sul suo destino».