Una messa per Chiara Lubich
Nella chiesa della Fondazione Maic di Pistoia una santa messa per l’anniversario della morte di Chiara Lubich. Rosanna Caselli, del Movimento dei Focolari ci presenta l’iniziativa.
di Daniela Raspollini
Quest’anno i Focolari di Pistoia come hanno ricordato la loro fondatrice?
Per ricordare Chiara, immensamente grati per i doni ricevuti, abbiamo sentito l’esigenza di raccoglierci insieme nella Chiesa di S. Maria Assunta presso la Fondazione Maic, per la Celebrazione della S. Messa presieduta da don Diego Pancaldo e don Andrea Mati giovedì 14 marzo alle ore 18. Chiara Lubich ci aiuta sempre a puntare a Gesù per correre ad amare: «tutto è in funzione del servire i fratelli – scriveva Chiara-; è gioioso per me stare con voi, ma il mio fine è amare Gesù in voi. Può darsi che l’incontro con un fratello mi faccia trovare il dolore, ma è importante amare il fratello in quel dolore».
Perché pensate che sia importante ricordare questa figura?
Pensiamo che sia importante perché il suo messaggio di 75 anni fa è sempre attuale, perché centrato nel Vangelo: «avevamo intuito, anche se vagamente, che cos’è la Parola di Dio, questo tesoro che abbiamo a disposizione e che non sappiamo renderci conto di quanto valga. Prendevamo una Parola di vita e volevamo assimilarla. Mi ricordo che parlavamo allora della possibilità di fare tre comunioni: la comunione con Gesù Eucaristia, la comunione con la Parola di vita, la comunione col fratello. Da quel momento abbiamo preso Parola per Parola per farla nostra e la si distendeva per tutta la giornata. Per acquistare un altro modo di vedere, un altro modo di sapere, un altro modo di amare (…). Sentivamo di dover essere la Parola, di aver senso solo essendo la Parola. Nient’altro aveva significato (…) perciò in noi non viveva più Chiara, Graziella, Natalia… ma viveva Cristo che è la Parola».
Quale messaggio avete inteso consegnare con questo incontro di memoria e preghiera?
In questa celebrazione, pregando per Chiara, abbiamo ravvivato il nostro impegno a seguirla come esempio per la realizzazione del Testamento di Gesù: «Che tutti siano Uno…».
Come diceva papa Francesco lo scorso maggio nella sua visita a Loppiano: «Una famiglia in cui tutti si riconoscono figli e figlie dell’unico Padre, impegnati a vivere tra loro e verso tutti il comandamento dell’amore reciproco. Non per starsene tranquilli fuori dal mondo, ma per uscire, per incontrare, per prendersi cura, per gettare a piene mani il lievito del Vangelo nella pasta della società, soprattutto là dove ce n’è più bisogno, dove la gioia del Vangelo è attesa e invocata: nella povertà, nella sofferenza, nella prova, nella ricerca, nel dubbio. Il carisma dell’unità è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del noi, e cioè a camminare insieme nella storia degli uomini e delle donne del nostro tempo come “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32), scoprendosi e amandosi in concreto quali “membra gli uni degli altri” (cfr Rm 12,5)».