Una novità dalla storia secolare: la festa del Seminario diocesano
Sabato 10 novembre la comunità del Seminario ha celebrato insieme a numerosi sacerdoti della Diocesi un momento di fraternità e condivisione.
Sabato 10 novembre, nella memoria liturgica di San Leone Magno, il Seminario diocesano ha celebrato la sua festa. Una festa che non c’era, ma che si riannoda alla storia ormai plurisecolare di questa istituzione. Il riferimento a San Leone Magno si spiega, molto prosaicamente, con il nome del vescovo che diede vita al seminario.
I seminari così come li conosciamo o immaginiamo, fatti di grandi strutture con alunni in talare, disciplinati e separati dalla vita del secolo, più o meno attentamente e rigidamente formati nelle discipline teologiche e nella retta devozione, sono un’invenzione del Concilio di Trento. Per l’esattezza nel canone XVIII della ventitresima sessione del Concilio (15 luglio 1563), dove si segna il passaggio dalle antiche scuole cattedrali e dalla pluriforme e discontinua offerta formativa precedente ad una struttura più direttamente controllata dai vescovi. L’applicazione del decreto, tuttavia, chiederà parecchio tempo per essere universalmente applicata; anche a Pistoia, infatti, occorrerà attendere più di un secolo, fino al 1693, prima di arrivare all’istituzione del Seminario. Il merito spetta al vescovo Leone Strozzi, un monaco vallombrosano che resse la diocesi per circa un decennio (1690-1700) e che fu poi nominato arcivescovo di Firenze (1700-1703). Di lui, per chi volesse rendere omaggio, resta un bel monumento funebre in Cattedrale, collocato subito prima della porta di accesso alla sagrestia.
In un primo momento il Seminario Leoniano trovò posto presso gli edifici annessi alla chiesa di San Vitale, ma fu presto trasferito (1703) in una sede più adeguata e monumentale, cioè nel palazzo presso la piazzetta dello Spirito Santo, oggi piazza S. Leone, che tutti conosciamo come sede della Provincia. La permanenza del Seminario, cui si deva il mutamento nella titolazione dell’attuale chiesa di San Leone, già sede della Congregazione dei preti dello Spirito Santo, non arrivò al termine del secolo, poiché l’episcopato di Scipione de’ Ricci portò novità decisive. Il vescovo de’ Ricci, entro un quadro generale di riforma della diocesi, organizzò il seminario al centro di un nuovo complesso di fabbriche che comprendeva il nuovo palazzo episcopale, la trasformazione e il collegamento dei monasteri di Santa Chiara e di San Benedetto. È il seminario che conosciamo ancora oggi, pur frammentato e internamento frazionato e riadattato. Nel corso degli anni le strutture del monastero olivetano di San Benedetto furono riservate per il seminario minore, mentre il nuovo corpo di fabbrica che recuperava parzialmente il monastero delle clarisse di Santa Chiara ospitava il seminario maggiore. Una ripartizione mantenuta fino agli anni settanta del Novecento, quando per la diffusione della scuola pubblica e il mutato clima culturale del postconcilio, fu chiuso il seminario minore. Negli anni sessanta fu ammodernato l’interno con la ristrutturazione degli ambienti, nuovi bagni, un impianto di riscaldamento e la costruzione di una nuova ala destinata ai professori dello studio teologico interno che oggi ospita i sacerdoti anziani.
I seminaristi hanno lasciato il Seminario costruito dal Ricci soltanto in anni recenti, dal 1992 al 2002, quando furono ospitati a Lucciano, presso Quarrata, nelle vecchie scuole delle suore minime. Per scarsità di alunni i seminaristi furono poi trasferiti presso il Seminario interdiocesano di Firenze. Il Seminario è tornato in diocesi per un breve periodo tra 2015 e 2017, ospitato nella canonica della parrocchia di Santa Maria Assunta a Quarrata. Dall’ottobre 2017 i seminaristi hanno fatto ritorno a Firenze, ma sono presenti in Diocesi presso il Seminario vescovile di via Puccini dal pomeriggio del venerdì fino al pomeriggio della domenica per incontri di formazione, preghiera e condivisione.
Nel Seminario Interdiocesano di Firenze – segno di un evidente e generalizzato calo delle vocazioni – sono accolti anche seminaristi di molte altre diocesi toscane: Firenze, San Miniato, Siena, Grossetto, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Pitigliano-Sovana-Orbetello. Attualmente la comunità del Seminario di Pistoia ha sei alunni.
La festa del Seminario diocesano ha inteso proporre un momento di fraternità presbiterale e di conoscenza degli alunni in linea con quanto suggerisce anche la ratio fundamentalis “il dono della vocazione presbiterale” (2016) che è il testo guida per tutta la Chiesa circa la formazione dei futuri sacerdoti; in particolare là dove si dice che: «il clero della Chiesa particolare sia in comunione e in sintonia profonda con il vescovo diocesano, condividendone la sollecitudine per la formazione dei candidati, attraverso la preghiera, l’affetto sincero, il sostegno e le visite al Seminario. Ogni presbitero deve essere consapevole della propria responsabilità formativa nei riguardi dei seminaristi» (n. 129). La festa è stata anche l’occasione di vivere un momento di condivisione con i sacerdoti più anziani che abitano in seminario.
Oggi il seminario di Pistoia continua a testimoniare, entro la discontinuità tipica degli ultimi decenni, una certa vivacità vocazionale. Il Signore non si stanca di chiamare operai nella sua messe. Forse è cambiata l’età media dei seminaristi, non più giovanissimi al momento del loro ingresso; forse i percorsi vocazionali non si innestano tutti in parrocchia o nell’Azione Cattolica; certamente le fragilità e la mentalità dei seminaristi di oggi sono quelle proprie dei giovani di oggi, eppure il Signore non si stanca di chiamare. Anzi, oggi più ieri forse, i giovani avvertono l’esigenza di risposte grandi, assolute – perfino radicali -, che diano sostanza alla propria identità, di proposte davvero spirituali, attrattive perché alternative alla mondanità. La festa del seminario è un segno incoraggiante della vivacità della Chiesa, pur nel lungo e talora drammatico corso della sua storia.
Il Rettore